Parola «Aver» [ Frequenza = 78 ]


02-Giovanni della Croce - Detti di luce e amore.html
  A002000092 

 Poiché al momento della morte ti dovrai pentire di non aver impiegato il tempo presente a servire Dio, perché non lo organizzi e lo impieghi ora come vorresti averlo fatto in punto di morte?.


04-Giovanni della Croce - Quattro consigli a un religioso.html
  A004000010 

 Non le prenda in modo tale che Dio, anziché farle trarre profitto dalla prova, la rimproveri per non aver voluto portare la croce di Cristo con pazienza.

  A004000022 

 Tali cose, infatti, sono talmente connesse tra loro, che se lei mancasse in una di esse, perderebbe anche quello che potrebbe aver acquistato e guadagnato nelle altre..


08.3-Giovanni della Croce - La Salita del Monte Carmelo.html
  A008000010 

 Ove viene spiegata la natura di questa notte oscura che l’anima afferma di aver attraversato prima dell’unione con Dio..

  A008000170 

 Queste, infatti, dopo aver intrapreso il cammino della virtù, non riescono ad andare avanti perché il Signore, volendole condurre all’unione divina, le immette in questa notte oscura.

  A008000238 

 Quando il profeta dice di aver veduto la terra vuota, vuol far capire che tutte le creature della terra e la stessa terra sono un nulla; quando dice di aver guardato i cieli e di averli visti senza luce, vuol dire che tutte le fonti di luce del cielo, paragonate a Dio, sono pura tenebra.

  A008000264 

 Egli, infatti, infonderà nell’anima un nuovo modo di conoscere e di amare Dio com’è in se stesso, facendole accantonare il modo di conoscere dell’uomo vecchio, dopo aver liberato la volontà da tutti gli antichi affetti e seduzioni umane.

  A008000272 

 Pertanto, come nell’ordine naturale delle cose non si può introdurre una forma senza aver prima espulso dal soggetto la forma contraria, preesistente, la cui presenza è d’impedimento all’altra, perché ad essa opposta, così l’anima, finché è soggetta alle attrattive del senso, non può accogliere il puro spirito di Dio.

  A008000306 

 Egli stesso dice di sé nell’Ecclesiaste di non aver negato nulla al suo cuore (Qo 2,10).

  A008000320 

 Il profeta racconta di aver visto donne sedute che piangevano Adone, il dio dei loro amori.

  A008000338 

 Mi sembra che da tempo il lettore desideri chiedermi se per giungere a questo sublime stato di perfezione sia prima necessario aver mortificato completamente tutti gli appetiti, piccoli e grandi, o se basti mortificarne alcuni trascurandone altri, almeno quelli che sembrano meno pericolosi.

  A008000356 

 Mi sembra, infatti, d’aver spiegato sufficientemente perché la mortificazione degli appetiti si chiami notte e quanto sia opportuno entrare in essa per andare a Dio.

  A008000487 

 Credo, ormai, di aver fatto capire un po’ come la fede sia notte oscura per l’anima e, altresì, come questa debba rimanere all’oscuro della sua luce naturale per lasciarsi guidare dalla fede alla sublime meta dell’unione divina.

  A008000631 

 Beata l’anima che saprà lottare contro l’apocalittica bestia dalle sette teste (Ap 12,3), contrarie a questi sette gradi dell’amore, con le quali fa guerra contro questi gradi e lotta contro l’anima in ognuna delle sette mansioni, ove essa si esercita per conquistare tutti i gradi dell’amore di Dio! Se l’anima combatterà fedelmente in ciascuna mansione e vincerà, meriterà di salire, di grado in grado o di dimora in dimora, fino all’ultima, dopo aver tagliato una dopo l’altra le sette teste che le muovevano guerra spietata.

  A008000631 

 È molto triste, perciò, constatare che parecchie persone, dopo aver intrapreso questa battaglia spirituale contro la bestia, non sappiano tagliarle nemmeno la prima testa, perché non vogliono rinunciare ai beni sensibili di questo mondo.

  A008000671 

 Deve, quindi, scorgere in sé anche il secondo segno, che è quello di non aver voglia né desiderio di pensare a cose estranee.

  A008000671 

 Tale umore abitualmente provoca nei sensi un certo torpore e inattività delle facoltà tanto da impedire di pensare a qualcosa, di volerla o aver voglia di pensarvi, per rimanere in quello stato di astrazione saporosa.

  A008000689 

 In realtà, dopo aver lasciato la meditazione, che aiuta a discorrere attraverso le potenze sensitive, se all’anima viene a mancare anche la contemplazione, cioè, ripeto, la conoscenza generale nella quale essa tiene impegnate le potenze spirituali, la memoria, l’intelletto e la volontà, unite ormai in questa conoscenza già prodotta in esse, detta anima rimarrebbe necessariamente priva di ogni esercizio nei confronti di Dio.

  A008000689 

 Se ne parlerà espressamente a suo luogo, quando si esaminerà questa conoscenza generale e confusa, cioè dopo aver analizzato i modi particolari di apprendere dell’intelletto.

  A008000721 

 Dopo aver trattato delle percezioni che possiamo avere per via naturale e intorno alle quali lavorano la fantasia e l’immaginazione con l’aiuto del ragionamento, passo ora a trattare di quelle soprannaturali, che si chiamano visioni immaginarie, appunto perché, costituite da immagini, forme e figure, entrano nell’ambito di questi sensi, né più né meno di quelle prodotte per via naturale..

  A008000749 

 Anche Pietro, pur essendo certissimo d’aver avuto una visione della gloria di Cristo nella trasfigurazione, tuttavia – dopo averla riportata nella sua seconda lettera – non volle che fosse presa come principale argomento di certezza.

  A008000817 

 Quel genere di morte non ha alcun valore senza quest’amore; ma tale amore, l’esercizio e la corona del martirio le vengono concessi compiutamente per altra via; quindi, pur non morendo martire, l’anima è molto soddisfatta per aver ricevuto ciò che desiderava.

  A008000851 

 Tuttavia Dio si adirò e anche Samuele rimproverò Saul per aver fatto una cosa simile: Quare inquietasti me, ut suscitarer?: Perché mi hai disturbato e costretto a salire? (1Sam 28,15).

  A008000883 

 Chi volesse ancora ricevere per via soprannaturale alcune comunicazioni, con ciò accuserebbe Dio di non aver dato nel suo Figlio tutto ciò che ci era necessario.

  A008000887 

 Così accadde che, udendo un madianita raccontare a un suo compagno di aver sognato che Gedeone li avrebbe sconfitti, acquistò un grande coraggio e si preparò con allegrezza alla battaglia.

  A008000893 

 Per questo motivo san Paolo, pur predicando da molto tempo il vangelo che diceva di aver ricevuto da Dio e non dagli uomini, non si dette pace finché non andò a parlarne con san Pietro e gli apostoli, in questi termini: Ne forte in vanum currerem, aut cucurrissem: Per non trovarmi nel rischio di correre o di aver corso invano (Gal 2,2).

  A008000925 

 Così i figli d’Israele, al pensiero di vedere Dio, o di aver visto lui o un angelo, temevano di morire, come si legge nell’Esodo, quando, presi dalla paura, esclamarono: Non loquatur nobis Dominus, ne forte moriamur: Non ci parli Dio, altrimenti moriremo! (Es 20,19).

  A008000959 

 Davide, per esempio, dopo aver provato qualcosa di tale favore, ne parlò in termini vaghi e generici, affermando: Iudicia Domini vera, iustificata in semetipsa.

  A008000959 

 Sebbene, talvolta, in circostanze simili l’anima dica molte parole, si accorge di non aver detto nulla di quanto ha provato, perché sa che non v’è parola in grado di esprimere quest’esperienza.

  A008000973 

 Sebbene l’anima ritenga questa conoscenza molto certa e vera, come ho detto, e non possa esimersi dal dare il suo assenso interiore passivo, tuttavia non deve cessare di aver fede e di dare il suo assenso razionale a quanto il maestro spirituale le dirà o comanderà, anche se è molto contrario a ciò che essa prova.

  A008001007 

 Mi contento di aver dato, a parer mio, la sostanza, la dottrina, e indicato le precauzioni che bisogna seguire di fronti a tali conoscenze e ad altre simili che possono presentarsi all’anima..

  A008001063 

 Può capitare che una persona abbia praticato molte opere buone senza ricevere mai questi tocchi; un’altra, invece, può aver fatto molto meno e ricevere dei tocchi molto elevati e in grande abbondanza.

  A008001098 

 Per questo motivo commette molto errori nelle sue abitudini e nel suo comportamento esteriore: non si ricorda di mangiare né di bere, di aver fatto o visto qualcosa, se le sia stato detto o meno una determinata cosa, appunto perché la sua memoria è assorbita in Dio.

  A008001302 

 Difatti nel vangelo leggiamo che il Signore s’irritò talmente con quel ricco che si rallegrava solo del fatto di aver accumulato beni per molti anni, da dire che quella stessa notte la sua anima avrebbe dovuto rendere conto (Lc 12,20).

  A008001384 

 Ora, se l’anima vive una vita spirituale, dopo aver mortificato quella animale, è chiaro che, essendo tutte le sue azioni e tutti i suoi movimenti ormai spirituali, essa si dirigerà a Dio in ogni cosa e senza alcuna contraddizione.

  A008001444 

 Per questo il Signore rimproverò i suoi discepoli che si rallegravano per aver cacciato i demoni: Non rallegratevi perché i demoni si sottomettevano a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli (Lc 10,20).

  A008001466 

 La prova è data dal Signore quando rimproverò i discepoli per essersi rallegrati di aver assoggettato i demoni (Lc 10,20); se questa gioia non fosse stata vana, il Signore non li avrebbe mai rimproverati..

  A008001504 

 Il primo uscì di casa imprecando contro coloro che glieli avevano portati via; il secondo, dopo aver corso per molto tempo ed essersi adirato a causa degli idoli, mise a soqquadro la tenda di Giacobbe per ritrovarli (Gdc 18,24; Gn 31,34)..

  A008001534 

 Credo di aver fatto capire come la persona spirituale che ripone la gioia e il compiacimento nelle cose accessorie delle immagini possa cadere in molte imperfezioni, forse anche più pericolose che se essa si attaccasse agli altri beni corporali e temporali.


09-Giovanni della Croce - Notte oscura.html
  A009000114 

 L’anima, dunque, tutta contenta di essere passata per questa via stretta e di aver ottenuto tanto bene, si esprime nel modo che segue.

  A009000198 

 E si attaccano tanto a quest’idea che, se non vi trovano qualche gusto o consolazione sensibile, pensano di non aver fatto nulla.

  A009000200 

 Se poi non vi riescono, si abbattono profondamente, pensando di non aver combinato nulla.

  A009000216 

 Basti per ora aver parlato di queste tra le molte imperfezioni in cui cadono i principianti nel primo stadio.

  A009000272 

 Ciò costituisce una felice e fortunata sorte per l’anima: prima di tutto perché è una grande vittoria aver spento le passione e gli affetti che la inclinavano alle cose create; in secondo luogo, perché sono pochissimi coloro che soffrono e perseverano nel passare per questa porta stretta e seguire la via angusta che conduce alla vita (Mt 7,14), come dice il Signore.

  A009000280 

 Così, dopo aver obbedito, Mosè divenne tanto prudente e discreto che, come dice la Scrittura, non solo non osava avvicinarsi, ma nemmeno guardare ( Es 3,2-6; At 7,32); infatti, solo dopo aver tolto i calzari, cioè aver mortificato gli appetiti e i gusti, conobbe profondamente la sua miseria di fronte a Dio, cosa necessaria per ascoltare la parola di Dio.

  A009000403 

 È per aver provato intensamente questa sofferenza che Davide esclama: È tra i morti il mio giaciglio, sono come gli uccisi stesi nel sepolcro, dei quali tu non conservi il ricordo e che la tua mano ha abbandonato.

  A009000421 

 Infatti, quando si riaffacciano le sofferenze, all’anima sembra di non uscirne più e aver perduto tutti i beni, come si è visto nelle citazioni riportate sopra.

  A009000447 

 Per poter arrivare a unirsi con essa e divenire divino nello stato di perfezione, l’intelletto deve, come prima operazione, aver purificato e ridotto a nulla la sua luce naturale; solo così potrà entrare nelle tenebre attraverso questa oscura contemplazione.

  A009000483 

 Quando poi la purificazione tocca la parte più intima, non dobbiamo meravigliarci se l’anima crede un’altra volta di aver perduto tutto il bene e di non poterlo mai più riavere; infatti, immersa nelle sofferenze più intime, perde di vista tutti i beni esteriori..

  A009000515 

 Ma non si arriva a questo contatto così elevato di conoscenza e d’amore di Dio se non dopo aver attraversato molte prove e compiuto gran parte della purificazione.

  A009000529 

 Si tratta di un amore così elevato, che tutto ciò che l’anima soffre e sopporta di penoso nelle prove della notte oscura è il pensiero angosciante di aver perso Dio e di essere da lui abbandonata.

  A009000579 

 Certamente egli non potrà raggiungere questi nuovi paesi né sapere più di quanto sapeva prima, se non affronta strade a lui ignote, dopo aver lasciato quelle note.

  A009000601 

 Assomiglia a colui che vede per la prima volta una cosa senza aver mai conosciuto in precedenza altro di simile; anche se ne comprende la natura e ne gode, malgrado i suoi sforzi non saprebbe darle un nome né descriverla a parole.

  A009000601 

 Non solo allora è segreta, ma anche in seguito, cioè quando l’anima viene illuminata e questa sapienza si comunica in modo più chiaro all’anima; anche in questo caso resta segreta al punto che l’anima non può discernerla né trovare termini adatti per esprimerla; anzi, oltre a non aver alcuna voglia di parlarne, non sa trovare espressioni o immagini adatte a manifestare una conoscenza tanto sublime e un sentimento spirituale tanto delicato.

  A009000629 

 Così faceva la sposa, la quale, dopo aver chiesto alle guardie notizie del suo Diletto, passò oltre e le lasciò ( Ct 3,3-4).

  A009000631 

 Anche Giacobbe, dopo aver servito per sette anni, ritenne poca cosa servire per altri sette ancora, tanto era il suo amore per Rachele ( Gn 29,20).

  A009000653 

 Dopo aver spiegato il motivo per cui l’anima chiama questa contemplazione scala segreta, non resta che spiegare la terza parola del verso, cioè travestita, e dire anche il motivo per cui l’anima è uscita per la segreta scala, travestita..

  A009000665 

 Questo è il compito abituale della speranza nell’anima, che leva gli occhi al cielo per guardare solo Dio, come dice di aver fatto Davide: Oculi mei semper ad Dominum: I miei occhi sono rivolti sempre al Signore ( Sal 24,15).

  A009000719 

 La stessa cosa fa capire la sposa del Cantico, quando dice che, dopo aver incontrato le guardie notturne che la percossero, la ferirono e le tolsero il mantello ( Ct 5,7), trovò l’Amato del suo cuore ( Ct 3,4)..


10-Giovanni della Croce - Cantico spirituale.html
  A010000349 

 Questo è il gemito che l’anima lascia sempre intendere a motivo dell’assenza del suo Amato, soprattutto quando, dopo aver gustato qualche dolce e piacevole sua comunicazione, egli la lascia nell’aridità e nella solitudine.

  A010000417 

 A questa forza si riferisce anche il profeta Giobbe quando dice che non c’è sulla terra potere paragonabile a quello del demonio e tale che di nessuno debba aver paura (Gb 41,24 Volg.), cioè nessun potere umano può essere paragonato al suo.

  A010000767 

 Così, dopo aver praticato la nudità di spirito e il distacco da tutte le cose create, alla fine s’incontrano con l’Amato per unirsi a lui nell’amore.

  A010000767 

 E dopo aver assaporato questo profumo divino dice: In odorem unguentorum tuorum currimus: adolescentulae dilexerunt te nimis: Corriamo al tuo profumo olezzante: per questo le giovinette ti amano (cfr. Ct 1,3 e 2 Volg.).

  A010000814 

 L’anima, infatti, dopo aver bevuto della più alta sapienza di Dio, ha dimenticato tutte le cose di questo mondo.

  A010000814 

 Questo non sapere lascia intendere la sposa del Cantico dei Cantici, che, dopo aver parlato dell’unione amorosa con l’Amato, dice questa parola: Nescivi: Non seppi (Ct 6,12), cioè ignorai.

  A010000893 

 Questo significa volersi perdere, cioè aver voglia di essere conquistata..

  A010000946 

 Essa lo fa per mostrare la gioia e il diletto per essere stata tanto fortunata da aver trovato grazia agli occhi del suo Amato.

  A010001041 

 Ivi si legge che gli ebrei non potevano guardare il volto di Mosè per la gloria e l’onore che irradiava dopo aver parlato faccia a faccia con Dio..

  A010001070 

 Dopo aver fatto questo, ti possa io trovare fuori, cioè fuori di tutto il creato e di me stessa, nella solitudine e nella nudità di spirito.

  A010001070 

 Reclinare il collo tra le braccia di Dio è aver già unito la propria forza, o meglio, la propria debolezza, alla forza di Dio, perché le braccia di Dio simboleggiano la sua forza, sulla quale la nostra debolezza, appoggiandosi e lasciandosi trasformare, acquista la forza stessa di Dio.

  A010001191 

 Canta la purezza dell’anima in questo stato, le ricchezze e la ricompensa ottenuta per esservisi disposta e per aver sofferto al fine di giungere fino a lui.

  A010001191 

 Lascia intendere che i suoi desideri si sono compiuti, dal momento che in lui l’anima possiede le delizie e il riposo, dopo aver affrontato le sofferenze di questa vita e del tempo passato.

  A010001195 

 Come la colomba che uscì dall’arca di Noè, vi tornò con un ramoscello d’olivo nel becco, come segno della misericordia di Dio per aver fatto cessare le acque che avevano sommerso la terra (Gn 8.8-11), allo stesso modo l’anima, uscita dall’arca dell’onnipotenza di Dio al momento in cui fu creata, dopo aver attraversato le acque del diluvio dei suoi peccati e delle sue imperfezioni, delle pene e delle sofferenze di questa vita, ora ritorna all’arca del petto del suo Creatore con il ramoscello d’olivo, che è la clemenza e la misericordia che Dio le ha usato.





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