Parola «Anima» [ Frequenza = 2970 ]


02-Giovanni della Croce - Detti di luce e amore.html
  A002000013 

 La mia anima potrà così consolarsi di essere stata occasione per te di trovare in altre anime ciò che manca in essa.

  A002000013 

 Mio Dio e dolcezza mia, solo per amor tuo la mia anima si è voluta occupare di queste parole di luce e amore.

  A002000013 

 Tu, o Signore, più di tutte le altre operazioni dell’anima, ami il discernimento, la luce e l’amore; questi detti, quindi, procureranno discernimento a chi cammina, saranno luce ai suoi passi e l’infiammeranno d’amore lungo il percorso.

  A002000020 

 La virtù e la forza dell’anima, infatti, crescono e si rafforzano nelle prove della pazienza..

  A002000023 

 L’anima virtuosa, ma sola e senza un maestro, è come un carbone acceso ma isolato; si spegnerà, anziché bruciare a poco a poco..

  A002000024 

 Tiene in poco conto la sua anima, perché si fida solo di sé..

  A002000034 

 L’anima che va a Dio, se nasconde in sé il più piccolo attaccamento alle cose del mondo, possiede un’impurità e un’imperfezione maggiore che se fosse sotto il peso di tutte le spiacevoli e moleste tentazioni o tenebre possibili, perché la sua volontà razionale non vuole acconsentirvi.

  A002000035 

 L’anima che, malgrado l’aridità e le prove, si sottomette a ciò che detta la ragione, è più gradita a Dio di quella che, senza seguirla, fa tutte le sue cose con piacere..

  A002000040 

 La mosca che si posa sul miele, si impedisce di volare; così l’anima che vuole rimanere attaccata alla dolcezza dello spirito, ostacola la sua libertà e la sua contemplazione..

  A002000041 

 Non fermarti alle creature se vuoi conservare il volto di Dio limpido e semplice nella tua anima; anzi svuota e allontana completamente il tuo spirito dalle creature e camminerai nella luce divina, perché Dio non è simile ad esse..

  A002000042 

 E allora, cosa vuoi, cosa cerchi ancora, anima mia? Tuo è tutto questo ed è tutto per te.

  A002000042 

 Preghiera dell’anima innamorata.

  A002000044 

 L’anima innamorata è un’anima delicata, mite, umile e paziente..

  A002000045 

 L’anima dura s’indurisce nel suo amor proprio..

  A002000046 

 O buon Gesù, se nel tuo amore non addolcisci l’anima, questa rimarrà sempre nella sua naturale durezza..

  A002000064 

 Solo se purificherai la tua anima da ciò che possiede o desidera di estraneo, potrai comprendere spiritualmente le cose create; se di esse negherai il desiderio, gusterai la verità che esse racchiudono e comprenderai quanto v’è di certo in esse..

  A002000069 

 In questo modo l’amore di Dio è frequentemente in atto nell’anima pura e semplice..

  A002000070 

 Poiché Dio è inaccessibile, bada di non fermarti a ciò che le tue potenze possono comprendere e i tuoi sensi percepire, per non accontentarti del meno e non lasciare che la tua anima perda la sua facilità di andare a lui..

  A002000071 

 L’anima che non si libera dalle preoccupazioni e non sa rinunciare agli appetiti disordinati, cammina verso Dio come chi tira il carro su per una salita..

  A002000072 

 Dio non vuole che l’anima si turbi minimamente e soffra tormenti; se essa soffre nei casi avversi del mondo, ciò è dovuto alla debolezza della sua virtù, perché l’anima del perfetto si rallegra di ciò per cui soffre quella dell’imperfetto..

  A002000083 

 Prendi come tuo sposo e amico Dio che camminerà con te sempre, e non peccherai, ma saprai amare e troverai tutto ciò che è necessario alla prosperità della tua anima..

  A002000086 

 Ricordati che Dio regna solo nell’anima pacifica e disinteressata..

  A002000093 

 Se vuoi che nel tuo spirito nasca la devozione e cresca l’amore di Dio insieme al desiderio delle cose divine, libera la tua anima da ogni appetito, disordinato attaccamento e pretesa, in modo da non preoccuparti di nulla.

  A002000094 

 A meno che non sia obbligato per dovere a occuparti di qualche altra cosa, sarai più gradito a Dio se saprai custodire e rendere perfetta la tua anima che se le ottenessi tutti i beni di questo mondo messi insieme; infatti qual vantaggio avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? (Mt 16,26)..

  A002000094 

 Se vuoi trovare la pace e la serenità dell’anima e servire davvero Dio, non ti accontentare di ciò che hai lasciato, perché forse trovi un impedimento nella via nuova che stai ora percorrendo, come o più di prima.

  A002000104 

 Crocifissa interiormente ed esteriormente con Cristo, vivrà in questa vita con grande gioia della sua anima, salvandola con la sua perseveranza (cfr. Lc 21,19)..

  A002000108 

 Sia contraria ad accettare nella sua anima cose senza sostanza spirituale, perché non le facciano perdere il gusto della devozione e il raccoglimento..

  A002000113 

 Si distacchi interiormente da tutte le cose e non trovi gusto in alcun bene temporale e riuscirà così a concentrare la sua anima sui beni che non conosce..

  A002000114 

 L’anima che cammina nell’amore non stanca altri e non si stanca..

  A002000115 

 Il povero che è nudo verrà vestito e l’anima che si spoglia dei suoi appetiti disordinati, dei suoi affetti e delle sue negligenze, sarà vestita da Dio con la sua purezza, il suo gusto e la sua volontà..

  A002000117 

 Questa parla sempre in un eterno silenzio e nel silenzio dev’essere ascoltata dall’anima (2S 22, 3-6)..

  A002000120 

 Dio non guarda la grandezza dell’anima per innamorarsene, ma la grandezza della sua umiltà..

  A002000122 

 Così l’anima che esaminerà spesso i suoi pensieri, le sue parole e le sue azioni, che sono i suoi capelli, facendo tutto per amor di Dio, avrà capelli ben ravviati.

  A002000126 

 La sapienza entra nell’anima mediante l’amore, il silenzio e la mortificazione.

  A002000130 

 Qualsiasi appetito provoca cinque danni all’anima: la inquieta, la turba, la sporca, la indebolisce e la offusca (1S 6-10)..

  A002000131 

 La perfezione non sta nelle virtù che l’anima pensa di avere, ma in quelle che nostro Signore vede nell’anima, che è uno scrigno sigillato; essa, quindi, non dev’essere presuntuosa, ma, per quanto la riguarda, stia con il petto a terra..

  A002000135 

 Ignorare le imperfezioni altrui, osservare il silenzio e l’unione continua con Dio libereranno l’anima da grandi imperfezioni e la renderanno padrona di grandi virtù..

  A002000136 

 Sono tre i segni del raccoglimento: il primo, se l’anima non è attratta dalle cose passeggere; il secondo, se ama la solitudine, il silenzio e attende solo a tutto ciò che è più perfetto; il terzo, se le cose che abitualmente le erano di aiuto, come le riflessioni, le meditazioni o atti di questo genere, ora la disturbano; l’anima, infatti, non ha altro sostegno nella preghiera che la fede, la speranza e la carità..

  A002000137 

 Se un’anima mostra maggior pazienza nel soffrire e più tolleranza nella privazione dei gusti, è segno che fa grandi progressi nella virtù..

  A002000138 

 Queste devono essere anche le caratteristiche dell’anima contemplativa, che deve tenersi al di sopra delle cose transitorie, comportandosi come se non esistessero, e dev’essere tanto amica della solitudine e del silenzio da non sopportare la compagnia di altre creature; deve protendere il becco al soffio dello Spirito Santo, corrispondendo alle sue ispirazioni, perché, così facendo, possa diventare più degna della sua compagnia; non deve avere un colore determinato, cioè non deve fissarsi in alcuna cosa, ma solo in ciò che è volontà di Dio; deve cantare soavemente nella contemplazione e nell’amore del suo Sposo..

  A002000141 

 E ora ti prego, o Signore, di non abbandonarmi mai nel mio raccoglimento, perché non so tenere raccolta la mia anima..

  A002000143 

 Il demonio teme l’anima unita a Dio tanto quanto Dio stesso (CA 15,3; CB 24,4)..

  A002000145 

 L’anima che desidera che Dio le si conceda interamente, deve concedersi tutta, senza trattenere nulla per sé..

  A002000146 

 L’anima che vive nell’unione d’amore, non ne avverte neppure i primi movimenti..

  A002000150 

 Semplificarsi per cercare Dio: la luce che nelle cose di questo mondo serve per non cadere, nelle cose di Dio è il contrario, ragion per cui è meglio che l’anima non veda, così avrà maggiore sicurezza..


03-Giovanni della Croce - Cautele.html
  A003000020 

 L’anima che intende pervenire in breve tempo al santo raccoglimento, al silenzio interiore, alla nudità e alla povertà di spirito, dove si gode il dolce refrigerio dello Spirito Santo e si raggiunge l’unione con Dio, quest’anima che vuole liberarsi dagli impedimenti di ogni creatura di questo mondo, difendersi dalle astuzie e dagli inganni del demonio, nonché liberarsi da se stessa, deve praticare i seguenti consigli, considerando che tutti i danni che essa riceve derivano dai nemici già detti, cioè dal mondo, dal demonio e dalla carne..

  A003000024 

 Per vincere uno di questi nemici, occorre sconfiggerli tutti e tre; indebolito uno, si indeboliscono anche gli altri due; una volta vinti tutti e tre, l’anima non ha altre lotte da affrontare..

  A003000032 

 Se agirai così vivrai in sicurezza, altrimenti non riuscirai a liberarti dalle imperfezioni e dai danni che l’anima riceve dalle creature..

  A003000036 

 Non ti scandalizzare né ti meravigliare mai di cose che vedi o senti, cerca piuttosto di mantenere la tua anima al riparo di tutto questo..

  A003000036 

 Per non averla presa in considerazione, alcuni non solo hanno perso la pace e il bene della loro anima, ma sono caduti e continuano a cadere in gravi mali e peccati.

  A003000038 

 Questo perché tu comprenda che, anche se vivessi tra demoni, Dio vuole che tu viva tra loro in modo da non volgere neppure il tuo stesso pensiero alle loro cose, che anzi devi trascurare completamente, preoccupandoti solo di portare la tua anima pura e intatta a Dio, senza che la disturbi il pensiero di questo o di quest’altro.

  A003000038 

 Sei già molto preso quando permetti che la tua anima si distragga in cose di questo genere.


04-Giovanni della Croce - Quattro consigli a un religioso.html
  A004000006 

 Anche se il mondo sprofondasse, non vi faccia caso e non ci pensi, se vuole mantenere la quiete dell’anima; ricordi la moglie di Lot, che diventò duro sasso per essersi voltata alle grida disperate di coloro che stavano morendo (cfr. Gn 19,26).

  A004000006 

 Osservi tutto questo con molta decisione, perché solo così potrà evitare molti peccati e imperfezioni e conservare la pace e la quiete dell’anima, con molto profitto di fronte a Dio e agli uomini.

  A004000010 

 Questo secondo avviso è assolutamente necessario perché il religioso possa osservare il suo stato di vita e trovare la vera umiltà, la pace dell’anima e la gioia nello Spirito Santo.

  A004000010 

 Se non l’osserverà, non potrà essere buon religioso, né sapere perché è entrato in religione; non cercherà Cristo ma solo se stesso; non troverà la pace dell’anima, né cesserà di peccare e di turbarsi spesso.

  A004000020 

 Tutto ciò è indispensabile per la solitudine interiore, onde evitare che l’anima si fermi su alcun pensiero che non sia rivolto a Dio e dimentichi tutte le cose che sono e passano in questa misera e breve vita.


05-Giovanni della Croce - Gradi di perfezione.html
  A005000006 

 Per nessuna occupazione di questo mondo trascuri l’orazione mentale che è nutrimento dell’anima..

  A005000010 

 Non manchi mai all’orazione e quando proverà aridità e difficoltà, perseveri ugualmente in essa, perché spesso Dio vuole vedere ciò che ha nell’anima e questo non si prova nelle cose facili e piacevoli..

  A005000015 

 Anche se le cose che deve fare per il suo ufficio le riescono difficili e sgradite, non si perda d’animo, perché non sarà sempre così; Dio, che prova l’anima facendole sentire fatica nel precetto (cfr. Sal 93 [94], 19.22 Volg.), in breve gliene farà provare il bene e il profitto..

  A005000017 

 Ricordi sempre di essere venuto solo per essere santo e non tolleri quindi che nella sua anima regni qualcosa che non conduca alla santità..


06-Giovanni della Croce - Censura e parere.html
  A006000005 

 Al tocco di questa corda si rivelerà la dolcezza che tante grazie hanno generato in quell’anima; le prove devono essere serie, perché non c’è demonio che non sopporti qualcosa per salvare il suo onore..

  A006000005 

 Il comportamento affettivo di quest’anima sembra avere cinque difetti, così da non poterla ritenere animata da autentico spirito.

  A006000005 

 Il secondo è che dimostra troppa sicurezza e poco timore di sbagliare interiormente, mentre lo spirito di Dio non ne è mai privo, al fine di custodire l’anima dal male, come dice il Saggio.

  A006000005 

 Questi, infatti, non appaiono nell’anima – quando le grazie sono, come essa pensa, vere – senza che venga prima lavorata e annientata attraverso un interiore abbattimento di umiltà.

  A006000005 

 Se la sua anima presentasse questi effetti, lei non esiterebbe a manifestarli nel suo scritto, perché la prima cosa che l’anima vuole descrivere e valutare sono gli effetti dell’umiltà, che a motivo della loro evidenza non può certo dissimulare.

  A006000005 

 Sebbene non tutte le ispirazioni che vengono da Dio siano degne di rilievo, tuttavia queste, che essa chiama unione, non mancano mai di tali effetti: Quoniam antequam exaltetur anima humiliatur: Prima di essere esaltato, il cuore dell’uomo è umiliato (Pro 18,12 Volg.), e: Bonum mihi quia humiliasti me: Bene per me se sono stato umiliato ( Sal 118 [119],71).


08.3-Giovanni della Croce - La Salita del Monte Carmelo.html
  A008000010 

 Ove viene spiegata la natura di questa notte oscura che l’anima afferma di aver attraversato prima dell’unione con Dio..

  A008000012 

 Ove si spiega quanto sia necessario all’anima attraversare realmente questa notte oscura, che consiste nella mortificazione dei sensi, al fine d’incamminarsi verso l’unione con Dio..

  A008000013 

 Ove si continua a parlare dello stesso argomento, dimostrando con prove e immagini della sacra Scrittura quanto sia necessario all’anima andare a Dio attraverso questa notte oscura della mortificazione delle passioni..

  A008000014 

 Ove si parla dei due principali danni, uno privativo e l’altro positivo, causati all’anima dagli appetiti..

  A008000015 

 Ove si mostra come l’anima sia tormentata dagli appetiti.

  A008000016 

 Ove si mostra come gli appetiti oscurano e accecano l’anima..

  A008000017 

 Ove si tratta del modo con cui gli appetiti sporcano l’anima.

  A008000018 

 Ove si mostra come gli appetiti intiepidiscano e indeboliscano l’anima nell’esercizio della virtù..

  A008000019 

 Ove si prova quanto sia necessario all’anima, per raggiungere l’unione divina, liberarsi da tutti gli appetiti, anche se minimi..

  A008000020 

 Ove si risponde a un’altra domanda, dicendo quali sono gli appetiti sufficienti a provocare nell’anima i suddetti danni..

  A008000021 

 Ove si tratta del comportamento che l’anima deve seguire per entrare in questa notte dei sensi..

  A008000027 

 Ove si dimostra con argomenti, autorità e figure della sacra Scrittura come la fede sia una notte oscura per l’anima..

  A008000028 

 Ove si dice, in maniera generale, come l’anima, per quanto dipende da essa, debba starsene al buio per essere ben guidata dalla fede sino ai vertici della contemplazione..

  A008000029 

 Ove si spiega con un paragone in che cosa consiste l’unione dell’anima con Dio..

  A008000030 

 Ove si spiega come le tre virtù teologali abbiano il compito di perfezionare le tre potenze dell’anima, producendo in esse il vuoto e le tenebre..

  A008000033 

 Ove si prova come la fede sia per l’intelletto il mezzo immediato e adeguato che conduce l’anima all’unione divina d’amore.

  A008000035 

 Ove si parla dell’impedimento e del danno provenienti dalle conoscenze che l’intelletto può ricevere soprannaturalmente attraverso i sensi corporali esterni, e come l’anima deve comportarsi nei loro confronti.

  A008000038 

 Ove si dimostra la convenienza di questi segni, spiegando quanto sia necessario per l’anima saperli riconoscere al fine di progredire..

  A008000040 

 Si afferma che non possono essere per l’anima un mezzo immediato per l’unione con Dio..

  A008000041 

 Ove si spiegano il fine e il modo in cui Dio comunica all’anima i beni spirituali tramite i sensi, e si risponde al dubbio esposto sopra..

  A008000050 

 Vengono divise in due categorie e si spiega come l’anima deve comportarsi nei loro confronti..

  A008000056 

 Ove si parla delle conoscenze che l’intelletto riceve dai sentimenti interiori prodotti per via soprannaturale nell’anima.

  A008000056 

 Si espone la causa e il comportamento che l’anima deve assumere per non incontrare in esse un ostacolo all’unione con Dio..

  A008000059 

 Ove si parla delle conoscenze naturali della memoria e si dice che l’anima deve distaccarsene perché possa unirsi a Dio per mezzo di questa facoltà..

  A008000060 

 Ove si tratta di tre specie di danni causati all’anima se non fa la notte dentro di sé, rifiutando le conoscenze e le considerazioni della memoria.

  A008000061 

 Ove si parla del secondo danno che può venire all’anima da parte del demonio attraverso le conoscenze naturali della memoria..

  A008000062 

 Ove si parla del terzo danno causato all’anima dalle conoscenze naturali particolari delle memoria..

  A008000063 

 Ove si parla dei vantaggi che l’anima trova nell’oblio e nel rifiuto di tutti i pensieri e le conoscenze, che le possono venire naturalmente dalla memoria..

  A008000065 

 Ove si enumerano i danni che le conoscenze di cose soprannaturali possono causare all’anima se si ferma a considerarle.

  A008000067 

 Ove si parla del terzo danno causato all’anima dal demonio per mezzo delle conoscenze immaginarie della memoria..

  A008000068 

 Ove si parla del quarto danno che le conoscenze soprannaturali particolari della memoria possono causare all’anima.

  A008000069 

 Ove si parla del quinto danno causato all’anima dalle forme e conoscenze immaginarie soprannaturali.

  A008000070 

 Ove si parla dei benefici che l’anima ottiene nell’allontanare da sé le conoscenze immaginarie.

  A008000076 

 Ove si parla dei danno che può subire l’anima quando ripone la sua gioia nei beni temporali..

  A008000077 

 Ove si parla dei vantaggi che si procura l’anima rinunciando alla gioia dei beni temporali..

  A008000079 

 Ove si parla dei danni causati all’anima che ripone la gioia della volontà nei beni naturali..

  A008000080 

 Ove si parla dei vantaggi che l’anima ricava dal non riporre la gioia nei beni naturali..

  A008000082 

 Ove si tratta dei danni che l’anima riceve quando vuole riporre la gioia della sua volontà nei beni sensibili..

  A008000083 

 Ove si parla dei vantaggi spirituali e temporali che l’anima ottiene quando rinuncia alla gioia derivante dalle cose sensibili..

  A008000086 

 Ove si parla dei vantaggi che l’anima ottiene quando rifiuta di godere dei beni morali..

  A008000088 

 Ove si parla dei danni che riceve l’anima quando ripone la gioia della volontà in questo genere di beni..

  A008000104 

 Ove si tratta della prima affezione della volontà e si dice che nulla di quello che tocca l’appetito può essere mezzo proporzionato perché l’anima si unisca a Dio secondo la volontà..

  A008000111 

 In queste viene indicato il modo per salire fino alla cima del “Monte”, raffigurante quel sublime stato di perfezione che qui chiamo unione dell’anima con Dio.

  A008000114 

 Ivi l’anima canta la felice sorte che ebbe nel passare attraverso la notte oscura della fede per arrivare, spoglia e purificata, all’unione con l’Amato..

  A008000166 

 Per poter spiegare e far comprendere questa notte oscura, attraverso cui l’anima deve passare per giungere alla luce divina della perfetta unione con Dio, per quanto possibile in questa vita, occorrerebbero una scienza e un’esperienza superiori alla mia.

  A008000172 

 In simili circostanze, perciò, è duro e penoso per un’anima non comprendere se stessa né trovare chi la capisca.

  A008000174 

 Così si raddoppiano le sofferenze di quella povera anima.

  A008000174 

 Se, invece, trova qualcuno che la conferma in questa sua convinzione, dicendole che è colpa sua, la pena e l’angoscia di quell’anima cresceranno a dismisura fino a superare le sofferenze della morte.

  A008000176 

 Indicherò, altresì, al confessore l’atteggiamento da assumere nei confronti di quest’anima, offrendogli degli indizi per discernere se si tratta di purificazione dell’anima e, in caso affermativo, se purificazione dei sensi o dello spirito, che è la notte oscura di cui si parla.

  A008000180 

 Trattandosi della dottrina della notte oscura, attraverso la quale l’anima deve andare a Dio, il lettore non si meravigli di trovarla alquanto… oscura.

  A008000192 

 In questa prima strofa l’anima canta la felice e fortunata sorte che ha avuto di potersi liberare dai beni esteriori, dalle passioni e dalle imperfezioni che risiedono nella parte sensitiva dell’uomo a causa del disordine esistente nella ragione.

  A008000192 

 Per comprendere ciò, occorre sapere che l’anima, per arrivare allo stato di perfezione, deve ordinariamente passare prima attraverso due forme principali di notti, che gli autori spirituali chiamano via purgativa o purificazione dell’anima.

  A008000192 

 Qui le chiamo notti perché l’anima, sia nell’una che nell’altra, cammina al buio, come di notte..

  A008000194 

 La seconda notte riguarda la parte spirituale, di cui parla la seconda strofa; del ruolo attivo dell’anima parlerò nei libri II e III, mentre del ruolo passivo nel libro quarto..

  A008000201 

 Ecco, in breve, ciò che l’anima intende dire in questa strofa.

  A008000201 

 L’anima, infatti, non si libera dalle pene e dalle anguste strettoie delle passioni fino a quando non vengano smorzate e addormentate.

  A008000201 

 Per questo motivo l’anima afferma di essere uscita, stando la sua casa al sonno abbandonata, mentre la casa, cioè la sua parte sensitiva, era addormentata e assopite erano le sue passioni, tanto da non essere più disturbata da loro.

  A008000201 

 Tutto questo è stato per l’anima una sorte fortunata: uscire senza esser notata, cioè senza che alcuna passione della sua carne o di altro genere glielo abbia impedito.

  A008000203 

 È stata per l’anima una sorte fortunata l’essere posta da Dio in questa notte, da cui le è venuto tanto bene e nella quale essa non sarebbe potuta entrare, perché nessuna persona riesce da sola a liberarsi da tutti gli appetiti per giungere a Dio..

  A008000211 

 Il primo è desunto dal punto di partenza dell’anima, perché essa deve privarsi del godimento di tutte le cose temporali che possedeva, rinunciando ad esse.

  A008000211 

 Il secondo è dato dal mezzo che s’impiega o dal cammino attraverso cui l’anima deve passare per giungere all’unione divina, cioè la fede, che è oscura all’intelligenza come la notte.

  A008000211 

 Il terzo deriva dalla meta verso cui si tende, cioè Dio, che è certamente notte oscura per l’anima in questa vita.

  A008000211 

 Possiamo chiamare notte questo passaggio dell’anima verso l’unione con Dio per tre motivi.

  A008000211 

 Queste tre notti devono passare attraverso l’anima o, per meglio dire, l’anima deve attraversare queste notti per attingere l’unione con Dio..

  A008000213 

 Mediante tale purificazione si mette in fuga il demonio, che ha potere sull’anima per via dell’attaccamento alle cose corporali e terrene..

  A008000215 

 Ciò vuol dire che l’anima passando attraverso la prima notte, cioè privandosi di tutti gli oggetti che stimolano i sensi, entra subito nella seconda notte, ove rimane nella solitudine della fede.

  A008000217 

 A questo punto si verifica la trasformazione dell’anima in Dio attraverso l’amore..

  A008000217 

 Questi, con il favore della seconda notte, rappresentata dalla fede, comincia a comunicarsi all’anima così segretamente e intimamente da generare in essa un’altra notte, perché tale comunicazione è molto più oscura delle altre, come dirò presto.

  A008000217 

 Trascorsa questa terza notte, cioè realizzata la comunicazione di Dio allo spirito, che di solito avviene quando l’anima è immersa in tenebre profonde, segue immediatamente l’unione con lo Sposo, cioè con la Sapienza di Dio.

  A008000222 

 Come la notte naturale non è che privazione della luce, e con questa la visibilità di tutti gli oggetti, ragion per cui la vista resta al buio e senza immagini, così la mortificazione degli appetiti si può dire notte per l’anima.

  A008000222 

 Infatti, essendo l’anima privata del gusto sensibile, rimane al buio e priva d’ogni cosa.

  A008000222 

 Parimenti accade all’anima che, servendosi degli appetiti s’impossessa e si appaga di quelle cose che può godere secondo le sue capacità.

  A008000222 

 Se invece questo gusto è spento, o per meglio dire, mortificato, l’anima cessa di pascersi del piacere di tutte le cose e, per quanto riguarda l’appetito, resta al buio e priva d’ogni cosa..

  A008000224 

 Se l’anima si priva del godimento di tutto ciò che può soddisfare il senso dell’udito, resta al buio e privo d’ogni cosa relativamente a questa potenza.

  A008000224 

 Si può, dunque, affermare che l’anima che ha rinunciato e allontanato da sé il gusto di tutte le cose, mortificando in ciò i suoi appetiti, è come se fosse immersa nella notte, al buio, completamente vuota rispetto a tutte le cose..

  A008000226 

 Così l’anima non conosce nulla se non ciò che le viene comunicato attraverso i sensi, che sono come le finestre del suo carcere..

  A008000226 

 Questo si spiega perché, come dicono i filosofi, quando Dio unisce l’anima al corpo, essa è come una tabula rasa e liscia sulla quale non è dipinto nulla; e se si escludono le conoscenze che essa va gradualmente acquisendo attraverso i sensi, nulla le viene comunicato naturalmente per altra via.

  A008000228 

 Non i beni di questo mondo occupano e danneggiano l’anima – infatti non vi penetrano dentro – ma solo l’attaccamento a tali beni e il desiderio che essa ha nei loro confronti..

  A008000228 

 Per questo motivo chiamo tale povertà interiore notte per l’anima, perché qui non parlo della semplice privazione dei beni temporali, che di per sé non spoglia l’anima se questa continua a desiderarli; ma parlo della rinuncia al piacere e al desiderio di essi, che sola ne rende l’anima libera e vuota, anche quando il possedesse realmente.

  A008000228 

 Posso, perciò, ben affermare che l’anima rimane vuota e al buio se disprezza e rinuncia a ciò che può percepire tramite i sensi, perché, da quanto ho detto, risulta che per sua natura essa può ricevere luce solo dalle suddette fonti.

  A008000228 

 Se, invece, fosse stato povero di fatto, senza esserlo con la volontà, non lo sarebbe stato per davvero, perché la sua anima sarebbe stata ricca e piena di desideri.

  A008000230 

 Esso è uno dei momenti, di cui ho già parlato, attraverso cui l’anima deve passare per giungere all’unione con Dio.

  A008000230 

 Ora parlerò di quanto sia conveniente all’anima uscire dalla sua casa in questa notte oscura dei sensi, per avviarsi all’unione con Dio..

  A008000230 

 Questo primo aspetto della notte, come dirò più avanti, riguarda la parte sensitiva dell’anima.

  A008000234 

 Fino a quando l’anima ne è avvolta, non potrà essere illuminata e posseduta dalla pura e semplice luce di Dio.

  A008000234 

 Per attingere l’unione con Dio è necessario che l’anima passi attraverso questa notte oscura, cioè attraverso la mortificazione degli appetiti e la rinuncia a tutti i piaceri derivanti dai beni sensibili, per il seguente motivo: tutte le affezioni che nutre per le creature sono tenebre fitte dinanzi a Dio.

  A008000236 

 Ne segue che la luce della divina unione non può stabilirsi in un’anima, se prima questa non si libera da tutte le sue affezioni..

  A008000238 

 Così, quando l’anima ama qualcosa al di fuori di Dio, si rende incapace della pure unione con Dio e della trasformazione in lui.

  A008000238 

 Di conseguenza si può affermare che, se tutte le cose create sono un nulla e l’affezione che l’anima nutre per esse è meno di nulla, esse costituiscono un ostacolo e non permettono la nostra trasformazione in Dio.

  A008000238 

 Per provare meglio quanto ho detto, occorre ricordare che l’affezione e l’attaccamento che l’anima nutre per le creature la rendono simile a queste, e quanto più grande è l’affezione tanto più essa è resa uguale e simile, perché l’amore crea somiglianza tra chi ama e l’oggetto amato.

  A008000238 

 Pertanto, come chi è avvolto dalle tenebre non può accogliere la luce, così non può accogliere Dio l’anima che ripone la sua affezione nelle cose create; finché non se ne sarà distaccata, non potrà possederlo quaggiù per trasformazione pura d’amore, né lassù mediante la visione beatifica.

  A008000240 

 Così, l’anima, che è attaccata alla bellezza di qualsiasi creatura, è estremamente brutta dinanzi a Dio.

  A008000240 

 In nessun modo, quindi, quest’anima potrà unirsi all’essere infinito di Dio, poiché il non essere non può stare assieme all’essere.

  A008000240 

 L’anima, quindi, che ripone il suo affetti nei beni di questo mondo, è sommamente cattiva di fronte a Dio.

  A008000240 

 Perciò anche l’anima che ripone in esse il suo affetto, di fronte a Dio è nulla e meno di nulla, perché, come ho detto, l’amore non solo crea uguaglianza e somiglianza, ma colloca colui che ama al di sotto dell’oggetto amato.

  A008000240 

 Perciò l’anima che si affezione alle grazie e alle gentilezze delle creature è estremamente grossolana e scortese; non potrà, quindi, essere capace della grazia e delle bellezza infinita di Dio, perché chi è senza grazia è infinitamente distante da Colui che è la stessa grazia.

  A008000240 

 Pertanto quest’anima che è brutta non potrà trasformarsi nella bellezza divina, dal momento che la bruttezza non può stare assieme alla bellezza.

  A008000240 

 Pertanto, come la malizia non può contenere la bontà, così quell’anima non potrà unirsi a Dio somma bontà.

  A008000242 

 L’anima, quindi, per arrivare a possedere la sapienza di Dio, deve passare attraverso il non sapere e non attraverso il sapere..

  A008000244 

 L’anima, quindi non potrà pervenire alla vera libertà di spirito, raggiungibile nell’unione divina, perché la schiavitù è assolutamente incompatibile con la libertà; quest’ultima, a sua volta, non può abitare in un cuore libero, come quello del figlio.

  A008000244 

 Perciò l’anima che si attacca agli onori o ad altre cose del genere e che cerca libertà per le sue affezioni, è da Dio considerata e trattata non come figlia, ma come persona infima, prigioniera delle sue passioni.

  A008000246 

 L’anima che le ama e le possiede è estremamente povera e miserabile di fronte a Dio.

  A008000254 

 In realtà, finché l’anima non se ne libererà, non potrà accogliere questo spirito di Dio e raggiungere la pura trasformazione in lui..

  A008000254 

 È, dunque, estrema ignoranza da parte dell’anima credersi capace di giungere a questo sublime stato di unione con Dio, senza essersi prima distaccata dalla cupidigia dei beni naturali e soprannaturali che le possono essere di ostacolo, come dirò più avanti; vi è, infatti, una distanza infinita fra questi beni e ciò che viene concesso in questo stato di pura trasformazione in Dio.

  A008000256 

 Perciò l’anima che cerca altri gusti estranei e se ne pasce, non soltanto non è in grado di assaporare lo spirito di Dio, ma rattrista molto la Maestà divina, poiché pretende l’alimento spirituale senza accontentarsi di Dio solo, ma vuole, al tempo stesso, mescolarvi la cupidigia e l’affezione per altre cose.

  A008000256 

 Questo ci fa capire che l’anima deve prima rinunciare a tutti i beni creati se vuole attingere l’unione divina, perché questo cibo degli angeli non è adatto al palato di chi vuol gustare quello degli uomini.

  A008000260 

 Ora, non essendoci alcuna cosa che possa essere uguagliata a Dio, l’anima che, insieme a lui, ama o si attacca a qualche creatura, gli reca grave offesa.

  A008000260 

 Se dunque è così, cosa accadrebbe se l’anima amasse qualcosa più di Dio?.

  A008000262 

 Così, l’anima tanto più speditamente giungerà alla meta, quanto più si sarà affrettata a praticare questo distacco.

  A008000262 

 Fino a quando l’anima non l’avrà conseguito, non raggiungerà la meta, sebbene pratichi molte altre virtù; e queste le può acquistare in modo perfetto solo se è vuota, nuda e purificata da ogni appetito.

  A008000262 

 Per mezzo di tale ordine Dio voleva significare che l’anima che deve salire il “Monte della perfezione” per comunicare con lui, non solo deve rinunciare e lasciare in basso tutte le cose create, ma non deve nemmeno permettere che gli appetiti, rappresentati dalle bestie, pascolino davanti a questo “Monte”, nel godimento di cose che non sono Dio.

  A008000264 

 Così il modo di operare dell’anima non sarà più umano, ma divino.

  A008000264 

 Da tutto ciò possiamo comprendere che l’anima, per essere un altare degno di Dio, non deve trovarsi priva dell’amore di Dio, né tanto meno deve permettere che a questo si mescoli un amore profano..

  A008000264 

 Egli voleva far capire all’anima che la vuole libera da tutte le cose create, per essere degno altare di sua Maestà.

  A008000264 

 Egli, infatti, infonderà nell’anima un nuovo modo di conoscere e di amare Dio com’è in se stesso, facendole accantonare il modo di conoscere dell’uomo vecchio, dopo aver liberato la volontà da tutti gli antichi affetti e seduzioni umane.

  A008000264 

 Egli, inoltre, stabilirà l’anima in nuove conoscenze, perché ormai sono state bandite le altre conoscenze e i ricordi del passato.

  A008000264 

 Ivi l’anima serve solo da altare, dove Dio viene adorato in pura lode e amore e dove egli abita solo.

  A008000264 

 Queste tre condizioni ci permettono di comprendere ciò che ogni anima, che vuole salire questo “Monte”, deve compiere per fare di sé un altare sul quale offrire a Dio un sacrificio di amore puro, di lode e di profonda adorazione.

  A008000266 

 Difatti l’anima che non desidera altro che osservare perfettamente la legge del Signore e portare la croce di Cristo, sarà l’arca vera, quella che racchiude in sé la vera manna, cioè Dio, quando avrà impressi in sé perfettamente questa legge e questo legno, senza affezione per nessun’altra cosa..

  A008000270 

 Ho mostrato come i nostri appetiti provochino nell’anima due danni principali.

  A008000270 

 Parlando, in primo luogo, di quello privativo, è chiaro che, per lo stesso motivo per cui l’anima si affeziona a qualsiasi bene creato, quanto più quell’appetito è radicato in essa, tanto meno è capace di unirsi a Dio.

  A008000272 

 Pertanto, come nell’ordine naturale delle cose non si può introdurre una forma senza aver prima espulso dal soggetto la forma contraria, preesistente, la cui presenza è d’impedimento all’altra, perché ad essa opposta, così l’anima, finché è soggetta alle attrattive del senso, non può accogliere il puro spirito di Dio.

  A008000274 

 Ora, che relazione c’è tra la fame causata da tutte le cose create e la sazietà prodotta dallo spirito di Dio? Ma questa sazietà increata non può entrare nell’anima se prima non viene cacciata via l’altra; come ho detto, infatti, non possono coesistere due contrari nello stesso soggetto, in questo caso la fame e la sazietà..

  A008000276 

 Avendone già parlato a lungo più sopra, basti questo circa il primo danno principale prodotto nell’anima dagli appetiti, che consiste nel resistere allo spirito di Dio..

  A008000276 

 Da quanto detto si può notare come Dio fa più, per così dire, per purificare e liberare un’anima da queste opposizioni che per crearla dal nulla.

  A008000278 

 Esso si manifesta sotto svariate forme, perché gli appetiti stancano l’anima, la tormentano, la oscurano, la sporcano e la indeboliscono.

  A008000278 

 Ora parlerò del secondo danno che tali appetiti causano nell’anima.

  A008000280 

 A tale riguardo così si esprime Isaia: Lassus adhuc sitit, et anima eius vacua est: Langue ancora per sete e si sente vuoto (Is 29,8), che significa: il suo appetito è insoddisfatto, perciò l’anima che ha appetiti si stanca e si affatica.

  A008000280 

 Al pari di quelli, l’anima è turbata senza trovare da nessuna parte o in qualche cosa un momento di riposo.

  A008000280 

 Come si sente esausto e crolla l’innamorato che vede andare in fumo i suoi progetti proprio nel giorno in cui sperava di realizzarli, così si stanca e si affatica l’anima che cede ai suoi appetiti e li soddisfa, perché le procurano un vuoto maggiore e una fame più acuta.

  A008000280 

 E subito dopo, per spiegare l’arsura in cui si trova quell’anima, le offre questo consiglio: Prohibe pedem tuum a nuditate, et guttur tuum a siti, che significa: Bada che il tuo piede, cioè il tuo pensiero, non resti scalzo e la tua gola non si inaridisca (Ger 2,25), ossia preserva la tua volontà dal soddisfare gli appetiti, che generano una più profonda aridità.

  A008000280 

 L’anima che vuole appagare i suoi appetiti si stanca e si affatica.

  A008000280 

 L’anima si stanca e si affatica a causa dei suoi appetiti, perché è ferita, mossa e turbata da essi, come i flutti sotto l’azione dei venti.

  A008000280 

 Peraltro, come si stanca colui che scava, spinto dalla cupidigia di un tesoro, così si stanca e si affatica l’anima per conseguire ciò che le chiedono gli appetiti.

  A008000280 

 Quanto alla prima forma, è chiaro che gli appetiti stancano e affaticano l’anima.

  A008000280 

 Si legge, infatti, nel libro di Giobbe: Cum satiatus fuerit, arctabitur, aestuabit, et omnis dolor irruet super eum, che vuol dire: Quando l’anima avrà appagato i suoi appetiti, nel colmo della sua abbondanza si ritroverà più oppressa e appesantita, dentro di essa crescerà l’arsura dell’appetito e così ogni sorta di sciagura le piomberà addosso (Gb 20,22).

  A008000282 

 È chiaro, dunque, che gli appetiti stancano e affaticano l’anima..

  A008000286 

 Come l’agricoltore, spinto dalla cupidigia della messe, pungola e tormenta il bue aggiogato all’aratro, così la concupiscenza affligge l’anima sotto il pungolo dell’appetito per ottenere ciò che vuole.

  A008000286 

 Come è tormentato e afflitto chi si distende nudo su spine e aculei, così è tormentata e afflitta l’anima quando si lascia andare ai suoi appetiti.

  A008000286 

 La sacra Scrittura dice che lo stancava e lo tormentava tanto da indebolirlo fin quasi alla morte: Defecit anima eius, et ad mortem usque lassata est (Gdc 16,16)..

  A008000286 

 Vi è una seconda forma di male positivo che gli appetiti provocano nell’anima.

  A008000288 

 Nell’anima, infatti, si realizza, già in questa vita, ciò che l’Apocalisse dice di Babilonia: Quantum glorificavit se, et in deliciis fuit, tantum date illi tormentum et luctum, cioè: Tutto ciò che ha speso per la sua gloria e il suo lusso, restituiteglielo in tanto tormento e afflizione (Ap 18,7).

  A008000288 

 Quanto più forte è l’appetito, tanto più grande è il tormento per l’anima, cosicché l’uno è proporzionato all’altro; più numerosi sono gli appetiti, più numerosi sono i suoi tormenti.

  A008000288 

 Tale è la sorte dell’anima quando questi nemici, gli appetiti, sono vivi e vittoriosi su di essa; incominciano prima a indebolirla e ad accecarla; poi, come dirò più avanti, l’affliggono e la tormentano, legandola alla macina della concupiscenza; i legami che la tengono avvinta sono i suoi stessi appetiti..

  A008000288 

 È proprio vero che come è tormentato e afflitto chi cade nelle mani del suo nemico, così è tormentata e afflitta l’anima che si lascia trasportare dai suoi appetiti.

  A008000290 

 Perché offrite il denaro della vostra volontà per ciò che non è pane, che non appartiene cioè allo spirito divino? Perché mettete il lavoro dei vostri appetiti in ciò che non può saziare? Venite, ascoltatemi e mangerete il bene che desiderate, e l’anima vostra si rallegrerà nell’abbondanza..

  A008000292 

 Quest’abbondanza significa la liberazione da tutti i piaceri per le cose create, perché queste tormentano l’anima, mentre lo spirito di Dio la vivifica.

  A008000296 

 Come i vapori oscurano l’aria e non lasciano filtrare il sole che splende; come lo specchio appannato non può riprodurre limpidamente il volto; o come l’acqua fangosa non lascia vedere la faccia che in essa si specchia, così l’anima prigioniera degli appetiti ha l’intelletto annebbiato: non lascia che il sole della ragione naturale né quello soprannaturale della Sapienza di Dio la investano e la illuminino completamente.

  A008000296 

 Vi è una terza forma di danno causato dagli appetiti all’anima: l’accecano e annebbiano la ragione.

  A008000298 

 Davide, infatti, così si esprime: Anima mea turbata est valde: L’anima mia è tutta sconvolta (Sal 6,4), ossia le sue potenze sono nel disordine.

  A008000298 

 Nello stesso tempo in cui si offusca l’intelletto, s’intorpidisce anche la sensibilità e la memoria diventa rozza, in una parola s’introduce il disordine nel modo naturale di operare dell’anima.

  A008000300 

 Così è dei nostri appetiti: si accostano talmente all’anima da insediarvisi; essa incappa in questa prima luce e se ne nutre in modo da non vedere chiaramente quella della sua ragione, né la vedrà finché non si sottrarrà all’accecamento degli appetiti..

  A008000300 

 Così, ogni volta che l’anima si lascia guidare dai suoi appetiti, diventa cieca; assomiglia a colui che vede e si fa guidare da un non vedente, il che equivale a essere entrambi ciechi.

  A008000300 

 Gli appetiti, inoltre, accecano e ottenebrano l’anima perché, in quanto tali, sono ciechi; per parte loro, infatti, non comprendono nulla: devono essere guidati sempre dalla ragione.

  A008000300 

 Tutto questo causano gli appetiti nell’anima, accendendo la concupiscenza e abbagliando l’intelletto in modo da non fargli vedere la luce.

  A008000302 

 Come, infatti, è necessario lavorare la terra perché porti frutti, altrimenti produrrebbe solo erbacce, così è necessaria la mortificazione degli appetiti perché l’anima progredisca.

  A008000302 

 Di conseguenza l’anima resterà nelle tenebre e nella rozzezza fin quando non avrà smorzato gli appetiti.

  A008000302 

 Questi sono per l’anima come la cateratta o la pagliuzza negli occhi: impediscono di vedere finché non vengono tolte..

  A008000304 

 Davide, per mostrare la cecità degli appetiti, quanto essi impediscano all’anima di vedere la luce della verità e quanto irritino Dio, si esprime in questi termini: Priusquam intelligerent spinae vestrae rhamnum: sicut viventes, sic in ira absorbet eos (Sal 57,10 Volg.), come a dire: Prima che le vostre spine, cioè i vostri appetiti, si sentan fatte un roveto, così (Dio) nel suo sdegno li divorerà quasi ancora vivi.

  A008000304 

 Dice che li consumerà nella sua ira, perché ciò che si soffre nella mortificazione degli appetiti è punizione per i danni causati all’anima..

  A008000304 

 Quando gli appetiti dell’anima sono ancora vivi e impediscono di comprendere Dio, vengono da lui distrutti in questa vita o nell’altra, con il castigo e la correzione, che avverrà attraverso la purificazione.

  A008000312 

 Come i segni di fuliggine deturpano un volto molto bello e perfetto, così gli appetiti disordinati sporcano e deturpano l’anima che ne è prigioniera, anche se per natura è bellissima e immagine perfetta di Dio..

  A008000312 

 La quarta forma di danno che gli appetiti recano all’anima consiste nello sporcarla e macchiarla, così come dice l’Ecclesiastico: Qui tetigerit picem, inquinabitur, ab ea: Chi maneggia la pece si sporca (13,1).

  A008000312 

 Lo stesso avviene per l’anima che arde di bramosia per qualche cosa creata: ne contrae la sporcizia e le macchie.

  A008000312 

 Occorre notare che il Saggio paragona le cose create alla pece, perché tra l’eccellenza dell’anima e quanto di meglio c’è in tali cose intercorre una differenza maggiore di quella esistente tra il diamante puro o l’oro fino e la pece.

  A008000312 

 Per di più, tra l’anima e le altre creature corporee c’è più differenza di quanta ve ne sia tra un liquido cristallino e il fango più denso.

  A008000312 

 Se quel liquido venisse mescolato al fango si insudicerebbe; così si sporca l’anima che si accosta alle cose create, perché rende se stessa simile a dette cose.

  A008000314 

 Denigrata est super carbones facies eorum, et non sunt cogniti in plateis: I suoi nazareni, cioè i capelli dell’anima, erano più splendenti della neve, più candidi del latte; avevano il corpo più roseo dei coralli, era zaffiro la loro figura.

  A008000314 

 Geremia dice che se le operazioni dell’anima – corrispondenti ai nazarei o capelli – sono disordinate e rivolte a un fine opposto alla legge di Dio, cioè utilizzate nelle cose create, la faccia dell’anima, per così dire, diventa più nera del carbone..

  A008000314 

 Per capelli intendiamo qui gli affetti e i pensieri dell’anima; se restano nell’ordine stabilito da Dio, cioè in Dio stesso, sono più candidi della neve, più bianchi del latte, più lucidi dell’avorio e più splendenti dello zaffiro.

  A008000314 

 Per questo Geremia, piangendo il danno e la bruttezza che simili attaccamenti disordinati provocano nell’anima, prima ne esalta la bellezza e poi ne deplora la bruttezza con queste parole: Candidiores sunt nazaraei eius nive, nitidiores lacte, rubicundiores ebore antiquo, saphiro pulchriores.

  A008000316 

 L’anima disordinata, infatti, sebbene per natura sia perfetta come Dio l’ha creata, tuttavia in quanto essere razionale è divenuta brutta, abominevole, sporca, priva di luce, piena di tutte le imperfezioni di cui sto parlando e altre ancora.

  A008000316 

 Se volessimo parlare espressamente dell’aspetto brutto e sporco al quale gli appetiti riducono l’anima, non troveremmo un luogo, per quanto pieno di ragnatele e di vermi, né un cadavere con tutta la sua deformità, né qualsiasi altra cosa immonda e sporca che si possa immaginare in questa vita, con cui paragonarla.

  A008000316 

 Tutto questo male, e anche di più, è causato contro la bellezza dell’anima dagli appetiti disordinati per le cose di questo mondo.

  A008000316 

 Un solo appetito disordinato, infatti, come dirò più avanti, sebbene non costituisca materia di peccato mortale, è sufficiente per rendere l’anima tanto schiava, sudicia e brutta che in nessun modo può unirsi a Dio, finché non si purifichi di quell’appetito.

  A008000318 

 Come l’anima del giusto in un’unica perfezione, cioè nella rettitudine, possiede innumerevoli e ricchissimi doni e molte virtù, diverse e belle ognuna a suo modo, a seconda delle diverse affezioni che la portano a Dio; così l’anima disordinata, trascinata dalle diverse inclinazioni per le cose create, contiene in sé una deplorevole varietà di sozzure e di bassezze che le derivano dai suddetti appetiti..

  A008000318 

 Le parole non potrebbero spiegare né tanto meno la ragione comprendere le varie specie d’impurità che i diversi appetiti provocano nell’anima.

  A008000318 

 Se lo si potesse esprimere e farlo comprendere, si rimarrebbe sorpresi e toccati da grande compassione nel constatare come ogni appetito, a seconda della sua qualità e del suo grado d’intensità, lasci la sua impronta e la sua patina d’immondezza e bruttezza nell’anima.

  A008000322 

 Gli uomini che si trovavano nel terzo locale del tempio, sono le immagini e le rappresentazioni delle cose create, che la terza potenza dell’anima, cioè la memoria, conserva e rimugina dentro di sé.

  A008000322 

 Le diverse specie animali schifosi e immondi, ritratte nel primo recesso del tempio, raffigurano i pensieri e i concetti che l’intelletto elabora sulle cose vili della terra e su tutte le cose create; queste, così come sono, s’imprimono nel tempio dell’anima, quando se ne ingombra l’intelletto, che è la prima facoltà dello spirito.

  A008000322 

 Le donne che si trovavano più all’interno, nel secondo locale, ove piangevano il dio Adone, simboleggiano gli appetiti, che hanno sede nella seconda potenza dell’anima, cioè nella volontà.

  A008000322 

 Tali rappresentazioni volgono le spalle al tempio; ciò vuol dire che l’anima, quando con le sue tre potenze si porta totalmente e perfettamente verso qualche essere creato, rivolge le spalle al tempio di Dio, cioè alla sua retta ragione, che non ammette in sé alcuna cosa creata..

  A008000324 

 Mi limito a dire, a conferma del mio argomento, che qualsiasi appetito, anche se ha per oggetto la più piccola imperfezione, macchia e sporca l’anima..

  A008000324 

 Quanto è stato detto fin qui è sufficiente per darci un’idea del disordine causato nell’anima dai suoi appetiti.

  A008000324 

 Se, infatti, dovessi trattare nei particolari della bruttezza, pur minore, provocata nell’anima dalle imperfezioni e le loro varietà; o di quella, più grande della precedente, causata dai peccati veniali in tutta la loro varietà; o, infine, di quella prodotta dagli appetiti del peccato mortale, in tutta la loro varietà, che rendono l’anima completamente orrida, non finirei più.

  A008000328 

 Come l’acqua bollente, se non viene coperta, facilmente perde il suo calore, o come le specie aromatiche, se lasciate all’aria, perdono a poco a poco la fragranza e la forza del loro profumo, così l’anima non concentrata nell’unico desiderio di Dio perde l’ardore e il vigore della virtù.

  A008000328 

 La quinta forma di danno provocato dagli appetiti nell’anima consiste nel renderla tiepida e debole a tal punto che non ha più la forza di seguire la virtù e di perseverare in essa.

  A008000328 

 L’anima che disperde la sua volontà dietro a inezie è come l’acqua che, trovando un varco per scorrere a valle, non cresce verso l’alto, e di conseguenza non serve a nulla.

  A008000330 

 Gli appetiti indeboliscono la forza dell’anima, perché sono per essa come i polloni che crescono attorno all’albero e gli sottraggono vigore, impedendogli di portare molto frutto.

  A008000330 

 Se questi non verranno mortificati, sottrarranno continuamente forza all’anima e cresceranno per la sua rovina, come i polloni attorno all’albero.

  A008000332 

 Gli appetiti non mortificati arrivano a tanto: uccidono la vita di Dio nell’anima, perché questa non li ha uccisi per prima.

  A008000332 

 Perciò l’Ecclesiastico dice: Aufer a me, Domine, ventris concupiscentias et concubitus concupiscentiae ne apprehendant me: Togli da me le intemperanze del ventre e i desideri della libidine non abbiano potere su di me (Sir 23,6); infatti quel che vive nell’anima sono gli appetiti..

  A008000332 

 È chiaro, quindi, che gli appetiti non procurano alcun bene all’anima, anzi le tolgono quello che ha.

  A008000334 

 Anche se non arrivano a tanto, è tuttavia cosa degna di compassione il considerare lo stato in cui gli appetiti riducono l’anima e quanto la rendono insopportabile a se stessa, insensibile verso il prossimo, tarda e pigra nelle cose di Dio.

  A008000334 

 Non esiste, infatti, umore cattivo che renda al malato il camminare così pesante difficoltoso o il mangiare così disgustoso, quanto l’appetito delle cose create appesantisce e rattrista l’anima nell’esercizio della virtù.

  A008000338 

 Sembra, infatti, un’impresa molto difficile e ardua che l’anima possa arrivare a tanta purezza e nudità da escludere ogni desiderio e affezione per qualche cosa..

  A008000340 

 Anche se non sono del tutto mortificati, non impediscono all’anima di giungere all’unione divina.

  A008000340 

 Anzi potrà accadere che talvolta l’anima sia con la volontà assorta in profonda orazione di quiete, mentre essi si manifestano nella parte sensitiva dell’uomo, alla quale, però, non partecipa la sfera razionale, che è in preghiera.

  A008000340 

 L’anima, invece, che vuol pervenire all’unione perfetta con Dio, deve eliminare e disfarsi di tutti gli appetiti volontari, anche se piccoli, sia di quelli più gravi che conducono al peccato mortale, sia di quelli meno gravi che spingono al peccato veniale, sia di quelli meno gravi ancora che portano alle imperfezioni.

  A008000340 

 Possono, infatti, essere ben presenti nella natura umana e ciò nonostante l’anima, nella sua sfera razionale, può esserne completamente libera.

  A008000340 

 Questo perché lo stato di tale unione consiste nel trasformare la volontà dell’anima in quella di Dio, in modo tale che in essa non vi sia nulla di contrario al volere di Dio, ma tutto, in tutti i suoi atti, sia voluto unicamente da Dio..

  A008000340 

 Rispondo premettendo che non tutti gli appetiti sono ugualmente nocivi e ostacolanti il progresso dell’anima.

  A008000342 

 Dico consapevolmente, perché se l’anima non avverte l’appetito, non lo riconosce o non è in suo potere, allora potrà cadere in imperfezioni, in peccati veniali e negli appetiti naturali di cui ho già parlato.

  A008000342 

 L’anima, però, deve liberarsi altresì da questi atti sporadici, perché anch’essi derivano da abitudini imperfette.

  A008000342 

 Per questo motivo affermo che in tale stato le due volontà, quella divina e quella umana, s’identificano, sono insieme volontà di Dio e dell’anima.

  A008000342 

 Pertanto, se quest’anima desiderasse qualcosa d’imperfetto che Dio non può volere, verrebbe meno quell’unione di volontà, perché essa vorrebbe ciò che Dio non vuole.

  A008000342 

 È chiaro, quindi, che per giungere a unirsi perfettamente con Dio, per mezzo dell’amore e della volontà, l’anima deve liberarsi anzitutto di ogni appetito volontario, per piccolo che sia.

  A008000344 

 Ciascuna di queste imperfezioni, a cui l’anima si è attaccata, facendone l’abitudine, ne danneggiano la crescita e il progresso nella virtù molto più che se cadesse ogni giorno in molte altre imperfezioni e peccati veniali non derivanti da un’abitudine cattiva.

  A008000344 

 Così accade all’anima che è attaccata a qualcosa: anche se possiede molte virtù, non arriverà mai alla libertà dell’unione divina.

  A008000344 

 Finché dura quest’abitudine, infatti, è impossibile che l’anima possa progredire nella perfezione, anche se commettesse imperfezioni di poco conto.

  A008000344 

 L’appetito o l’attaccamento dell’anima ha le stesse proprietà della remora che, pur essendo un pesce molto piccolo, se riesce ad attaccarsi alla nave, la tiene frenata al punto da impedirle di navigare e di arrivare al porto.

  A008000346 

 Basta un’imperfezione per chiamarne un’altra e altre ancora; quasi mai si vedrà un’anima negligente nel vincere un appetito disordinato, la quale non ne abbia molti altri derivanti dalla stessa negligenza e imperfezione che dimostra in tale appetito.

  A008000348 

 Come dirò più avanti nella notte della fede, l’anima ha una sola volontà.

  A008000348 

 Come il legno non si trasforma in fuoco se gli manca un solo grado di calore richiesto, così l’anima non si trasformerà in Dio a causa di una sola imperfezione, anche se più piccola di un appetito volontario.

  A008000352 

 Ecco quanto ci dice l’Apostolo, insegnandoci come dobbiamo tener distaccata l’anima da tutte le cose, per andare a Dio..

  A008000352 

 Questo ci permette di capire che, per entrare nell’unione divina, tutto ciò che vive nell’anima, poco o molto che sia, piccolo o grande, deve morire; anzi l’anima deve liberarsi dal desiderio di tutto questo, distaccandosene al punto di essere completamente estranea a tutto ciò.

  A008000358 

 Anzitutto ci si potrebbe chiedere se basti un qualsiasi appetito a produrre e causare nell’anima i due mali sopracitati, cioè quello privativo, che priva l’anima della grazia di Dio, e quello positivo, che provoca in essa i cinque danni principali, dei quali, appunto, ho parlato.

  A008000360 

 Al secondo dubbio rispondo affermando che sia gli appetiti in materia di peccato mortale sia quelli volontari in materia di peccato veniale o di imperfezione sono sufficienti a provocare nell’anima tutti questi danni positivi insieme.

  A008000360 

 Essi, infatti, privano l’anima della grazia in questa vita e nell’altra della gloria, cioè del possesso di Dio.

  A008000360 

 In questo modo, più un appetito riduce l’azione della grazia, più grave è il tormento, la cecità e l’impurità che procura all’anima..

  A008000360 

 Li chiamo positivi, sebbene in un certo senso siano privativi, perché si riferiscono all’anima che si volge alle cose create, come il privativo di riferisce al suo allontanamento da Dio.

  A008000360 

 Ma c’è una differenza: gli appetiti, aventi per oggetto il peccato mortale, causano cecità totale, tormento, sporcizia e debolezza, ecc.; mentre quelli aventi per oggetto i peccati veniali o l’imperfezione non causano questi mali in forma assoluta e in sommo grado, perché non privano l’anima della grazia, da cui dipende la loro presenza.

  A008000360 

 Per rispondere al primo dubbio circa il danno positivo, dico che solo gli appetiti volontari, aventi per oggetto il peccato mortale, possono privare l’anima di Dio e lo fanno totalmente.

  A008000360 

 Tuttavia essi provocano nell’anima qualcosa di tali mali gradualmente, a mano a mano che diminuisce in essa la grazia.

  A008000362 

 Sebbene sia vero che un appetito sensuale causi tutti questi mali, è altrettanto vero che principalmente e propriamente esso insudicia l’anima e il corpo.

  A008000364 

 Come un atto di virtù produce nell’anima e genera allo stesso tempo soavità, pace, consolazione, luce, purezza e forza, così un appetito disordinato causa tormento, fatica, stanchezza, cecità e debolezza.

  A008000364 

 Qualsiasi atto volontario degli appetiti produce, dunque, nell’anima tutti questi effetti insieme, perché è direttamente contrario agli atti di virtù che producono nell’anima gli effetti contrari.

  A008000364 

 Tutte le virtù crescono quando se ne pratica una, e tutti i vizi, insieme agli effetti da essi lasciati nell’anima, crescono con l’aumentare di uno di essi.

  A008000366 

 Qui non tratterò degli appetiti secondo natura, che sono involontari, né dei pensieri che rimangono allo stadio di moti primi, né di altre tentazioni alle quali non si acconsente, perché tutti questi non recano nessuno dei mali suddetti all’anima.

  A008000370 

 A tale proposito, occorre sapere che l’anima abitualmente entra in questa notte dei sensi in due modi: uno attivo e l’altro passivo.

  A008000370 

 Non mi resta, ora, che offrire alcune norme, perché l’anima sappia e possa entrare in questa notte dei sensi.

  A008000370 

 Quello attivo comprende tutto ciò che l’anima può fare e fa da sola per entrare nella notte.

  A008000370 

 Quello passivo, invece, si verifica quando l’anima non fa nulla da sé, ma resta passiva all’azione di Dio.

  A008000380 

 Procuri l’anima di tendere sempre:.

  A008000391 

 Occorre che l’anima abbracci di cuore queste norme e procuri di addestrarvi la volontà.

  A008000395 

 Anzitutto, l’anima cerchi di lavorare al disprezzo di sé e di desiderare che lo facciano anche gli altri; questa pratica va contro la concupiscenza della carne.

  A008000397 

 Sebbene sia vero che ivi si parla del lavoro spirituale e interiore dell’anima, s’insegna anche a mortificare lo spirito d’imperfezione nel suo aspetto sensibile ed esteriore, come si può vedere nelle due vie poste ai lati del sentiero della perfezione.

  A008000435 

 L’anima afferma, dunque che con ansie e dall’amor tutta infiammata, attraverso la notte oscura del senso, giunse all’unione con l’Amato.

  A008000435 

 Per vincere la forza degli appetiti sensibili, non basta all’anima il semplice amore per il suo Sposo; deve altresì ardere d’amore e stare in ansia per lui.

  A008000444 

 Difatti, dopo il peccato originale, l’anima è veramente come prigioniera in questo corpo mortale, soggetta alla passione e agli appetiti naturali.

  A008000444 

 L’anima ricorre a una metafora per indicare la triste situazione di schiavitù in cui essa giace; così reputa sorte fortunata quella di chi riesce a liberarsene senza che nessuno dei carcerieri glielo impedisca.

  A008000446 

 Ma fino a quando le passioni non sono assopite per mezzo della mortificazione della sensibilità, e la stessa sensibilità non è lasciata in pace da quelle, in modo da non fare alcuna guerra allo spirito, l’anima non può giungere alla vera libertà né godere l’unione con il suo Amato..

  A008000457 

 In questa seconda strofa l’anima canta la sorte fortunata che le è toccata nel liberare lo spirito da ogni imperfezione e da ogni brama di appropriarsi dei beni spirituali.

  A008000457 

 L’anima dice che procedeva travestita, perché, salendo per mezzo della fede, il suo costume, la veste e il portamento umano si erano cambiati in divino travestimento.

  A008000457 

 L’anima è talmente protetta, nascosta e al sicuro da tutti gli inganni del demonio da poter camminare veramente – come dice in questo verso – al buio e ben celata, cioè senza essere vista dal demonio, per il quale la luce della fede è densa tenebra.

  A008000457 

 L’anima, dunque, all’oscuro di ogni luce naturale dei sensi e dell’intelletto, oltrepassa i limiti della sua natura e ragione per salire questa divina scala della fede; attraverso questa giunge a penetrare fin nelle profondità di Dio.

  A008000457 

 Possiamo, dunque, affermare che l’anima che procede alla luce della fede avanza al riparo e nascosta agli occhi del demonio, come si vedrà più chiaramente in seguito..

  A008000459 

 Ciò vuol dire che quando l’anima giunge all’unione con Dio, ha messo a tacere la sua parte spirituale e razionale: le sue potenze naturali sono inattive, sopiti gli impeti e le ansie dei sensi nella parte spirituale.

  A008000459 

 Fatto questo, l’anima si unisce all’Amato in un’unione piena di semplicità, purezza, amore e somiglianza..

  A008000459 

 L’anima aggiunge che entrò in questa notte dello spirito, stando la sua casa al sonno abbandonata.

  A008000461 

 Occorre notare che nella prima strofa, parlando della parte sensitiva, l’anima dice che uscì in una notte oscura: mentre qui, ove si tratta della parte spirituale, afferma che uscì al buio, perché le tenebre dello spirito sono più dense, proprio come il buio è tenebra più profonda dell’oscurità della notte.

  A008000461 

 Per questo motivo l’anima afferma che camminava al buio e più sicura, cosa che non faceva nell’altra notte.

  A008000465 

 Infatti, da un punto di vista naturale, è pur vero che Dio per l’anima è come una notte oscura quanto la fede.

  A008000465 

 Questa è, come ho detto, il meraviglioso mezzo per arrivare al fine che è Dio, che, a sua volta, costituisce per l’anima la terza causa o parte di questa notte.

  A008000465 

 Si può allora dire che per l’anima questa parte della notte è più oscura della prima e, in un certo senso, della terza.

  A008000465 

 Tuttavia, allorché l’anima ha attraversato queste tre parti naturali della notte, Dio comincia a illuminarla soprannaturalmente con i raggi della sua luce.

  A008000467 

 Questa è, quindi, più interiore e più oscura, perché priva l’anima della luce della ragione o, per meglio dire, l’acceca.

  A008000469 

 Del suo aspetto passivo, cioè di quanto Dio faccia per introdurla in questa notte, senza il concorso dell’anima, tratterò a suo luogo, cioè nel libro terzo..

  A008000469 

 Parlerò, poi, degli ostacoli che la fede incontra e come l’anima debba disporsi attivamente per entrare in essa.

  A008000473 

 I teologi affermano che la fede è un abito certo e oscuro dell’anima.

  A008000473 

 Ne consegue che la luce eccessiva della fede è per l’anima profonda oscurità, perché il più assorbe e vince il meno, come la luce del sole eclissa qualsiasi altra luce, al punto che questa scompare quando quella risplende vincendo la nostra potenza visiva.

  A008000473 

 Tuttavia l’anima è in grado di accogliere quella soprannaturale, qualora il Signore voglia elevarla a tale ordine..

  A008000477 

 Difatti san Paolo afferma: Fides ex auditu: La fede dipende dall’udire la predicazione (Rm 10,17), quasi a voler dire che la fede non è una scienza che si ottiene tramite i sensi, ma è solo assenso dell’anima a ciò che essa percepisce attraverso l’udito..

  A008000477 

 Lo stesso è della fede per l’anima: essa ci propone cose che non abbiamo mai visto né compreso sia in se stesse che in altre cose simili a loro, perché non esistono.

  A008000479 

 Infatti non solo non offre conoscenze e scienza, ma, come ho detto, oscura e priva l’anima di qualsiasi altra conoscenza e scienza, perché si possa ben calcolare la sua funzione in questa parte della notte.

  A008000479 

 È, dunque, chiaro che la fede è notte oscura per l’anima, e solo così la illumina; quanto più l’ottenebra, tanto più luce le comunica, perché, accecandola, le dà luce, come dice Isaia: Perché, se non crederete, non comprenderete, cioè non avrete luce.

  A008000481 

 Del resto è opportuno che il discepolo, cioè l’anima, sia simile al maestro, cioè alla fede.

  A008000481 

 La notte, che è la fede nella Chiesa militante, dov’è ancora notte, comunica la scienza alla Chiesa, quindi a ogni anima, che è notte, perché non gode della chiara sapienza beatifica, come pure della sua luce naturale a motivo della fede in essa presente..

  A008000481 

 Questo perché la fede, che è nube oscura per l’anima – che a sua volta è notte, perché in presenza della fede rimane priva e cieca della sua luce naturale –, con le sue tenebre rischiara e dà luce alle tenebre dell’anima.

  A008000483 

 Con ciò egli fa capire chiaramente che l’anima deve tenersi nelle tenebre se vuole avere la luce necessaria per intraprendere questo cammino di unione con Dio..

  A008000483 

 Da ciò dobbiamo concludere che la fede, essendo notte oscura, dà luce all’anima, che vive al buio, perché si realizzi ciò che Davide dice a questo proposito: Nox illuminatio mea in deliciis meis, cioè: La notte è chiara come il giorno nelle mie delizie (Sal 138,11).

  A008000487 

 Credo, ormai, di aver fatto capire un po’ come la fede sia notte oscura per l’anima e, altresì, come questa debba rimanere all’oscuro della sua luce naturale per lasciarsi guidare dalla fede alla sublime meta dell’unione divina.

  A008000487 

 Ma perché l’anima possa riuscire in questo, occorre adesso spiegare più dettagliatamente questa oscurità da cui essa deve lasciarsi avvolgere per accedere a questo abisso di fede.

  A008000489 

 Affermo, quindi, che per farsi guidare in modo sicuro dalla fede verso questo stato di contemplazione l’anima non solo deve restare al buio nella sua parte sensitiva e inferiore, riguardante le cose create e quelle temporali, di cui ho già trattato, ma deve farsi cieca e porsi al buio anche nella sua parte razionale e superiore, quella riguardante Dio e le cose dello spirito, di cui ora parlerò.

  A008000489 

 E allora chi potrà mai proibire a Dio di fare ciò che vuole in quest’anima docile, spogliata di tutto e nuda? Essa, però, deve svuotarsi di tutto ciò che può dipendere dalla sua abilità, in modo che, sebbene riceva molti doni soprannaturali, ne rimanga sempre distaccata e come ignara nei loro confronti, al pari di un cieco, aggrappandosi alla fede oscura, prendendola per guida e luce, senza appoggiarsi a cose che comprende, gusta, sente e immagina.

  A008000489 

 Ora, poiché la trasformazione e l’unione non dipendono né dai sensi né dall’abilità umana, l’anima deve, per quanto le è possibile, svuotarsi completamente e volontariamente di tutto ciò che dipende da lei, sia nella parte superiore che inferiore, cioè secondo l’affetto e la volontà.

  A008000489 

 Per giungere alla trasformazione soprannaturale, è chiaro che l’anima debba mettersi al buio e trascendere tutto ciò che concerne la sua natura, tanto sensitiva che razionale.

  A008000489 

 Se l’anima, dunque, non si fa cieca riguardo a tali cose, rimanendo completamente al buio, non arriverà mai a ciò che è superiore, cioè a quello che insegna la fede..

  A008000491 

 Così pure accade all’anima.

  A008000493 

 Come può l’anima pretendere di unirsi per grazia perfettamente in questa vita a Colui con il quale sarà unita per gloria nell’altra, realtà, questa, che, come dice san Paolo, occhio non vide né orecchio udì né entrò in cuore di uomo? È chiaro che per giungere in questa vita a unirsi a Dio per mezzo della grazia e di un amore perfetto, l’anima dev’essere all’oscuro di tutto quanto può passare attraverso l’occhio, di tutto ciò che può ricevere tramite l’orecchio e può essere immaginato con la fantasia e compreso con il cuore, che in questo caso significa l’anima.

  A008000495 

 Difatti l’anima che perviene a tale unione non ha più modi o maniere personali, né tanto meno si attacca o può attaccarsi ad essi; intendo dire modi di capire, di gustare, di sentire.

  A008000497 

 Andando oltre tutto ciò che può conoscere o intendere, sia spiritualmente che naturalmente, l’anima deve desiderare con tutte le sue forze di giungere a ciò che in questa vita non può conoscere né può gustare nel suo cuore.

  A008000497 

 In questo modo, al buio, l’anima si avvicina a grandi passi all’unione divina per mezzo della fede.

  A008000497 

 Per restare libera e vuota in vista di tale scopo, l’anima non deve assolutamente contare su ciò che può accogliere nella sua parte spirituale o sensitiva, come dirò presto quando spiegherò questo punto in particolare.

  A008000497 

 Se, però, l’anima volesse vedere Dio, rimarrebbe abbagliata davanti a lui molto più in fretta di chi spalanca gli occhi per vedere lo splendore del sole..

  A008000499 

 In questo cammino, quindi, l’anima vedrà la luce solo se accecherà le sue potenze, come il Signore afferma nel vangelo: In iudicium veni in hunc mundum: ut qui non vident, videant, et qui vident, caeci fiant, cioè: Sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi (Gv 9,39).

  A008000499 

 Insomma, occorre sapere che se l’anima si terrà nelle tenebre e farà a meno di tutte le luci proprie e naturali, vedrà in un modo soprannaturale; mentre quella che vorrà appoggiarsi su qualche luce personale, diventerà sempre più cieca e si attarderà nel cammino dell’unione..

  A008000501 

 Il capitolo che segue sarà, dunque, come una parentesi, posta dentro uno stesso sillogismo retorico, perché subito dopo parlerò, in particolare, delle tre potenze dell’anima e delle rispettive virtù teologali nell’ambito di questa seconda notte..

  A008000501 

 Per procedere meno confusamente mi sembra necessario spiegare nel capitolo seguente che cosa sia quella che chiamiamo unione dell’anima con Dio.

  A008000505 

 Da quanto è stato detto si può in qualche modo arguire che cosa s’intende qui per unione dell’anima con Dio; è possibile, così, comprendere meglio ciò che ora esporrò.

  A008000507 

 Ora voglio solo parlare dell’unione totale e permanente dell’anima, secondo la sua sostanza e le sue potenze, immerse nell’oscurità abituale di tale unione.

  A008000509 

 Per comprendere, dunque, bene la natura dell’unione di cui sto parlando, occorre sapere che Dio dimora ed è presente sostanzialmente in qualsiasi anima, anche in quella del peggior peccatore del mondo.

  A008000509 

 Quando, dunque, l’anima cancella in sé tutto ciò che ripugna o non è conforme alla volontà divina, allora è trasformata in Dio per amore..

  A008000509 

 Quando, perciò, parlo di unione dell’anima con Dio, non mi riferisco a quella sostanziale, che vige sempre, ma all’unione e trasformazione dell’anima in Dio, che si verifica solo quando viene a crearsi somiglianza d’amore.

  A008000509 

 Questa, perciò, si può chiamare unione di somiglianza, l’altra, invece, unione essenziale o sostanziale: questa è naturale, quella soprannaturale e ha luogo quando le due volontà, quella dell’anima e quella di Dio, sono d’accordo tra loro, senza che nulla dell’una ripugni all’altra.

  A008000511 

 Così l’anima deve respingere non solo gli atti volontari imperfetti, ma deve annullare qualsiasi abitudine che ha relazione con essi.

  A008000511 

 Da quanto è stato detto risulta che, quanto più un’anima è sedotta, affettivamente e abitualmente, dalle creature e dalle proprie capacità, tanto meno è disposta a tale unione, perché non offre totalmente a Dio la possibilità di trasformarla soprannaturalmente.

  A008000511 

 L’anima, la cui volontà è pienamente conforme e simile a quella di Dio, è completamente unita a lui e soprannaturalmente in lui trasformata.

  A008000511 

 L’anima, quindi, non deve fare altro che spogliarsi di quanto è opposto e dissimile, sul piano naturale, a Dio, perché questi, che le si è già comunicato naturalmente per mezzo della natura, le si conceda soprannaturalmente per grazia..

  A008000511 

 Per questo, Dio si comunica maggiormente all’anima più avanti nell’amore, cioè quella che ha la volontà più conforme alla sua volontà.

  A008000511 

 Poiché ogni cosa creata, azione e capacità umana non può raggiungere né avvicinarsi a ciò che è Dio, l’anima deve spogliarsi di ogni cosa creata, azione e capacità, cioè del suo modo di comprendere, di gustare e di sentire.

  A008000511 

 Sebbene sia vero, come ho detto, che Dio è sempre nell’anima per darle e conservarle l’essere naturale con la sua presenza, tuttavia non sempre le comunica l’essere soprannaturale.

  A008000513 

 Rinascere nello Spirito Santo in questa vita significa avere un’anima molto simile a Dio per purezza, senza avere in sé alcuna mescolanza d’imperfezione.

  A008000513 

 Solo così può realizzarsi una pura trasformazione dell’anima in Dio per partecipazione d’unione, anche se ciò non avviene sul piano dell’essenza..

  A008000515 

 L’anima è come questa vetrata che è sempre investita dalla luce dell’essere divino, o meglio tale luce dimora sempre in essa per natura, come ho detto..

  A008000517 

 L’anima assomiglia più a Dio che a se stessa, addirittura è Dio per partecipazione.

  A008000517 

 L’unione che s’instaura, quando Dio concede all’anima tale grazia soprannaturale, produce una trasformazione partecipativa tale che tutte le cose di Dio e l’anima costituiscono una sola cosa.

  A008000517 

 Quando l’anima fa spazio, cioè elimina in sé ogni ombra e macchia di cosa creata, tenendo la volontà perfettamente unita a quella di Dio – perché amare vuol dire cercare di spogliarsi e privarsi per Dio di tutto ciò che non è lui –, viene immediatamente illuminata e trasformata in Dio.

  A008000519 

 Da ciò risulta più chiaro che i mezzi a disposizione dell’anima per arrivare a tale unione, come si diceva prima, non consistono nel capire, nel gustare, nel sentire, nell’immaginare Dio, né in qualsiasi altra attività umana, ma nella purezza e nell’amore, cioè nello spogliamento e nella rinuncia assoluta a tutto per amore di Dio.

  A008000519 

 Ora, poiché non si può dare trasformazione perfetta se non vi è perfetta purezza, l’illuminazione e l’unione dell’anima con Dio saranno più o meno intense e proporzionate alla purezza dell’anima.

  A008000519 

 Tale unione, ripeto, non sarà perfetta fintanto che l’anima non sarà del tutto perfetta, pura e limpida..

  A008000523 

 Se è vero che ogni anima, a seconda della sua poca o molta capacità, può giungere a quest’unione, non tutte però vi pervengono con lo stesso grado d’intensità, perché ciò dipende dalla volontà del Signore.

  A008000525 

 Ma l’anima che non raggiunge una purezza proporzionata alle sue capacità, non conseguirà mai la vera pace e soddisfazione, perché non ha operato quello spogliamento e quel vuoto nelle sue potenze, necessari per l’unione semplice con Dio..

  A008000529 

 Detto questo, apparirà chiaro quanto bisogno ha l’anima di percorrere sicura questo cammino spirituale, di passare per questa notte oscura, appoggiandosi a queste tre virtù, che la svuotano di tutte le cose e la tengono al buio nei loro confronti.

  A008000529 

 Difatti, come ho già detto, l’anima in questa vita non si unisce a Dio per mezzo di ciò che può comprendere, godere o immaginare, né tramite qualsiasi altra sensazione, ma solo mediante la fede, la speranza e la carità in rapporto all’intelletto, alla memoria e alla volontà..

  A008000529 

 Esporrò ora il modo d’introdurre le tre potenze dell’anima, cioè l’intelletto, la memoria e la volontà, in questa notte dello spirito, che conduce all’unione con Dio.

  A008000529 

 Per prima cosa è necessario spiegare, in questo capitolo, come le tre virtù teologali, fede, speranza e carità, che sono propriamente gli oggetti soprannaturali di dette potenze, mediante le quali l’anima si unisce a Dio, creano, ognuna nella rispettiva potenza, lo stesso vuoto e la stessa oscurità: la fede nell’intelletto, la speranza nella memoria e la carità nella volontà.

  A008000535 

 È così che tutt’e tre queste virtù pongono l’anima nell’oscurità e nel vuoto rispetto a tutte le cose..

  A008000537 

 Ciò significa che l’anima, al buio di tutte le cose, ove terrà le sue potenze, dovrà acquisire queste tre virtù e, in questa notte, dovrà perfezionarsi in esse.

  A008000539 

 Come nella notte dei sensi ho indicato il modo per liberare, secondo l’appetito, le potenze sensitive dai loro oggetti sensibili, perché l’anima possa passare dal suo ambito verso il campo della fede, così in questa notte dello spirito spiegherò, con l’aiuto di Dio, il modo con cui le potenze spirituali si svuotano e si purificano da tutto ciò che non è Dio e si mantengono nell’oscurità di queste tre virtù, che, ripeto, sono il mezzo e la disposizione adeguata perché l’anima possa unirsi a Dio..

  A008000539 

 Le tre potenze dell’anima, dunque, devono tendere verso queste tre virtù, in modo che ciascuna di quelle sia informata dalla virtù corrispondente; occorre tenere al buio e spogliare le potenze di tutto ciò che è estraneo a queste tre virtù.

  A008000539 

 Tale è la notte dello spirito, che ho chiamato attiva, perché l’anima fa ciò che le è possibile per entrarvi.

  A008000541 

 In tal modo l’anima troverà perfetta sicurezza contro le astuzie del demonio e contro la forza dell’amor proprio e le sue ramificazioni così sottili, da ingannare e ostacolare il cammino delle persone spirituali.

  A008000547 

 Per trattare ora in modo adeguato dello spogliamento e della purezza delle tre potenze dell’anima sarebbero necessarie una mente e una scienza superiore a quelle che possiedo io, così da far capire alle persone spirituali quanto stretto sia questo cammino che, secondo le parole del Signore, conduce alla vita.

  A008000547 

 Una volta persuase di questa verità, esse non si meraviglieranno del vuoto e della nudità in cui devono lasciare le potenze dell’anima durante questa notte..

  A008000549 

 È come se il Signore volesse dire: è davvero molto stretta, più di quanto pensiate! Va inoltre osservato come egli in primo luogo affermi che stretta è la porta, il che permette di capire che per entrare in questa porta di Cristo, che è l’inizio del cammino, l’anima deve anzitutto mortificare e spogliare la sua volontà di tutte le cose sensibili e temporali, amando Dio al di sopra di tutto.

  A008000551 

 Con tale espressione vuol far capire che per avanzare nel cammino della perfezione l’anima non solo deve passare attraverso la porta stretta, privandosi dei beni sensibili, ma deve altresì mortificarsi, espropriarsi e sbarazzarsi completamente dei beni spirituali.

  A008000553 

 Da ciò risulta chiaro che l’anima deve sbarazzarsi non solo di ogni affezione verso le cose create, ma deve altresì essere libera e distaccata dai beni riguardanti il suo spirito.

  A008000567 

 In secondo luogo è certo che Cristo al momento della morte fu annientato anche nell’anima, quando fu lasciato senza conforto e sollievo alcuno, abbandonato dal Padre nella più profonda aridità affettiva.

  A008000591 

 Da quanto detto si deduce che, per disporsi a questa unione divina, l’intelletto deve rimanere libero e purificato da tutto ciò che cade sotto i sensi, spoglio e sgombro da tutto quanto potrebbe conoscere chiaramente, intimamente pacificato, ridotto al silenzio, stabilito nella fede, unico mezzo immediato e adeguato all’unione dell’anima con Dio.

  A008000591 

 E così, quanto più l’anima ha fede, tanto più è unita a Dio.

  A008000591 

 La fede è l’unico mezzo attraverso cui Dio si manifesta all’anima nella luce divina che supera ogni intelligenza.

  A008000595 

 Tutte queste tenebre significano l’oscurità della fede in cui è nascosta la Divinità mentre si comunica all’anima.

  A008000597 

 È, quindi, chiaro che l’anima, in questa vita, per arrivare a unirsi e intrattenersi immediatamente con Dio, deve necessariamente penetrare in questa tenebra, ove Dio aveva promesso a Salomone di abitare; deve avvicinarsi a quella nube oscura, ove Dio volle rivelare i suoi segreti a Giobbe, e prendere nelle mani le brocche vuote di Gedeone, per poter agire alla luce della fede oscura nell’unione d’amore con Dio.

  A008000599 

 Non mi resta, ora, che parlare, in particolare, delle diverse conoscenze e percezioni che l’intelletto può acquisire, come pure degli ostacoli e dei danni che l’anima può incontrare in questo cammino di fede.

  A008000599 

 Spiegherò altresì come l’anima deve comportarsi in tali conoscenze, provenienti sia dai sensi sia dallo spirito, perché le siano di giovamento e non di danno..

  A008000603 

 Dovendo trattare in particolare dei vantaggi e dei danni che le percezioni e conoscenze dell’intelletto possono recare all’anima nei confronti della fede – mezzo, ripeto, propedeutico all’unione divina – è necessario stabilire qui la distinzione fra tutte le conoscenze, naturali e soprannaturali, che esso può acquisire.

  A008000609 

 La conoscenza oscura e generale si ha solo nella contemplazione, raggiunta nella fede: è in questa che dobbiamo collocare l’anima, guidandovela attraverso tutte le altre specie di conoscenze, cominciando dalle prime, per dire poi come essa se ne debba liberare..

  A008000613 

 Ne ho già trattato nel libro I, dove ho indicato come l’anima debba introdursi nella notte dei sensi.

  A008000613 

 Non ne parlo, dunque, più: bastano gli insegnamenti offerti all’anima allora su questo punto.

  A008000613 

 Questa soavità dei sensi è molto comune nelle persone spirituali, perché procede dai sentimenti e dalla devozione particolare dello spirito, ma è più o meno intensa in ogni anima..

  A008000615 

 In realtà, in queste circostanze il senso si erige a giudice ed estimatore delle cose spirituali, credendo che siano come le percepisce, mentre esse sono tanto diverse quanto lo sono il corpo e l’anima, la sensibilità e la ragione.

  A008000615 

 Infatti, abitualmente e convenientemente Dio si manifesta più allo spirito, dove c’è maggiore sicurezza e profitto per l’anima, che ai sensi, ove ordinariamente si celano molti pericoli e inganni.

  A008000619 

 Essendo tanto palpabili e materiali, solleticano molto i sensi, e l’anima crede che siano più preziose in quanto più sensibili.

  A008000619 

 In tal modo esse possono trarre in errore molto facilmente e infondere presunzione e vanità nell’anima.

  A008000619 

 Tali manifestazioni e forme corporee tanto meno giovano all’anima e allo spirito quanto più sono esteriori, a motivo della grande distanza e della sproporzione che intercorrono tra il corporale e lo spirituale.

  A008000621 

 Il demonio, inoltre, sa istillare nell’anima una segreta autocompiacenza, qualche volta anche troppo palese.

  A008000621 

 Occorre, quindi, respingere sempre simili rappresentazioni e sensazioni, perché, anche se venissero da Dio, non gli si reca offesa né si perdono l’effetto e il frutto che Dio intende comunicare all’anima per mezzo di esse, solo perché respinte e non cercate..

  A008000621 

 Quando l’anima si accorge che le accadono tali fatti straordinari, spesso comincia ad accarezzare segretamente una certa opinione di valere qualcosa dinanzi a Dio, il che è contrario all’umiltà.

  A008000623 

 Analogamente, quelle che vengono dal demonio provocano nell’anima, sebbene essa non le desideri, turbamento e aridità, vanità o presunzione di spirito, ma non hanno tanta efficacia nel male quanto quelle che vengono da Dio l’hanno nel bene.

  A008000623 

 Così è delle visioni e delle rappresentazioni che vengono da Dio; anche se non ricercate, producono il loro effetto principalmente nell’anima prima ancora che nel corpo.

  A008000623 

 Dio, infatti, come concede questi fenomeni soprannaturali senza il minimo concorso o una disposizione particolare da parte dell’anima, così, senza alcuna sua cooperazione e abilità, provoca in essa l’effetto che vuole ottenere con tali grazie, perché queste accadono e si attuano nello spirito passivamente.

  A008000623 

 Il motivo sta nel fatto che, se la visione corporea o qualunque sensazione proveniente dai sensi, o qualsiasi altra comunicazione interiore, viene da Dio, nel momento stesso in cui appare ed è avvertita produce il suo effetto nello spirito, ancor prima che l’anima abbia deciso di accettarla o di respingerla.

  A008000623 

 Quanto alle manifestazioni che provengono da Dio, esse penetrano nell’anima, spingono la volontà ad amare e producono il loro effetto, al quale l’anima non può resistere, anche se volesse, come il vetro non può opporsi al raggio di sole quando ne viene colpito..

  A008000623 

 Quelle che vengono dal demonio possono suscitare solo i primi impulsi nella volontà, ma non possono obbligarla, se vi si oppone; l’inquietudine che esse arrecano non dura molto, se il poco coraggio e la poca prudenza dell’anima non permette loro di durare più a lungo.

  A008000625 

 Considerarli come sua proprietà e non trarne profitto significa impossessarsene, mentre Dio non li concede perché l’anima desidera averli; anzi, essa non deve mai pensare che tali favori vengano da Dio.

  A008000625 

 Il sesto inconveniente si verifica quando l’anima, con il desiderio di ammettere queste comunicazioni, apre la porta al demonio che la può ingannare con altre simili, che egli sa imitare e mascherare molto bene in modo da farle sembrare buone.

  A008000625 

 In quarto luogo, l’anima perde gradualmente l’effetto spirituale da esse prodotto.

  A008000625 

 In quinto luogo, l’anima perde, a poco a poco, i favori di Dio, perché li considera sua proprietà e non sa trarne il profitto dovuto.

  A008000625 

 In secondo luogo, tali manifestazioni diventano un impedimento per lo spirito se non vengono respinte, perché l’anima si adagia in esse e lo spirito non spicca il volo verso l’invisibile.

  A008000625 

 In tal modo l’anima, non chiudendo gli occhi a tutte le cose che le vengono dai sensi, si allontana dal mezzo adatto per l’unione con Dio.

  A008000625 

 In terzo luogo, l’anima va coltivando un sentimento di possesso nei confronti di queste comunicazioni e non fa progressi nella via della vera rinuncia e nudità di spirito.

  A008000625 

 L’anima, quindi, non deve mai azzardarsi a volere simili fenomeni, anche se, ripeto, venissero da Dio, perché accogliendoli va incontro a sei inconvenienti.

  A008000625 

 Quest’ultimo s’imprime e si conserva nell’anima quanto più si rinuncia alle cose sensibili, molto diverse dal puro spirito.

  A008000627 

 Il demonio, al contrario, insinua e moltiplica i suoi falsi favori, perché trova spazio e libero accesso nell’anima; ma se questa ne è distaccata e contraria, il demonio a poco a poco si ritira, perché si accorge di non riuscire a causare danni; Dio, invece, con le sue grazie, si fa sempre più presente in quell’anima umile e distaccata, dandole autorità su molto, come al servo che era stato fedele nel poco (Mt 25,21)..

  A008000627 

 L’anima, allora, giungerebbe ad avere tutto da demonio e nulla da Dio.

  A008000627 

 È sempre bene, quindi, che l’anima respinga ad occhi chiusi questi fenomeni da qualunque parte arrivino; se non lo facesse, offrirebbe spazio a quelli provenienti dal demonio e gli darebbe mano libera tanto che, anziché ricevere quelli di Dio, essa riceverebbe quelli del demonio; questi ultimi si moltiplicherebbero e quelli di Dio cesserebbero.

  A008000629 

 Egli prova ed eleva l’anima a poco a poco, concedendole inizialmente favori esteriori, ordinari, sensibili, proporzionati alla sua scarsa capacità.

  A008000629 

 Se in queste grazie l’anima continuerà ad essere fedele e distaccata, Dio non mancherà di condurla, di grado in grado, sino all’unione e trasformazione in lui.

  A008000631 

 Beata l’anima che saprà lottare contro l’apocalittica bestia dalle sette teste (Ap 12,3), contrarie a questi sette gradi dell’amore, con le quali fa guerra contro questi gradi e lotta contro l’anima in ognuna delle sette mansioni, ove essa si esercita per conquistare tutti i gradi dell’amore di Dio! Se l’anima combatterà fedelmente in ciascuna mansione e vincerà, meriterà di salire, di grado in grado o di dimora in dimora, fino all’ultima, dopo aver tagliato una dopo l’altra le sette teste che le muovevano guerra spietata.

  A008000635 

 Infatti, come ho già detto, l’anima che cerca tali rivelazioni si allontana da questa virtù e a volte cade anche in tentazioni e presunzioni..

  A008000635 

 Si capisce, allora, come il demonio sia molto soddisfatto quando un’anima voglia ricevere rivelazioni e mostri inclinazioni per esse, perché in tal caso essa gli offre una facile occasione per insinuare errori ed allontanarla dalla fede il più possibile.

  A008000641 

 L’ho fatto nel capitolo precedente, per introdurre l’anima nella notte dello spirito..

  A008000641 

 Si procederà, così, dal meno al più, dal più esterno al più interno, fino a giungere a quella quiete intima dove l’anima si unisce con Dio.

  A008000641 

 Subito dopo ho cominciato a trattare dello spogliamento dell’anima circa le percezioni esterne soprannaturali, che accecano appunto i sensi esterni.

  A008000643 

 Devo altresì provare che è impossibile all’anima giungere all’unione con Dio se non smette di agire per mezzo di queste percezioni, perché non possono costituire un mezzo adeguato e prossimo a tale unione..

  A008000645 

 Ora, l’anima deve liberarsi da tutte queste immaginazioni, rimanendo al buio secondo questo senso, se vuole pervenire all’unione divina.

  A008000649 

 Allo stesso modo l’anima che in questa vita vuole giungere all’unione con Colui che è assoluto riposo e sommo bene, deve passare per tutti i gradi delle considerazioni, delle forme e delle conoscenze e disfarsene, perché queste non hanno somiglianza alcuna né proporzione con il termine al quale conducono, cioè Dio.

  A008000651 

 A questo punto le potenze abbandonano la via che aveva condotto l’anima a tale stato, così come i piedi, alla fine del viaggio, cessano di muoversi e si fermano.

  A008000651 

 In realtà, quanto più l’anima diventa spirituale, tanto più cessa di operare con le potenze in atti particolari, concentrandosi in un atto generale e puro.

  A008000651 

 Ma l’anima non può conseguire tale gusto come in passato, perché, come ho detto, essa non prova più gusto per un cibo così grossolano.

  A008000653 

 Anzi si può dire che più si affannano, meno progrediscono, perché quanto più si ostinano, tanto più si trovano a disagio; non fanno altro che sottrarre l’anima alla pace spirituale, lasciare il più per il meno e ripercorrere il cammino già percorso, siccome vogliono rifare ciò che è già fatto..

  A008000653 

 Per questo motivo dispiace assai osservare tante persone che turbano la loro anima costringendola a badare a cose esteriori e, senza motivo, cercano di rifare il cammino già percorso abbandonando il fine o la meta in cui riposavano e che avevano raggiunto con i mezzi della meditazione, mentre la loro anima vorrebbe restare nella serenità e nel riposo della quiete interiore per gustare la pace e nutrirsi di Dio.

  A008000653 

 Tutto questo provoca disgusto e ripugnanza nell’anima che avrebbe voluto rimanere in quella pace, che non comprende, come nel posto che le è proprio.

  A008000655 

 In questo stato, ripeto, le potenze dell’anima riposano e non sono attive, bensì passive, accettando quanto Dio opera in esse.

  A008000655 

 Se talvolta agiscono, non lo fanno con sforzo o con l’aiuto di prolungati ragionamenti, ma con la soavità dell’amore, mosse più da Dio che dall’abilità dell’anima, come spiegherò più avanti.

  A008000663 

 Il primo segno si presenta quando l’anima si accorge di non poter più meditare né discorrere con l’immaginazione, come pure di non trovare gusto in questo esercizio come le avveniva prima.

  A008000663 

 Ma finché ci trova gusto e può discorrere nella meditazione, non deve lasciarla, a meno che la sua anima abbia raggiunto la pace e la serenità di cui si parla nel terzo segno..

  A008000665 

 Il secondo segno si verifica quando l’anima non ha nessuna voglia di applicare la sua fantasia o i sensi ad altri oggetti particolari, esteriori o interiori.

  A008000667 

 Il terzo segno, che è più sicuro, si ha quando l’anima prova piacere a starsene sola con Dio, in uno sguardo d’amore contemplante, senza particolari considerazioni.

  A008000671 

 Infatti, anche se l’anima si rende conto che non può meditare né riflettere sulle cose di Dio e che tanto meno le giova pensare a quelle diverse da lui, questo stato potrebbe derivare da malinconia o da qualche altro cattivo umore proveniente dalla testa o dal cuore.

  A008000671 

 Infatti, quando l’impossibilità di fissare l’immaginazione o i sensi sulle cose di Dio proviene da distrazione o tiepidezza, l’anima avverte subito il desiderio e la voglia di occuparsi di altre cose, cercando un pretesto per abbandonare la meditazione.

  A008000671 

 Per evitare questo, l’anima deve verificare in sé il terzo segno, che consiste nella conoscenza e nello sguardo amoroso e pacifico su Dio, ecc., come ho detto sopra..

  A008000673 

 Ciò accade per due motivi: primo, perché agli inizi questa conoscenza amorosa è abitualmente molto sottile e delicata e quasi impercettibile; secondo, perché l’anima, essendo stata abituata all’altro esercizio della meditazione, completamente basato sui sensi, non riesce a vedere e quasi non avverte questa conoscenza nuova che non passa attraverso i sensi, in quanto è puramente spirituale.

  A008000679 

 Difatti, ordinariamente, tutte le volte che l’anima riceve qualche bene spirituale, lo gusta, perlomeno spiritualmente, proprio in quel mezzo attraverso cui lo riceve e che le è utile; altrimenti sarà un caso se ne trae giovamento o se nella causa di tale bene trova quel sostegno e quel gusto che prova quando lo riceve.

  A008000679 

 Il motivo, dunque, per cui l’anima non può più meditare né discorrere come prima è questo: il poco sapore e lo scarso profitto che lo spirito trova in tale esercizio..

  A008000679 

 Il primo è che l’anima ha già ricevuto, in certo modo, tutto il bene spirituale che poteva trovare nelle cose di Dio attraverso la meditazione e il ragionamento.

  A008000681 

 Come molti atti, in qualsiasi altro campo, finiscono per generare nell’anima un’abitudine, così molti atti di queste conoscenze piene d’amore, che l’anima ha di volta in volta emesso in particolare, con il loro ripetersi finiscono per diventare in essa un abito.

  A008000681 

 Così, ciò che prima l’anima otteneva periodicamente meditando con fatica su conoscenze particolari, ora, come ho detto, attraverso la ripetizione si è tramutato in abito e sostanza di una conoscenza amorosa generale, non distinta né particolare come prima.

  A008000681 

 Il secondo motivo sta nel fatto che a questo punto l’anima possiede lo spirito di meditazione sostanzialmente e abitualmente.

  A008000681 

 Ogni volta che l’anima, tramite la meditazione, ricava tale frutto, compie un atto.

  A008000681 

 Perciò, quando l’anima si mette a pregare, beve con piacere senza fatica alcuna, come chi ha l’acqua a portata di mano, senza doverla far arrivare attraverso i faticosi mezzi precedenti, quali i ragionamenti, le rappresentazioni e le figure.

  A008000683 

 Questo è il motivo per cui l’anima prova molta pena e disgusto quando si trova in questa quiete e si vuole farla applicare faticosamente alla meditazione e a conoscenze particolari.

  A008000687 

 Ma, ripeto, durante questo raccoglimento l’immaginazione è solita spaziare liberamente, senza che l’anima si compiaccia o vi acconsenta; anzi ne è infastidita, perché ciò disturba la sua pace e il suo diletto..

  A008000687 

 Per quanto riguarda il secondo segno c’è poco da dire, perché è chiaro che l’anima, a questo punto, non prova assolutamente più gusto nelle immagini estranee, cioè mondane, dal momento che essa non si diletta nemmeno più delle immagini relative alle cose di Dio per i motivi già detti.

  A008000689 

 In realtà, dopo aver lasciato la meditazione, che aiuta a discorrere attraverso le potenze sensitive, se all’anima viene a mancare anche la contemplazione, cioè, ripeto, la conoscenza generale nella quale essa tiene impegnate le potenze spirituali, la memoria, l’intelletto e la volontà, unite ormai in questa conoscenza già prodotta in esse, detta anima rimarrebbe necessariamente priva di ogni esercizio nei confronti di Dio.

  A008000689 

 Mediante le prime, come ho detto, l’anima può discorrere, cercare ed elaborare le conoscenze degli oggetti; mediante le seconde può godere delle conoscenze ricevute attraverso le potenze precedenti, senza che queste operino più..

  A008000689 

 Questo perché, se l’anima in quel momento non avesse questa conoscenza o sentimento della presenza di Dio, resterebbe inoperosa e non avrebbe nulla.

  A008000691 

 La differenza, dunque, che esiste nell’uso che l’anima fa delle potenze nell’uno e nell’altro stato, è la stessa che vige tra il lavorare a un’opera e il godere dell’opera fatta, oppure tra la fatica del cammino e la riposante quiete al termine del cammino.

  A008000691 

 Ugualmente, se l’anima non fosse occupata nell’operare con le potenze sensitive nella meditazione e nel ragionamento, o con l’aiuto delle potenze spirituali nella contemplazione e nella conoscenza, di cui ho parlato, nella quale essa gode di un bene ricevuto e acquisito; in breve, se essa non si serve di entrambe queste potenze, non potremmo assolutamente dire né come né in che cosa sia occupata.

  A008000691 

 È, quindi, indispensabile all’anima avere questa conoscenza generale per poter lasciare la via della meditazione e del ragionamento..

  A008000693 

 Così, essendo l’anima priva di queste conoscenze particolari, offerte dall’intelletto e dai sensi secondo la loro abituale capacità, non le sente più, perché le mancano le forme sensibili.

  A008000693 

 E lo è quando essa investe un’anima più spoglia e distaccata da altre conoscenze e nozioni particolari alle quali l’intelletto e i sensi potrebbero essere attaccati.

  A008000693 

 Ma a questo proposito si deve sapere che questa conoscenza generale di cui sto parlando, a volte è molto sottile e delicata, soprattutto quando è più pura, semplice, perfetta, più spirituale e interiore, tanto che l’anima, pur essendo occupata in essa, non riesce a vederla né a sentirla.

  A008000697 

 Lo stesso accade per la luce spirituale nei confronti della vista dell’anima, cioè l’intelletto.

  A008000697 

 Ma quando l’anima non è investita da questa luce divina con tanta forza, non scorge le tenebre, né vede la luce, né percepisce avvertitamene conoscenza alcuna di quaggiù o di lassù.

  A008000697 

 Può dunque accadere, e accade, che l’anima trascorra molte ore in questo oblio e, quando ritorna in sé, le sembra che tale oblio sia durato un attimo e che non sia accaduto nulla..

  A008000699 

 Così è l’anima, completamente ignorante delle cose della terra, perché conosce solo Dio.

  A008000699 

 Difatti, anche se l’armonia delle potenze dell’anima è sospesa, la sua intelligenza è nello stato di cui ho parlato sopra.

  A008000699 

 La causa di tale oblio è da ricercarsi nella purezza e nella semplicità di questa conoscenza che, occupando l’anima, la rende semplice, pura e distaccata da tutte le percezioni e le immagini dei sensi e della memoria con cui essa operava nel tempo, lasciandola così nell’oblio e senza tempo.

  A008000699 

 Perciò tale conoscenza lascia nell’anima, quando questa ritorna in sé, gli effetti in essa prodotti, senza che se ne accorga.

  A008000699 

 Quest’orazione, sebbene duri molto, all’anima – ripeto – sembra brevissima, perché è stata unita a Dio per mezzo della sua intelligenza pura, cioè libera da ogni mediazione, quindi fuori del tempo.

  A008000699 

 Sebbene all’anima favorita di tale conoscenza sembri di non fare nulla né di essere occupata in cosa alcuna, perché non agisce con i sensi e le potenze, tuttavia non creda che stia perdendo tempo.

  A008000699 

 Tale è l’orazione breve, di cui si dice che penetra i cieli: breve perché non è nel tempo; penetra i cieli perché l’anima è unita a Dio attraverso la sua intelligenza ormai celestiale.

  A008000701 

 Affinché essa produca l’effetto di cui sto parlando, basta che l’intelletto sia libero da qualsiasi conoscenza particolare, nell’ordine temporale e spirituale, e che la volontà non abbia alcun desiderio di pensare agli oggetti d’entrambi gli ordini, come ho detto, perché allora è segno che l’anima è occupata.

  A008000701 

 Ciò accade rare volte, perché non sempre tale conoscenza occupa l’anima interamente.

  A008000701 

 Ciò accade, a volte, quando l’anima non se ne accorge.

  A008000701 

 Quando, infatti, si comunica allo stesso tempo anche alla volontà, cioè quasi sempre, l’anima non manca di comprendere, press’a poco, se vuole prestarvi attenzione, di essere applicata e occupata in questa conoscenza.

  A008000701 

 Questo, dunque, è l’indizio per sapere se l’anima si trova in tale stato, cioè quando tale conoscenza si applica e si comunica solo all’intelletto.

  A008000701 

 Tale fenomeno avviene solo quando Dio priva l’anima dell’esercizio di tutte le sue potenze naturali e spirituali.

  A008000703 

 Dal paragone sopra riportato, inoltre, credo che si capisca come l’anima non debba ritenere questa luce più pura, elevata e chiara perché si presenta all’intelletto più comprensibile e percettibile.

  A008000703 

 Per ora questo può bastare per far capire quanto convenga all’anima essere occupata in simile conoscenza prima di abbandonare la via della meditazione discorsiva e per essere sicura, sebbene ad essa sembri il contrario, che è ben occupata, dal momento che scorge in sé i suddetti segni.

  A008000709 

 Anzi, al principio, quando dagli indizi suddetti tali persone si accorgeranno che la loro anima non è più occupata nella conoscenza che dà pace, dovranno avvalersi della meditazione discorsiva, finché non arriveranno alla contemplazione abituale in un modo più o meno perfetto, come accennavo sopra.

  A008000711 

 Così l’anima molte volte si troverà immersa in questa amorosa e pacifica presenza di Dio, senza l’aiuto delle sue potenze, non ponendo atti particolari, cioè non operando attivamente, ma disponendosi solo a ricevere.

  A008000711 

 Ma una volta entrata in quello stato, torno a ripetere, l’anima non si serve più delle sue potenze.

  A008000711 

 Ricevere la luce che si comunica soprannaturalmente significa che l’anima comprende passivamente.

  A008000713 

 Per questo, se l’anima volesse allora comprendere e meditare cose particolari, anche se spirituali, creerebbe ostacolo alla luce limpida, semplice e generale dello spirito, frapponendole come delle nubi.

  A008000715 

 Difatti questa luce non manca mai all’anima, però non le si comunica in presenza delle forme e dei veli delle creature, da cui è avvolta e impedita.

  A008000715 

 Quando nell’anima innamorata viene a mancare ciò che è naturale, immediatamente penetra n essa il divino, in un modo naturale e soprannaturale, perché non si abbia il vuoto della natura..

  A008000715 

 Risulta quindi chiaro che, quando l’anima sarà completamente purificata e libera da tutte le forme o immagini percepibili, s’immergerà in questa luce pura e semplice, trasformandosi in essa fino allo stato di perfezione.

  A008000715 

 Se l’anima si libererà da questi ostacoli, completamente, come dirò più avanti, si ritroverà nel puro spogliamento e nella povertà di spirito.

  A008000717 

 E non si avvalga di idee, meditazioni, immagini o ragionamenti, per non turbare la sua anima e strapparla dalla sua gioia e pace.

  A008000717 

 Se, come ho detto, avesse lo scrupolo di non fare nulla, ricordi che non è poca cosa calmare la sua anima e conservarla nel riposo e nella pace, libera da ogni attività e preoccupazione.

  A008000723 

 Infatti le percezioni e le immagini che i cinque sensi corporali producono nell’anima, in cui trovano la loro sede, possono verificarsi e stabilirsi in essa anche per via soprannaturale senza il concorso dei sensi esterni.

  A008000725 

 Anche il demonio cerca d’ingannare l’anima con le sue – apparentemente buone – manifestazioni, come si legge nel primo libro dei Re, quando ingannò tutti i profeti di Acab: mostrò alla loro immaginazione i corni con cui, affermava, avrebbe distrutto gli assiri; e invece mentiva (1Re 22,11).

  A008000725 

 Ciò non toglie, tuttavia, che alcune delle visioni corporee esterne producano un effetto maggiore; in fondo, Dio si comunica all’anima come gli pare e piace.

  A008000725 

 Dio, servendosi di queste immagini, spesso rivela all’anima molte cose e le insegna una profonda sapienza, come si legge in ogni pagina della sacra Scrittura.

  A008000725 

 Sono, invece, molto diverse quanto all’effetto che producono e alla loro perfezione, perché sono più sottili e producono nell’anima un effetto più profondo, in quanto soprannaturali e più interiori di quelle soprannaturali provenienti dai sensi esterni.

  A008000727 

 Essi, infatti, sono la porta d’entrata nell’anima e qui, come ho detto, l’intelletto attinge, quasi fosse un porto o un luogo dove prendere e deporre le sue provviste.

  A008000727 

 Tuttavia Dio non ricorre solo a questo mezzo per istruire l’anima, ma, dimorando sostanzialmente in essa, può fare ciò in modo diretto e con altri mezzi..

  A008000731 

 L’anima non deve accoglierle né trattenerle, ma rimanerne distaccata, spoglia, pura e semplice, senza alcuna forma o modalità, come si richiede per l’unione con Dio..

  A008000733 

 Dio non può essere contenuto in alcuna immagine o forma né in una cognizione particolare; per questo, se l’anima vuole unirsi a lui, non dev’essere assoggettata a una forma o conoscenza distinta..

  A008000733 

 Per unire due estremi, come quelli dell’anima e della Sapienza divina, è necessario che vi sia tra loro una certa somiglianza; perché l’anima si unisca alla Sapienza divina, dev’essere pura e semplice, non limitata né legata ad alcuna conoscenza particolare, né modificata dai limiti di forme, specie o immagini.

  A008000735 

 Aggiunge che c’erano tenebre, nuvole e oscurità (Dt 4,11), cioè questa conoscenza confusa e oscura di cui sto parlando, nella quale l’anima si unisce a Dio.

  A008000737 

 Che l’anima non possa giungere fino alle altezze di Dio, nei limiti concessi in questa vita, per mezzo di figure e immagini, ce lo ricorda ancora la sacra Scrittura nel libro dei Numeri.

  A008000737 

 Questo testo ci fa chiaramente comprendere che nell’eccelso stato di unione, di cui sto parlando, Dio non si comunica all’anima sotto i veli di visioni immaginarie, di somiglianze o di figure, ma bocca a bocca: cioè l’essenza pura e semplice di Dio, che è come la sua bocca per amore, si comunica all’essenza pura e semplice dell’anima, che è come la sua bocca per amore di Dio..

  A008000739 

 Come questa non può impedire al raggio di sole di penetrarla, e da esso viene illuminata, passivamente, senza suo concorso se non offrire la sua trasparenza, così l’anima, anche se volesse resistere, non potrebbe non ricevere gli influssi e le comunicazioni di tali visioni.

  A008000739 

 Difatti alle visioni soprannaturali infuse non può resistere la volontà contraria, umile e piena di amore, ma solo l’impurità e l’imperfezione dell’anima, come le macchie sulla vetrata sono di ostacolo alla luce del sole..

  A008000739 

 Infatti il bene che queste visioni immaginarie possono operare nell’anima, insieme a quelle corporee esterne di cui si è parlato, consiste nel comunicare conoscenza, amore e dolcezza.

  A008000739 

 Le visioni li producono nel momento stesso in cui si presentano all’immaginazione; esse fanno sentire la loro presenza all’anima e le infondono conoscenza, amore, soavità o qualsiasi altra cosa voluta da Dio.

  A008000739 

 L’unico motivo per cui potrebbero essere accettate e apprezzate sarebbe quello del profitto e degli effetti buoni che le visioni vere producono nell’anima.

  A008000739 

 Ora, perché producano questi effetti, non è necessario che l’anima le voglia accettare, come ho detto sopra.

  A008000739 

 Pertanto, per giungere a quest’unione d’amore di Dio essenziale, l’anima deve fare attenzione a non attaccarsi a queste visioni immaginarie, forme, rappresentazioni o conoscenze particolari, che non possono essere un mezzo adeguato e immediato per tale scopo; anzi le sarebbero d’impedimento; deve quindi rinunciare ad esse e cercare di evitarle.

  A008000739 

 Tale effetto viene prodotto nell’anima non solo simultaneamente, ma sostanzialmente, quantunque in momenti diversi, e passivamente, senza che essa possa impedirlo, anche se volesse.

  A008000741 

 Difatti, quanto alla parte principale, cioè al bene spirituale che le viene infuso, l’anima non può afferrarlo o comprenderlo; non sa né saprà dire cosa sia, perché è un favore prettamente spirituale.

  A008000741 

 Pertanto, se l’anima vuole accettare queste visioni e tenerle in conto, se ne ingombra e si contenta di quanto meno importante esse contengono, ossia di tutto quello che essa può afferrarne o conoscerne, come forma, immagine e conoscenza particolare.

  A008000741 

 Se, al contrario, l’anima volesse nutrirsi di tali visioni, queste occuperebbero lo spirito e i sensi, tanto che non avrebbe più la semplicità e la libertà per ricevere simili comunicazioni.

  A008000741 

 È chiaro, quindi, che quanto più l’anima si spoglia, secondo la volontà e l’attaccamento, delle conoscenze e delle macchie causate da quelle forme, immagini e figure, con cui sono avvolte le comunicazioni spirituali di cui ho detto, non solo non si priva di tali comunicazioni e dei benefici che ne derivano, ma molto meglio si dispone ad accoglierle con abbondanza, chiarezza e libertà di spirito e semplicità, quando mette da parte tutte quelle conoscenze, perché sono cortine e veli che coprono la parte spirituale in esse contenuta.

  A008000743 

 Così l’anima trarrà profitto per la sua fede da ciò che di sostanziale c’è in queste visioni, quando saprà rinunciare completamente a ciò che in esse c’è di sensibile e d’intelligibile e, rifiutandole, le userà bene in vista del fine che Dio ha voluto nel comunicargliele.

  A008000743 

 Infatti, come si diceva parlando delle visioni corporee, Dio non le concede all’anima perché essa desidera averle e nemmeno affinché ponga in esse il suo attaccamento..

  A008000743 

 L’anima deve, quindi, rifiutare sempre tutte le percezioni che essa può vedere e sentire distintamente, perché la comunicazione dei sensi non è un fondamento sicuro come la fede.

  A008000745 

 Ma a questo punto sorge un dubbio: se è vero che Dio concede all’anima visioni soprannaturali non perché essa le desideri, vi si attacchi o le apprezzi, allora per quale altra ragione gliele concede? Infatti l’anima, con simili comunicazioni, può cadere in molti errori e pericoli o perlomeno negli inconvenienti descritti che le impediscono di progredire.

  A008000747 

 Pensano in realtà che, per il solo fatto che tali visioni sono vere e vengono da Dio, sia bene accettarle e basarsi su di esse, non considerando che pure in esse l’anima può nutrire spirito di possesso, attaccamento e ostacolo, allo stesso modo delle cose del mondo, se non saprà rinunciarvi.

  A008000749 

 Questo luogo significa l’intelletto, che è il candeliere su cui poggia la candela della fede; esso deve rimanere oscuro fino a quando, nell’altra vita, spunterà il giorno della chiara visione di Dio e, in questa, quello della trasformazione e dell’unione con Dio, verso cui l’anima s’incammina..

  A008000753 

 Egli vuole elevare l’anima dalla sua bassezza fino all’unione divina, di cui parlano tutti i libri spirituali, compreso questo.

  A008000757 

 Ora, poiché l’ordine seguito dalle persone nella conoscenza passa attraverso le forme e le immagini delle cose create, e il modo di conoscere e di apprendere passa attraverso i sensi, Dio per elevare l’anima alla somma conoscenza deve, agendo con soavità, cominciare a muoverla dall’estrema bassezza dei sensi ed elevarla, secondo la sua natura, verso l’altro estremo, quello della sapienza spirituale, che non cade sotto i sensi.

  A008000757 

 Secondo questi principi fondamentali è, quindi, chiaro che Dio, per muovere ed elevare l’anima dal limite estremo della sua bassezza al vertice sublime della sua grandezza nell’unione con lui, lo fa con ordine, con soavità e secondo la natura di quest’anima.

  A008000759 

 Egli agisce secondo ciò che è bene per l’anima e secondo come vuole concederle i favori.

  A008000759 

 In questo modo Dio eleva gradualmente l’anima, conducendola verso ciò che è più interiore.

  A008000761 

 Comincia a comunicarle la vita spirituale partendo dalle cose esterne, palpabili e adeguate ai sensi, secondo la limitatezza e la poca capacità dell’anima.

  A008000761 

 Dice un adagio spirituale: Gustato spiritu, desipit omnis caro, che significa: Una volta gustate le dolcezze dello spirito, l’anima trova insipido tutto ciò che viene dalla carne: cioè tutte le vie della carne, che rappresentano ogni tipo di relazione dei sensi con lo spirito, non giovano e non procurano soddisfazione alcuna.

  A008000761 

 In questo modo, dunque, Dio va istruendo e rendendo spirituale l’anima.

  A008000761 

 Ma, come ho detto, l’anima potrà giungervi solo a poco a poco, a modo suo, attraverso i sensi, a cui è sempre legata.

  A008000763 

 Per poter crescere, dunque, l’anima non dovrà ricercare le rivelazioni di cui parliamo, anche se offerte da Dio.

  A008000763 

 Perciò, se l’anima vorrà attaccarvisi per sempre senza mai distogliersene, non cesserà di essere come un bambino e parlerà di Dio sempre come un bambino, penserà a Dio come un bambino.

  A008000765 

 Ciò non procura alcun giovamento, ma fa solo perdere tempo, crea ostacoli all’anima, la mette nell’occasione di molte imperfezioni, le impedisce di progredire, occupandola in cose che non sono del suo stato, liberandola cioè da queste minuzie di visioni e di conoscenze particolari, come ho detto a proposito delle visioni corporee e di quelle di cui parlerò più avanti..

  A008000765 

 Di conseguenza, l’effetto che tale visione doveva provocare nell’anima viene prodotto in essa in un modo più sostanziale, anche se per un’altra via.

  A008000765 

 In secondo luogo, l’anima si libera dal pericolo e dalla fatica che c’è nel discernere le visioni buone da quelle false e nel riconoscere se sono prodotte dall’angelo della luce o da quello delle tenebre.

  A008000765 

 L’anima infatti, ripeto, non può allontanare i favori che Dio vuole comunicarle, a meno che non vi sia qualche imperfezione o spirito di possesso.

  A008000765 

 Ma ora mi si chiederà: non sarà forse necessario che l’anima, finché è piccola, riceva tali rivelazioni e le abbandoni solo quando sarà cresciuta, così come è necessario al bambino succhiare al seno materno per nutrirsi, fino a quando sarà cresciuto e potrà farne a meno? Rispondo che, se si tratta della meditazione e dell’esercizio del discorso naturale con cui l’anima comincia a cercare Dio, è vero che non deve abbandonare questo mezzo sensibile per potersi nutrire.

  A008000765 

 Ma quando si tratta di visioni immaginarie o di altre comunicazioni soprannaturali che possono cadere sotto i sensi, indipendentemente dalla volontà dell’uomo, affermo che in qualsiasi momento, sia nello stadio perfetto che in quello meno perfetto, anche se vengono da Dio, l’anima non deve volerle, per due motivi.

  A008000765 

 Primo perché, come ho detto, tali visioni producono nell’anima il loro effetto senza che essa possa impedirlo, pur potendo impedire e impedisca di fatto la visione stessa, come accade spesso.

  A008000767 

 Dobbiamo convincerci che se il Signore non elevasse l’anima secondo la sua stessa natura, come dirò, non le comunicherebbe mai l’abbondanza del suo spirito mediante canali così stretti quali sono le forme, le figure e le conoscenze particolari, attraverso cui, appunto, le offre delle briciole per sostenerla.

  A008000767 

 È cosa veramente triste che l’anima, pur avendo una capacità infinita, venga nutrita con le briciole dei sensi, a causa del suo poco spirito e della sua scarsa sensibilità.

  A008000769 

 In tal modo l’anima prenderà da tali comunicazioni solo ciò che Dio intende e vuole, cioè lo spirito di devozione, che è il fine principale per cui egli le concede.

  A008000769 

 Occorre, dunque, ricordare che l’anima non deve porre attenzione alla scorza delle immagini e degli oggetti che le vengono presentati soprannaturalmente.

  A008000775 

 Tutto questo deriva dal comportamento e dal linguaggio che l’anima osserva nel suo direttore a tale riguardo.

  A008000777 

 L’anima non è più tanto umile; pensa che queste visioni abbiano qualche pregio, che essa valga qualcosa, che Dio l’abbia in considerazione; è contenta e soddisfatta di sé.

  A008000777 

 Questa facilità deriva certamente dal fatto che l’anima è tutta presa da queste visioni.

  A008000779 

 Ma oltre a questi danni e al fatto che tali anime non crescono nella fede se non si liberano da tali pensieri, vi sono altri danni, in tale comportamento, più sottili e più odiosi agli occhi di Dio, sebbene non così palpabili ed evidenti come i primi, perché impediscono all’anima di conseguire il perfetto spogliamento di sé.

  A008000785 

 Anche se è bene operare questo discernimento, tuttavia non c’è motivo di porre l’anima in questi imbarazzi, preoccupazioni e pericoli.

  A008000815 

 Resterebbe, così, deluso chi avesse interpretato questa profezia in senso temporale, perché Dio può riferirsi alla vera e più importante vittoria, cioè alla salvezza, in cui l’anima è libera e vittoriosa su tutti i suoi nemici, in un modo molto più reale ed elevato che se fosse stata liberata dai nemici quaggiù.

  A008000817 

 C’è un’anima che desidera ardentemente il martirio.

  A008000817 

 Il desiderio formale dell’anima, infatti, non era un determinato genere di morte, ma glorificare Dio attraverso il martirio e testimoniargli il suo amore come martire.

  A008000817 

 Ma allora perché non si è realizzata questa profezia? Perché si compirà e potrà realizzarsi secondo il senso più importante ed essenziale in essa contenuto: Dio le dà un grande amore e la gloria essenziale del martirio; così conferisce veramente all’anima ciò che essa formalmente desiderava e che le era stato promesso.

  A008000817 

 Quel genere di morte non ha alcun valore senza quest’amore; ma tale amore, l’esercizio e la corona del martirio le vengono concessi compiutamente per altra via; quindi, pur non morendo martire, l’anima è molto soddisfatta per aver ricevuto ciò che desiderava.

  A008000817 

 Questi e altri simili desideri, quando nascono da un amore vivo, anche se non si realizzano secondo i modi che l’anima pensava e intendeva, si compiono tuttavia in maniera diversa, molto superiore e a maggior gloria di Dio di quanto essa potesse chiedere.

  A008000827 

 Da quanto riportato possiamo, dunque, affermare ciò che ci siamo proposti: sebbene Dio abbia rivelato o detto a un’anima in modo affermativo qualcosa, in bene o in male, riguardante la stessa anima o altre, la parola di Dio potrà più o meno modificarsi, variare o essere annullata del tutto in base al cambiamento dei sentimenti di quell’anima o della causa su cui Dio si basava; potrebbe così realizzarsi diversamente da come ci si aspettava, e molte volte senza sapere il perché, noto solamente a Dio.

  A008000827 

 Vi sono, dunque, molte cose divine, assai particolari, che passano nell’anima senza che essa, o chi la dirige, le comprenda fino al momento opportuno..

  A008000837 

 Perché, dunque, stupirsi se alcune profezie o rivelazioni che Dio fa alle anime non si verificano nel senso in cui vengono intese? Nel caso infatti che Dio dica a un’anima o le riveli che essa o un’altra riceverà tale o tal altra cosa di bene o di male, qualora ci si basi su determinati atti attraverso cui questa o un’altra anima recano gloria od offesa a Dio, se tali anime perseverano in questo atteggiamento, la profezia si avvererà.

  A008000843 

 Come ho detto, Dio dà a ogni anima secondo le disposizioni della sua natura.

  A008000843 

 Ma quando è Dio che risponde, dico che lo fa a motivo della debolezza dell’anima che vuole percorrere questa via.

  A008000843 

 Vi sono ancora altri fini conosciuti solo da Dio e fondati sulla debolezza dell’anima.

  A008000847 

 Non vedo, infatti, come l’anima che le pretende non pecchi almeno venialmente, sebbene abbia le migliori intenzioni e sia giunta alla perfezione.

  A008000847 

 Ritengo, tuttavia, molto pericoloso per un’anima desiderare conoscenze per via soprannaturale, peggio ancora che se cercasse tramite i sensi dolcezze spirituali.

  A008000853 

 Questi, infatti, tiene generalmente nei confronti dell’anima un comportamento e un modo di fare simile a quello di Dio, per insinuarsi in essa indistintamente come il lupo penetra nell’ovile sotto le spoglie di pecora.

  A008000855 

 Ci sarebbe allora da stupirsi se il demonio rivelasse ciò a un’anima, dicendo: “Tra un anno” o “tra sei mesi scoppierà la peste”, e poi la previsione si avverasse? Ma è una profezia del demonio.

  A008000855 

 Per averla basta tenere la propria anima libera dalle passioni, come dice Boezio: Si vis claro lumine cernere verum, gaudia pelle, timorem, spemque fugato, nec dolor adsit: Se vuoi conoscere la verità con il lume naturale, liberati dal piacere e dal timore, dalla speranza e dal dolore..

  A008000865 

 Dio allora ritira la sua grazia e il suo favore da quell’anima che, priva dell’assistenza divina, necessariamente cade nell’inganno.

  A008000865 

 Subito il demonio provvede a rispondere ai desideri e alle voglie di quell’anima, che, soddisfatta delle risposte e delle comunicazioni conformi alla sua volontà, cade in una grave illusione..

  A008000867 

 Ma, a ben guardare, tutto ciò che ho detto serve al nostro scopo, perché in tutto vediamo che a Dio non piace che si vada in cerca di visioni: attraverso queste l’anima dà adito a tutti gli inganni in cui poi cade..

  A008000887 

 Ogni volta che il Signore dice o rivela qualcosa a un’anima, lo fa in modo da spingerla a riferire la cosa a chi di dovere.

  A008000891 

 L’anima umile, infatti, non osa trattare da sola con Dio, e si sente sicura solo quando si lascia guidare e consigliare da un suo simile.

  A008000895 

 Ordinariamente Dio, pur trattando con familiarità e a lungo con un’anima, non fa né le dice tutto ciò che può essere fatto dall’abilità o dalla prudenza umana.

  A008000901 

 Anche se le sembrasse superfluo rendergliene conto e non volesse perdere il suo tempo – perché, come ho detto, se l’anima rifiuta tali favori, non dà loro importanza e neppure li cerca (soprattutto quando si tratti di visioni o rivelazioni o altre comunicazioni soprannaturali, siano esse molto, poco o per nulla chiare) si sente tranquilla – tuttavia è indispensabile che ne parli al direttore, anche se non se sembra così, e gli dica tutto.

  A008000901 

 Da quanto ho esposto, concludo affermando che qualunque comunicazione un’anima riceva, in qualsiasi modo, per via soprannaturale, deve immediatamente riferirla al suo direttore spirituale in modo chiaro, sincero, integro e semplice.

  A008000901 

 Il primo, perché, come ho detto, Dio comunica molte cose all’anima, ma non le assicura completamente efficacia e forza, luce e certezza, fino a quando, ripeto, non ne parla con colui che Dio ha posto come suo giudice spirituale, il quale ha il potere di legarla o scioglierla, approvare o disapprovare quanto le è accaduto, come ho dimostrato con i testi della Scrittura riportati sopra.

  A008000903 

 Il secondo motivo è che ordinariamente l’anima ha bisogno di essere istruita circa i fatti che le accadono, affinché in tale situazione possa praticare la nudità e povertà di spirito, che è la notte oscura.

  A008000905 

 Il terzo motivo è il seguente: perché l’anima resti nell’umiltà, nella sottomissione e nella mortificazione, deve rendere conto di quanto le accade al suo padre spirituale, anche se non le pare importante né meritevole d’attenzione.

  A008000911 

 Le chiamo puramente spirituali perché, a differenza delle conoscenze corporee immaginarie, non sono comunicate all’intelletto attraverso i sensi corporali esterni o interni, ma si presentano all’intelletto in modo chiaro e distinto per via soprannaturale e passivamente, cioè senza che l’anima ponga un atto qualsiasi o agisca personalmente in maniera perlomeno attiva..

  A008000913 

 Occorre sapere, parlando in senso ampio e generale, che questi quattro generi di conoscenze possono essere chiamati tutti visioni dell’anima, perché l’intelligenza è detta anche vista dell’anima.

  A008000913 

 Pertanto, come tutto ciò che vedono gli occhi del corpo causa in essi una visione corporea, così tutto ciò che è intelligibile agli occhi spirituali dell’anima, cioè all’intelletto, causa una visione spirituale, perché, ripeto, per l’intelletto comprendere e vedere sono la stessa cosa.

  A008000915 

 Da tutto ciò l’intelletto ricava conoscenza o visione spirituale, libera da ogni percezione di forma, immagine, figura immaginaria o fantasia naturale; tali comunicazioni si producono nell’anima immediatamente attraverso una via e un mezzo soprannaturale..

  A008000915 

 Ma poiché tali conoscenze si presentano all’anima come ai sensi, ne deriva che, parlando in senso proprio e specifico, chiamiamo visione ciò che l’intelletto riceve come qualcosa che può vedere, perché può vedere le cose spiritualmente, come gli occhi del corpo vedono le cose corporee; ciò che percepisce come se l’imparasse o come se si trattasse di cose nuove, come avviene per l’udito quando sente cose mai prima udite, lo chiamiamo locuzione; e infine, ciò che riceve in modo simile agli altri sensi, come ad esempio, la percezione di un soave odore spirituale, di un gusto o di un piacere spirituale che l’anima può provare soprannaturalmente, lo chiamiamo sentimento spirituale.

  A008000917 

 Poiché sono interiori e puramente spirituali, non possono essere raggiunte dal demonio, perché si comunicano all’anima in forma purissima e sottile, senza alcuna attività da parte sua né dell’immaginazione, o almeno senza cooperazione attiva.

  A008000923 

 Le prime riguardano tutte le cose esistenti in cielo e sulla terra; l’anima le può vedere, pur restando nel suo corpo, attraverso una certa luce soprannaturale che le viene da Dio, nella quale può contemplare tutte le cose lontane, del cielo e della terra.

  A008000925 

 Difatti, se Dio volesse comunicarle nella loro essenza all’anima, questa lascerebbe il suo corpo e cesserebbe la sua vita mortale.

  A008000927 

 Anche in questo caso Dio sostiene le condizioni della vita naturale, poiché sottrae totalmente lo spirito da essa, facendo in modo che la sua grazia supplisca alle funzioni dell’anima nel corpo.

  A008000929 

 Ne parlerò quando tratterò dell’intelligenza mistica, confusa e oscura, di cui si discuterà quando occorrerà mostrare come mediante questa conoscenza amorosa e oscura l’anima si unisca a Dio in grado elevato e divino.

  A008000929 

 Sebbene in questa vita l’intelletto non possa avere queste visioni di sostanze spirituali in modo chiaro ed evidente, tuttavia è possibile sentirle nella sostanza dell’anima con soavissimi tocchi e amplessi che appartengono ai sentimenti spirituali, dei quali, a Dio piacendo, parlerò in seguito: l’intento è, infatti, quello di guidare l’anima verso l’amplesso e l’unione con l’Essenza divina.

  A008000931 

 Ciò è quanto accade nell’anima in modo più perfetto, perché tali visioni s’imprimono nel suo spirito così profondamente con l’aiuto di quella luce, che ogni volta che vi ritorna sopra le rivede in sé come le aveva viste al principio.

  A008000931 

 Infatti, come gli occhi del corpo vedono gli oggetti sensibili mediante la luce naturale, così l’anima, o per meglio dire, l’intelletto, per mezzo della luce soprannaturale, di cui ho parlato, vede interiormente questi stessi oggetti naturali e altri, se Dio vuole.

  A008000931 

 Infatti, quando Dio vuole accordare una grazia di questo genere all’anima, le comunica la luce soprannaturale di cui si diceva.

  A008000931 

 L’anima è come lo specchio in cui si vedono le forme riflesse ogni volta che lo si guarda.

  A008000931 

 Pertanto, adesso tratto delle visioni di sostanze corporee che vengono comunicate in modo spirituale all’anima e che somigliano alle visioni corporee.

  A008000931 

 Queste visioni sono tali che le immagini delle cose che l’anima ha visto una volta non spariscono mai completamente, anche se con il tempo diventano più opache..

  A008000933 

 Tra gli effetti prodotti nell’anima da queste visioni si possono annoverare la quiete, l’illuminazione, una gioia simile a quella dello stato di gloria, la dolcezza, la purezza, l’amore, l’umiltà, l’attrazione o elevazione dello spirito in Dio.

  A008000935 

 Anche il demonio può provocare queste visioni nell’anima servendosi di qualche luce naturale, in cui per suggestione spirituale fa vedere allo spirito cose presenti o assenti.

  A008000935 

 Gli effetti che esse producono nell’anima non sono come quelli delle visioni buone, anzi provocano aridità di spirito nei rapporti con Dio, tendenza all’autostima, suggerendo di accogliere e dare importanza a tali visioni; d’altra parte esse non producono affatto la dolcezza dell’umiltà e l’amore di Dio.

  A008000935 

 Non durano a lungo, anzi si cancellano presto, eccetto quando l’anima le stima molto; in questo caso la stima stessa fa sì che se ne conservi il ricordo in modo naturale: ma è un ricordo molto arido, che non produce quell’amore e quell’umiltà procurati dal ricordo delle visioni buone..

  A008000935 

 Per di più, gli oggetti di queste visioni non rimangono impressi nell’anima con la luminosità soave delle altre.

  A008000937 

 Accade, così, che l’anima sia infiammata d’ansie di amore molto puro per Dio, senza sapere da dove vengano né su cosa si fondino.

  A008000937 

 All’anima, quindi, conviene comportarsi in maniera del tutto negativa nei loro confronti, come nei confronti delle altre di cui ho parlato, se vuole progredire con il mezzo prossimo che è la fede.

  A008000937 

 Da ciò segue che, quanto più l’anima s’impegna a restare nelle tenebre e nel nulla rispetto a tutte le cose esteriori e interiori che le possono essere comunicate, tanta maggior fede, quindi amore e speranza verranno infuse in essa, dal momento che queste tre virtù teologali progrediscono insieme..

  A008000937 

 L’anima, dunque, non deve conservare né apprezzare le forme di quelle visioni che le rimangono impresse e nemmeno vi si deve attaccare.

  A008000937 

 Questo perché, come la fede si è radicata e si è molto sviluppata nell’anima per mezzo di questo vuoto, di queste tenebre e del distacco da tutte le cose – in breve, per mezzo di questa povertà spirituale –, così si è parimenti radicata e sviluppata nell’anima la carità di Dio.

  A008000937 

 È vero che il loro ricordo suscita nell’anima qualche grado d’amore di Dio e la conduce alla contemplazione, ma molto di più ve la spingeranno e innalzeranno la fede pura e il cieco distacco da tutte quelle visioni, senza voler sapere come e da dove vengono.

  A008000939 

 A volte la persona non comprende né avverte quest’amore, perché esso non passa attraverso i sensi con dolcezza, ma si stabilisce nell’anima con una forza, un coraggio e un’audacia superiori al passato, sebbene alcune volte si ripercuota nei sensi e appaia tenero e dolce.

  A008000939 

 Altrimenti, pur supponendo che l’anima sia tanto abile, umile e forte da impedire al demonio d’ingannarla per mezzo di tali visioni e di farla cadere nella presunzione, com’è solito fare, il maligno non permetterà all’anima di progredire, perché essa frappone qualche ostacolo alla nudità spirituale, alla povertà di spirito, al distacco della fede, elementi richiesti per la sua unione con Dio..

  A008000939 

 Per arrivare, perciò, a questo amore, a quest’allegria, a questa gioia che tali visioni producono e causano, l’anima deve avere forza, esercitarsi nella mortificazione e nell’amore per voler rimanere libera e all’oscuro nei loro confronti.

  A008000945 

 Così, ad esempio, Dio fa comprendere all’anima una cosa spiegandone all’intelletto la verità, o le svela qualcosa che egli ha fatto, fa o pensa di fare..

  A008000947 

 Le prime, infatti, non possono essere chiamate, a rigor di termini, rivelazioni, perché consistono nella conoscenza di verità pure e nude, che Dio concede all’anima su cose non solo temporali ma anche spirituali, in modo chiaro ed esplicito.

  A008000953 

 Non è mia intenzione parlarne esplicitamente, ma voglio solo mostrare all’anima come servirsene per tendere all’unione divina.

  A008000957 

 Poiché qui si tratta di contemplazione pura, l’anima vede chiaramente che non è possibile dirne qualcosa, se non in termini generali che traboccano dall’abbondanza del diletto e del bene che essa prova, ma che sono insufficienti a far comprendere ciò che ha gustato e sentito..

  A008000957 

 Sebbene sia le une che le altre procurino grande delizia nell’anima, tuttavia non c’è paragone se guardiamo al diletto che producono quelle che riguardano Dio, né vi sono vocaboli o termini per darne un’idea, perché si tratta di conoscenze che hanno per oggetto Dio stesso e le delizie che egli procura all’anima, secondo quanto afferma Davide: Non v’è alcuna cosa simile a lui (Sal 39,6).

  A008000957 

 Tutte le volte che egli si fa sentire all’anima, s’imprime in essa ciò che va provando.

  A008000959 

 Sebbene, talvolta, in circostanze simili l’anima dica molte parole, si accorge di non aver detto nulla di quanto ha provato, perché sa che non v’è parola in grado di esprimere quest’esperienza.

  A008000961 

 Conoscenze così eccelse possono venir accordate solo all’anima pervenuta all’unione con Dio, perché esse medesime sono quell’unione.

  A008000961 

 Questa consiste nel possedere simili conoscenze mediante un certo tocco che intercorre tra l’anima e la Divinità, per cui in quel momento è Dio stesso che viene sentito e gustato.

  A008000961 

 Sebbene questo tocco di conoscenza e di soavità non sia manifesto e chiaro come nella gloria, tuttavia è talmente elevato e profondo da penetrare la sostanza dell’anima.

  A008000963 

 Potrebbe però scimmiottarle, presentando all’anima alcune cose elevate e grandiose capaci di impressionarla vivamente, cercando di convincerla che si tratta di un favore divino; ma non potrà mai fare in modo che esse penetrino nella sostanza dell’anima, la rinnovino dal di dentro e l’innamorino repentinamente, come invece fanno le conoscenze provenienti da Dio.

  A008000963 

 Vi è, infatti, qualche conoscenza o tocco soprannaturale che il Signore prova nella sostanza dell’anima e l’arricchisce in modo tale che ne basta una sola per liberarla una volta per tutte dalle imperfezioni che essa non era riuscita a correggere nell’intera sua vita, lasciandola colma di virtù e di beni divini..

  A008000965 

 L’anima rimane talmente incoraggiata e con tanto desiderio di soffrire molto di più per il Signore, da avvertire un particolare tormento al pensiero di soffrire molto poco per lui..

  A008000965 

 Questi tocchi divini sono così pieni di sapore e di intime delizie che uno solo di essi basterebbe per ripagare l’anima di tutte le innumerevoli fatiche affrontate nella vita.

  A008000967 

 A queste sublimi conoscenze l’anima non può giungere attraverso qualche comparazione o immaginazione da parte sua, perché quelle trascendono simili espedienti.

  A008000967 

 Dio le produce nell’anima senza alcuna sua attiva collaborazione.

  A008000967 

 Tali ricordi, a volte, si risvegliano improvvisamente nell’anima al solo pensiero di cose spesso insignificanti; sono talmente sensibili che non solo l’anima, ma anche il corpo ne freme di gioia; altre volte invece si fanno sentire quando lo spirito è in una calma profonda, senza produrre alcun fremito, ma un improvviso senso di diletto e di refrigerio per lo spirito..

  A008000969 

 Difatti molte volte sono assai deboli, ma, per quanto deboli possano essere, uno solo di questi ricordi e tocchi divini nell’anima vale più di molte altre conoscenze o considerazioni sulle creature e le opere di Dio.

  A008000969 

 E poiché tali conoscenze sono offerte all’anima all’improvviso e senza il concorso della sua volontà, essa non deve far nulla per cercarle o respingerle.

  A008000971 

 Essi provengono da un amore molto particolare di Dio perché l’anima lo ripaghi con un amore altrettanto disinteressato.

  A008000971 

 Non dico, però, che l’anima debba comportarsi negativamente nei confronti di queste conoscenze come con le altre, perché queste, ripeto, fanno parte dell’unione verso cui andiamo conducendo l’anima.

  A008000971 

 Tali favori, infatti, non vengono accordati all’anima che dimostra spirito di possesso.

  A008000971 

 Tali parole alludono alle conoscenze e ai tocchi di cui stiamo parlando, attraverso i quali Dio si manifesta all’anima che si accosta a lui e lo ama per davvero..

  A008000973 

 Questa conoscenza è tale che le verità conosciute s’imprimono nel più profondo dell’anima, senza che alcuno le dica nulla.

  A008000973 

 Sebbene l’anima ritenga questa conoscenza molto certa e vera, come ho detto, e non possa esimersi dal dare il suo assenso interiore passivo, tuttavia non deve cessare di aver fede e di dare il suo assenso razionale a quanto il maestro spirituale le dirà o comanderà, anche se è molto contrario a ciò che essa prova.

  A008000973 

 È come se l’anima la vedesse con molta chiarezza.

  A008000979 

 Occorre sapere che le persone, il cui spirito è del tutto purificato, possono, chi più chi meno, con molta facilità e naturalezza conoscere ciò che è nel cuore o nell’intimo dell’anima, le inclinazioni e le qualità degli altri.

  A008000983 

 Sia l’una che l’altra forma di conoscenza delle cose, come pure le altre, vengono comunicate all’anima passivamente, senza il minimo concorso da parte di quest’ultima.

  A008000985 

 Egli può, infatti, servendosi della suggestione, presentare all’anima molte conoscenze intellettuali e imprimerle talmente in essa da farle sembrare vere.

  A008000985 

 Ivi il demonio imprime le conoscenze con tanta forza, tanta persuasione e tanta efficacia che l’anima allora ha bisogno di molta preghiera ed energia per respingerle.

  A008000985 

 Le suggestioni, infatti, a volte hanno molta presa nell’anima, soprattutto quando questa partecipa un po’ della debolezza dei sensi.

  A008000985 

 Se l’anima non è umile e prudente, senza dubbio il demonio le farà credere mille menzogne.

  A008000987 

 Difatti, poiché tali favori sono ricevuti passivamente dall’anima, sortiscono sempre l’effetto da Dio voluto per l’anima, senza che questa vi concorra.

  A008000987 

 L’anima ne tenga sempre informato il proprio confessore o maestro spirituale, attenendosi sempre a ciò che le consiglierà.

  A008000987 

 Quanto a quest’ultimo, cerchi di distogliere in fretta l’anima da simili fenomeni, non dando loro alcuna importanza, perché non occorrono per avanzare verso l’unione con Dio.

  A008000987 

 Tutte queste conoscenze, vengano da Dio oppure no, giovano pochissimo all’anima che vuole servirsene per andare a lui.

  A008000997 

 Per conservare la purezza è opportuno che l’anima resti nella fede.

  A008000997 

 Poiché non vi sono più articoli da rivelare circa la sostanza della nostra fede, al di fuori di quelli già rivelati alla Chiesa, non solo non dobbiamo accettare una novità che venisse rivelata all’anima, ma, anzi, è prudente respingere le novità contenute in tale rivelazione.

  A008000999 

 Anche se fosse vero che non v’è alcun pericolo di cadere in tale inganno, è opportuno che l’anima non cerchi di comprendere chiaramente le verità della fede, per mantenere puro e intatto il suo merito e anche per introdursi, attraverso la notte dell’intelletto, alla luce divina dell’unione.

  A008001001 

 L’anima vi aderisce e vi si attacca in maniera tale che, se non ha umiltà, molto difficilmente si riuscirà a distaccarla e a farle credere il contrario.

  A008001001 

 Per questo motivo l’anima pura, prudente, semplice e umile, con tutte le sue forze e il suo impegno deve ricusare e respingere le rivelazioni e le visioni come tentazioni molto pericolose, perché per tendere all’unione d’amore non è necessario desiderarle, anzi bisogna rifiutarle.

  A008001003 

 Alle obiezioni che si possono muovere contro questa dottrina si è già risposto nei capitoli 21 e 22; rimando quindi a quei capitoli e mi limito a dire che l’anima si guardi da tutte queste manifestazioni per camminare pura e senza errori nella notte della fede verso l’unione divina..

  A008001007 

 Difatti mi sembra che riguardo a tale materia siano stati dati avvisi, chiarimenti e insegnamenti sufficienti perché l’anima sappia come comportarsi prudentemente in tutte le situazioni, interne ed esterne, per andare avanti.

  A008001007 

 Egli comprenderà allora che, anche se non mi sono dilungato molto sulle conoscenze dell’anima e sulla dottrina che sto esponendo, anche se non sono sceso in tutti i particolari e le divisioni forse utili per comprendere l’argomento, tuttavia dico quanto è necessario secondo lo scopo prefisso.

  A008001007 

 Il lettore diligente deve ricordare sempre l’intento e il fine che mi sono prefisso in questo libro: introdurre l’anima nella sublime unione con Dio attraverso tutte le sue conoscenze, naturali e soprannaturali, tenendola lontana da inganni o difficoltà nella purezza della fede.

  A008001007 

 Mi contento di aver dato, a parer mio, la sostanza, la dottrina, e indicato le precauzioni che bisogna seguire di fronti a tali conoscenze e ad altre simili che possono presentarsi all’anima..

  A008001009 

 Sono sostanziali, infine, altre parole che si producono in modo preciso nello spirito, sia esso in stato di raccoglimento oppure no; esse producono e causano nella sostanza dell’anima quella sostanza e virtù che significano.

  A008001019 

 Mi spaventa molto ciò che accade ai nostri giorni, in cui una qualsiasi anima pervenuta a un certo livello di meditazione appena sente qualche locuzione di questo genere durante il raccoglimento, subito dichiara che si tratta di parole provenienti da Dio.

  A008001021 

 Difatti ciò che non genera umiltà, carità, mortificazione, santa semplicità e silenzio, ecc., che cosa può essere? Affermo, dunque, che queste locuzioni possono ostacolare molto l’anima nel suo cammino verso l’unione divina, perché, se vi dà importanza, l’allontanano molto dalla profondità della fede, ove l’intelletto deve rimanere nell’oscurità per avanzare nel segno dell’amore nella notte della fede, non a forza di ragionamenti..

  A008001021 

 Esse ne ricaveranno più loquacità e impurità d’anima che umiltà e mortificazione spirituale.

  A008001023 

 Quanto più un’anima è pura e impegnata a vivere nella fede, tanta più carità infusa da Dio riceverà; e quanta più carità possiede, tanto più lo Spirito Santo la illumina e le comunica i suoi doni, perché la carità è la causa di tali doni e il mezzo attraverso cui egli li comunica.

  A008001023 

 Sebbene sia vero che Dio nell’illuminazione di quelle verità comunichi all’anima un po’ di luce, tuttavia la luce della fede è assai diversa per qualità, pur essendo molto oscura; qualitativamente essa è come l’oro purissimo rispetto al metallo più vile; quantitativamente è superiore quanto è il mare rispetto a una goccia d’acqua.

  A008001025 

 Ivi Dio istruisce l’anima in maniera soprannaturale e segreta, l’arricchisce di virtù e di doni, senza che essa possa comprendere.

  A008001025 

 L’anima necessariamente cadrà in errore e formerà da sé i ragionamenti, in modo tale che quanto essa sente non sarà qualcosa di soprannaturale né gli somiglierà.

  A008001025 

 L’anima, invece, senza forzare l’intelletto a considerare ciò che le viene comunicato soprannaturalmente, applichi la volontà ad amare Dio con semplicità e purezza, perché quei beni le vengono concessi per mezzo dell’amore, e persino in misura maggiore che in passato.

  A008001025 

 Se l’anima, quando riceve passivamente questi favori soprannaturali, fa intervenire attivamente l’abilità naturale del suo intelletto o di altre facoltà, non potrà mai raggiungere il livello di tali realtà soprannaturali attraverso questi canali troppo grossolani.

  A008001025 

 Se mi dici che tutte queste conoscenze sono buone e che l’una non ostacola l’altra, ti rispondo che tutte nuocciono all’anima, se dà loro importanza.

  A008001033 

 Altre volte, ancora, l’anima avvertirà molto debolmente queste operazioni o movimenti verso le virtù suddette, nonostante sia buono quanto ha provato.

  A008001033 

 Dio permette ciò per un bene più grande dell’anima.

  A008001033 

 Il demonio si comporta in questo modo per mascherarsi meglio; egli, del resto, a volte riesce benissimo a far versare lacrime sui sentimenti che provoca, per istillare nell’anima le affezioni che vuole.

  A008001033 

 Non tralascia nulla per spingere continuamente la volontà a stimare queste comunicazioni interiori, ad annettervi molta importanza, perché vi si dedichi e occupi l’anima non in ciò che è virtù, ma occasione di perdere anche quella che si potrebbe avere..

  A008001033 

 Quando l’anima, insieme con le parole e i concetti, sente un amore pieno di umiltà e di riverenza per il Signore, è segno che lo Spirito Santo è presente, perché egli non accorda mai simili favori senza rivestirli di queste virtù.

  A008001041 

 Talvolta sono parole successive, come le precedenti, perché di solito durano a lungo, istruiscono l’anima o discutono con essa, senza che lo spirito vi prenda parte.

  A008001043 

 Anzi, a volte tali parole non liberano l’anima dalla ripugnanza e dalle difficoltà, ma gliele aggravano, cosa questa che Dio permette per istruire l’anima, farla crescere in umiltà, insomma per il suo bene.

  A008001043 

 Egli permette questa ripugnanza soprattutto quando impone all’anima cariche o uffici che possono procurarle onore.

  A008001043 

 Ora questo fine, quando le parole vengono da Dio, è sempre raggiunto dall’anima, perché la dispongono e illuminano su ciò che le viene comandato o insegnato.

  A008001043 

 Queste parole, quando sono soltanto formali, producono poco effetto nell’anima.

  A008001045 

 A motivo di questa prontezza che Dio comunemente ispira all’anima, queste parole formali differiscono da quelle successive: queste non muovono lo spirito né gli comunicano tanta prontezza quanta le altre, perché sono più formali e l’intelletto vi mette meno di suo.

  A008001045 

 Quando l’anima sente queste parole formali non deve porsi il dubbio se sia lei a pronunciarle, perché vede chiaramente che non è così, soprattutto quando non pensa affatto a ciò che le viene detto.

  A008001047 

 L’anima non deve attribuire importanza a queste parole formali, similmente alle altre, perché occupano lo spirito con cose che non sono il mezzo legittimo e prossimo per l’unione con Dio, cioè la fede.

  A008001047 

 Occorre, invece, riferirle a un confessore esperto o a una persona discreta e saggia, perché diano istruzioni in proposito, vedano ciò che conviene al caso e offrano il loro consiglio; l’anima, poi, eserciti abnegazione e rinuncia nei confronti di tali parole.

  A008001047 

 Se non si trovasse una persona esperta, è meglio non tener conto di tali parole, non parlarne con nessuno, perché l’anima potrebbe incontrare facilmente persone le quali, anziché edificarla, vogliono il suo male.

  A008001049 

 Poiché in questa materia si è esposti a sottili e strani inganni, a mio avviso, se l’anima non è nemica di tali manifestazioni, non mancherà di cadere in errori più o meno gravi..

  A008001049 

 Si faccia molta attenzione perché l’anima non prenda da sola nessuna iniziativa, né ammetta alcunché di ciò che quelle parole le comunicano, senza il parere e il ponderato consiglio di altri.

  A008001055 

 In verità, una sola di queste parole procura all’anima più bene di quanto ha compiuto di meritorio nella sua vita..

  A008001055 

 La parola di Dio, infatti, come dice il Saggio, è piena di potenza (Qo 8,4): produce sostanzialmente nell’anima ciò che significa.

  A008001055 

 Se, per esempio, il Signore dicesse formalmente a un’anima: “Sii buona”, immediatamente l’anima sarebbe sostanzialmente buona; o se le dicesse: “Amami”, immediatamente avrebbe e sentirebbe in sé la sostanza dell’amore di Dio; e se avesse molta paura e le dicesse: “Non temere”, immediatamente sentirebbe grande forza e tranquillità.

  A008001055 

 Sebbene siano anch’esse formali come le precedenti, perché s’imprimono nell’anima in un modo molto distinto, ne differiscono per il fatto che producono un effetto vivo e profondo nell’anima, al contrario di quelle puramente formali.

  A008001055 

 Sono di una tale importanza e di un tale valore da comunicare vita, virtù e un bene incomparabile all’anima.

  A008001055 

 È vero che ogni parola sostanziale è formale, ma non viceversa; lo è solo quella che, come ho detto, imprime sostanzialmente nell’anima ciò che significa.

  A008001057 

 Affermo anche che l’anima non deve preoccuparsi di volerle o non volerle: non è necessario il suo consenso perché Dio le comunichi, né basta non volerle perché cessino di produrre il loro effetto.

  A008001057 

 Beata l’anima alla quale Dio le comunica! Parla, Signore, ché il tuo servo ti ascolta (1Sam 3,10)..

  A008001057 

 Essendo, infatti, quell’anima unita a lui per cattiveria volontaria, il demonio potrebbe facilmente imprimere nel suo intimo gli effetti perversi delle sue parole di malizia.

  A008001057 

 L’anima deve solo tenersi pronta alla rinuncia e nutrire umiltà.

  A008001057 

 L’anima, infine, non deve temere alcun inganno, perché qui né l’intelletto né il demonio possono intromettersi e neppure riuscire a produrre passivamente nell’anima un effetto sostanziale, così da imprimere in essa l’effetto abituale della propria parola.

  A008001057 

 Nei confronti di queste parole l’anima non deve fare nulla, non deve desiderare nulla, nulla volere, rifiutare o temere.

  A008001057 

 Non deve preoccuparsi se non di compiere ciò che esse significano, perché Dio non comunica mai queste parole sostanziali all’anima perché le metta in pratica, ma per realizzarle lui personalmente in quest’anima; in ciò esse differiscono dalle parole formali e successive.

  A008001057 

 Non deve respingere queste parole perché il loro effetto è già sostanzialmente impresso nell’anima e arricchito di beni divini.

  A008001057 

 Queste parole sostanziali, dunque, servono molto all’unione dell’anima con Dio.

  A008001057 

 È da escludere il caso in cui l’anima si sia data al maligno con patto volontario.

  A008001063 

 Difatti essi non dipendono da opere che l’anima può compiere, né sono frutto delle sue meditazioni, sebbene tali opere e considerazioni siano una buona disposizione per ricevere queste manifestazioni.

  A008001063 

 La seconda, i sentimenti che risiedono nella sostanza dell’anima.

  A008001063 

 Ma quelli che risiedono nella sostanza dell’anima sono assai sublimi e producono un grande bene e molto profitto.

  A008001063 

 Non è, dunque, necessario che l’anima sia attualmente dedita a cose spirituali, sebbene ciò sia molto meglio, perché Dio le conceda i tocchi da cui provengono i suddetti sentimenti.

  A008001063 

 Né l’anima né coloro che la guidano possono sapere o comprendere la causa e la provenienza di questi sentimenti e neppure come Dio conceda questi favori.

  A008001065 

 Occorre, dunque, sapere che da questi sentimenti – sia quelli della volontà che quelli attinenti alla sostanza dell’anima, sia quelli repentini, provocati dai tocchi divini, che quelli duraturi e successivi – molte volte ridonda nell’intelletto un’impressione di conoscenza e di capacità d’intendere.

  A008001067 

 Difatti, come i sentimenti suddetti si producono passivamente nell’anima, senza che questa faccia qualcosa per riceverli, così pure le conoscenze che ne risultano vengono ricevute passivamente nell’intelletto, dai filosofi chiamato possibile, cioè indipendentemente dalla sua attività.

  A008001067 

 Il maligno può farlo molto bene, per mezzo dei sentimenti suddetti e di quelli che egli stesso può immettere nell’anima che si abbandona a simili conoscenze.

  A008001067 

 L’anima, dunque, non deve cercarle né desiderare di riceverle, perché l’intelletto non ne formi di proprie e il demonio non ne introduca altre diverse e false.

  A008001067 

 L’anima, perciò, si comporti con distacco e umiltà e conservi un atteggiamento di passività nei confronti di queste manifestazioni.

  A008001067 

 Questa si realizza passivamente nell’anima..

  A008001069 

 Quanto si è detto su questo argomento è sufficiente perché l’anima possa trovare nelle suddette divisioni la dottrina e le precauzioni necessarie per qualsiasi conoscenza che le possa capitare nell’intelletto.

  A008001072 

 S’insegna come deve comportarsi l’anima nei riguardi delle operazioni di queste due potenze, così da giungere, per loro tramite, all’unione con Dio, in perfetta speranza e carità..

  A008001076 

 Finora ho spiegato come l’intelletto, la prima delle potenze dell’anima, debba comportarsi, alla luce della fede, in tutte le conoscenze che va acquisendo, perché l’anima possa unirsi a Dio nella purezza di tale virtù.

  A008001076 

 Ora non resta che applicare lo stesso procedimento alle altre due potenze dell’anima, cioè la memoria e la volontà, affinché, purificate anch’esse nei confronti delle loro rispettive operazioni, l’anima possa unirsi a Dio attraverso una perfetta speranza e carità.

  A008001086 

 Ciò spiega perché tutti i mezzi e le operazioni sensibili delle potenze debbano essere abbandonati e messi a tacere, affinché il Signore realizzi direttamente nell’anima la divina unione.

  A008001088 

 Se è vero, com’è vero, che l’anima deve arrivare a conoscere Dio attraverso ciò che egli non è, piuttosto che attraverso ciò che egli è, necessariamente per andare a lui essa deve negare, fino all’estremo possibile, tutte le sue conoscenze, non ammettendo né quelle naturali né quelle soprannaturali.

  A008001090 

 Poiché nessuno può servire a due padroni (Mt 6,24), come dice Cristo, la memoria non può essere unita contemporaneamente a Dio e alle immagini o conoscenze particolari: Dio non ha forma né immagine che possa essere compresa dalla memoria; ne segue che, quando l’anima è unita a Dio, come dimostra l’esperienza di ogni giorno, rimane priva di forme e di figure, l’immaginazione resta inattiva e la memoria immersa nel sommo Bene, in totale oblio, senza ricordare nulla.

  A008001094 

 Pertanto, perché Dio possa produrre questi tocchi di unione, l’anima deve separare la propria memoria da tutte le conoscenze sensibili.

  A008001098 

 All’inizio, quando questa si va attuando, l’anima non può non avere un grande oblio di tutte le cose, poiché le loro forme e conoscenze a poco a poco vengono cancellate dalla memoria.

  A008001098 

 In virtù di tale trasformazione, le operazioni di Dio e quelle dell’anima non sono distinte, quindi le operazioni dell’anima sono compiute da Dio, poiché, come dice san Paolo, chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito (1Cor 6,17).

  A008001098 

 Ma quando arriva all’unione abituale, che è un bene grandissimo, l’anima non ha più dimenticanze di questo genere circa la sua vita morale e naturale; anzi manifesta una perfezione superiore nelle azioni convenienti e necessarie, sebbene queste non passino più per immagini e conoscenze della memoria.

  A008001098 

 Ne segue che le operazioni dell’anima unita a Dio sono operazioni dello Spirito di Dio, quindi divine..

  A008001102 

 Non ebbe mai impressa nella sua anima immagine di cosa creata, né da questa fu mossa, ma operò sempre sotto la guida dello Spirito Santo..

  A008001106 

 A volte questa luce viene concessa all’anima per mezzo d’immagini intellettuali, ma più spesso senza alcuna forma percepibile, ignorando l’anima stessa come ciò avvenga.

  A008001108 

 Dirai forse che l’anima non può liberare e spogliare la sua memoria da tutte le immagini e rappresentazioni in modo da pervenire a uno stato così elevato.

  A008001108 

 E così, quando a Dio piacerà e secondo la disposizione a cui l’anima sarà pervenuta, le sarà finalmente concessa l’unione perfetta in modo abituale..

  A008001108 

 Ora, tale risultato si verifica nell’anima passivamente, come dirò, Deo dante, nella notte passiva dell’anima.

  A008001108 

 È vero che è Dio a elevare l’anima a questo stato soprannaturale, ma è altrettanto vero che l’anima non deve trascurare nulla per disporvisi, e ciò può fare naturalmente, soprattutto con l’aiuto che Dio le offre progressivamente.

  A008001110 

 Ne parlerò, invece, nella notte passiva, attraverso cui si realizza l’unione dell’anima con Dio.

  A008001110 

 Quanto agli effetti divini che l’unione perfetta produce nell’anima, da parte sia dell’intelletto sia della memoria sia della volontà, non ne parlerò in questa notte o purificazione attiva, perché questa da sola non basta a produrre l’unione divina.

  A008001112 

 Occorre, invece, ricordare soltanto che, se l’anima non avverte un profitto da questa sospensione di conoscenze e di ricordi, non per questo deve scoraggiarsi.

  A008001112 

 Se affiorano i dubbi e le obiezioni di cui si è parlato a proposito dell’intelletto, cioè che in tale stato non si fa nulla, si perde tempo e l’anima si priva dei beni spirituali che può ricevere attraverso la memoria, ricordo che si è già risposto a tutte queste difficoltà, e lo farò di nuovo, più avanti, parlando della notte passiva.

  A008001114 

 Non stupisce che le loro opere siano divine, dal momento che l’unione dell’anima con Dio è divina..

  A008001114 

 È vero che a stento si riesce a trovare un’anima che sia mossa da Dio in tutto e sempre e gli sia unita così abitualmente che le sue facoltà siano mosse divinamente senza la mediazione di alcuna immagine.

  A008001118 

 Il primo nasce dal contatto con le cose del mondo, il secondo è causato dal demonio; il terzo, quello privativo, è un ostacolo, un turbamento che tali conoscenze producono e causano nell’anima per impedirle l’unione con Dio..

  A008001120 

 Il primo inconveniente, prodotto dal contatto con le cose del mondo, consiste nell’essere soggetti, a causa delle conoscenze e considerazioni della memoria, a ogni genere di danni, come le falsità, le imperfezioni, le cupidigie, i giudizi temerari, le perdite di tempo e tante altre cose che generano nell’anima molte impurità.

  A008001120 

 Ora, l’anima può preservarsi da tutti questi pericoli chiudendo gli occhi della memoria a ogni sorta di ragionamenti e di conoscenze..

  A008001122 

 Si cade in imperfezioni a ogni passo se la memoria si applica a ciò che ha udito, visto, toccato, odorato, gustato, ecc.; ogni oggetto imprime in questa facoltà qualche inclinazione al dolore, al timore, all’odio, alla vana speranza, alla falsa gioia, alla vanagloria… Tutte queste impressioni sono quanto meno delle imperfezioni e, a volte, veri e propri peccati veniali, ecc.; generano nell’anima molte impurità, anche se le considerazioni e conoscenze hanno per oggetto Dio.

  A008001124 

 A ciò rispondo che la migliore preparazione a tali grazie è la purezza dell’anima, che consiste nel distacco da ogni affetto per le creature, le cose temporali e il ricordo volontario che se ne conserva.

  A008001124 

 Credo che tale affezione non può non attaccarsi fortemente all’anima a causa dell’imperfezione che le sue potenze apportano da sé nelle loro operazioni.

  A008001124 

 Difatti in queste si insinuano mille imperfezioni e inconvenienti, alcuni dei quali sono così sottili e nascosti da attaccarsi naturalmente all’anima, senza che essa se ne accorga, come la pece si attacca a chi la tocca.

  A008001124 

 Difatti, come ho detto, se l’anima vuole raggiungere questo stato di unione, deve lasciar perdere le sue operazioni naturali; e vi perviene quando, come dice il profeta, entra con tutte le sue potenze nel deserto ove Dio parla al suo cuore (Os 2,14)..

  A008001124 

 Replicherai ancora che l’anima si priva di molti buoni pensieri e considerazioni che le attirerebbero i favori di Dio.

  A008001126 

 Mi replicherai che l’anima non conseguirà alcun bene e sarà esposta a molte distrazioni e debolezze, se la memoria non medita sulle cose di Dio e non vi ragiona sopra.

  A008001128 

 Egli allora gliele riempirà di pace, e farà scorrere nell’anima, come dice il profeta, un fiume di pace (Is 48,18), per dissipare tutti i timori e i sospetti, i turbamenti e le tenebre che prima le facevano temere di essere o di andare perduta.

  A008001128 

 L’anima non trascuri, dunque, la preghiera e attenda nello spogliamento e nel distacco da ogni cosa, perché il suo bene non tarderà..

  A008001128 

 L’anima, dunque, resti chiusa, senza preoccupazioni e pene! Colui che entrò a porte chiuse con il suo corpo nel cenacolo dov’erano i suoi discepoli, dando loro la pace (Gv 20,19-20), senza che essi sapessero o pensassero se e come ciò potesse accadere, entrerà spiritualmente anche nell’anima senza che questa se ne renda conto o vi cooperi, limitandosi solo a tenere le porte delle sue potenze – memoria, intelletto e volontà – chiuse a tutte le conoscenze.

  A008001132 

 Egli può, infatti, suscitare immagini, conoscenze o ragionamenti e per loro mezzo indurre l’anima alla superbia, all’avarizia, all’ira, all’invidia, ecc.; le può insinuare un odio ingiusto, un amore vano e ingannarla in molti altri modi.

  A008001132 

 Il demonio, infatti, non può nulla nell’anima se non mediante le operazioni delle sue potenze, soprattutto per mezzo delle conoscenze, perché da queste dipendono quasi tutte le operazioni delle altre potenze.

  A008001132 

 Il secondo danno positivo in cui può incorrere l’anima attraverso le conoscenze della memoria ha per autore il demonio, il quale per la via appunto della memoria s’insinua facilmente in essa.

  A008001132 

 Insomma, la maggior parte degli inganni o dei mali che il demonio procura all’anima passa attraverso le conoscenze e considerazioni della memoria.

  A008001134 

 Quante tristezze, afflizioni e gioie vane ispira loro riguardo ai pensieri su Dio e sulle cose del mondo! Quante impurità egli fa radicare nel loro spirito, distraendole con forza dal vero raccoglimento, che consiste nell’applicare interamente l’anima, con le sue potenze, al solo bene incomprensibile e allontanarla da tutte le cose sensibili, perché non sono questo bene! Anche se da un tale distacco non seguisse un bene così grande com’è quello di porre l’anima in Dio, sarebbe sempre un gran bene tenerla lontana da molte pene, afflizioni e tristezze, oltre che dalle imperfezioni e dai peccati..

  A008001138 

 Anzitutto, per mostrare come queste conoscenze impediscano nell’anima il bene morale, occorre sapere che esso consiste nel reprimere le passioni e nel frenare gli appetiti disordinati; allora l’anima ne ottiene tranquillità, pace, serenità e virtù morali, tutte cose che costituiscono il bene morale.

  A008001138 

 Il terzo danno causato all’anima dalle conoscenze naturali della memoria è privativo, perché le può impedire il bene morale e privarla di quello spirituale.

  A008001138 

 L’anima non può padroneggiare queste briglie e questo freno se non dimenticando e allontanando da sé tutto ciò che genera le sue affezioni.

  A008001140 

 Da ciò risulta chiaramente che tutte le conoscenze sono di grande ostacolo all’anima per il conseguimento del bene delle virtù morali..

  A008001140 

 Da ciò si deduce che il mutamento delle impressioni genera necessariamente turbamento nell’anima.

  A008001140 

 Difatti vediamo che tutte le volte che l’anima si mette a pensare a qualcosa, rimane più o meno impressionata e agitata secondo la conoscenza che ha di quella cosa: se è dolorosa o spiacevole, ne ricava tristezza oppure odio, ecc.; se gradevole, se ne rallegra e desidera quella cosa, ecc.

  A008001142 

 Difatti l’anima turbata, che non possiede il fondamento del bene morale, non è capace, come tale, di beni spirituali, i quali s’imprimono solo nell’anima dove regnano l’equilibrio interiore e la pace.

  A008001142 

 Oltre a ciò, se l’anima si attacca e dà importanza alle conoscenze della memoria, poiché può applicarsi a una sola cosa alla volta, nella fattispecie alle conoscenze sensibili di tale facoltà, non potrà occuparsi delle cose incomprensibili, cioè di Dio.

  A008001142 

 Per andare a Dio, come ho sempre detto, l’anima deve procedere piuttosto non comprendendo che comprendendo, deve cambiare ciò che è mutevole e comprensibile con ciò che è immutabile e incomprensibile..

  A008001146 

 Da quanto ho detto circa i danni causati all’anima dalle conoscenze della memoria, si possono anche dedurre i vantaggi che, al contrario, le derivano grazie all’oblio e al rifiuto di tali conoscenze, perché, come dicono i filosofi, la conoscenza di un contrario serve a conoscere l’altro contrario.

  A008001146 

 L’anima, inoltre, è profondamente disposta ad acquisire la sapienza umana e quella divina, come pure a praticare le virtù..

  A008001146 

 Quanto al primo vantaggio, l’anima gode la tranquillità e la pace dello spirito; non si è più esposti ai turbamenti e alle agitazioni che nascono dai pensieri e dalle conoscenze della memoria; di conseguenza, si possiede la purezza della coscienza e dell’anima, che è un bene superiore.

  A008001148 

 Quanto al secondo, ci si libera da molte suggestioni, tentazioni e impulsi che il demonio insinua nell’anima per mezzo di pensieri e conoscenze, per farla cadere in molte impurità e peccati, come dice Davide: Pensano e parlano con malizia (Sal 72,8).

  A008001150 

 Difatti le pene e i turbamenti, che si verificano nell’anima in seguito ad avvenimenti spiacevoli o casi avversi, non giovano a nulla né valgono a cambiarli in meglio; anzi di solito li aggravano, e danneggiano persino l’anima.

  A008001150 

 Occorre sopportare tutto con uguale e pacifica tranquillità; tale disposizione non solo procura all’anima molti beni, ma le consente anche di meglio comprendere le avversità, valutarle più serenamente e prendere gli opportuni rimedi..

  A008001150 

 Quanto al terzo, grazie all’oblio e alla rinuncia di tutte le conoscenze, l’anima possiede la disposizione necessaria per essere guidata e istruita dallo Spirito Santo, che, come dice il Saggio, se ne sta lontano dai discorsi insensati (Sap 1,5).

  A008001150 

 Tuttavia, anche se l’anima per mezzo di tale oblio e rinuncia non si liberasse che dalle pene e dai turbamenti della memoria, ciò costituirebbe già un grande vantaggio e un bene immenso.

  A008001152 

 Con ciò intendeva dire che in tutti gli avvenimenti, per quanto avversi, dobbiamo piuttosto rallegrarci che turbarci, per non perdere un bene superiore a ogni prosperità, cioè la tranquillità dello spirito e la pace dell’anima in tutte le circostanze, sia avverse che favorevoli, affrontandole tutte alla stessa maniera.

  A008001152 

 Per questo Geremia ha detto: Ben se ne ricorda e si accascia dentro di me la mia anima (Lam 3,20)..

  A008001156 

 Quando tali fenomeni si verificano nell’anima, abitualmente lasciano impressa nella memoria o nella fantasia un’immagine, una forma, una figura, una conoscenza, che talvolta è molto viva ed efficace.

  A008001158 

 Dobbiamo, del resto, lasciarci sempre guidare dal seguente principio: quanto più l’anima si attacca a qualche conoscenza naturale o soprannaturale chiara e distinta, tanto minore sarà la sua capacità e disposizione a entrare nell’abisso della fede, dove tutto il resto viene assorbito.

  A008001158 

 Infatti, come ho detto, nessuna forma o conoscenza soprannaturale che possa presentarsi alla memoria è Dio; di conseguenza l’anima, per andare a Dio, deve disfarsi di tutte le conoscenze o immagini per unirsi a Dio nella speranza.

  A008001158 

 Relativamente a Dio, infatti, più l’anima spera in lui, più ottiene; quindi la sua speranza cresce in proporzione della sua rinuncia alle cose.

  A008001158 

 Voglio dire che, per raggiungere questo bene, l’anima non deve mai concentrarsi in queste conoscenze chiare e distinte, pervenutele per via soprannaturale, al fine di conservarne la forma, la figura o l’immagine.

  A008001162 

 La persona spirituale, che si ferma a riflettere sulle conoscenze e le immagini impresse nella sua anima per via soprannaturale si espone a cinque danni..

  A008001178 

 La prima è che la virtù non consiste nelle conoscenze che vengono da Dio o nei sentimenti che si avvertono nei suoi confronti, per quanto siano elevati, né in cose simili che si possano sperimentare; essa consiste, invece, in ciò che non si sente in sé, cioè in una profonda umiltà, nel disprezzo di sé e di tutte le cose – un disprezzo molto sincero e radicato nell’anima – che permette di essere felici quando gli altri nutrono gli stessi sentimenti nei nostri confronti, poiché non vogliamo contare nulla per loro..

  A008001184 

 Da ciò che ho detto sopra, è facile capire quanto danno può recare all’anima il demonio per mezzo di queste conoscenze soprannaturali.

  A008001184 

 In tal modo l’anima si persuade che non può essere diversamente da come le viene rappresentato.

  A008001184 

 Poiché il maligno si trasforma in angelo di luce (cfr. 2Cor 11,14), l’anima crede che sia luce.

  A008001184 

 Se, infatti, l’anima si compiace di queste conoscenze, è molto facile al demonio aumentare in essa questi appetiti e affetti, farla cadere nel vizio della gola spirituale e causarle altri danni..

  A008001186 

 In questo modo l’anima, attratta e abbagliata da questi gusti sensibili, a poco a poco ne resta accecata, vi si attacca molto più che all’amore, o almeno non si dedica ad amare Dio; fa più caso a queste conoscenze che all’abnegazione e allo spogliamento che vi è nella fede, nella speranza e nell’amore di Dio.

  A008001186 

 Tale piacere, agli inizi, era poca cosa e non si rivelava come un male tanto grave; così l’anima non vi faceva molto caso, ma lo lasciava stare, e quello cresceva, come il granello di senapa che divenne un grande albero (Mt 13,31-32).

  A008001186 

 Tutto questo perché l’anima non ha respinto fin dall’inizio il piacere che provava nelle cose soprannaturali.

  A008001186 

 Una volta accecata, l’anima non si accorge più della falsità, e il male non le sembra più male, ecc.; le tenebre le sembrano luce e la luce tenebre.

  A008001188 

 Infatti, indipendentemente dal demonio, i gusti, i diletti e le soavità per loro natura accecano l’anima.

  A008001188 

 Per evitare questo grave danno che causa il demonio, l’anima deve respingere queste conoscenze, perché altrimenti è sicuro che essa se ne lascerà accecare e cadrà nell’inganno.

  A008001192 

 Non c’è molto da dire su questo quarto danno, perché se ne parla continuamente in questo libro III. Abbiamo infatti provato come l’anima, per potersi unire a Dio nella speranza, deve rinunciare a ogni possesso da parte della memoria.

  A008001194 

 È, dunque, necessario che l’anima rifiuti e dimentichi le immagini e le conoscenze particolari riguardanti le cose soprannaturali per non ostacolare l’unione con Dio, nella perfetta speranza, secondo la memoria..

  A008001198 

 Difatti le creature, sia terrene che celesti, come anche tutte le conoscenze e immagini distinte, naturali e soprannaturali, che possono essere comunicate all’anima, per quanto elevate siano in questa vita, non possono essere messe a confronto con la natura di Dio, perché, come dicono i teologi, Dio non cade sotto alcun genere o specie come le creature.

  A008001198 

 Il quinto danno che l’anima subisce non è meno grave dei precedenti.

  A008001198 

 L’anima, in questa vita, non è in grado di ricevere chiaramente e distintamente se non ciò che cade sotto il genere e la specie.

  A008001198 

 Ora, non solo l’anima sottrae a Dio tutta la stima che ripone in ciò che è creato, ma istituisce naturalmente, nel suo intimo, per l’apprezzamento che accorda a tali conoscenze, un certo confronto fra esse e Dio.

  A008001198 

 Pertanto colui che ingombra la memoria e le altre potenze dell’anima con ciò che esse possono comprendere, non può stimare né considerare Dio come si deve..

  A008001198 

 Sebbene la ragione e il giudizio non dicano espressamente che Dio è simile a qualcuna di quelle immagini, tuttavia la stima che l’anima nutre per esse, se di fatto le stima, fa sì che essa non apprezzi né senta Dio in modo così sublime come insegna la fede, la quale ci rivela un Dio incomparabile e incomprensibile, ecc.

  A008001200 

 Lo stesso accade all’anima nei confronti di Dio quando apprezza le conoscenze suddette.

  A008001200 

 Per questo motivo l’anima deve dimenticarle tutte e non considerarle affatto, onde fissare gli occhi su Dio con una fede e una speranza perfette..

  A008001206 

 Ciò è mostrato chiaramente da quanto ho detto a proposito dei cinque danni nei quali incorre l’anima quando pone l’attenzione in tali rappresentazioni, come pure quando vuole conservare in sé l’impressione delle conoscenze naturali.

  A008001206 

 Così tutto il tempo e la diligenza che l’anima avrebbe dovuto spendere per rendersi conto di ciò, può impiegarlo in qualche esercizio migliore e più utile, come, ad esempio, indirizzare la volontà verso Dio e perseguire con cura la spoliazione e la povertà sul piano sia dello spirito che dei sensi.

  A008001206 

 L’anima trova dei vantaggi nel liberare la memoria dalle conoscenze immaginarie.

  A008001206 

 Questo si ottiene facilmente quando l’anima vuole e cerca di staccarsi da tutte queste immagini; ne ricaverà un grande vantaggio, come quello di avvicinarsi a Dio, che non ha né immagine né forma né figura; ciò avverrà nella misura in cui si distaccherà da tutte le forme, figure o rappresentazioni immaginarie..

  A008001206 

 Senza parlare della pace che l’anima gode naturalmente quando è libera da immagini e rappresentazioni, è libera altresì dalla preoccupazione di sapere se esse siano buone o cattive e come debba comportarsi con le une e con le altre.

  A008001210 

 Ciò significa custodire i sentimenti graditi a Dio, dal momento che in questo modo l’anima non li compromette a causa del suo modo umano di agire.

  A008001210 

 Di conseguenza, se l’anima vuole agire da sé, ostacolerà necessariamente, per quanto dipende da lei, con i suoi atti, l’azione passiva che Dio le va comunicando, cioè il suo Spirito; essa resterà nell’ambito della sua attività, che è limitata e di genere diverso rispetto a quella comunicatale da Dio, visto che quella di Dio è passiva e soprannaturale, mentre quella dell’anima è attiva e naturale.

  A008001210 

 Difatti in quei capitoli ho detto che il bene procurato all’anima dalle conoscenze soprannaturali, quando vengono da Dio, si produce in essa, passivamente, nell’istante stesso in cui tali conoscenze si presentano ai sensi, senza che le potenze facciano qualcosa da parte loro.

  A008001210 

 Lo soffocherebbe se, concedendole Dio passivamente lo Spirito, come accade in queste manifestazioni, l’anima volesse comportarsi attivamente, agendo con l’intelletto o intromettendosi in qualche modo in tali favori.

  A008001210 

 Non è quindi necessario che la volontà faccia alcunché per accoglierle, perché, come dicevo, se l’anima vuole intervenire con le sue potenze, con la sua cooperazione limitata e naturale, ostacolerà l’azione soprannaturale che Dio in quel momento compie in lei per mezzo di quelle conoscenze, anziché trarre profitto da tale situazione.

  A008001210 

 Poiché quelle conoscenze immaginarie si comunicano passivamente nell’anima, essa deve comportarsi passivamente nei loro confronti, evitando di emettere qualsiasi atto interno o esterno.

  A008001210 

 Se l’anima, infatti, vuole agire a forza, la sua azione sarà solo naturale, perché da sé non può fare di più; essa non può elevarsi alle opere soprannaturali, né saprebbe farlo, se Dio stesso non la muove né la eleva.

  A008001212 

 Come ho detto, le sue potenze non possono da sole arrivare al bene spirituale che Dio concede all’anima senza il loro concorso.

  A008001212 

 Da ciò si può dedurre, inoltre, che se l’anima vuole impiegare attivamente le sue potenze in queste conoscenze soprannaturali, nelle quali, come ho detto, Dio gliene comunica passivamente lo spirito, non farebbe altro che lasciare il già fatto per rifarlo daccapo, non godrebbe del lavoro compiuto e con la sua attività non farebbe che ostacolare il già fatto.

  A008001212 

 Dio stesso, allora, eleverà l’anima a uno stato che essa non saprebbe né potrebbe raggiungere con le sole sue forze.

  A008001212 

 Infatti le facoltà dell’anima possono da sole riflettere e agire unicamente su forme, figure e immagini.

  A008001212 

 Se l’anima, perciò, facesse affidamento su queste conoscenze immaginarie, soffocherebbe direttamente lo spirito che Dio le infonde per loro tramite; di conseguenza deve evitarle e assumere verso di esse un atteggiamento passivo e negativo.

  A008001212 

 Tale sostanza o spirito si unisce alle potenze dell’anima, in questa vera intelligenza e in quest’amore, solo quando cessa l’attività delle potenze, perché lo scopo ultimo di tale operazione per l’anima è quello di arrivare a possedere la sostanza conosciuta e amata di quelle forme.

  A008001214 

 Così l’anima somiglierà allo Sposo per mezzo delle opere e i movimenti d’amore, sino a trasformarsi in lui.

  A008001216 

 Pertanto l’anima deve procurare in ogni conoscenza che le viene dall’alto (immaginaria o di altro genere, come visioni, locuzioni, sentimenti o rivelazioni), di non badare alla lettera o alla corteccia, cioè quanto significano, rappresentano o danno a intendere, ma di preoccuparsi soltanto di conservare l’amore divino che tali favori infondono nell’intimo.

  A008001216 

 Queste conoscenze che s’imprimono così nell’anima producono, ogni volta che le si richiama, divini effetti d’amore, di soavità, di luce, ecc., ora più intensi ora meno; del resto, proprio a tale scopo sono stati impressi nell’anima.

  A008001216 

 Sebbene l’effetto del ricordo non sia così efficace come quando le fu accordato il favore stesso la prima volta, tuttavia il suo ricordo ravviva l’amore ed eleva l’anima a Dio, particolarmente quando si ricordano alcune figure, immagini o sentimenti soprannaturali che di solito s’imprimono profondamente nell’anima, in modo da durare a lungo e a volte da non cancellarsi più.

  A008001216 

 Solo per raggiungere tale scopo l’anima potrà a volte ricordare la tale immagine o conoscenza che le causò amore, così da fornire allo spirito motivi d’amore.

  A008001218 

 Differiscono dalle altre immagini e forme che si conservano nella fantasia, e perciò l’anima non deve ricorrere a questa facoltà per ricordarsi di esse, perché vede che le ha in se stessa, come si scorge l’immagine in uno specchio.

  A008001218 

 Le rappresentazioni che producono tali effetti sono profondamente impresse nell’anima.

  A008001218 

 Quando un’anima possiede in sé, in maniera formale, tali rappresentazioni, può benissimo ricordarsene per l’effetto d’amore di cui parlavo: il ricordo no le sarà d’ostacolo per l’unione d’amore nella fede, purché non si lasci sedurre da tali rappresentazioni, ma se ne serva e se ne liberi immediatamente per crescere nell’amore.

  A008001220 

 Quanto alle rappresentazioni formali che s’imprimono nell’anima, producono quasi sempre qualche buon effetto quando vi si pensa..

  A008001220 

 Quelle buone, invece, quando vengono ricordate, producono un effetto buono simile a quello prodotto nell’anima la prima volta.

  A008001220 

 Quelle naturali e quelle provenienti dal demonio, anche se ricordate, non producono alcun effetto positivo né un rinnovamento spirituale nell’anima, che si limita a guardarle con freddezza.

  A008001220 

 Questo perché hanno un’immaginazione molto viva e, per poco che ci pensino, essa si mette in moto e disegna nella loro fantasia quella visione per via ordinaria; oppure tali visioni possono dipendere dal demonio; oppure ancora vengono da Dio, pur non imprimendosi nell’anima in maniera formale.

  A008001220 

 È difficile distinguere quando queste immagini siano impresse nell’anima e quando nell’immaginazione.

  A008001222 

 Dico solo che quelle che s’imprimono formalmente e in maniera durevole nell’anima sono molto rare.

  A008001222 

 Ma, che si tratti di queste o di quelle altre, è bene che l’anima non voglia conoscere nulla se non Dio, oggetto della fede e della speranza.

  A008001226 

 E questo non perché tale conoscenza abbia lasciato qualche figura o immagine nel senso corporale – il quale, proprio perché corporale, è incapace di ricevere forme spirituali – ma perché l’anima se ne ricorda intellettualmente e spiritualmente attraverso la forma che questa conoscenza le ha lasciato impressa.

  A008001226 

 Infatti, dopo che qualcuna di esse si è prodotta, l’anima può ricordarla quando vuole.

  A008001228 

 Ma se il loro ricordo non genera un effetto positivo, l’anima non le richiami mai alla memoria.

  A008001228 

 Ora, la memoria non le ricorda con l’aiuto di forme, immagini o figure impresse nell’anima, perché quei tocchi e sentimenti d’unione con il Signore ne sono privi, ma con l’aiuto degli effetti di luce, di delizie, di rinnovamento spirituale che si verificano nell’anima e che si rinnovano, in parte, ogni volta che essa se ne ricorda..

  A008001228 

 Per quanto riguarda il modo con cui deve comportarsi la memoria nei loro confronti per arrivare all’unione, affermo solo che – come ho appena detto delle conoscenze formali, nel capitolo precedente, di cui fanno parte quelle che riguardano le cose create – l’anima può richiamarle alla memoria quando producono effetti buoni; non si cercherà di ritenerle in sé, a meno che non si tratti di ravvivare l’amore e la conoscenza di Dio.

  A008001228 

 Quali siano queste conoscenze e come l’anima debba comportarsi nei loro riguardi per arrivare all’unione con Dio, è già stato detto sufficientemente nel capitolo 26 del libro II. Ivi le ho considerate come conoscenze dell’intelletto.

  A008001228 

 Quanto alle conoscenze che riguardano le cose increate, dico che l’anima deve cercare di ricordarsene tutte le volte che può, perché le faranno un gran bene.

  A008001228 

 Queste, infatti, come dicevo prima, sono tocchi e sentimenti di unione con Dio, meta verso cui incamminiamo l’anima.

  A008001232 

 Ciò che l’anima deve fare per vivere in assoluta e pura speranza in Dio, è che ogni volta che le si presentano delle conoscenze, forme e immagini particolari, non deve fermarsi ad esse, ma volgersi immediatamente a Dio con uno slancio pieno d’amore.

  A008001232 

 Completamente distaccata da tutte queste conoscenze, non vi penserà più e neppure se ne occuperà, se non nella misura necessaria per comprendere i suoi doveri e, se sono tali, per adempierli; ma, anche in questo caso, senza porvi attaccamento né compiacenza, perché non lascino impresso nell’anima qualche effetto.

  A008001232 

 Ora, quante meno cose l’anima possiede, tanta maggiore attitudine e capacità ha di sperare ciò che desidera, quindi ha più speranza.

  A008001232 

 Perciò, quanto più l’anima spoglierà la memoria di tutte le immagini o cose create che si possano ricordare e che non sono Dio, tanto più fisserà la memoria in Dio e, di conseguenza, sarà più libera per poterla riempire dei beni divini.

  A008001234 

 E il loro ricordo non mancherà di giovare all’anima, perché le ricerca solo per amore a ciò che rappresentano: essa se ne serve a questo scopo.

  A008001234 

 Per tale motivo esse l’aiuteranno certamente nell’unione con Dio, a condizione che si consenta all’anima di elevarsi, quando Dio le concede la grazia, dall’immagine al Dio vivo, dimenticando ogni cosa creata e tutto ciò che ne deriva..

  A008001238 

 Difatti qui si comanda all’uomo di dirigere verso Dio tutte le potenze, gli appetiti, le opere e gli affetti della sua anima, in modo che tutte le attitudini e le forze della persona servano unicamente a questo scopo, come dice Davide: Fortitudinem meam ad te custodiam: Riporrò in te la mia forza (Sal 58,10 Volg.)..

  A008001238 

 Ora, dovendo parlare della notte o purificazione attiva della volontà, per investirla e informarla della virtù della carità di Dio, non trovo testo migliore di Deuteronomio 6,5, dove Mosè afferma: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze.

  A008001240 

 Al contrario, quanto più l’anima gode di cose diverse da Dio, tanto meno fortemente riporrà la sua gioia in Dio; quanto più porrà fiducia in qualche cosa creata, tanto meno confiderà in Dio.

  A008001240 

 La forza dell’anima sta nelle sue potenze, passioni e appetiti, cose tutte governate dalla volontà.

  A008001240 

 Ora, quando la volontà indirizza queste potenze, passioni e appetiti verso Dio, e li distoglie da tutto ciò che non è lui, allora conserva la forza dell’anima per Dio, quindi giunge ad amarlo con tutte le forze.

  A008001240 

 Perché l’anima possa fare questo, parlerò adesso della purificazione della volontà da tutte le sue affezioni disordinate, da cui nascono gli appetiti, gli affetti e le operazioni sregolate, da cui deriva altresì che essa non conservi tutte le sue forze per il Signore.

  A008001240 

 Quando tali passioni sono rivolte a Dio attraverso un esercizio assennato, in modo che l’anima non gioisca se non di ciò che è onore e gloria di Dio, non speri in altro che in Dio, non si dolga se non di ciò che lo ferisce, né tema se non Dio solo, è chiaro che dispone e conserva tutte le sue forze e le sue capacità per Dio.

  A008001244 

 Quanto più queste quattro passioni dominano nell’anima e le fanno guerra, tanto meno la volontà si radica in Dio e tanto più dipende dalle creature.

  A008001246 

 Quando queste passioni non sono tenute a freno, generano nell’anima tutti i vizi e le imperfezioni, mentre quando sono ben dirette e governate generano in essa tutte le virtù.

  A008001248 

 Le rimanenti tre passioni si accenderanno in essa per tormentare l’anima con i loro vincoli, non lasciandola volare verso la libertà e il riposo della dolce contemplazione e dell’unione.

  A008001248 

 Voglio ricordarti, persona devota, che laddove si dirigerà una di queste passioni, ivi sarà coinvolta tutta l’anima, la volontà e le altre potenze, e diverranno sue schiave.

  A008001252 

 La prima delle passioni dell’anima e delle affezioni della volontà è la gioia.

  A008001252 

 Mi riferisco qui alla gioia attiva, che si verifica quando l’anima avverte distintamente e chiaramente l’oggetto di cui gode ed è libera di accettarlo o rifiutarlo.

  A008001260 

 Anche nel vangelo si legge di colui che si rallegrava per avere accumulato beni che gli sarebbero bastati per molti anni; ma gli fu detto dal cielo: Stolto, questa notte stessa sarà richiesto alla tua anima il rendiconto.

  A008001262 

 Poiché è impossibile sapere chiaramente se è così e se con essi si serve meglio il Signore, ecc., sarebbe stolto rallegrarsi decisamente di questi beni, perché una tale gioia non può essere ragionevole, come dice il Signore: Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero e poi perderà la propria anima? (Mt 16,26).

  A008001268 

 Non dobbiamo, quindi, riporre la gioia se non in ciò che riguarda la gloria di Dio, perché il resto è vanità e non giova a nulla, perché la gioia che non è secondo Dio non può essere utile all’anima..

  A008001272 

 Se dovessimo parlare di tutti i danni che insidiano l’anima che ripone l’affetto della volontà nei beni temporali, non ci basterebbero l’inchiostro né la carta né il tempo.

  A008001272 

 Tutti i beni ci arrivano quando l’anima si avvicina a Dio attraverso l’affetto della volontà; al contrario, quando si allontana da lui per l’attaccamento alle creature, si manifestano tutti i danni e i mali in proporzione alla gioia e all’affetto con cui si attacca alle creature: questo è allontanarsi da Dio.

  A008001274 

 Quando l’anima è arrivata al quarto grado, ha raggiunto tutti i mali e i danni che si possano enumerare nel presente caso.

  A008001276 

 Con queste parole lo Spirito Santo ci fa capire che, anche se non vi fosse alcuna cattiva intenzione nell’intelletto, basterebbero la concupiscenza e la soddisfazione per queste cose a provocare nell’anima il primo danno.

  A008001276 

 L’ ingrassamento dell’anima, che in precedenza era amata da Dio, significa che si è immersa nel piacere delle creature.

  A008001280 

 Ciò comporta gravi danni, perché questo secondo grado allontana l’anima dalle cose di Dio e dalle pratiche di pietà.

  A008001280 

 Le capita questo perché ha dato via libera alla gioia; tale brama ha ingrassato l’anima, come dice il testo citato, e la pinguedine della gioia e dell’appetito l’ha portata a dilatare sempre più la volontà verso le creature.

  A008001280 

 Si verifica quando l’anima non si preoccupa più tanto della pena e della ripugnanza che le davano la gioia e la compiacenza per i beni creati.

  A008001282 

 Questo secondo grado distoglie completamente l’anima dai suoi abituali esercizi di pietà, perché tutta la sua attenzione e la sua brama si rivolgono ai beni di questo mondo.

  A008001284 

 Il terzo grado di questo danno privativo consiste nel respingere completamente Dio: l’anima non si preoccupa di osservare la sua legge, pur di non perdere i beni di questo mondo.

  A008001284 

 In questo terzo grado si trovano tutti coloro che hanno impegnato le potenze dell’anima nelle cose del mondo, nelle ricchezze e negli onori, tanto da non preoccuparsi minimamente di praticare la legge di Dio.

  A008001292 

 Anche quelli meno danneggiati da tale gioia sono da compiangere molto perché, come ho detto, essa costringe l’anima a tornare molto indietro nelle vie di Dio.

  A008001300 

 Di qui, più gioie un’anima cerca di avere dalle creature, più sentirà il suo cuore attaccato e posseduto dalla sofferenza e dalla pena.

  A008001302 

 Difatti nel vangelo leggiamo che il Signore s’irritò talmente con quel ricco che si rallegrava solo del fatto di aver accumulato beni per molti anni, da dire che quella stessa notte la sua anima avrebbe dovuto rendere conto (Lc 12,20).

  A008001302 

 Ma anche se non vi fosse questo interesse, la persona spirituale dovrebbe soffocare nella sua anima le gioie che prova per le creature, per il dispiacere che dà a Dio.

  A008001302 

 Questo è un modo per disporre l’anima ad accogliere tutte le grazie che Dio vorrà accordarle e che altrimenti non riceverebbe.

  A008001306 

 Qui per beni naturali intendiamo la bellezza, la grazia, il portamento distinto, l’aspetto fisico e tutte le altre doti corporali; intendiamo, altresì, le qualità dell’anima, come l’intelligenza, la discrezione, e gli altri doni della mente.

  A008001312 

 Mio scopo principale, tuttavia, è di esporre i danni e i vantaggi particolari che vengono all’anima quando prova o non prova gioia nei beni naturali.

  A008001314 

 I danni spirituali e corporali, causati direttamente ed effettivamente all’anima quando ripone la sua gioia nei beni naturali, si riducono principalmente a sei.

  A008001314 

 In questo piacere, almeno agli inizi, si perde inevitabilmente la purezza di spirito; se poi si avverte del fervore, sarà un fervore molto sensibile e grossolano, poco spirituale, scarsamente interiore e raccolto: consisterà più nella gioia dei sensi che nel vigore dell’anima.

  A008001314 

 Questa, poi, è tanto debole e poco elevata da non avere la possibilità di vincere in sé l’abitudine a tale gioia (infatti basta, per non avere la purezza di spirito, che l’anima abbia quest’abitudine imperfetta, anche se in alcune occasioni non consentirà ad atti di compiacenza).

  A008001320 

 Anche l’anima, allora, sarà costretta a girare le macine del mulino, prigioniera tra i suoi avversari; e poi, forse, morirà della seconda morte, quella spirituale, come Sansone morì di morte fisica insieme ai suoi nemici.

  A008001320 

 I nemici dell’anima verranno a dirle, schernendola: “Non eri tu che strappavi i legami doppi, spezzavi le mascelle dei leoni, uccidevi mille filistei, scardinavi le porte della città e ti liberavi da tutti i tuoi nemici?” (cfr. Gdc 16,24)..

  A008001320 

 Quando, infatti, aumenta la debolezza spirituale, l’anima cade in una situazione riprovevole come quella di Sansone, allorché gli furono strappati gli occhi e tagliati i capelli in cui risiedeva la sua originaria forza.

  A008001320 

 Se non si prende subito qualche antidoto contro questo veleno per buttarlo fuori, la vita dell’anima è in pericolo.

  A008001320 

 Tale ubriacatura causa all’anima, e ancora oggi a molte persone, sul piano spirituale, ciò che ha procurato a Sansone su quello temporale.

  A008001320 

 Tutti questi danni provengono dal fatto che l’anima ha voluto assaporare quella gioia.

  A008001326 

 Infatti, quando l’anima non si affeziona a nessuno in modo particolare a motivo dei beni naturali apparenti, che sono menzogneri, è libera e indipendente, in grado di amare tutti in modo razionale e spirituale, come Dio vuole che siano amati.

  A008001326 

 Molti sono i vantaggi che l’anima ricava quando allontana il cuore da questa gioia, perché, oltre a trovarsi disposta all’amore di Dio e alle altre virtù, viene chiaramente spinta a praticare l’umiltà riguardo a se stessa e la carità nei confronti del prossimo, in modo universale.

  A008001328 

 L’anima non potrebbe assolutamente metter in pratica questo consiglio se cercasse la propria gioia nei beni materiali; chi pensa a se stesso, infatti, non si rinnega né segue Cristo..

  A008001330 

 Difatti, dal momento in cui l’anima rinuncia alla soddisfazione dei beni naturali, non applica i suoi sguardi né occupa gli altri sensi in queste cose, per non lasciarsi attrarre né avviluppare da esse, come anche per non perdere tempo pensandovi; si fa simile al serpente prudente che si tura le orecchie per non udire la voce dell’incantatore (Sal 57,5-6).

  A008001330 

 Quando, infatti, si vigila sui sensi, che sono le porte dell’anima, la si custodisce bene e si accresce molto la sua tranquillità e purezza..

  A008001330 

 Vi è un altro grande vantaggio per chi rifiuta questo genere di gioia: una grande tranquillità nell’anima, l’eliminazione delle distrazioni e il raccoglimento dei sensi, soprattutto degli occhi.

  A008001332 

 La persona spirituale acquista, così, un comportamento tutto angelico nei confronti di Dio; la sua anima e il suo corpo divengono degno tempio dello Spirito Santo.

  A008001332 

 Non è neanche necessario che ci sia consenso a una cosa impura o che la si ricordi, perché la sola compiacenza provocata dalla conoscenza di tale cosa basta a causare l’impurità nell’anima e nel corpo.

  A008001332 

 Per tale motivo, la negazione e la mortificazione di questa gioia è seguita dalla purezza dell’anima e del corpo, cioè dello spirito e dei sensi.

  A008001334 

 L’anima non solo si libera dai mali e danni suddetti, ma si preserva altresì da innumerevoli vanità e numerosi altri danni, sia spirituali che temporali.

  A008001336 

 Consiste in un bene straordinario per l’anima, estremamente necessario per servire Dio, cioè la liberta di spirito, con cui vince facilmente le tentazioni, sopporta bene le prove e progredisce felicemente nelle virtù..

  A008001350 

 L’anima, appena si accorge che dentro di sé regna il desiderio smodato per questi piacer, deve mortificarlo, perché quanto più è forte, tanto più gravi saranno l’imperfezione e la debolezza..

  A008001352 

 La persona spirituale, dunque, deve servirsi di qualunque gusto provato casualmente o volutamente solo per Dio, ed elevare a lui la gioia dell’anima, perché sia utile, vantaggiosa e perfetta.

  A008001356 

 Prima d’ogni cosa va detto che, se l’anima non spegne o calma la gioia che le può venire dalle cose sensibili, orientandola verso Dio, andrà incontro a tutti i danni che abbiamo visto derivare complessivamente dagli altri generi di gioia, come l’annebbiamento della ragione, la tiepidezza, la noia spirituale, ecc.

  A008001374 

 Straordinari sono i vantaggi che l’anima ricava dalla rinuncia a questa gioia: alcuni sono spirituali, altri temporali..

  A008001376 

 Il primo vantaggio che l’anima trae dalla rinuncia alla gioia proveniente dalle cose sensibili, è quello di rafforzarsi nei riguardi delle distrazioni in cui era caduta per via dell’esercizio esagerato dei sensi.

  A008001380 

 Così, quando lo spirito dell’uomo, che è la parte superiore dell’anima la quale ha relazione e comunica con Dio, si purifica, merita tutti i titoli suddetti, perché si perfeziona nei beni e nei doni spirituali e celesti che gli vengono da Dio.

  A008001380 

 L’anima, dunque, trova qui un grande profitto che la dispone largamente ad accogliere da Dio i beni e i doni spirituali..

  A008001382 

 Ad esempio, quando l’anima è purificata dal piacere procuratole dalla vista degli oggetti, essa prova gioia spirituale elevando a Dio tutte le cose che vede, sia divine che profane; se l’anima è purificata dal piacere procuratole dall’udito, essa sperimenta una gioia spirituale centuplicata, indirizzando a Dio tutto ciò che sente, sia divino che profano.

  A008001384 

 Ora, se l’anima vive una vita spirituale, dopo aver mortificato quella animale, è chiaro che, essendo tutte le sue azioni e tutti i suoi movimenti ormai spirituali, essa si dirigerà a Dio in ogni cosa e senza alcuna contraddizione.

  A008001386 

 Al contrario, le forze dell’anima cresceranno di più se essa saprà mortificare i piaceri sensibili, cioè soffocherà la gioia e il desiderio smodato di essi, piuttosto che farne uso..

  A008001386 

 Da quanto detto deriva la seguente dottrina: finché l’uomo non si sarà abituato a privare i sensi della gioia sensibile, così da poterne ricavare fin dal primo moto il vantaggio che ho detto, e a indirizzarsi immediatamente in tutte le cose a Dio, dovrà necessariamente mortificare la gioia e il piacere derivanti da esse per distogliere la sua anima dalla vita sensitiva.

  A008001388 

 Anche la gloria essenziale sarà più grande per l’anima.

  A008001424 

 Grandissimi sono i vantaggi che l’anima ricava dal non applicare inutilmente la gioia della volontà a questa categoria di beni.

  A008001424 

 Quale inganno maggiore della superbia? Ora l’anima se ne può liberare solo rinunciando a questa gioia..

  A008001424 

 Tale espressione si riferisce al demonio che inganna l’anima per mezzo della gioia e della vanità delle opere, simbolizzate dall’umidità delle piante e dalla fragilità del canneto.

  A008001426 

 Per tale persona la gioia che prova nelle sue opere ne è come l’anima e la forza.

  A008001436 

 È opportuno ora parlare del quinto genere di beni nei quali l’anima può trovare gioia, cioè dei beni soprannaturali.

  A008001438 

 C’è quindi una differenza quanto all’oggetto: oggetto dei beni spirituali è unicamente il rapporto fra il Creatore e l’anima, mentre oggetto dei beni soprannaturali è la creatura.

  A008001438 

 Quanto alle grazie spirituali, invece, il loro esercizio riguarda solo i rapporti tra l’anima e Dio, e viceversa, in una comunicazione d’intelletto, di volontà, ecc., come dirò più avanti.

  A008001442 

 Di per sé non giovano ai fini dell’unione dell’anima con Dio, se non c’è la carità.

  A008001442 

 Quanto al primo vantaggio, che è temporale, le opere e i miracoli soprannaturali meritano poca o nessuna gioia da parte dell’anima, perché, se viene escluso il secondo vantaggio, poco o niente interessano all’anima.

  A008001444 

 A che giova o che vale di fronte a Dio ciò che non è amore di Dio? Ora questo amore non è perfetto se non è assai forte e accorto da purificare l’anima da tutte le gioie che derivano dalle cose, e compiacersi solo nel fare la volontà di Dio.

  A008001448 

 Tre danni principali può, a mio avviso, subire l’anima che ripone la gioia nei beni soprannaturali: s’inganna o è ingannata, subisce una perdita di fede e si espone alla vanagloria o a qualche altra vanità..

  A008001470 

 Difatti, quando il cuore si eleva al di sopra di tutte le cose, anche l’anima si eleva sopra di esse..

  A008001470 

 In due modi Dio viene esaltato nell’anima.

  A008001470 

 Oltre ai vantaggi che l’anima ottiene nel liberarsi dai tre danni suddetti, quando si priva di questa gioia derivante dai beni soprannaturali, ne acquista altri due eccellenti.

  A008001472 

 Poiché in questo modo l’anima pone il suo cuore solo in Dio, Dio viene esaltato e glorificato e manifesta all’anima la propria eccellenza e grandezza.

  A008001472 

 Poiché l’anima si eleva al di sopra di ogni gioia creata, il Signore le dà una testimonianza di quello che egli è.

  A008001474 

 Oltre a questo, Dio è glorificato nel secondo modo quando si distoglie la volontà da questo genere di fatti straordinari: quanto più Dio è creduto e servito senza testimonianze e fatti straordinari, tanto più è glorificato dall’anima, che crede in Dio più di quanto segni e miracoli possano farci capire di lui..

  A008001476 

 Il secondo vantaggio permette all’anima di elevarsi.

  A008001476 

 Tali favori costituiscono un meraviglioso profitto che gioca un’importanza essenziale e diretta nell’unione perfetta tra l’anima e Dio..

  A008001480 

 Lo scopo di quest’opera è quello di condurre lo spirito attraverso i beni spirituali fino all’unione perfetta dell’anima con Dio.

  A008001482 

 Venendo ora al mio argomento, dico che per beni spirituali intendo tutti quelli che ci muovono e ci servono d’aiuto per le cose divine, per i rapporti dell’anima con Dio e per le comunicazioni di Dio con l’anima..

  A008001484 

 Difatti, tra i beni gradevoli all’anima ve ne sono alcuni che hanno per oggetto cose chiare che si comprendono distintamente, altri cose che non si capiscono chiaramente e distintamente.

  A008001486 

 Inoltre li possiamo ancora suddividere tutti in base alla distinzione delle potenze dell’anima.

  A008001488 

 Lascio da parte, per ora, i beni dolorosi, perché appartengono alla notte passiva, dove ne parlerò, e anche quelli gradevoli relativi a cose confuse e non distinte, per trattarne alla fine, in quanto appartengono alla conoscenza generale, confusa, amorosa, attraverso cui si realizza l’unione dell’anima con Dio; questa è stata riservata all’ultima parte del libro II nella divisione delle diverse concezioni dell’intelletto.

  A008001494 

 Si veda lì ciò che è necessario fare ora, perché l’anima cadrà in quegli stessi danni, se in tutte queste conoscenze non saprà elevarsi a Dio..

  A008001504 

 In questo modo la vera e solida devozione dell’anima, che respinge e rigetta da sé ogni vanità e ogni sua apparenza, si riduce a poco più che un abbellimento di bambole, perché alcuni si servono delle immagini come di idoli in cui ripongono la loro compiacenza.

  A008001506 

 Del resto, l’anima è più progredita se riesce a conservare la pace e la gioia quando è privata di questi mezzi rispetto a quando li possiede con attaccamento e passione.

  A008001508 

 Così i mezzi, che dovrebbero essere soltanto un aiuto per l’anima, le divengono motivo d’imperfezione e ostacolo, al pari dell’attaccamento e dello spirito di possesso per qualsiasi altra cosa..

  A008001508 

 In questo caso, infatti, il senso, assorbito interamente nella gioia dei mezzi e dimentico del loro valore soltanto relativo, divora tutto ciò che dovrebbe portare l’anima a prendere il volo verso Dio.

  A008001508 

 L’anima stia certa che quanto più è forte il suo spirito di possesso nei riguardi dell’immagine o dell’aiuto sensibile, tanto meno la sua devozione e la sua preghiera si eleveranno a Dio.

  A008001510 

 Nulla di tutto questo giova perché Dio ascolti meglio la preghiera fatta con una corona piuttosto che con un’altra: egli ascolta l’anima che prega con cuore sincero e semplice, preoccupata solo di piacergli e non di avere un rosario piuttosto che un altro, a meno che non vi siano legate delle indulgenze..

  A008001524 

 Questi fatti soprannaturali delle immagini, di cui parliamo, molto spesso sono realmente veri e buoni, perché provocati da Dio o per aumentare la devozione o perché l’anima abbia un sostegno a cui aggrapparsi nella sua debolezza e non perdersi nelle distrazioni.

  A008001524 

 Tuttavia molte volte sono prodotti anche dal demonio per ingannare e nuocere all’anima.

  A008001528 

 Al contrario, possono far cadere in gravi errori se, quando accade qualcosa di soprannaturale legato ad esse, l’anima non sapesse comportarsi come deve nel suo itinerario verso Dio.

  A008001528 

 Per questo motivo, l’anima virtuosa deve sempre sospettare di più nel bene che nel male, perché il male reca con sé la testimonianza di quello che è..

  A008001530 

 Occorre, inoltre, purificare la gioia che la volontà pone in tali immagini, e attraverso di esse elevare l’anima a Dio, perché questo è lo scopo della Chiesa nel raccomandare l’uso delle immagini.

  A008001530 

 Pertanto occorre evitare tutti i danni ai quali l’anima è esposta in questi casi.

  A008001542 

 Non si accorgono che se tutto questo non è finalizzato al raccoglimento interiore e alla pace dell’anima, sarà motivo solo di distrazione, come tutto il resto; il loro attaccamento e il loro gusto saranno fonte di continua inquietudine, soprattutto se qualcuno provasse a impedirglielo..

  A008001548 

 Preferiva luoghi che elevano l’anima a Dio, come i monti che si elevano da terra, generalmente brulli, senza possibilità di distrazione per i sensi (Lc 6,12)..

  A008001554 

 Si ricordino che, se il luogo migliore e più adatto alla preghiera è il tempio o l’oratorio visibile, se l’immagine serve a questo scopo, non necessariamente si deve riservare il piacere e il godimento spirituale al tempio visibile o all’immagine, dimenticando di pregare nel tempio vivo, che è la parte più intima dell’anima.

  A008001556 

 Se l’anima, infatti, si abitua al sapore della devozione sensibile, non riuscirà mai a possedere, attraverso il raccoglimento interiore, le forti dolcezze spirituali, che si trovano nella nudità dello spirito..

  A008001560 

 Per quanto riguarda lo spazio interiore, l’anima non arriverà mai al raccoglimento dello spirito, che consiste nel fare a meno di tutti questi oggetti, dimenticare tutti i gusti sensibili, rifugiarsi nel suo intimo e acquisire virtù solide.

  A008001570 

 Secondo, perché l’anima si dispone meglio a ringraziare Dio per il beneficio che ha ricevuto in quel luogo.

  A008001570 

 Tuttavia è bene che la persona ritorni talvolta in quel luogo per pregare, a patto che sia distaccata da ogni cosa, per tre motivi: primo, perché se, come dicevo, Dio non è legato ad alcun luogo, sembra però che abbia voluto legarsi a quello lì per esservi lodato dall’anima alla quale ha concesso quella determinata grazia.

  A008001572 

 L’anima, infatti, è il posto più adatto a Dio di qualsiasi altro luogo terreno.

  A008001584 

 Così, spesso, Dio permette al demonio di trarre in inganno queste persone, di far loro sentire e conoscere cose molto opposte al profitto della loro anima.

  A008001606 

 Ma l’anima non esce dal suo solco, si ritrova al punto di prima, poiché la voce non ha la virtù di risuscitare i morti e farli uscire dal loro sepolcro..

  A008001614 

 Così, dunque, l’anima si agita e s’inquieta secondo la passione della gioia..

  A008001614 

 La prima delle passioni dell’anima e degli affetti della volontà è la gioia.

  A008001614 

 La volontà la provoca sempre nell’anima quando gli oggetti le si presentano come buoni, convenienti, amabili e gradevoli oppure perché sembrano belli, piacevoli e preziosi, ecc.

  A008001616 

 In questa vita, dunque, l’anima non può gustare Dio essenzialmente, e tutta la soavità e le delizie che eventualmente prova, per quanto elevate siano, non possono mai essere Dio.

  A008001618 

 Se un diletto o una soavità o qualsiasi altra gioia provata dalla volontà non è amore, ne risulta chiaramente che nessuno di questi sentimenti piacevoli può essere mezzo adeguato per l’unione dell’anima con Dio.

  A008001618 

 Tramite l’operazione essa si unisce a Dio e si realizza in lui che è amore, non attraverso il sentimento o la percezione dei suoi appetiti, che si conclude nell’anima come fine e termine ultimo..

  A008001620 

 Così, i sentimenti piacevoli, per loro natura, non indirizzano l’anima a Dio, ma piuttosto la fanno ripiegare su se stessa.

  A008001620 

 In questo modo l’anima amerà sul serio proprio come vuole la fede, anche nel vuoto e nel buio dei suoi sentimenti, soprattutto quelli che essa può percepire attraverso le capacità della sua mente, credendo al di sopra di ciò che può comprendere..

  A008001620 

 Solo l’operazione della volontà, che è amore per Dio, colloca l’anima in Dio, lasciando dietro di sé tutte le cose create, così che essa ama Dio al di sopra di tutto.


09-Giovanni della Croce - Notte oscura.html
  A009000005 

 Strofe dell’anima.

  A009000019 

 Ove si parla dei vantaggi procurati all’anima da questa notte..

  A009000028 

 Ove si comincia a spiegare come questa contemplazione oscura non solo è notte per l’anima, ma anche pena e tormento..

  A009000031 

 Ove si parla di altre sofferenze che affliggono l’anima in questo stato..

  A009000034 

 Ove si dice che l’anima, come frutto di queste dolorose prove, si sente animata da una veemente passione d’amore per Dio..

  A009000036 

 Ove si parla di altri meravigliosi effetti prodotti nell’anima da questa notte oscura della contemplazione..

  A009000040 

 Ove si spiega come l’anima, benché nelle tenebre, avanzi sicura..

  A009000045 

 Ove si spiega la parola “travestita” e vengono indicati i colori del travestimento dell’anima in questa notte..

  A009000047 

 Ove si parla del mirabile nascondiglio in cui si trova l’anima in questa notte e come il demonio non riesca a entrare in esso, sebbene entri in altri più reconditi..

  A009000054 

 Spiegazione delle strofe che mostrano come l’anima debba comportarsi nel cammino spirituale per arrivare alla perfetta unione d’amore con Dio, quale è possibile raggiungere in questa vita.

  A009000112 

 Inizia la spiegazione delle strofe che mostrano in qual modo l’anima debba percorrere il cammino dell’unione d’amore con Dio, spiegazione composta dal padre fra Giovanni della Croce, carmelitano scalzo..

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 L’anima, dunque, tutta contenta di essere passata per questa via stretta e di aver ottenuto tanto bene, si esprime nel modo che segue.

  A009000114 

 Poiché questa via è così stretta e così pochi sono quelli che la percorrono, come dice ancora il Signore (Mt 7,14), l’anima deve considerare una sorte davvero fortunata l’essere pervenuta per mezzo di essa alla suddetta perfezione d’amore.

  A009000114 

 Prima di cominciare la spiegazione di queste strofe è opportuno ricordare che l’anima le recita quando è già pervenuta allo stato di perfezione, cioè all’unione d’amore con Dio.

  A009000124 

 In questa prima strofa l’anima racconta in che modo si è dovuta distaccare affettivamente da se stessa e da tutte le cose, cioè come abbia dovuto praticare una radicale rinuncia per morire a queste cose e a se stessa.

  A009000124 

 Mediante questa, come dirò più avanti, si opera passivamente nell’anima la suddetta rinuncia a se stessa e a tutte le cose..

  A009000130 

 Al fine di chiarire e meglio comprendere che notte sia quella che l’anima deve attraversare e per quale motivo il Signore ve la ponga, è opportuno prima d’ogni cosa accennare ad alcune imperfezioni dei principianti.

  A009000130 

 Difatti, anche in questo modo, essi potranno comprendere lo stato di vita in cui giacciono, per poi sentirsi spinti a desiderare che Dio li faccia entrare in questa notte, dove l’anima si fortifica attraverso l’esercizio delle virtù e gusta le inestimabili delizie dell’amore di Dio.

  A009000130 

 L’anima comincia a entrare in questa notte oscura quando Dio la fa uscire dallo stato dei principianti, cioè di coloro che si servono ancora della meditazione nel cammino spirituale, e la trasferisce gradatamente in quello dei proficienti, cioè quella dei contemplativi.

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 La grazia di Dio, come madre amorosa, si comporta allo stesso modo con l’anima dal momento in cui la rigenera con l’ardente desiderio di servire il Signore.

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 Occorre quindi sapere che quando l’anima si decide a servire solo Dio, abitualmente viene da lui nutrita nello spirito e diventa l’oggetto delle sue compiacenze, come fa una madre amorosa verso il suo tenero bambino: lo scalda con il calore del suo seno, lo nutre con latte gustoso e con cibi delicati e dolci, lo porta in braccio e lo copre di carezze.

  A009000134 

 Così l’anima prova grande gioia nel trascorrere lunghi periodi e addirittura notti intere in orazione; ha piacere di darsi alle penitenze, è contenta di digiunare, si consola nel frequentare i sacramenti e occuparsi delle cose divine.

  A009000134 

 In realtà, ogni anima agisce secondo il grado di perfezione che possiede.

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 Si potranno, altresì, notare i vantaggi che apporta la notte oscura, di cui parlerò tra poco, perché libera e purifica l’anima da tutte queste imperfezioni..

  A009000160 

 Ma l’anima non può purificarsi completamente nemmeno da queste imperfezioni, come anche dalle altre, finché Dio non la colloca nella purificazione passiva di quella notte oscura di cui parlerò tra poco.

  A009000160 

 Malgrado il suo impegno, l’anima non può con le sue forze raggiungere quella purificazione che la dispone, sia pure minimamente, all’unione con Dio nella perfezione dell’amore.

  A009000160 

 È necessario, però, che l’anima, da parte sua, faccia quanto le è possibile per perfezionarsi, al fine di meritare che il Signore la sottoponga a quella purificazione che la guarisce da tutte le imperfezioni da cui non era riuscita a liberarsi da sola.

  A009000166 

 Accade così che l’anima, pur essendo tutta immersa con lo spirito in una profonda orazione alla presenza di Dio, nei sensi provi passivamente agitazioni, fermenti e atti sensuali, non senza grande ripugnanza da parte sua.

  A009000166 

 Ciò accade spesso durante la comunione: poiché l’anima prova gioia e soddisfazione a compiere quest’atto d’amore, perché il Signore le concede questo dono proprio a questo scopo, anche la sensualità vuole la sua parte, come ho detto, però a modo suo.

  A009000166 

 Così, agli inizi e anche quando l’anima è già avanzata, essendo imperfetta la sensualità, molto spesso riceve lo spirito di Dio secondo il grado d’imperfezione in cui si trova.

  A009000168 

 Costui cerca d’importunare e turbare l’anima che è in preghiera o vi si prepara; suscita nella natura questi movimenti disordinati e reca all’anima, che vi presta attenzione, un grande danno.

  A009000168 

 Difatti non solo per la paura che le insinua la rende svogliata nell’orazione, che è quanto egli vuole, dovendo l’anima lottare contro simili suggestioni, ma spinge alcune persone ad abbandonare completamente la preghiera.

  A009000176 

 Al contrario, quando l’amore di Dio cresce in un’anima, questa si raffredda nell’amore sensuale e lo dimentica, perché sono due amori contrari: non solo l’uno non aiuta l’altro, ma quello che predomina spegne e soffoca l’altro rafforzando se stesso, come insegnano i filosofi.

  A009000176 

 Difatti, se cresce l’amore sensuale, immediatamente si vede l’anima raffreddarsi nell’amore per Dio, dimenticarsi di lui al ricordo dell’altro e provare rimorsi di coscienza.

  A009000176 

 Difatti, se l’amicizia è puramente spirituale, crescendo essa, fa crescere anche l’amore per Dio; anzi, quanto più l’anima si ricorda di tale amicizia, tanto più si ricorda di quella con Dio e si porta ardentemente verso di lui.

  A009000178 

 Quando l’anima entra nella notte oscura, tiene sotto il controllo della ragione questi due amori.

  A009000202 

 Difatti l’anima che cerca le dolcezze, naturalmente rifiuta tutta l’amarezza della rinuncia personale..

  A009000216 

 Infatti, anche se i principianti si dedicheranno a una dura mortificazione di sé in tutte le loro azioni e passioni, non vi riusciranno né in parte né in tutto finché Dio non realizzerà tale trasformazione passivamente e purificherà l’anima nella suddetta notte oscura.

  A009000220 

 Così la prima notte o purificazione sarà sensitiva, se purifica l’anima nella sua parte sensitiva, rendendola più conforme a quella spirituale.

  A009000220 

 La seconda notte o purificazione sarà spirituale, se purifica e spoglia l’anima nella sua parte spirituale, preparandola e disponendola all’unione d’amore con Dio.

  A009000234 

 Infatti, allorché Dio introduce l’anima in questa notte oscura per condurla all’aridità e purificarla dall’appetito sensitivo, non le permette di provare consolazioni in cosa alcuna.

  A009000236 

 Quando, invece, l’aridità è solo frutto di umore cattivo, si prova disgusto e spossatezza fisica; in altri termini, l’anima non prova questi desideri di servire Dio che le offre l’aridità purificatrice.

  A009000236 

 Questa, sebbene a volte sia aggravata da malinconia o da altro umore cattivo – e accade spesso –, non per questo cessa di avere il suo effetto purificante nella volontà, poiché l’anima è privata di ogni consolazione e desidera solo servire Dio.

  A009000242 

 Di solito l’anima che prova questa aridità e vuoto dei sensi, è attratta dal desiderio di stare sola e in pace, senza dover pensare a qualcosa di particolare né averne voglia.

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 Esso è tanto delicato che, pur avendo la voglia e l’attenzione a sentirlo, di solito non si percepisce, perché, ripeto, esso agisce nel riposo più assoluto e nell’oblio totale dell’anima.

  A009000244 

 In questa fase, ciò che l’anima può fare di suo non serve, come ho già detto, anzi disturba la pace interiore e l’opera che Dio compie nello spirito per mezzo dell’aridità nei sensi.

  A009000244 

 Infatti Dio mette l’anima in uno stato tale e la guida per vie così insolite che, se essa volesse servirsi delle sue facoltà, disturberebbe l’opera di Dio anziché aiutarla; in breve, avviene il contrario di quanto accadeva prima.

  A009000244 

 Questo perché l’anima è ormai nello stato di contemplazione; è uscita dalla fase discorsiva per entrare nello stato dei proficienti.

  A009000244 

 Tale è la pace che Dio annunzia all’anima, come dice Davide ( Sal 84,9), per renderla spirituale.

  A009000246 

 Il terzo segno per riconoscere la purificazione dei sensi è l’incapacità, da parte dell’anima, di meditare o di discorrere servendosi dell’immaginazione, come faceva prima, per quanti sforzi compia.

  A009000246 

 Ora Dio comincia a comunicarsi all’anima non per mezzo dei sensi, come in precedenza; non per mezzo dell’attività discorsiva che compone e ordina le cognizioni; ma per mezzo dello spirito puro, nel quale non si sviluppa il ragionamento.

  A009000248 

 Se, infatti, la causa fosse questa, e quell’umore svanisse, in quanto è per sua natura mutevole, l’anima impegnandosi potrebbe ricuperare il potere di prima e le potenze ritroverebbero il loro appoggio.

  A009000252 

 Quando si verificano le aridità di questa notte dei sensi, nella quale Dio opera il cambiamento di cui ho parlato prima, egli sottrae l’anima alla vita dei sensi per elevarla a quella dello spirito, cioè la fa passare dalla meditazione alla contemplazione, dove essa non può più agire con le sue facoltà e discorrere sulle cose di Dio.

  A009000252 

 Tale comportamento è assolutamente inutile perché, ripeto, l’anima non approderà a nulla ritornando al suo primo metodo..

  A009000252 

 Tutto ciò procura all’anima un profondo disgusto e una grande ripugnanza interiore, mentre essa voleva restare nella calma, nella tranquillità e nel riposo delle potenze.

  A009000258 

 Il comportamento che l’anima deve tenere in questa notte dei sensi è quello di non preoccuparsi affatto del ragionamento e della meditazione, perché non è più il tempo per queste cose.

  A009000258 

 L’unica cosa da fare è lasciare l’anima libera, sgombra e al riparo da tutte le conoscenze e i pensieri, non preoccupandosi di cosa dovrà pensare o meditare.

  A009000258 

 Tutte queste pretese, infatti, turbano e distraggono l’anima dalla pacifica quiete e dal dolce riposo della contemplazione che le viene concesso..

  A009000260 

 Allo stesso modo, quando l’anima vuole stare nella pace e nella quiete interiore, qualsiasi azione, affetto o attenzione che essa volesse coltivare non farebbe che distrarla, metterla in agitazione e procurarle aridità e vuoto dei sensi.

  A009000260 

 Se l’anima vuole fare qualcosa di sua iniziativa con le facoltà interiori, non farà che disturbare e perdere i beni che Dio sta imprimendo in lei attraverso la pace e la quiete dello spirito.

  A009000262 

 La contemplazione, infatti, non è altro che infusione segreta, piena di pace e d’amore per Dio che, all’occasione, infiamma l’anima d’amore, come essa fa intendere nel verso seguente: con ansie, dal mio amor tutta infiammata..

  A009000262 

 Pertanto quest’anima non deve preoccuparsi se le vengono meno le operazioni delle potenze.

  A009000266 

 A volte, invece, con o senza questi ostacoli, l’anima comincia a provare improvvisamente un certo desiderio di Dio pieno si spasimo; quanto più questo desiderio aumenta, tanto più l’anima si sente trasportata verso Dio e infiammata d’amore per lui, senza sapere né comprendere né come né donde le vengano quest’amore e quest’affetto.

  A009000266 

 E io, aggiunge Davide, ero ridotto un niente e non capivo (ibid.); perché l’anima, senza sapere dove va, si vede annientata in tutte le cose di lassù e di quaggiù, ove era solita trovare le sue consolazioni.

  A009000266 

 E poiché a volte l’incendio d’amore assume proporzioni inverosimili, gli spasimi per Dio si fanno talmente intensi nell’anima da sembrare che questa sete ardente inaridisca tutte le ossa, indebolisca la natura, tolga all’anima il suo calore e la sua forza per l’acutezza della sete d’amore che l’anima sente tanto potentemente.

  A009000266 

 Ma dobbiamo ricordare che la veemenza di questa sete non è continua, bensì intermittente, anche se l’anima abitualmente prova sempre un po’ dei suoi ardori..

  A009000266 

 Questo incendio d’amore, di solito, non si sente agli inizi, perché non è ancora cominciato a causa dell’impurità della natura, oppure perché l’anima, non comprendendolo, non lo accoglie in sé pacificamente.

  A009000266 

 Tale è la sete che Davide provava; dice infatti: L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente ( Sal 41,3).

  A009000266 

 È come se dicesse: la sete della mia anima è molto ardente.

  A009000268 

 Al contrario, l’anima prova l’aridità e il vuoto di cui sto parlando.

  A009000268 

 E allora, invece di quest’amore, che pure va accendendosi e che l’anima consegue in mezzo alle aridità e al vuoto delle sue potenze, c’è una costante attenzione e sollecitudine di piacere a Dio, mista al dolore e al timore di non servirlo abbastanza.

  A009000268 

 Ma nel frattempo l’anima assomiglia al malato che è tenuto sotto cura: tutto è sofferenza in quest’oscura e arida purificazione dei sensi, per guarire da molte imperfezioni, esercitarsi nella pratica delle virtù ed essere, così, degni dell’amore divino, come si dice nel verso seguente: oh, sorte fortunata!.

  A009000268 

 Questa sollecitudine e attenzione si sviluppano nell’anima in seguito alla segreta contemplazione, finché, con il tempo, accendono nello spirito quest’amore divino, dopo che sono stati alquanto purificati i sensi, cioè le forze e gli affetti naturali della parte sensitiva, per mezzo dell’aridità che si viene a produrre.

  A009000270 

 In questo modo l’anima, anche se non le sembra, ottiene così tanti vantaggi che ritiene sorte fortunata essere sfuggita ai lacci e alla presa dei sensi della parte inferiore attraverso questa notte, come recita il verso presente, oh, sorte fortunata! Al riguardo occorre sottolineare i vantaggi che l’anima ottiene in questa notte e a causa dei quali stima sorte fortunata l’averla attraversata.

  A009000270 

 In un primo momento Dio introduce l’anima nella notte dei sensi al fine di purificare i sensi della parte inferiore, adattarli, assoggettarli e unirli allo spirito, immergendoli nelle tenebre e mettendo fine ai loro ragionamenti.

  A009000272 

 Ciò costituisce una felice e fortunata sorte per l’anima: prima di tutto perché è una grande vittoria aver spento le passione e gli affetti che la inclinavano alle cose create; in secondo luogo, perché sono pochissimi coloro che soffrono e perseverano nel passare per questa porta stretta e seguire la via angusta che conduce alla vita (Mt 7,14), come dice il Signore.

  A009000272 

 La porta stretta è la notte dei sensi, dei quali l’anima si spoglia e si libera per entrare in essa, appoggiandosi alla fede, che è estranea a ogni senso, per poi percorrere la via angusta, o l’altra notte, che è quella dello spirito.

  A009000272 

 Ora, torno a ripetere, l’anima ottiene questi beni quando, con il favore della notte, si allontana effettivamente ed effettivamente da tutte le cose create e si eleva verso i beni eterni.

  A009000272 

 Sarà piacevole e molto consolante, per chi cammina su questa strada, constatare che ciò che sembrava all’anima così duro, amaro e contrario ai suoi gusti spirituali, sia divenuto la sorgente di tanti beni.

  A009000272 

 Successivamente, attraverso questa seconda notte, l’anima avanza verso Dio, sostenuta solo dalla fede, che è il mezzo con cui si unisce a Dio.

  A009000272 

 Uscii qui si riferisce all’anima che si libera dall’asservimento in cui la teneva la parte sensitiva, costringendola a cercare Dio attraverso mezzi così deboli, limitati e pericolosi come quelli della parte inferiore.

  A009000276 

 Come Abramo fece gran festa quando svezzò il figlio Isacco ( Gn 21,8), così in cielo ci si rallegra quando Dio toglie un’anima dalle fasce, non la tiene più in braccio, ma la fa camminare sui suoi piedi.

  A009000276 

 La notte o purificazione degli appetiti è vantaggiosa per l’anima a motivo dei grandi beni e profitti che le procura, anche se, come ho detto, a lei sembri che glieli tolga.

  A009000278 

 Al presente, invece, da quest’aridità, che è come un abito per l’anima, derivano non solo i beni di cui si è parlato, ma altresì i vantaggi di cui sto per trattare e molti altri che passerò sotto silenzio.

  A009000278 

 Il primo e principale vantaggio, procurato all’anima da quest’arida e oscura notte di contemplazione, è la conoscenza di sé e della propria miseria.

  A009000278 

 Ora, Dio stima di più la scarsa soddisfazione di sé e la desolazione in cui l’anima si trova per l’incapacità di servirlo, che non tutte le sue opere e tutte le gioie che sentiva prima, per quanto elevate fossero.

  A009000278 

 Questo esempio mostra all’anima la realtà della propria miseria che prima ignorava, cioè quando era in festa e trovava in Dio molta gioia, consolazione e sostegno; si sentiva più soddisfatta e contenta; le sembrava di servirlo in qualcosa.

  A009000278 

 È vero che tutte le grazie da Dio concesse all’anima abitualmente sono accompagnate da questa conoscenza; ma è altrettanto vero che l’aridità e il vuoto delle potenze comparati all’abbondanza di cui esse godevano in passato, insieme alla difficoltà che l’anima prova nel compiere il bene, le fanno scoprire in sé una grettezza e una miseria che non riusciva a vedere al tempo della sua prosperità.

  A009000280 

 Anzitutto, sorgono nell’anima maggior rispetto e affabilità nei suoi rapporti con Dio, condizioni richieste quando ci si avvicina all’Altissimo.

  A009000280 

 Ora, qui l’anima trova ciò che non faceva quando godeva a iosa dei gusti spirituali e delle consolazioni.

  A009000282 

 Dio illumina l’anima, e questa non solo conosce la sua grettezza e la sua miseria, come ho detto, ma altresì la grandezza e l’eccellenza di Dio.

  A009000282 

 Quando l’anima è distaccata e libera come le occorre per rendersi disponibile all’influsso divino, passa attraverso la notte oscura e arida della contemplazione, e Dio, come ho detto, nella sua divina saggezza la istruisce soprannaturalmente, cosa che non faceva quando l’anima gustava le gioie e le soddisfazioni di una volta..

  A009000284 

 Per ascoltare Dio, infatti, l’anima deve stare all’erta e distaccata da ogni affetto e dai sensi, come dice il profeta: Mi metterò di sentinella, in piedi sulla fortezza ( Ab 2,1), cioè staccato dagli appetiti, a spiare e non a discorrere con i sensi per vedere che cosa mi dirà, cioè per sapere che messaggio mi viene da Dio.

  A009000284 

 Queste parole ci fanno comprendere che la disposizione necessaria per ricevere le comunicazioni divine non è il primo latte della soavità spirituale, né il sostegno dei saporosi discorsi delle facoltà sensitive, già gustati dall’anima, ma la mancanza dell’uno e il distacco dall’altro.

  A009000286 

 Per meglio provare l’efficacia della notte dei sensi che, attraverso le aridità e il distacco attira sull’anima la luce divina, riporto un testo di Davide.

  A009000288 

 Dall’aridità o deserto della notte dei sensi l’anima ricava anche l’umiltà di spirito, virtù contraria al primo vizio capitale, cioè la superbia spirituale, di cui si è parlato in precedenza.

  A009000288 

 Quest’umiltà, che proviene dalla conoscenza di sé, purifica l’anima da tutte le imperfezioni d’orgoglio in cui cadeva al tempo della sua prosperità.

  A009000290 

 Questa considerazione genera bell’anima l’amore del prossimo, perché stima gli altri e non li giudica come era solita fare prima, quando era piena di fervore e gli altri no.

  A009000290 

 Si esprime così, perché gli sembra che i beni della sua anima siano talmente finiti che non solo non può dirne nulla e non trova il modo di parlarne, ma la conoscenza della propria miseria lo rende muto di dolore soprattutto se guarda alla virtù degli altri..

  A009000296 

 Ciò nonostante, l’anima che è introdotta in questa notte riceve abitualmente da Dio umiltà e spirito di prontezza, perché compia solo per amore e senza consolazioni quanto Dio le comanda.

  A009000296 

 In questa notte arida e oscura l’anima si libera anche dalle imperfezioni che provengono dall’avarizia spirituale.

  A009000298 

 Va aggiunto, altresì, che le aridità e il disgusto della parte sensitiva, che l’anima prova nelle pratiche di pietà, la liberano da quelle impurità di cui si parlava a proposito della lussuria spirituale; dicevo, infatti, che queste miserie comunemente derivano dalle compiacenze che dallo spirito si riversano sui sensi..

  A009000300 

 Così l’anima prosegue in questo cammino in modo da rimanere sottomessa, trasformata e mortificata nella concupiscenza e negli appetiti.

  A009000300 

 Delle imperfezioni relative alla gola spirituale, quarto vizio capitale, di cui l’anima si purifica in questa notte, se n’è parlato a suo tempo, anche se non sono state elencate tutte perché innumerevoli.

  A009000300 

 In verità, sedate le passioni e spenta la concupiscenza, l’anima vive nella pace e nella tranquillità spirituale, perché dove non regnano più le passioni e la concupiscenza non c’è più turbamento, ma solo la pace e le consolazioni divine..

  A009000300 

 Infatti Dio, in quest’arida e oscura notte in cui introduce l’anima, tiene a freno la sua concupiscenza e i suoi appetiti, di modo che essa non può cibarsi di alcun gusto o piacere sensibile per cose celesti o terrene.

  A009000300 

 Per farsi un’idea degli innumerevoli vantaggi che, oltre a quelli già elencati, l’anima ottiene in questa notte contro il vizio della gola spirituali, basti dire che si libera da tutte le imperfezioni che ho elencato e da molti altri gravi danni e vizi detestabili di cui non ho detto nulla.

  A009000300 

 Una volta soggiogate le passioni, l’anima, oltre ai vantaggi suddetti, ne acquista altri meravigliosi grazie a questa sobrietà spirituale.

  A009000302 

 Il presente vantaggio è molto prezioso e certamente non il più piccolo in mezzo a quest’aridità e purificazione dei sensi, perché l’anima si purifica e si libera dalle imperfezioni che le si attaccano per mezzo delle passioni e degli affetti, che per loro natura la indeboliscono e la offuscano..

  A009000304 

 In questa notte c’è un altro vantaggio molto grande, ed è che l’anima si esercita contemporaneamente nella pratica di più virtù.

  A009000306 

 Questa notte, dunque, produce nell’anima i vantaggi che ho detto, cioè il diletto della pace, il ricordo abituale e attento di Dio, il candore e la purezza dell’anima e la pratica delle virtù.

  A009000308 

 Per quanto riguarda le imperfezioni degli altri tre vizi spirituali di cui ho parlato, e che sono l’ira, l’invidia e l’accidia, in quest’aridità dell’appetito l’anima se ne purifica e acquisisce le virtù contrarie.

  A009000312 

 Quanto all’accidia e al tedio che l’anima prova nelle cose spirituali, non sono viziosi come prima.

  A009000314 

 Difatti, in mezzo alle aridità e angustie, molte volte, quando meno se l’aspetta, Dio comunica all’anima soavità spirituale, amore purissimo e conoscenze spirituali, a volte molto elevate, ognuna delle quali è più vantaggiosa e preziosa di quelle gustate prima.

  A009000314 

 Ma occorre dire che l’anima agli inizi non la pensa così, perché la comunicazione spirituale a lei accordata è elevata per natura, ragion per cui i sensi non possono percepirla..

  A009000314 

 Oltre a questi vantaggi appena elencati, ve ne sono innumerevoli altri che l’anima acquista attraverso quest’arida contemplazione.

  A009000316 

 In conclusione, a questo punto, più l’anima si purifica dagli affetti e dai desideri sensitivi, più acquista libertà di spirito, nella quale si sviluppano i dodici frutti dello Spirito Santo.

  A009000318 

 L’aridità, inoltre, spegne anche le concupiscenze e gli slanci della natura, come ho detto; in questo stato, infatti, se Dio a volte non le concedesse qualche gioia, difficilmente l’anima potrebbe procurarsi con tutta la sua diligenza una gioia o un piacere sensibile nelle sue opere o pratiche di pietà, come ho già detto..

  A009000318 

 Queste aridità, dunque, fanno avanzare l’anima nella via del puro amore per Dio.

  A009000320 

 Inaridendosi la fonte della sensualità, che nutriva l’accattivante cupidigia, all’anima resta soltanto, nel distacco assoluto, un ardente desiderio di servire Dio.

  A009000322 

 Infatti sono gli appetiti e i vani piaceri che con i loro legami imprigionano l’anima e le impediscono di uscire da sé e di attingere nella libertà l’amore di Dio; ma privati dei legami, di cui sopra, essi non possono combattere l’anima..

  A009000322 

 Poiché l’anima capisce che in quest’arida purificazione, che ha attraversato, ha ottenuto tanti e così preziosi vantaggi, come ho detto, non stupisce molto che nella strofa che sto spiegando esclami: Oh, sorte fortunata! Uscii, né fui notata, cioè mi liberai dai lacci e dalla soggezione in cui mi tenevano i miei appetiti sensibili e i miei affetti, senza essere notata, senza che i tre suddetti nemici me lo potessero impedire.

  A009000324 

 Perciò, quando, attraverso una continua mortificazione, si sedano le quattro passioni dell’anima, che sono la gioia, il dolore, la speranza e il timore; quando si addormentano gli appetiti naturali della sensualità attraverso un’aridità costante, allora i sensi e le potenze interne si stabiliscono in un’armonia perfetta, perché cessano le loro operazioni discorsive che, come ho detto, costituiscono tutto il mondo interiore della parte sensitiva, che qui l’anima chiama sua casa: allora essa può dire: stando la mia casa al sonno abbandonata..

  A009000328 

 Quando la casa della sensualità è ormai acquietata, cioè mortificata, le sue passioni sedate, gli appetiti sopiti e addormentati, per mezzo della beata notte della purificazione dei sensi, allora l’anima è uscita.

  A009000328 

 È qui dove Dio nutre l’anima di se stesso e la ristora, senza che essa vi contribuisca con i suoi ragionamenti o collaborazione alcuna.

  A009000334 

 Ora, la correzione più sicura per introdurre l’anima nella sapienza divina è data dalle prove interiori di cui sto parlando.

  A009000334 

 Se a questo punto l’anima è veramente umiliata, lo è in vista dell’esaltazione cui è destinata..

  A009000334 

 Se l’anima non è tentata, esercitata e messa alla prova con pene e sofferenze, non può affinare i suoi sensi per accogliere la sapienza.

  A009000336 

 Non si può dire con esattezza quanto tempo l’anima trascorra in questo digiuno e penitenza dei sensi, perché non tutti subiscono le stesse tentazioni né alla stessa maniera.

  A009000336 

 Questi, in base alle maggiore o minore imperfezione che dev ’essere purificata in ciascun’anima, come pure in base al grado d’amore unitivo al quale intende elevarla, la umilierà più o meno intensamente o più o meno a lungo.

  A009000343 

 Così l’anima non mancherà, di tanto in tanto, di passare attraverso abbandoni, aridità, tenebre e angosce, a volte anche più intense che in passato.

  A009000343 

 Di solito passa molto tempo, a volte anni, prima che l’anima, superato lo stato dei principianti, si eserciti in quello dei proficienti.

  A009000343 

 Non durano però quanto la notte che si aspetta, ragion per cui, trascorso un periodo o alcuni giorni di questa notte tempestosa, l’anima ritorna alla sua abituale serenità.

  A009000343 

 Quando Dio vuol far progredire un’anima, non la pone nella notte dello spirito appena è uscita dalle aridità e dalle prove della prima purificazione o notte dei sensi.

  A009000343 

 Simile a colui che è uscito da un angusto carcere, l’anima avanza nelle cose di Dio con molta maggiore facilità e soddisfazione, insieme a una gioia più abbondante e intima, di quanto non avesse fatto agli inizi, prima di entrare nella notte dei sensi.

  A009000343 

 Tuttavia la purificazione dell’anima non è ancora compiuta, perché le manca la fase principale, che è quella dello spirito.

  A009000343 

 È in questo modo che si avvera quanto afferma Davide, che cioè Dio getta la sua grandine, ossia la sua contemplazione, come briciole ( Sal 147,17), sebbene questi chicchi di oscura contemplazione non siano mai penetranti come quelli dell’orrenda notte della contemplazione – di cui sto per parlare – nella quale Dio introduce di proposito l’anima per elevarla all’unione con sé..

  A009000345 

 Ciò è quanto dice il Saggio in questi termini: Un corpo corruttibile appesantisce l’anima ( Sap 9,15).

  A009000345 

 In definitiva, poiché la parte sensitiva dell’anima è debole e inadeguata alle forti impressioni dello spirito, ne deriva che i proficienti, data l’espansione dello spirito sulla parte sensitiva, provano in questa numerose debolezze, sofferenze in genere, languore di stomaco e affanni spirituali.

  A009000355 

 È allora che il demonio e la fantasia tendono inganni all’anima.

  A009000359 

 All’anima che deve arrivare all’unione conviene, perciò, entrare nella seconda notte, quella dello spirito.

  A009000359 

 Ivi l’anima sarà obbligata a camminare nell’oscurità e nella purezza della fede, unico mezzo proprio e adeguato per l’unione con Dio, come afferma Osea: Ti farò mia sposa per sempre, cioè ti unirò a me nella fede ( Os 2,21-22)..

  A009000363 

 È qui dove le due parti dell’anima, la spirituale e la sensitiva, devono essere purificate completamente, perché la purificazione dell’una non avviene mai senza che anche l’altra venga purificata, e quella del senso non è efficace se non è veramente cominciata quella dello spirito.

  A009000367 

 Anche se essa è stata già spiegata quando si è parlato della prima notte, quella dei sensi, l’anima deve comprenderla soprattutto attraverso questa seconda notte, quella dello spirito, che costituisce la parte principale della purificazione dell’anima.

  A009000367 

 Lascia al buio l’intelletto, arida la volontà e vuota la memoria; getta gli affetti dell’anima nella più profonda afflizione, nell’amarezza e nell’angustia; priva l’anima del sentimento e del gusto che essa provava precedentemente nei beni spirituali.

  A009000367 

 Per questo pensano di Dio come bambini e parlano di Dio come bambini e ragionano e sanno di Dio come bambini, come dice san Paolo (1Cor 13,11), perché non sono ancora pervenuti alla perfezione, cioè all’unione dell’anima con Dio.

  A009000367 

 Tale privazione è una delle condizioni richieste perché s’introduca nell’anima e si unisca ad essa la forma spirituale dello spirito che è l’unione d’amore.

  A009000379 

 Applicando ora questa strofa alla purificazione, alla contemplazione, allo spogliamento o povertà di spirito, realtà tutte che significano quasi la stessa cosa, posso spiegare nel modo seguente ciò che dice l’anima.

  A009000379 

 In povertà, abbandono e distacco da tutte le percezioni della mia anima, cioè nell’oscurità del mio intelletto, nell’aridità della mia volontà, nell’afflizione angosciosa della memoria, uscii da me stessa.

  A009000381 

 Infine tutte le forze e gli affetti dell’anima, per mezzo di questa notte e purificazione del vecchio uomo, si sono rinnovati completamente nelle perfezioni e nelle delizie della divinità.

  A009000381 

 Questa fu per me una sorte fortunata, perché mentre finivano di annientarsi e acquietarsi le facoltà, le passioni, gli appetiti e gli affetti della mia anima, con cui percepivo e gustavo Dio imperfettamente, abbandonai il mio comportamento umano per assumere quello di Dio.

  A009000385 

 La contemplazione infusa, in quanto sapienza piena d’amore per Dio, produce due effetti principali nell’anima: la dispone all’unione d’amore con Dio purificandola e illuminandola.

  A009000385 

 Quella sapienza, piena d’amore, che purifica i beati in cielo illuminandoli, è la stessa che qui sulla terra purifica e illumina l’anima..

  A009000385 

 Questa notte oscura è l’azione che Dio esercita sull’anima per purificarla dalle sue ignoranze e imperfezioni abituali, naturali e spirituali.

  A009000385 

 Qui Dio istruisce segretamente l’anima e le insegna a perfezionarsi nell’amore, senza che essa faccia nulla o sappia come avvenga.

  A009000387 

 Il primo è l’elevatezza della sapienza divina, che supera le capacità dell’anima, alla quale proprio per questa ragione si presenta piena di oscurità.

  A009000387 

 Il secondo è la bassezza e l’impurità dell’anima.

  A009000387 

 Ma a questo punto può sorgere un dubbio: perché la sapienza eterna, che è luce divina e che, come si diceva, illumina e purifica l’anima dalle sue ignoranze, è qui chiamata notte oscura? A tale interrogativo rispondo così: la divina sapienza non solo è notte e tenebre per l’anima, ma anche sua pena e tormento per due motivi.

  A009000387 

 Questi due limiti fanno sì che la luce divina sia per l’anima penosa, dolorosa e anche oscura..

  A009000389 

 A sostegno del primo motivo è opportuno ricordare qui la dottrina del Filosofo, il quale afferma con certezza che quanto maggiormente le verità divine sono in sé chiare e palesi, tanto più sono per loro natura oscure e occulte all’anima.

  A009000389 

 Per questo motivo san Dionigi e altri teologi mistici chiamano questa contemplazione infusa raggio di tenebra, cioè tenebre per l’anima non ancora illuminata e purificata, perché la grande luce soprannaturale di detta contemplazione paralizza la forza naturale dell’intelletto.

  A009000389 

 Pertanto, quando questa luce divina della contemplazione investe l’anima non ancora totalmente illuminata, le provoca tenebre spirituali, perché non solo la supera, ma la priva altresì della sua intelligenza naturale e ne oscura l’atto.

  A009000389 

 Questo spiega perché, quando Dio immette nell’anima non ancora trasformata qualche raggio splendente della sua sapienza segreta, produce nell’intelletto dense tenebre..

  A009000391 

 Difatti, se da una parte tale contemplazione divina infusa racchiude in sé molti beni d’una superiorità estrema, dall’altra l’anima che li riceve, non essendo ancora purificata, presenta in sé molte e persino gravi miserie.

  A009000391 

 D’altronde appare evidente come questa contemplazione oscura agli inizi sia dolorosa per l’anima.

  A009000391 

 Perciò, non potendo due contrari coesistere nell’unico soggetto che è l’anima, necessariamente essa deve penare e soffrire come campo di combattimento in cui si confrontano due opposti che lottano l’uno contro l’altro, dal momento che la contemplazione va purificando l’anima dalle sue imperfezioni.

  A009000393 

 Anzitutto, poiché la luce o sapienza di questa contemplazione è molto luminosa e chiara, mentre l’anima – che ne è investita – è oscura e impura, quando la riceve soffre molto.

  A009000393 

 In questo stato, infatti, l’anima, anche se nelle tenebre, vede chiaramente, illuminata com’è da questa luce divina, la sua impurità; riconosce chiaramente di non essere degna di Dio né di qualsiasi creatura.

  A009000393 

 Ora, la sofferenza dell’anima, dovuta alla sua impurità, è realmente immensa quando viene investita dalla luce divina.

  A009000393 

 Quando, infatti, l’anima è investita da questa purissima luce al fine di essere liberata dalle sue impurità, si sente talmente impura e miserabile da avere la sensazione che Dio le sia contro e che essa stessa sia diventata nemica di Dio.

  A009000393 

 Tale è il senso che si può dare alla seguente affermazione di Davide: Per l’iniquità tu punisci l’uomo e fai consumare la sua anima, come il ragno che produce la tela spingendo fuori il suo interno ( Sal 38,12 Volg.)..

  A009000395 

 Il secondo motivo per cui l’anima soffre è la debolezza morale e spirituale della sua natura.

  A009000395 

 Poiché questa divina contemplazione investe l’anima con una certa violenza per fortificarla e disciplinarla, essa soffre nella sua fragilità, e quasi viene meno, soprattutto quando è investita con maggiore intensità.

  A009000397 

 Dio non fa mai pesare la sua mano sull’anima, ma la tocca solamente e con tanta misericordia, perché suo unico scopo è quello di concederle grazie, non di castigarla..

  A009000397 

 In mezzo a questa oppressione e sotto questo peso l’anima non si sente assolutamente favorita e le sembra che anche quello in cui era solita trovare un certo appoggio sia svanito con il resto e che nessuno provi compassione per lei.

  A009000397 

 È cosa strana e degna di compassione che la debolezza e l’impurità dell’anima facciano sentire pesante e avversa la mano di Dio, che per natura è così lieve e dolce.

  A009000401 

 Il divino è la contemplazione purificatrice e l’umano è l’anima quale soggetto di questa contemplazione.

  A009000401 

 Il terzo motivo delle sofferenze e delle pene che l’anima subisce in questa notte proviene dai due estremi, il divino e l’umano, che qui operano congiuntamente.

  A009000401 

 Immergendola in una profonda e densa tenebra, sconnette e scompone la sua sostanza spirituale, in modo tale che l’anima si sente annientare e struggere alla vista delle sue miserie, come se sperimentasse una dura morte spirituale.

  A009000401 

 L’elemento divino investe l’anima per purificarla, rinnovarla e renderla divina, spogliandola degli affetti abituali e delle caratteristiche dell’uomo vecchio, al quale è molto unita, assimilata e conformata.

  A009000403 

 In realtà, quando questa contemplazione purificatrice prende il sopravvento, l’anima sente molto vivamente l’ombra e i gemiti della morte nonché i tormenti dell’inferno.

  A009000403 

 La convinzione di essere respinta da Dio costituisce per l’anima una pena insopportabile, che le merita compassione.

  A009000403 

 Ma in questo stato l’anima soffre soprattutto perché le sembra chiaro che Dio l’abbia abbandonata e, aborrendola, l’abbia gettata nelle tenebre.

  A009000405 

 In questo caso le spranghe rappresentano le imperfezioni dell’anima, che la tengono prigioniera in modo che non goda della contemplazione gustosa..

  A009000405 

 Io dicevo: sono scacciato lontano dai tuoi occhi; eppure tornerò a guardare il tuo santo tempio (dice così perché Dio in questo stato purifica l’anima affinché torni a vederlo); le acque mi hanno sommerso fino alla gola, l’abisso mi ha avvolto, le alghe si sono attorcigliate al mio capo.

  A009000405 

 L’anima, inoltre, si sente oggetto del medesimo abbandono e disprezzo anche da parte delle creature, soprattutto da parte degli amici.

  A009000407 

 In verità, poiché Dio a questo punto purifica le facoltà sensitive e spirituali dell’anima, come pure le sue potenze interiori ed esteriori, l’anima dev ’essere posta nel vuoto, nella povertà e nell’abbandono di tutte queste parti, lasciata arida, vuota e nelle tenebre.

  A009000409 

 Difatti il profeta dice che, per purificarsi e liberarsi dalla ruggine degli affetti che ha dentro di sé, occorre che l’anima in certo modo si annichili e si distrugga, tanto si è assimilata alle passioni e imperfezioni..

  A009000409 

 L’anima, allora, soffre non solo per il vuoto e la mancanza di appoggi naturali e di conoscenze – il che è già una sofferenza piena d’angoscia, come se uno fosse tenuto sospeso in aria senza che possa respirare –, ma soffre altresì perché Dio la purifica, come fa il fuoco con la ruggine sul metallo.

  A009000409 

 Ora, poiché questi difetti sono profondamente radicati nella sostanza dell’anima, essa soffre inquietudini e tormenti interiori, che si aggiungono all’indigenza e alla miseria naturale e spirituale.

  A009000409 

 Queste parole ci fanno capire l’indicibile tormento che l’anima affronta quando viene purificata dal fuoco di questa contemplazione.

  A009000409 

 Questo spiega la sofferenza che l’anima prova nel vuoto e nella povertà della sua sostanza sensitiva e spirituale.

  A009000411 

 In questo stato Dio umilia profondamente l’anima ma per poi esaltarla.

  A009000411 

 L’anima avverte questo profondo liquefarsi fin nella sua stessa sostanza, e raggiunge il colmo della sua indigenza, tanto da sembrare un’agonizzante.

  A009000411 

 Pertanto l’anima che passa per questa prova, o non va in purgatorio o vi resterà molto poco, perché un’ora sola di queste sofferenze quaggiù basta a purificarla assai più che molto tempo in purgatorio..

  A009000411 

 Pertanto questa fucina purifica l’anima come l’oro nel crogiolo ( Sap 3,6), come dice il Saggio.

  A009000411 

 Se egli non disponesse che quelle acute pene si calmassero presto, l’anima non vivrebbe che pochissimi giorni.

  A009000415 

 Alcune volte trafiggono l’anima con il ricordo improvviso dei mali in cui si trova immersa e con l’incertezza di trovarvi un rimedio.

  A009000417 

 Ben se ne ricorda e si accascia dentro di me la mia anima ( Lam 3,1-20)..

  A009000417 

 Tuttavia, prima di terminare la spiegazione di questi versi e allo scopo di far meglio comprendere ciò che l’anima prova in questa notte, riporterò i sentimenti di Geremia.

  A009000419 

 Ciò nonostante, l’anima sperimenta una sofferenza immensa ed è nella più grande incertezza circa la sua guarigione, perché crede, come dice lo stesso profeta, che il suo male non finirà, sembrandole, come afferma ancora Davide, che Dio mi ha relegato nelle tenebre come i morti da gran tempo; in me languisce il mio spirito, si agghiaccia il mio cuore ( Sal 142,3-4).

  A009000419 

 Oltre alle sofferenze che le vengono dalla solitudine e dall’abbandono che prova in questa oscura notte, l’anima soffre anche per il fatto di non trovare consolazione in solide letture né sostegno in maestri spirituali.

  A009000419 

 Per questo motivo occorre nutrire una grande compassione per l’anima che Dio introduce in questa notte tempestosa e terribile.

  A009000419 

 Senza dubbio, sarà una sorte beata per l’anima ricuperare i beni incomparabili che le procurerà questa notte; ciò si verifica, come dice Giobbe, quando Dio strappa dalle tenebre i segreti e porta alla luce le cose oscure (Gb 12,22), ragion per cui, come dice Davide, nemmeno le tenebre per te sono oscure ( Sal 138,12).

  A009000419 

 Sono questi i lamenti di Geremia che vuole dipingere al vivo le sofferenze della sua anima in questa purificazione o notte dello spirito.

  A009000419 

 Tanto più che l’anima, in questo stato, può fare molto poco; è come un prigioniero rinchiuso in una cella oscura con le mani e i piedi legati.

  A009000421 

 Infatti, quando si riaffacciano le sofferenze, all’anima sembra di non uscirne più e aver perduto tutti i beni, come si è visto nelle citazioni riportate sopra.

  A009000421 

 L’anima, allora, sembra uscire dal carcere e dalle catene.

  A009000421 

 Per l’anima tutto ciò è indizio della salvezza che la suddetta purificazione va operando nel suo intimo nonché preludio dell’abbondanza dei beni che l’aspetta.

  A009000421 

 Quando, al contrario, le vengono accordati beni spirituali, l’anima ha la sensazione che siano finiti i suoi mali e che non le mancheranno più i beni, come confessò Davide quando si trovò in una situazione simile: Nella prosperità ho detto: nulla mi farà vacillare! ( Sal 29,7)..

  A009000421 

 Tuttavia essa presenta delle pause di sollievo, durante le quali, per disposizione divina, questa contemplazione oscura non investe più l’anima per purificarla, bensì per illuminarla e accordarle tanto amore.

  A009000423 

 Anche l’anima, quando si vede fornita di abbondanti beni spirituali e non riesce a scorgere la radice delle imperfezioni e impurità che le restano ancora, pensa che le sue sofferenze siano finite..

  A009000423 

 La stessa cosa avviene nella parte sensitiva dell’anima, perché la sua capacità di percezione è debole.

  A009000425 

 E l’anima crede ancora una volta che tutti i beni siano ormai perduti per sempre.

  A009000425 

 Infatti, ripeto, questa sorta di certezza è talmente radicata nell’anima dall’attuale convinzione dello spirito, da annientare ogni pensiero che le è contrario..

  A009000425 

 Ma sono rare le volte in cui le viene in mente questo pensiero, perché, fin quando non è ultimata la purificazione spirituale, molto raramente la comunicazione soave sarà così abbondante da coprire la radice dei mali che restano nell’anima.

  A009000425 

 Quando l’anima si sente più sicura ed è meno all’erta, questo nemico torna per farla cadere in uno stato peggiore del primo, più duro, più oscuro e doloroso, la cui durata si protrae per un lungo periodo di tempo, forse più lungo del precedente.

  A009000427 

 Similmente, l’anima che attraversa questo stato di purificazione è consapevole di amare Dio.

  A009000431 

 C’è un’altra cosa che rattrista e tormenta molto l’anima in questo stato.

  A009000431 

 Poiché Dio sta purificando l’anima passivamente, essa non può far nulla: non può pregare né assistere con attenzione alla liturgia né tanto meno attendere alle cose di questo mondo.

  A009000431 

 Poiché le sue potenze e i suoi affetti sono bloccati in questa notte di contemplazione, l’anima non può, come prima, elevare i suoi affetti e la sua mente a Dio né può pregarlo.

  A009000433 

 Difatti, perché l’anima sia disposta e preparata alle realtà divine con tutte le sue facoltà e giunga all’unione d’amore con Dio, è opportuno che venga prima assorbita con tutte le sue potenze da questa divina e oscura luce della contemplazione; in seguito occorre che venga distolta da tutti i suoi affetti e conoscenze delle creature.

  A009000433 

 Quando l’anima è in questo stato non solo l’intelletto viene purificato del suo lume e la volontà dei suoi affetti, ma anche la memoria si spoglia dei suoi discorsi e delle sue conoscenze; è, quindi, necessario che quest’ultima sia come annientata nei confronti di tali conoscenze, perché in questa purificazione si verifichi ciò che Davide dice di sé: Io ero stolto e non capivo ( Sal 72,22).

  A009000433 

 Questo non capire si riferisce alle amnesie e dimenticanze della memoria, provocate dal raccoglimento interiore in cui l’anima è immersa durante questa contemplazione.

  A009000433 

 Questo è il motivo per cui, quanto più semplice e pura è questa luce divina che investe l’anima, tanto più la getta nelle tenebre, la spoglia dei suoi affetti particolari e la priva delle sue conoscenze spirituali e temporali.

  A009000433 

 Sembra incredibile che la luce soprannaturale e divina tanto più getti l’anima nelle tenebre quanto più è chiara e pura, e tanto meno l’ottenebri quanto meno è pura! Ora tutto questo si comprende bene se ricordiamo l’affermazione del Filosofo, che ho già provato, secondo cui le realtà soprannaturali sono tanto più oscure per la nostra intelligenza quanto più chiare ed evidenti sono in se stesse..

  A009000433 

 Similmente, quanto meno semplice e pura è questa luce, tanto meno spoglia l’anima e la oscura.

  A009000437 

 In modo simile si comporta nell’anima il raggio della contemplazione.

  A009000437 

 Investendola con la sua luce divina, trascende le forze naturali dell’anima e la introduce nelle tenebre.

  A009000437 

 Ma quando questa luce spirituale, da cui l’anima è investita, incontra qualche oggetto che la riflette, cioè quando le si presenta qualche problema spirituale di perfezione o d’imperfezione, per quanto di poco conto, oppure un giudizio di ciò che è vero o falso, subito essa lo vede e lo comprende molto più chiaramente di prima, quando non era ancora immersa in queste tenebre.

  A009000437 

 Svuotandola e lasciandola nell’oscurità, la purifica e la illumina con la sua luce divina, senza che l’anima si accorga di possederla; anzi, crede di essere sempre nelle tenebre.

  A009000439 

 Ne segue che l’anima conosce e penetra con grande facilità ed estensione qualsiasi fatto divino e umano che le si presenta.

  A009000439 

 Questa luce spirituale è molto semplice, pura, di carattere generale, e per questo motivo non è condizionata né specificata da nessun particolare oggetto intelligibile, né divino né umano, perché conserva spoglie e vuote di tutte queste conoscenze le potenze dell’anima.

  A009000445 

 Difatti la luce che l’anima deve ricevere è un’altissima luce divina che supera qualsiasi luce naturale e non è compresa naturalmente da alcuna intelligenza..

  A009000445 

 Perciò è opportuno, anzi necessario, che la notte oscura della contemplazione prima distrugga e faccia sparire le imperfezioni dell’anima, perché possa raggiungere tali altezze, e poi la introduca nelle tenebre, nell’aridità, nelle angustie e nel vuoto.

  A009000447 

 L’amore che sarà comunicato all’anima nell’unione d’amore è divino, quindi è molto spirituale, delicato e interiore; supera ogni affetto e sentimento naturale e imperfetto della volontà, come pure tutti i suoi appetiti.

  A009000447 

 Ormai, come dicevo prima, sono stati eliminati tutti gli ostacoli attuali e abituali presenti nell’anima..

  A009000449 

 Affinché l’anima divenga idonea all’unione divina, verso cui cammina mentre attraversa la notte oscura, occorre che sia colma d’una certa splendidezza densa di gloria per comunicare con Dio, splendidezza che racchiude in sé innumerevoli beni e abbondanti delizie, e che l’anima non può possedere naturalmente, data la sua natura debole e impura, come dice Isaia: Orecchio non ha sentito, occhio non ha visto, né è entrato in cuore umano ciò che è apparso… ( Is 64,3).

  A009000449 

 Occorre, dunque, prima d’ogni cosa, che l’anima sia nel vuoto e nella povertà di spirito, purificata da ogni attaccamento, conforto e percezione naturale di cose divine e umane.

  A009000451 

 In questa situazione, l’anima sembra appartenere più all’altra vita che alla presente..

  A009000451 

 Inoltre l’anima deve giungere ad avere una sensazione e una conoscenza divina molto alta e gustosa di tutte le cose divine e umane.

  A009000451 

 Tutto ciò è dovuto al fatto che l’anima si sta allontanando ed estraniando dal comune modo di sentire le cose e di conoscerle.

  A009000453 

 All’anima che si vedeva piena di abbondanze spirituali sembrava vera questa pace, perché conforme al suo gusto; pensava, cioè, che fosse pace, anzi pace due volte, avendo conquistato la pace dei sensi e dello spirito.

  A009000453 

 Inoltre, per mezzo di questa notte contemplativa l’anima si prepara alla tranquillità e alla pace interiore che è così profonda e piena di delizie che, come afferma la Chiesa, sorpassa ogni intelligenza (Fil 4,7).

  A009000453 

 L’anima sopporta tutte queste dolorose purificazioni dello spirito al fine di essere rigenerata alla vita nuova dello spirito per mezzo di questo influsso divino.

  A009000453 

 Ma essendo ancora imperfetta questa pace, occorre che l’anima ne venga prima purificata, liberata e separata.

  A009000453 

 È opportuno che l’anima sacrifichi completamente la sua pace anteriore, la quale, essendo carica d’imperfezioni, non era pace vera.

  A009000455 

 Difatti, come l’acqua a volte produce tale inondazione da sommergere tutto, così questo ruggito doloroso dell’anima talvolta cresce tanto da inondarla e penetrarla interamente.

  A009000455 

 La visione e sensazione delle proprie miserie fa credere all’anima che sia perduta e che siano altresì perduti per sempre tutti i suoi beni.

  A009000455 

 Questo ruggito è segno di grande dolore, perché a volte, per l’improvviso e vivo ricordo delle sue miserie, l’anima avverte i suoi affetti talmente avviluppati dal dolore e dalla tristezza che non so come esprimerlo.

  A009000455 

 Si tratta di una purificazione molto dolorosa per l’anima a causa di numerosi timori, delle immaginazioni e delle lotte che l’anima prova dentro di sé.

  A009000457 

 Per ossa, qui, s’intende la volontà che è trafitta da questi dolori che non danno tregua e non cessano di lacerare l’anima, perché i dubbi e i timori che la tormentano non conoscono sosta né riposo..

  A009000457 

 Tali sono gli effetti prodotti nell’anima da questa notte che nasconde la speranza di rivedere la luce del giorno.

  A009000459 

 Poiché l’anima è chiamata a possedere e godere nello stato di perfezione, verso il quale cammina attraverso questa notte purificatrice, innumerevoli beni di doni e di virtù, a livello sia di sostanza che di potenze, deve anzitutto vedersi e sentirsi privata in generale di tutti questi beni.

  A009000461 

 Si tratta di sapere perché questa luce di contemplazione, pur molto soave e dolce per l’anima tanto da non trovare nulla di più desiderabile – ho detto, infatti, che per suo tramite l’anima deve unirsi e raggiungere tutti quei beni nello stato di perfezione che ricerca –, con i suoi assalti all’inizio le procuri effetti dolorosi e strani come quelli che ho descritto..

  A009000463 

 La causa di queste sofferenze sta nella debolezza e nell’imperfezione in cui si trova in quel momento l’anima, come pure nelle sue disposizioni interiori contrarie a ricevere tali favori.

  A009000463 

 Questo spiega perché quando l’anima riceve questa luce divina necessariamente prova le sofferenze di cui si è parlato..

  A009000467 

 Per maggior chiarezza di quanto sto dicendo e ancora dirò, è opportuno ora osservare che la conoscenza amorosa e purificatrice, o luce divina, di cui sto parlando, purifica l’anima e la dispone alla perfetta unione con Dio, come fa il fuoco con il legno per trasformarlo, appunto, in fuoco.

  A009000469 

 Ora possiamo applicare il nostro ragionamento al fuoco divino dell’amore contemplativo che, prima di unirsi all’anima e trasformarla in sé, la purifica da tutti i suoi elementi contrari.

  A009000469 

 Questa purificazione divina, infatti, rimuove gradualmente tutti gli umori cattivi e viziosi che l’anima non riusciva a vedere perché profondamente radicati in lei.

  A009000471 

 Anzitutto, possiamo comprendere come questa luce e sapienza piena d’amore, che deve unirsi all’anima per trasformarla, è la stessa che all’inizio l’ha purificata e preparata.

  A009000473 

 In secondo luogo, possiamo renderci conto che queste sofferenze non vengono prodotte nell’anima dalla suddetta sapienza, perché, come dice il Saggio, insieme con essa mi sono venuti tutti i beni ( Sap 7,11).

  A009000473 

 L’anima è come il legno che non può incendiarsi immediatamente, senza essere prima trasformato e predisposto; per questo motivo soffre tantissimo.

  A009000473 

 Tali sofferenze provengono, invece, dalla debolezza e dalle imperfezioni dell’anima che, senza questa purificazione, è incapace di ricevere la luce divina e gustarne la soavità e le delizie.

  A009000475 

 Così è pure dell’anima in questo stato: una volta purificata dalle imperfezioni, cessa di soffrire e non le rimane che la gioia..

  A009000477 

 In questo caso l’anima ha modo di vedere e anche di apprezzare il lavoro che si va realizzando in lei, perché le si manifesta.

  A009000477 

 L’anima può così scorgere in sé il bene che non riusciva a vedere durante le sofferenze.

  A009000477 

 L’anima, però, non sempre avverte questo incendio d’amore, ma solo a tratti, quando non è investita troppo intensamente dalla contemplazione.

  A009000477 

 Quarto: possiamo dedurre che, a mano a mano che si spoglia e si purifica grazie a questo fuoco d’amore, l’anima se ne infiamma sempre più, come il legno s’incendia più o meno presto secondo che viene più o meno predisposto a ricevere il fuoco.

  A009000479 

 Infatti, dopo quella breve pausa che si ha quando l’anima è stata purificata soprattutto dalle imperfezioni esterne, il fuoco d’amore torna a ferirla ancora, la consuma e la purifica in profondità.

  A009000479 

 La sofferenza dell’anima è tanto più intima, penetrante e spirituale, quanto più la purificazione raggiunge le imperfezioni più intime, penetranti e spirituali o più radicate nel fondo del suo essere.

  A009000479 

 Quinto: da questo paragone possiamo dedurre anche quello che ho detto sopra, cioè quanto sia vero che, dopo questa pausa di sollievo, l’anima riprende a soffrire più intensamente e profondamente di prima.

  A009000481 

 Sesto: dal paragone fatto possiamo dedurre anche il motivo per cui l’anima crede che tutto il bene sia perduto e che, anzi, sia piena di mali, perché durante questa purificazione non prova altro che amarezza.

  A009000483 

 Infine, ciò che resta da purificare e illuminare nella parte più intima dell’anima non può essere nascosto completamente a quella parte dell’anima già purificata.

  A009000483 

 Quando poi la purificazione tocca la parte più intima, non dobbiamo meravigliarci se l’anima crede un’altra volta di aver perduto tutto il bene e di non poterlo mai più riavere; infatti, immersa nelle sofferenze più intime, perde di vista tutti i beni esteriori..

  A009000483 

 Settimo: possiamo pure dedurre che in questi intervalli l’anima goda maggiormente e che a volte le sembri addirittura che le sofferenze non debbano più tornare; ma poiché ritorneranno ben presto, se ci fa caso, e a volte anche se non ci fa caso, continuerà ad avvertire la cattiva radice che le rimane e le impedisce di gustare una gioia piena.

  A009000485 

 Ora, tenendo presente questo paragone insieme alle spiegazioni del primo verso della prima strofa della “Notte oscura” e delle sue terribili caratteristiche, sarà opportuno passare oltre queste cose tristi dell’anima e cominciare invece a trattare del frutto delle sue lacrime nonché delle sue proprietà preziose che sono annunciate dal secondo verso: con ansie, dal mio amor tutta infiammata..

  A009000489 

 In questo verso l’anima lascia intendere che il fuoco d’amore, di cui si è parlato, si diffonde in lei – proprio come fa il fuoco naturale che brucia il legno – col favore della dolorosa notte di contemplazione.

  A009000489 

 Ivi, oppressa da tenebrose angosce, l’anima si sente ferita vivamente e profondamente da un forte amore divino; allo stesso tempo prova una certa sensazione, un vago presentimento che Dio è là, senza tuttavia comprendere nulla in particolare, perché, ripeto, l’intelletto è all’oscuro..

  A009000489 

 Se da una parte questo incendio d’amore è simile, in certo modo, a quello che si è verificato nella parte sensitiva dell’anima, come ho illustrato in precedenza, dall’altra è assai diverso, quanto lo è l’anima dal corpo o la parte spirituale da quella sensitiva.

  A009000491 

 Dal momento che quest’amore è infuso, è più passivo che attivo, e così genera nell’anima un’intensa passione d’amore.

  A009000491 

 Ma il calore, la forza, la resistenza, la passione o incendio d’amore, come qui è chiamato, procedono solo dall’amore di Dio che attira l’anima per unirla a sé.

  A009000491 

 Ora quest’amore trova tanto più spazio e accoglienza nell’anima, per unirla a sé e ferirla, quanto più essa ha domato, sottomesso e inabilitato tutti i suoi appetiti, privandoli della gioia delle cose celesti e terrene..

  A009000491 

 Queste ultime sono azioni di Dio ricevute passivamente dall’anima, mediante il suo consenso.

  A009000493 

 Dio fa questo perché, separando tali gusti dal resto e riservandoseli tutti per sé, l’anima abbia più forza e capacità per accogliere quest’intensa unione d’amore con lui, che egli comincia a concederle attraverso la purificazione.

  A009000493 

 Infatti Dio ha così privato l’anima di tutti i suoi gusti e li ha raccolti in sé al punto che non possono più gustare le cose che vorrebbero.

  A009000493 

 È a questo punto che l’anima deve amare con grande forza, con tutte le sue forze e con tutte le sue passioni spirituali e sensitive, cosa che non potrebbe accadere se esse si distraessero nell’amare altre cose.

  A009000495 

 Da quanto esposto possiamo in qualche modo farci un’idea dell’intensità e della forza di questo incendio d’amore nello spirito, ove Dio tiene concentrate tutte le forze, le facoltà e gli appetiti dell’anima, sia spirituali che sensitivi.

  A009000495 

 Egli desidera che l’anima impieghi armonicamente le sue forze e le sue virtù in quest’amore e così compia realmente il primo precetto che, non disprezzando nulla dell’uomo né escludendo niente di suo da quest’amore, dice: Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta la tua mente, con tutta l’anima e con tutte le forze ( Dt 6,5)..

  A009000497 

 Ciò è quanto Davide esprime molto bene, quando dice: Di te ha sete l’anima mia, in molti modi a te anela mia carne ( Sal 62,2), cioè con i suoi desideri.

  A009000497 

 E allora, poiché tutte le facoltà e le forze dell’anima sono concentrate in questo incendio d’amore e l’anima stessa è ferita, raggiunta in ogni facoltà dalla passione d’amore, quali saranno i movimenti e gli slanci di tali facoltà, vedendosi infiammate e ferite da intenso amore, senza averne tuttavia il possesso e la gioia, perché nelle tenebre e nell’incertezza? Esse indubbiamente, come dice Davide, ringhiano come cani, si aggirano per la città, vagando in cerca di cibo, e, se non possono saziarsi di quest’amore, latrano ( Sal 58,15-16).

  A009000497 

 Il contatto di quest’amore o fuoco divino, infatti, inaridisce lo spirito e ne accende le passioni al punto che, per soddisfare la sete d’amore divino, l’anima si agita in mille modi per mostrare a Dio la sua brama.

  A009000497 

 Un’altra versione dice: La mia anima ebbe sete di te, la mia anima si perde o muore per te..

  A009000499 

 Difatti l’anima ama in mille modi, nei suoi pensieri, nelle sue occupazioni e negli avvenimenti che le si presentano; i suoi desideri non smettono di tormentarla in ogni tempo e in ogni luogo, ragion per cui non trova mai pace.

  A009000499 

 Perciò l’ansia e la sofferenza dell’anima in questo incendio d’amore sono tanto più grandi in quanto hanno due cause: da una parte, le tenebre spirituali in cui l’anima si vede immersa e che sono i dubbi e i timori che l’affliggono; dall’altra, l’amore di Dio che la incendia, la stimola con la sua ferita d’amore e la intimorisce in modo indicibile..

  A009000499 

 Questo è il motivo per cui l’anima nel verso dice con ansie dal mio amor, e non con ansie nell’amore infiammata.

  A009000499 

 Tutto diventa angusto per l’anima; perde il controllo di sé; i suoi desideri superano il cielo e la terra; i dolori la sommergono fino alle tenebre di cui parla Giobbe.

  A009000501 

 Anche se immersa in queste pene che provengono dalle tenebre e dall’amore, l’anima avverte in sé una certa presenza amica e una forza che l’accompagnano e la sostengono.

  A009000501 

 Di conseguenza, quando cessa l’azione del fuoco, cessano le tenebre, ma anche la forza e il calore d’amore nell’anima..

  A009000501 

 Queste due forme di sofferenza sono descritte molto bene dal profeta Isaia quando dice: La mia anima anela a te di notte, cioè nella mia miseria.

  A009000505 

 Quanto esposto sopra ci permette di notare che questa notte oscura di fuoco d’amore, come nelle tenebre purifica l’anima, così pure nelle tenebre la illumina gradualmente.

  A009000505 

 Si vedrà pure che, come nell’altra vita un fuoco tenebroso e materiale purifica gli spiriti, così in questa vita un fuoco pieno d’amore, tenebroso e spirituale, purifica ed emenda l’anima.

  A009000507 

 Che l’anima venga purificata allorquando viene illuminata dal fuoco della sapienza piena d’amore (Dio non concede mai la sapienza mistica senza accordare allo stesso tempo l’amore, perché è lo stesso amore che la infonde), lo dimostra molto chiaramente Geremia quando dice: Dall’alto ha scagliato un fuoco e nelle mie ossa lo ha fatto penetrare ( Lam 1,13).

  A009000507 

 Quest’oscura contemplazione, difatti, infonde nell’anima sia l’amore sia la sapienza, a ognuno secondo le proprie capacità e i propri bisogni, quando appunto l’anima è illuminata e purificata dalle sue ignoranze, come dice il Saggio (Sir 51,19), che ne aveva fatto esperienza..

  A009000513 

 Agli inizi della purificazione spirituale, infatti, il fuoco divino si volge più ad asciugare e disporre il legno dell’anima che a riscaldarla; ma poi, con il passare del tempo, quando il fuoco comincia a riscaldare l’anima, assai sovente essa percepisce questi ardori e questo calore d’amore.

  A009000513 

 Ma non sempre l’anima sente quest’incendio e quest’ansia d’amore.

  A009000515 

 Quest’incendio d’amore, nell’unione delle due potenze, intelletto e volontà, che avviene in questo momento, è fonte di grande ricchezza e diletto per l’anima.

  A009000515 

 È un certo contatto con la Divinità e un inizio della perfezione dell’unione d’amore verso cui l’anima tende.

  A009000521 

 A volte, infatti, come ho appena detto, in mezzo a queste tenebre l’anima viene illuminata e la luce risplende nelle tenebre ( Gv 1,5).

  A009000521 

 Quest’incendio d’amore ci permette di comprendere alcuni effetti gradevoli prodotti nell’anima dalla notte oscura della contemplazione.

  A009000525 

 A questo punto sorge una domanda: se queste due potenze si vanno purificando contemporaneamente, perché all’inizio la volontà avverte l’incendio d’amore della contemplazione purgativa più facilmente di quanto l’intelletto ne avverta la conoscenza? A tale domanda si risponde che a questo punto l’amore passivo non ferisce direttamente la volontà, perché essa è libera; quest’incendio d’amore è più passione d’amore che atto libero della volontà, in quanto colpisce la sostanza dell’anima e quindi ne eccita passivamente gli affetti.

  A009000525 

 E poiché la passione ricettiva dell’intelletto può solo ricevere una conoscenza pura e passivamente – il che non può avvenire se esso non è purificato –, risulta che prima di tale purificazione l’anima sente meno frequentemente il tocco dell’intelligenza che quello della passione d’amore.

  A009000525 

 Ma poiché queste passioni e questi affetti riguardano la volontà, per questo si dice che, se l’anima è attaccata a qualche passione, lo è anche la volontà.

  A009000527 

 Infatti, sebbene in questo caso anche i sensi abbiano la loro parte, perché partecipano alla sofferenza dello spirito, tuttavia la sorgente di questa sete d’amore è avvertita nella parte superiore dell’anima, cioè nello spirito.

  A009000527 

 Questa fiamma o sete d’amore che si produce nell’anima è già opera dello Spirito.

  A009000529 

 A questo punto occorre osservare quanto segue: se è vero che all’inizio della notte dello spirito non si avverte ancora quest’incendio d’amore, perché non ha ancora cominciato ad agire, tuttavia al suo posto il Signore dona subito all’anima un amore estimativo nei suoi confronti.

  A009000529 

 Ma nonostante tutto questo la sofferenza maggiore che l’anima sopporta in queste prove è quella di sentirsi abbandonata da Dio.

  A009000529 

 Ma quando all’amore estimativo che nutre per Dio viene ad aggiungersi la fiamma che l’ha già consumata, l’anima di solito acquista slancio e zelo tesi a servire Dio.

  A009000529 

 Si può, quindi, affermare che fin dal principio di questa notte l’anima è ferita da ansie d’amore, amore dovuto sia alla considerazione di Dio sia all’incendio dell’anima.

  A009000529 

 Si tratta di un amore così elevato, che tutto ciò che l’anima soffre e sopporta di penoso nelle prove della notte oscura è il pensiero angosciante di aver perso Dio e di essere da lui abbandonata.

  A009000529 

 Sono ardori d’amore comunicati all’anima, che con grande audacia, senza guardare a nulla e senza rispetto per niente, nell’impeto e nell’ebbrezza dell’amore e del desiderio, senza tener conto di quello che fa, compie cose straordinarie e insolite, in qualsiasi modo le si presentino, pur di poter incontrare colui che ama..

  A009000531 

 Questo è il motivo per cui Maria Maddalena, pur essendo così ben conosciuta, non fece caso a quella moltitudine di uomini – importanti o meno – presenti al banchetto e non stette a pensare se era bene o male andare a piangere e versare lacrime tra i convitati ( Lc 7,37-38); le interessava soltanto poter incontrare senza indugi Colui dal quale la sua anima era stata ferita e infiammata.

  A009000535 

 Simile alla leonessa o all’orsa che con forza e ansia corrono in cerca dei loro cuccioli che hanno lasciato e non trovano (2Sam 17,8; Os 13,8), quest’anima ferita dall’amore va in cerca del suo Dio.

  A009000535 

 Sono di questo genere le ansie d’amore che l’anima avverte a poco a poco, quando è già avanzata in questa purificazione spirituale.

  A009000537 

 Perciò l’anima che non è ancora pervenuta alla perfezione dell’amore, perché non è giunta all’unione, ha fame e sete di ciò che le manca, cioè dell’unione.

  A009000537 

 È bene ora osservare come l’anima, pur sentendosi così miserabile e indegna di Dio in queste tenebre purificatrici, abbia tanto coraggio e ardire da aspirare all’unione con Dio.

  A009000539 

 Da qui si desume che la luce divina illumina l’anima istantaneamente; ora, servendosi di tale luce, l’anima non può vedere prima se non ciò che le è più vicino, o meglio, ciò che le è dentro, cioè le sue tenebre e miserie, che ormai vede grazie alla misericordia di Dio, mentre precedentemente non le scorgeva perché non illuminata da quella luce soprannaturale.

  A009000539 

 Le tenebre e le altre sofferenze che l’anima sperimenta, quando è investita dalla luce divina, non provengono dalla luce bensì dall’anima stessa, anche se è la luce che gliele manifesta.

  A009000539 

 Non voglio tralasciare di dire qui il motivo per cui questa luce divina, che è pur sempre luce per l’anima, non la illumina subito appena la investe, come invece farà in seguito, ma le procura piuttosto tenebre e afflizione, come si diceva sopra.

  A009000539 

 Questo è il motivo per cui all’inizio non sente che tenebre e dolore; ma una volta purificata mediante la conoscenza viva delle sue miserie, avrà occhi per contemplare i beni di questa luce divina; eliminate tutte queste tenebre e imperfezioni dall’anima, sembra che questa cominci a scorgere a poco a poco i vantaggi e i beni innumerevoli che va acquisendo in questa beata notte di contemplazione..

  A009000541 

 Da quanto detto, si comprendono le grazie che Dio accorda in questo stato all’anima quando la purifica e la guarisce con queste dure e amare tribolazioni.

  A009000541 

 Dio ottenebra le sue potenze interiori e le spoglia di tutto; fa passare i suoi affetti sensitivi e spirituali attraverso l’angoscia e il deserto; debilita e rettifica le forze naturali dell’anima in rapporto a tutto, cosa che l’anima non sarebbe mai riuscita a conseguire da sola, come dirò presto.

  A009000541 

 Per questo motivo, giustamente e coerentemente, l’anima aggiunge subito il terzo verso della strofa che dice: oh, sorte fortunata!.

  A009000541 

 Si può dire così che quest’anima appartiene ormai al cielo, è celestiale, più divina che umana.

  A009000541 

 Tutte queste trasformazioni, come si può vedere da quanto stiamo dicendo, Dio le compie e realizza nell’anima per mezzo di questa notte, illuminandola e infiammandola divinamente del desiderio di Dio solo e nulla più.

  A009000545 

 L’anima innamorata, per raggiungere il suo scopo ambito, deve fare altrettanto, cioè uscire di notte, mentre tutti quelli di casa sua sono addormentati e tranquilli, cioè mentre tutte le operazioni imperfette, le passioni e gli appetiti dell’anima sono addormentati e pacificati da questa notte; essi infatti sono quella gente di casa che, se sveglia, disturba sempre l’anima nel raggiungimento di questi beni, opponendosi alla libertà che si prende di fare a meno di tali beni.

  A009000545 

 Occorre, dunque, che tutte le potenze dell’anima restino passive per poter ricevere quest’infusione, senza interporre la loro attività imperfetta e le loro basse inclinazioni..

  A009000545 

 Per compiere un atto così eroico e straordinario, come quello di unirsi con il suo Amato divino, l’anima deve, dunque, uscire fuori, perché l’Amato si trova solo fuori, nella solitudine.

  A009000545 

 Per meglio realizzare il suo progetto, l’anima esce nottetempo di casa, al buio, mentre tutti sono addormentati così che nessuno possa frapporle alcun ostacolo.

  A009000545 

 Perciò nessuna capacità naturale è in grado di procurare i beni soprannaturali che solo Dio può infondere nell’anima passivamente, segretamente e in silenzio.

  A009000545 

 Questa sorte fortunata è stata tale a motivo di quello che l’anima dice immediatamente dopo, nei versi successivi: uscii, né fui notata, / stando la mia casa al sonno abbandonata.

  A009000545 

 È opportuno, dunque, che le loro operazioni, come anche i loro movimenti, siano addormentati in questa notte, perché non impediscano all’anima il conseguimento dei beni soprannaturali dell’unione d’amore con Dio, cosa che non può accadere finché sono attivi e operanti.

  A009000547 

 In questo modo l’anima è potuta uscire senza essere notata, cioè senza venire ostacolata da tali affetti, ecc., che erano addormentati e mortificati in questa notte, nella quale sono stati lasciati al buio perché non potessero osservare né sentire secondo le loro modalità imperfette e naturali e neppure potessero impedire all’anima di uscire da sé e dalla casa della sensualità.

  A009000547 

 Pertanto è stata una sorte fortunata per l’anima il fatto che Dio abbia addormentato, durante questa notte, tutta la gente di casa, cioè tutte le sue potenze, le sue passioni, i suoi affetti e i suoi appetiti che vivono nella sua parte sensitiva e spirituale.

  A009000549 

 A quel punto si vedrà più chiaramente quanta ragione abbia l’anima di cantare come una sorte fortunata il passaggio attraverso questa notte terribile di cui si sta parlando..

  A009000549 

 Che sorte fortunata è per l’anima potersi liberare dalla casa della sensualità! Secondo me, l’anima se ne può fare un’idea esatta solo se è passata per questa esperienza.

  A009000561 

 In questa strofa l’anima sta ancora cantando alcune proprietà dell’oscurità della notte, ripetendo i preziosi vantaggi che questa le ha procurato.

  A009000561 

 Non si dava occasione per muoversi più sicura, particolarmente perché si trovava già in questa notte purificatrice, in cui gli appetiti, gli affetti, le passioni, ecc., della sua anima erano addormentati, mortificati e cancellati; se, invece, fossero stati svegli e attivi, non gliel’avrebbero consentito.

  A009000565 

 Gli appetiti sensitivi e spirituali sono addormentati e mortificati, non possono gustare cose divine né umane; le affezioni dell’anima, oppresse e soffocate, non possono muoversi verso di esse né trovare appiglio in nulla; l’immaginazione è imbrigliata e incapace di formulare un ragionamento appropriato; la memoria è esaurita; l’intelletto, ottenebrato, non comprende nulla; anche la volontà è arida, oppressa; tutte le potenze sono nel vuoto assoluto e rese inutili; ma più di tutto grava sull’anima una spessa e pesante nube che la tiene nell’angoscia e lontana da Dio.

  A009000565 

 Ho già detto che l’oscurità, di cui parla qui l’anima, si riferisce agli appetiti e alle potenze sensitive, interiori e spirituali; tutte, infatti, in questa notte rimangono all’oscuro relativamente alla loro luce naturale, così che, purificate da questa, possano essere illuminate dalla luce soprannaturale.

  A009000565 

 Per questo l’anima dice di camminare al buio e più sicura..

  A009000567 

 Abitualmente, l’anima sbaglia solo quando segue i suoi appetiti o le sue inclinazioni, i suoi ragionamenti, le sue conoscenze, le sue affezioni; in questi casi essa pecca per eccesso o per difetto; indulge a cambiamenti o si lascia andare a spropositi; in breve, inclina verso ciò che non conviene.

  A009000567 

 Non solo si libera da se stessa, ma altresì dagli altri nemici, che sono il mondo e il demonio, i quali, una volta soffocati gli affetti e le operazioni dell’anima, non le possono fare guerra in nessun altro modo..

  A009000567 

 Risulta quindi chiaro che, una volta sospese tutte queste operazioni e questi movimenti, l’anima è al sicuro dal pericolo di seguirli nei loro errori.

  A009000569 

 Così, una volta che l’anima si astiene dalle sue miserie, sarà pronta ad accogliere i beni che l’unione con Dio produrrà nelle sue potenze e facoltà, rendendole divine e celestiali.

  A009000569 

 Di conseguenza, quando l’anima attraversa questa notte oscura, non solo non si perde, ma ne trae grande profitto perché avanza nelle virtù..

  A009000569 

 Difatti, come scrive il profeta, la perdizione dell’anima viene da lei medesima – cioè dalle sue operazioni e dagli appetiti interiori e sensitivi – mentre il bene, dice il Signore, solo da me ( Os 13,9 Volg.).

  A009000569 

 D’altra parte, fin quando dura il periodo delle tenebre, se l’anima ci bada, sarà in grado di vedere molto chiaramente quanto poco le sue potenze e le sue facoltà si perdano dietro a cose inutili o dannose e quanto essa sia al riparo dalla vanagloria, dalla superbia, dalla presunzione e dalla falsa gioia e da molte altre miserie.

  A009000569 

 Per questo, quanto più l’anima si muove, nella notte oscura, libera dalle sue operazioni naturali, tanto più procede sicura.

  A009000571 

 A questo punto, però, si presenta una domanda: se le cose soprannaturali per loro natura fanno bene all’anima, la fanno avanzare e le danno sicurezza, perché Dio annebbia le sue potenze e facoltà così che essa non possa godere di quelle cose soprannaturali né servirsene, come per gli altri beni, anzi di meno? La risposta è semplice.

  A009000575 

 Offrirò, allora, alcuni indizi per conoscere quando i movimenti e gli atti interiori dell’anima nei suoi rapporti con Dio sono soltanto naturali o solo spirituali, oppure spirituali e naturali insieme.

  A009000575 

 Qui basti sapere che, se gli atti e i movimenti interiori dell’anima devono essere mossi da Dio in modo divino, devono prima passare per le tenebre, essere addormentati, placati nella loro sfera naturale fin quando tutte le loro capacità e attività non vengano ridotte a nulla..

  A009000577 

 Anima devota, quando vedrai i tuoi appetiti nelle tenebre, i tuoi affetti nell’aridità e nell’oppressione, le tue facoltà ridotte all’impossibilità di compiere qualsiasi esercizio della vita interiore, non te ne devi addolorare, ma al contrario considera questo stato una sorte fortunata: Dio, infatti, ti sta liberando da te stessa, ti sta togliendo di mani i tuoi averi.

  A009000579 

 Così l’anima più avanza nelle tenebre, senza sapere dove va, più progredisce nella perfezione.

  A009000579 

 Perciò, secondo quanto ho detto, Dio è qui il maestro e la guida di questo cieco che è l’anima.

  A009000579 

 Un altro motivo, per cui l’anima non solo avanza sicura al buio, ma riceve anche grande profitto, sta nel fatto che comunemente il suo progresso e la sua perfezione le vengono da dove meno se l’aspetta, anzi perlopiù di là dove pensa di perdersi.

  A009000581 

 Ora, la via della sofferenza è più sicura e vantaggiosa di quella della gioia e dell’iniziativa personale; anzitutto perché, quando si soffre, si ricevono ulteriori forze da Dio, mentre quando l’anima agisce o è nella gioia manifesta le sue debolezze e le sue imperfezioni; e poi perché quando si soffre si esercitano e si acquistano le virtù, quindi l’anima si purifica e cresce nella sapienza e nella prudenza..

  A009000581 

 Un altro motivo per cui l’anima ha attraversato sicura queste tenebre è la sofferenza.

  A009000583 

 In questo stato l’anima è, per così dire, in cura per ricuperare la sua salute, che è Dio stesso.

  A009000583 

 Ma c’è ancora un altro motivo più importante per cui l’anima in questo stato avanza sicura nel buio.

  A009000583 

 Questa notte oscura della contemplazione investe e pervade l’anima al punto tale d’avvicinarla a Dio, porla al suo riparo e liberarla da tutto ciò che non è Dio.

  A009000585 

 L’anima comincia a rendersi conto di essere vicina a Dio, come tenda dov’egli abita, a mano a mano che egli la unisce a sé.

  A009000585 

 Quanto più l’anima si trova vicino a lui, tanto più profonde sono le tenebre e intensa l’oscurità dovute alla sua debolezza.

  A009000585 

 Tali sono le proprietà prodotte nell’anima dalla contemplazione oscura; mirano tutte alla sua sicurezza e salvaguardia, perché ormai è molto vicina a Dio.

  A009000589 

 Anche se è nelle tenebre, l’anima è ben nascosta e protetta da se stessa e da tutti i pericoli provenienti dalle creature, come ho detto.

  A009000589 

 Come questa serve a Dio da tenda e da abitazione, così servirà anche all’anima da rifugio sicuro e perfetto.

  A009000589 

 Ed essere al sicuro nella sua tenda, lontano dalla rissa delle lingue, per l’anima significa essere immersa in questa nube tenebrosa, che Davide chiama la tenda di Dio.

  A009000589 

 L’anima, dunque, sta ben nascosta e al riparo nelle nube tenebrosa che circonda Dio.

  A009000589 

 Poiché l’anima tiene sotto controllo tutti i suoi appetiti, i suoi affetti e le sue potenze nelle tenebre, è libera da tutte le imperfezioni opposte al suo spirito, come pure dalla sua carne e da ogni cosa creata.

  A009000591 

 Anche se tenebrosa, infatti, è pur sempre umida, pregna d’acqua, quindi capace di ristorare e fortificare l’anima in ciò di cui ha più bisogno, sebbene questo avvenga nell’oscurità e non senza sofferenza.

  A009000591 

 C’è ancora un altro motivo non meno efficace del precedente, per comprendere in modo più chiaro perché l’anima cammina sicura al buio.

  A009000591 

 In questo modo l’anima esce da se stessa e da tutte le cose create per avviarsi alla dolce e piacevole unione d’amore con Dio, al buio e più sicura..

  A009000591 

 In questo stato, infatti, tutte le potenze, le forze e le facoltà dell’anima sono distolte dalle altre cose create, e tutti i suoi sforzi e la sua tensione mirano solo al servizio di Dio.

  A009000591 

 Subito, infatti, l’anima sente in sé una determinazione vera ed efficace di non fare nulla che possa offendere Dio, né tralasciare nulla che possa rendergli gloria.

  A009000591 

 È la forza che questa nube oscura, dolorosa e tenebrosa di Dio trasmette immediatamente all’anima.

  A009000597 

 Due, cioè segreta e scala, riguardano la notte oscura di contemplazione di cui sto parlando; il terzo, cioè travestita, si riferisce all’anima e riguarda il suo modo di comportarsi in questa notte.

  A009000597 

 Quanto ai primi due termini, occorre ricordare che l’anima chiama segreta scala questa contemplazione oscura, attraverso cui perviene all’unione d’amore, a motivo di due caratteristiche che essa presenta, cioè quella di essere segreta e di essere scala.

  A009000599 

 Anzitutto, chiama segreta questa contemplazione tenebrosa perché, come ho detto sopra, qui si tratta di teologia mistica, che i teologi chiamano sapienza segreta e che, secondo san Tommaso, viene comunicata e infusa nell’anima per mezzo dell’amore.

  A009000599 

 In realtà non è solo l’anima a non capire tutto questo, ma nessuno, nemmeno il demonio.

  A009000599 

 Si chiama, dunque, segreta proprio perché le suddette potenze non possono conseguirla, ma è lo Spirito Santo che la infonde nell’anima, come dice la sposa del Cantico (2,4), senza che essa lo sappia né comprenda come avvenga.

  A009000599 

 È il Maestro divino che insegna all’anima: ciò avviene nella sostanza del suo essere, laddove non possono penetrare né il demonio né i sensi naturali né l’intelletto..

  A009000601 

 Infatti questa sapienza d’amore è segreta quando l’anima passa attraverso le tenebre e le sofferenze della purificazione e quando tale sapienza purifica l’anima, tanto che questa non sa che cosa dirne.

  A009000601 

 Non solo allora è segreta, ma anche in seguito, cioè quando l’anima viene illuminata e questa sapienza si comunica in modo più chiaro all’anima; anche in questo caso resta segreta al punto che l’anima non può discernerla né trovare termini adatti per esprimerla; anzi, oltre a non aver alcuna voglia di parlarne, non sa trovare espressioni o immagini adatte a manifestare una conoscenza tanto sublime e un sentimento spirituale tanto delicato.

  A009000601 

 Non soltanto per questo può essere chiamata segreta, ma anche per gli effetti che produce nell’anima.

  A009000601 

 Ora, poiché i sensi e l’immaginazione non sono serviti da mediazione attraverso cui essa penetrasse nell’anima, non ne conoscono l’aspetto e il colore, non sanno quindi spiegarla né immaginarla per poterne dire qualcosa; ciò nonostante, l’anima intende e gusta questa saporosa e misteriosa sapienza.

  A009000601 

 Se questo si verifica per cose percepite dai sensi, quanto più avviene per ciò che non è passato attraverso di essi! Questa, infatti, è la caratteristica del linguaggio di Dio: essendo moto intimo all’anima e spirituale, al di sopra di tutti i sensi, arresta immediatamente e riduce al silenzio tutta l’armonia e l’abilità dei sensi esterni e interni..

  A009000603 

 Poiché la sapienza di questa contemplazione è il linguaggio di Dio all’anima, da puro spirito a spirito puro, tutto ciò che è inferiore allo spirito, come i sensi, non possono percepirlo; resta quindi un segreto per essi, che, in quanto sensi, non lo conoscono né possono esprimerlo; del resto non ne hanno alcun desiderio, perché non lo vedono..

  A009000605 

 Non riescono a esprimere ciò che l’anima sperimenta se non con termini generici, simili a quelli di cui ho parlato.

  A009000605 

 Non sapendo e non potendo farlo, provano grande ripugnanza a raccontare la loro esperienza, soprattutto quando la contemplazione è più semplice e la stessa anima l’avverte appena.

  A009000607 

 E non solo per questo si chiama ed è segreta, ma anche perché questa sapienza mistica ha la proprietà di nascondere l’anima in sé.

  A009000607 

 In quest’abisso di sapienza l’anima si eleva e cresce, dissetandosi alle acque della scienza d’amore.

  A009000607 

 Infatti, oltre agli effetti ordinari, a volte assorbe talmente l’anima e l’immerge nel suo abisso segreto, che l’anima si vede chiaramente molto lontana e separata da ogni creatura.

  A009000607 

 Ivi l’anima si sente tanto più segreta quanto più si vede elevata sopra ogni altra creatura umana.

  A009000607 

 L’anima, illuminata da essa, vede questa verità, che non saprebbe raggiungere e meno ancora spiegare con termini volgari e umani; per questi motivi la chiama giustamente segreta..

  A009000609 

 Anche il profeta reale, parlando con Dio del cammino dell’anima, si esprime in questi termini: I tuoi fulmini rischiararono il mondo, la terra tremò e fu scossa.

  A009000609 

 La divina contemplazione ha la proprietà di essere segreta e al di sopra di ogni capacità umana, non solo perché è una realtà soprannaturale, ma anche in quanto è via che conduce l’anima alle perfezioni dell’unione con Dio.

  A009000611 

 Rischiara il mondo, infatti, la luce che questa contemplazione divina diffonde nelle potenze dell’anima; la terra che trema ed è scossa è la purificazione dolorosa che avviene in essa; e dire che la via e i sentieri di Dio, che l’anima percorre, passano sul mare e rimangono invisibili, significa che questa via per andare a Dio è talmente segreta e nascosta per i sensi dell’anima quanto lo è per quelli del corpo la scia sul mare, che è in conoscibile.

  A009000611 

 È dimostrato, quindi, che questa contemplazione, che conduce l’anima a Dio, è sapienza segreta..

  A009000615 

 Anzitutto perché, come mediante la scala si sale fino a raggiungere la sommità d’una fortezza, per impossessarsi dei beni, dei tesori e di tutte le ricchezze in essa nascoste, così attraverso questa contemplazione segreta, senza sapere come, l’anima prende a salire fino alla conoscenza e al possesso dei beni e dei tesori del cielo.

  A009000617 

 Difatti le vere comunicazioni, quelle che provengono da Dio, hanno la proprietà di elevare e nello stesso tempo di umiliare l’anima.

  A009000617 

 In secondo luogo, possiamo chiamare scala questa contemplazione segreta perché, come i gradini della scala servono a salire e a scendere, così anche questa segreta contemplazione si serve di queste stesse comunicazioni per elevare l’anima a Dio e per umiliarla in se stessa.

  A009000617 

 Oltre al fatto che la virtù dell’umiltà è una grandezza per l’anima che vi si esercita, di solito Dio la fa salire per questa scala perché la discenda, e la fa scendere perché la risalga, affinché si compia ciò che dice il Saggio: Prima della caduta il cuore dell’uomo si esalta, ma l’umiltà viene prima della gloria (Pro 18,12)..

  A009000619 

 Questa è la norma ordinaria dello stato di contemplazione fino a quando l’anima non raggiunge lo stato di quiete; per dirla in una parola, l’anima non è mai nello stesso stato, non fa altro che salire e scendere..

  A009000619 

 Se l’anima vorrà riflettere su questo cammino, vedrà bene a quanti alti e bassi va soggetta e che, dopo il godimento di un periodo di prosperità, subentra subito quello della tempesta o della prova; vedrà, altresì, che le è stata concessa la bonaccia per prepararla e rafforzarla in vista delle tribolazioni successive; in breve, l’anima deve convincersi che alla miseria e alla tormenta fa seguito l’abbondanza e la pace: per questo motivo deve passare la vigilia nella prova, se vuole godere le gioie della festa.

  A009000621 

 Arrivata alla sommità di questa scala mistica, l’anima si unisce a Dio, a lui si aggrappa e in lui trova il suo riposo.

  A009000621 

 Dapprima Dio le fa gustare il suo amore e la esalta, poi le consente di conoscere se stessa e la umilia, finché, acquistate le abitudini perfette, l’anima smette di salire e di scendere.

  A009000621 

 Perciò l’anima deve necessariamente esercitarsi prima in una, poi nell’altra conoscenza.

  A009000623 

 Il motivo principale per cui tale contemplazione viene qui chiamata scala sta nel fatto che essa è scienza d’amore, cioè conoscenza piena d’amore, infusa da Dio, che nello stesso tempo illumina e fa innamorare l’anima, fino a elevarla di gradino in gradino a Dio, suo creatore, dal momento che solo l’amore unisce definitivamente l’anima a Dio.

  A009000623 

 Per maggior chiarezza indicherò qui i gradini di questa scala divina, accennando brevemente ai segni e agli effetti d’ognuno di essi, in modo che l’anima possa conoscere a quale grado è pervenuta.

  A009000627 

 Come il malato perde l’appetito, non prova più gusto per i cibi e perde il suo colorito naturale, così l’anima in questo grado d’amore perde il gusto e il desiderio di tutte le cose; innamorata di Dio, non si lascia più prendere dalle allettanti abitudini della vita passata.

  A009000627 

 Dico subito che i gradini della scala d’amore, attraverso i quali l’anima sale progressivamente verso Dio, sono dieci.

  A009000627 

 Il primo fa sì che l’anima si ammali, ma a suo vantaggio.

  A009000627 

 L’anima cade in questa infermità soltanto se dall’alto le viene comunicato un fuoco d’amore, come ci fa capire Davide quando dice: Pluviam voluntariam segregabis, Deus, haereditati tuae, et infirmata est, ecc.: Una pioggia generosa mettesti a parte, o Dio, per la tua eredità; questa era indebolita, ma tu l’hai ristorata ( Sal 67,10 Volg.).

  A009000627 

 L’ho già spiegato sopra quando ho parlato dell’annientamento in cui si trova l’anima allorché comincia a salire questa scala di purificazione quale si ha nella contemplazione; proprio allora l’anima non riesce a trovare gusto, sostegno, conforto o appoggio in nessuna cosa.

  A009000627 

 Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio ( Gv 11,4), in quanto l’anima, per amore di Dio, muore al peccato e a tutto ciò che non è Dio, come afferma Davide: L’anima mia viene meno nell’attesa della tua salvezza ( Sal 118,81).

  A009000629 

 A questo punto l’anima va guarendo e ricuperando le forze nell’amore; si prepara a salire prontamente verso il terzo gradino,grazie a qualche nuova purificazione della notte oscura, come dirò più avanti.

  A009000629 

 Arrivata al secondo grado, l’anima cerca sollecitamente l’Amato in tutte le cose; in ogni suo pensiero si rivolge all’Amato; nelle sue parole, in tutte le circostanze che si presentano, parla e si occupa sempre dell’Amato; sia che mangi, dorma o vegli, sia che faccia qualsiasi altra cosa, tutta la sua attenzione è rivolta all’Amato, come ho già detto parlando delle ansie d’amore.

  A009000629 

 L’anima fa la stessa cosa incessantemente, come consiglia Davide con queste parole: Cercate sempre il suo volto ( Sal 104,4), e cercandolo in tutte le cose, non fermatevi su nessuna finché non lo abbiate trovato.

  A009000629 

 Pervenuta al secondo gradino l’anima non smette più di cercare Dio.

  A009000629 

 Questo gradino produce nell’anima gli effetti che seguono..

  A009000631 

 Il terzo gradino della scala d’amore è quello che fa agire l’anima e le infonde ardore perché non venga meno.

  A009000631 

 Se in Giacobbe l’amore per una creatura poté tanto, che cosa non potrà l’amore per il Creatore quando si impadronisce dell’anima in questo terzo grado? Per il grande amore che nutre per Dio, l’anima soffre pene profonde vedendo il poco che fa per il suo Signore; se potesse immolarsi mille volte per lui, ne sarebbe contenta.

  A009000631 

 Tali e molti altri ancora sono gli effetti prodotti nell’anima da questo terzo grado, ragion per cui essa acquista coraggio e vigore per salire fino al seguente quarto grado..

  A009000633 

 Da un punto di vista spirituale, il deserto rappresenta il distacco interiore dell’anima da tutte le creature, tanto che essa non si può fermare o appagare in nulla.

  A009000633 

 Il quarto gradino della scala d’amore è quello in cui, a motivo dell’Amato, sorge nell’anima una capacità di soffrire che non la stanca affatto.

  A009000633 

 L’anima non cerca assolutamente la sua consolazione o il suo piacere, né in Dio né in altre cose; non desidera nulla né vuole chiedere grazie a Dio, perché vede chiaramente di averne ricevute in abbondanza.

  A009000633 

 L’anima è così infiammata che pensa sempre a Dio, desiderosa di soffrire per lui.

  A009000633 

 Questo quarto grado infiamma talmente l’anima e accende tanto il desiderio di Dio da farla salire al seguente quinto gradino..

  A009000635 

 Crede di trovare a ogni passo l’Amato e, quando si vede delusa nel suo desiderio, si strugge di dolore e prega con il salmista: L’anima mia languisce e brama gli atri del Signore ( Sal 83,3).

  A009000635 

 Il quinto gradino della scala d’amore spinge l’anima a cercare e desiderare Dio impazientemente.

  A009000635 

 In questo grado la fame dell’anima si nutre d’amore, perché la sazietà è commisurata alla fame.

  A009000639 

 A questo sesto grado si riferisce anche il Salmo 41,2: Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio.

  A009000639 

 Animata dalla speranza e fortificata dall’amore, senza stancarsi mai, l’anima vola con leggerezza verso Dio.

  A009000639 

 Il motivo di questa leggerezza d’amore posseduta dall’anima in questo sesto grado è dovuta al fatto che l’amore in lei è molto cresciuto, e anche perché è quasi del tutto purificata, come dicono il Salmo 58,5 ( Volg.): Sine iniquitate cucurri: Io corsi e regolai i miei passi senza iniquità, e l’altro Salmo 118,32: Corro per la via dei tuoi comandamenti, perché hai dilatato il mio cuore.

  A009000639 

 Il sesto gradino fa sì che l’anima corra leggera verso Dio e abbia frequenti contatti con lui.

  A009000641 

 A ogni modo qui non è consentito all’anima essere così ardita se non sente il favore interiore dello scettro del re rivolto verso di lei (Est 5,2 Volg.), affinché non le capiti di cadere dagli altri gradini saliti fino a quel momento, nei quali deve mantenersi sempre umile.

  A009000641 

 A questo punto l’amore non si avvale del ragionamento per sperare, né del consiglio per desistere, né si lascia bloccare dal rispetto umano, perché i favori che Dio ha concesso all’anima la rendono oltremodo ardita.

  A009000641 

 Al settimo gradino, ove Dio concede audacia e aiuto all’anima perché si rivolga a lui con tutta la veemenza dell’amore, segue l’ottavo.

  A009000641 

 Il settimo gradino di questa scala rende l’anima molto audace.

  A009000641 

 Qui l’anima è afferrata dall’Amato e a lui unita, come viene detto qui sotto..

  A009000643 

 In questo grado d’unione l’anima soddisfa il suo desiderio, anche se non in maniera continua, perché alcuni arrivano a porvi il piede, ma poi lo ritirano.

  A009000643 

 L’ottavo gradino d’amore fa sì che l’anima afferri e si stringa all’Amato senza mai più lasciarlo, come dice di sé la sposa: Quando trovai l’Amato del mio cuore, lo strinsi fortemente, e non lo lascerò ( Ct 3,4).

  A009000643 

 Se l’abbraccio con Dio perdurasse, l’anima godrebbe di una certa gloria già in questa vita, perciò quest’unione già in questa vita, perciò quest’unione con Dio dura brevi momenti.

  A009000645 

 Il nono gradino fa sì che l’anima arda di tenero amore per Dio.

  A009000645 

 È impossibile descrivere i doni e le ricchezze divine che l’anima gode in questa condizione; anche se si scrivessero molti libri su questo argomento, resterebbe ancora molto da esporre.

  A009000647 

 Il decimo e ultimo gradino della scala segreta d’amore fa sì che l’anima venga assimilata totalmente a Dio, perché lo contempla com’egli è e lo possiede immediatamente.

  A009000647 

 Ora, come dicevo, questa visione è la causa della totale somiglianza tra l’anima e Dio, secondo quanto afferma san Giovanni: Sappiamo che noi saremo simili a lui (1Gv 3,2).

  A009000647 

 Tale espressione non va intesa nel senso che l’anima sarà potente quanto Dio, ciò che è impossibile, ma nel senso che diventerà in tutto simile a Dio; così si chiamerà e sarà Dio per partecipazione..

  A009000647 

 Una volta pervenuta in questa vita al nono grado, l’anima non ha che da lasciare il corpo.

  A009000649 

 In tal modo, per mezzo della teologia mistica e di quest’amore segreto, l’anima si eleva al di sopra di tutte le cose create e di se stessa e ascende a Dio.

  A009000649 

 In verità, in questi ultimi gradini, la scala non è più segreta per l’anima, perché l’amore produce in lei effetti tanto grandi da rivelare meraviglie divine.

  A009000649 

 Ma fino a quel giorno, per quanto elevata possa essere l’anima, le rimane nascosto qualcosa, esattamente in proporzione a quanto le manca per essere perfettamente simile alla divina Essenza.

  A009000649 

 Questa è la segreta scala di cui parla l’anima nella seconda strofa.

  A009000649 

 Una volta raggiunto l’ultimo gradino, quello della chiara visione di Dio, l’ultimo della scala ove è Dio, come ho già detto, non vi è nulla di nascosto per l’anima, perché ormai è totalmente assimilata a Dio.

  A009000653 

 Dopo aver spiegato il motivo per cui l’anima chiama questa contemplazione scala segreta, non resta che spiegare la terza parola del verso, cioè travestita, e dire anche il motivo per cui l’anima è uscita per la segreta scala, travestita..

  A009000657 

 Forte di esse, l’anima non solo conquisterà la grazia e la volontà del suo Amato, ma sarà anche al sicuro dai suoi tre nemici.

  A009000657 

 L’anima, dunque, ferita dall’amore per Cristo suo sposo, desidera entrare nelle sue grazie e conquistarne la volontà.

  A009000657 

 Se, allora, l’anima va in giro rivestita di fede, non può essere vista né tanto meno raggiunta dal demonio, perché con questa virtù, più che con tutte le altre, è maggiormente al sicuro dal diavolo, il nemico più temibile e astuto che ci sia..

  A009000659 

 Il Signore stesso conferma questa verità per mezzo del profeta Osea: Desponsabo te mihi in fide ( Os 2,22), come a dire: O anima, se vuoi unirti a me e sposarmi, occorre che venga vestita interiormente di fede..

  A009000659 

 Per ottenere la grazia e l’unione con l’Amato, l’anima non può avere miglior abito interiore di quello del vestito bianco della fede, principio e fondamento degli altri vestiti delle virtù.

  A009000661 

 Ciò nonostante, l’anima sofferse con costanza e perseverò, sopportando quelle angosce senza deludere e senza mancare all’appuntamento con l’Amato.

  A009000661 

 L’anima indossava questo vestito bianco della fede quando uscì dalla notte oscura della contemplazione; proprio allora, come si diceva prima, avanzava tra le tenebre e le angosce interiori; il suo intelletto non le dava alcun sollievo con la sua luce né dall’alto, perché il cielo gli sembrava chiuso e Dio nascosto, né dal basso, perché tutti gli insegnamenti non la soddisfacevano.

  A009000663 

 Il verde di questa speranza viva in Dio conferisce all’anima tanta forza, coraggio e slancio verso le cose della vita eterna, che l’universo intero le appare com’è in realtà, cioè arido, vuoto, morto, privo di qualsiasi valore rispetto a quanto spera lassù in cielo.

  A009000663 

 Questo, come ho detto, simboleggia la virtù della speranza, per mezzo della quale l’anima si libera e si difende soprattutto dal mondo, suo secondo nemico.

  A009000663 

 Sopra questa tunica bianca della fede l’anima indossa un secondo vestito di colore verde.

  A009000665 

 Con questo travestimento e la livrea verde della speranza l’anima è al sicuro dal mondo, suo secondo nemico.

  A009000665 

 La speranza copre anche tutti i sensi della testa dell’anima, in modo che non si ingolfino in alcuna cosa del mondo e siano protetti dalle frecce di questa vita.

  A009000665 

 Questo è il compito abituale della speranza nell’anima, che leva gli occhi al cielo per guardare solo Dio, come dice di aver fatto Davide: Oculi mei semper ad Dominum: I miei occhi sono rivolti sempre al Signore ( Sal 24,15).

  A009000667 

 Rivestita di questa livrea verde, l’anima ha sempre lo sguardo rivolto a Dio; perciò distoglie i suoi occhi da qualsiasi altra cosa e si aggrappa solo a Dio.

  A009000667 

 Senza questa livrea verde della speranza in Dio solo non era opportuno che l’anima uscisse per raggiungere il suo amore, perché non avrebbe ottenuto nulla: ciò che muove Dio e ottiene da lui ogni cosa è la ferma speranza..

  A009000669 

 Travestita con questa livrea di speranza, l’anima avanza in questa segreta e oscura notte di cui ho parlato.

  A009000671 

 Con questa livrea della carità che è quella dell’amore, l’anima suscita maggior diletto nell’Amato.

  A009000671 

 Essa è quella porpora, di cui parla il Cantico (3,10), sulla quale il Signore si adagia quando scende nell’anima.

  A009000671 

 In breve, la carità conferisce a queste vigore e forza a difesa dell’anima e grazia e leggiadria per piacere all’Amato; senza la carità, infatti, nessuna virtù è bella davanti a Dio.

  A009000671 

 Insieme al bianco e al verde, per completare e perfezionare questo travestimento, l’anima indossa il terzo colore che è una splendida toga rossa, simbolo della carità, terza virtù teologale.

  A009000671 

 Proprio di questa rossa livrea l’anima è vestita, quando, come ha affermato nella prima strofa, nella notte oscura esce da sé e da tutte le cose create, con ansie, dal mio amor tutta infiammata, attraverso la segreta scala della contemplazione, verso l’unione perfetta dell’amore di Dio, sua amata salvezza..

  A009000671 

 Questo colore non solo conferisce grazia agli altri due colori, ma eleva senza indugio l’anima tanto da renderla bella e piacevole agli occhi di Dio, ragion per cui ella osa dire: Bruna sono ma bella, o figlie di Gerusalemme! Sono bella e per questo il re mi ha amata e mi ha introdotta nelle sue stanze ( Ct 1,5 e 4).

  A009000673 

 In definitiva, poiché queste virtù mirano a staccare l’anima da tutto ciò che è inferiore a Dio, tendono anche a unirla a lui..

  A009000673 

 Questi sono, altresì, i suoi tre colori, che costituiscono la migliore disposizione per l’unione dell’anima con Dio nelle sue tre facoltà: intelletto, memoria e volontà.

  A009000673 

 Questo è, dunque, il travestimento che l’anima dice d’indossare nella notte della fede quando sale i gradini della scala segreta.

  A009000675 

 Di conseguenza, se l’anima vuole raggiungere il suo scopo, cioè l’unione piena d’amore e di dolcezza con il suo Amato, ha assoluto bisogno di travestirsi con quest’abito.

  A009000679 

 Per questo motivo ha raggiunto la libertà di spirito preziosa e da tutti desiderata; è salita dalle zone basse verso l’alto, da terrena è diventata celeste e da umana divina, raggiungendo la sua patria che è il cielo (Fil 3,20), come avviene nello stato di perfezione dell’anima, che descriverò più avanti, anche se brevemente..

  A009000679 

 È fuori dubbio che per l’anima è stata una sorte fortunata riuscire in un’impresa così importante, cioè liberarsi dal demonio, dal mondo e dalla sua stessa sensualità.

  A009000681 

 Ho già indicato quali ricchezze l’anima acquista in questo stato e quanto sia fortunata la sorte verso la quale cammina, di modo che, se si spaventa di fronte a sofferenze così terribili, trova il coraggio nella ferma speranza di numerosi e preziosi beni che Dio le concederà di ottenere.

  A009000681 

 Ma oltre a questo l’anima ebbe sorte fortunata ancora per un altro motivo, di cui parla il verso seguente: al buio e ben celata..

  A009000685 

 Dire, quindi, che l’anima è uscita nel buio e ben celata equivale a dire che, sebbene cammini al buio, procede però riparata e nascosta al demonio, alle sue astuzie e alle sue insidie..

  A009000685 

 Quando, dunque, l’anima dice che uscì al buio e ben celata è per far meglio comprendere la completa sicurezza di cui ha parlato nel primo verso di questa strofa e di cui gode lungo il cammino dell’unione d’amore con Dio con il favore dell’oscura contemplazione.

  A009000687 

 Il motivo per cui l’anima procede libera e nascosta alle insidie del demonio nell’oscurità di questa contemplazione è che la contemplazione infusa, che ha raggiunto, viene data passivamente e segretamente all’anima senza il concorso dei sensi e delle potenze interiori o esteriori della parte sensitiva.

  A009000687 

 Ne segue che essa procede non solo di nascosto alle potenze e al riparo dagli ostacoli che potrebbe opporgli la debolezza naturale, ma anche dal demonio che non può scoprire nulla di quanto accade nell’anima se non attraverso le sue facoltà sensitive.

  A009000689 

 In primo luogo, la debolezza della parte sensitiva non sarà di ostacolo alla libertà di spirito e la comunicazione spirituale potrà essere più abbondante; in secondo luogo, poiché, come sto dicendo, il demonio non può penetrare in una parte così intima, l’anima procede più sicura.

  A009000689 

 È come se dicesse: ciò che accade nella destra, cioè nella parte superiore e spirituale dell’anima, resti sconosciuto alla sinistra, cioè avvenga in modo che la parte inferiore della tua anima, che è quella sensitiva, lo ignori; tale comunicazione resti un segreto tra lo spirito e Dio..

  A009000689 

 È, quindi, molto importante per la sicurezza dell’anima che il suo rapporto intimo con Dio sia tale che i sensi della parte inferiore rimangano all’oscuro, lo ignorino e non ne siano a conoscenza.

  A009000691 

 Difatti, avvertendo la molesta presenza del nemico, l’anima – cosa degna di nota! – senza sapere come avvenga e senza far nulla da parte sua, entra nella parte più intima del suo spirito come in un rifugio sicuro; lì si accorge di essere molto lontana dal nemico e ben protetta, e sente aumentare la pace e la gioia che il nemico voleva rapirle.

  A009000691 

 E allora svaniscono tutte le paure che provenivano dall’esterno; di questo l’anima si accorge con molta lucidità.

  A009000691 

 E allora, vedendo che non può opporsi per il fatto che esse avvengono nel profondo dell’anima, fa quanto gli è possibile per sconvolgere e turbare la parte sensitiva, che può raggiungere facilmente.

  A009000691 

 Molte volte, però, quando la comunicazione di questa contemplazione investe di purezza lo spirito e gli immette forza, il demonio non riesce a turbarla, anzi l’anima ne ricava un ulteriore vantaggio e una pace maggiore e più sicura.

  A009000691 

 Suscita in questa dolori, orribili fantasmi, paure, allo scopo di togliere la calma e turbare così la parte superiore e spirituale dell’anima, distogliendola da quei beni che sta ricevendo e godendo.

  A009000691 

 È vero che spesso, quando nell’anima ci sono o passano queste comunicazioni spirituali molto interiori e segrete, il demonio, pur non conoscendo quali siano né come avvengano, si rende perfettamente conto che essa sta ricevendo qualche bene, a motivo della grande calma e del profondo silenzio che alcune di esse provocano nei sensi e nelle potenze della parte sensitiva.

  A009000693 

 Poiché il combattimento avviene tra due spiriti, l’orrore che il cattivo provoca nel buono, cioè nell’anima, è intollerabile quando questa viene raggiunta dal turbamento.

  A009000695 

 Capita, a volte, quando Dio si serve dell’angelo buono, che certi favori accordati all’anima siano noti al demonio.

  A009000695 

 Costui s’accorge, infatti, di alcune di queste grazie, perché Dio abitualmente permette che il maligno venga a conoscenza soprattutto di quelle che egli concede all’anima per mezzo dell’angelo buono.

  A009000695 

 Questo accadrebbe se Dio non permettesse che nei confronti dell’anima ci fosse una certa parità tra i due avversari, cioè tra l’angelo buono e quello cattivo; così la vittoria di uno dei due sarà più gloriosa, e l’anima che risulterà vittoriosa e fedele nella tentazione avrà un premio più grande..

  A009000695 

 Questo perché il maligno vi si possa opporre con tutte le forze, nei limiti della giustizia, e non abbia motivo d’invocare i propri diritti dicendo che non gli è stato permesso di conquistare l’anima, come avvenne nel caso di Giobbe (1,9; 2,4-8).

  A009000697 

 Occorre, dunque, notare che questo è il motivo per cui Dio permette al demonio di agire nei confronti dell’anima, nella stessa misura e modo con cui egli, Dio, la guida o si comporta con essa.

  A009000697 

 Perciò se l’anima, mediante l’angelo buono, è favorita di visioni vere – le quali di solito vengono accordate mediante lui, anche se raffigurano il Cristo, che non appare quasi mai di persona –, Dio permette anche all’angelo cattivo di presentare visioni false, e queste visioni, essendo verosimili, possono facilmente gettare nell’inganno l’anima imprudente, come è già accaduto molte volte.

  A009000699 

 Quando ciò avviene, nel momento in cui l’angelo buono sta per comunicare all’anima la contemplazione spirituale, essa non ha il tempo di ritirarsi nel segreto della contemplazione così da non farsi vedere dal demonio.

  A009000699 

 Tuttavia l’anima alcune volte può liberarsene in fretta, senza che lo spirito maligno abbia il tempo d’ingenerarle impressioni di terrore.

  A009000701 

 Altre volte prevale il demonio, e l’anima viene invasa dal turbamento e dal terrore, che le provocano una pena maggiore di qualsiasi altro tormento in questa vita.

  A009000703 

 Il terrore provocato dallo spirito cattivo ha affinato talmente l’anima da disporla a un bene tanto grande.

  A009000703 

 L’anima non tarda a farne l’esperienza: quanto più la purificazione è stata tenebrosa e terribile, tanto più la contemplazione spirituale di cui ora gode è bellissima e piena di dolcezze; questa grazia a volte è tanto sublime da non potersi descrivere a parole.

  A009000703 

 Però è bene ricordare che quando l’angelo buono lascia al demonio il vantaggio di raggiungere l’anima per insinuarle questi sentimenti di terrore spirituale, lo fa per purificarla.

  A009000703 

 Tutto ciò che ho detto avviene nell’anima passivamente, senza che essa possa farvi nulla, né pro né contro.

  A009000705 

 Il motivo sta nel fatto che sua Maestà dimora sostanzialmente nell’anima, ove né l’angelo né il demonio possono riuscire a comprendere quanto accade o a conoscere le comunicazioni intime e segrete che avvengono tra Dio e l’anima.

  A009000705 

 Poiché è Dio stesso che concede tali comunicazioni, esse sono del tutto divine; sono tocchi sostanziali di unione divina tra l’anima e Dio.

  A009000705 

 Quanto ho esposto si applica al caso in cui Dio visita l’anima per mezzo dell’angelo buono; si riferisce anche ai periodi in cui l’anima non si trova del tutto al buio e ben celata, così da impedire al nemico di attaccarla.

  A009000705 

 Siccome si è di fronte al più alto grado di orazione, basta un solo tocco a comunicare all’anima più beni che tutto il resto..

  A009000707 

 Con queste parole l’anima vuol far capire quanto abbia desiderato che la comunicazione fosse per lei sola, come dicevo, al di fuori e all’insaputa di tutte le creature.

  A009000707 

 Il demonio, allora, non osa attaccarla, perché non potrebbe raggiungerla né riuscirebbe a comprendere questi tocchi divini che fondono l’amorosa sostanza di Dio, piena d’amore, alla sostanza dell’anima..

  A009000707 

 Poiché si tratta di un’esperienza così intima che avviene tra Dio e l’anima e del bene verso cui l’anima anela arrivare con ansie d’amore, desidera e stima questo tocco divino più di tutte le altre grazie che potrebbe ricevere da Dio.

  A009000707 

 Questo significano le parole trovandoti fuori, cioè soffocando gli appetiti e gli affetti della parte sensitiva (questo favore si ha quando l’anima, godendo della libertà di spirito, senza che la parte sensitiva o il demonio possano impedirglielo, gusta la soavità e la pace intima procurate da questi beni).

  A009000709 

 In questo nascondimento, ripeto, l’anima si rafforza nell’unione con Dio nel segno dell’amore.

  A009000711 

 Così l’anima diventa a poco a poco tutta spirituale e nel segreto della contemplazione unitiva mette a tacere quasi totalmente le passioni e gli appetiti spirituali.

  A009000711 

 Per questo, parlando della sua parte superiore, l’anima proferisce subito l’ultimo verso: stando la mia casa al sonno abbandonata..

  A009000711 

 Quando l’anima riceve quelle grazie in maniera ben celata, cioè solo nello spirito, di solito, senza sapere come, ritrova la parte superiore di se stessa tanto lontana e separata dalla parte inferiore e sensitiva da ritenerle molto distinte tra loro.

  A009000715 

 Ciò equivale a dire: quando la parte superiore della mia anima, come quella inferiore, si trovò acquietata nelle sue operazioni e facoltà, uscii verso la divina unione d’amore con Dio..

  A009000717 

 Per questo ripete due volte lo stesso verso, nella prima e nella seconda strofa, proprio perché due sono le parti dell’anima, quella spirituale e quella sensitiva; per poter camminare verso l’unione divina d’amore, devono prima essere riformate, ordinate e acquietate entrambe dal punto di vista sensitivo e spirituale, conformemente allo stato originale d’innocenza posseduto da Adamo.

  A009000717 

 Ricordo che, come per mezzo della guerra della notte oscura l’anima è vagliata e purificata a due livelli – cioè nella parte sensitiva e in quella spirituale, con i loro sensi, potenze e passioni –, allo stesso modo l’anima ora riesce a ottenere pace e sollievo in due modi, cioè nella sua parte sensitiva e in quella spirituale, con tutte le potenze e gli appetiti.

  A009000719 

 Appena queste due case dell’anima riescono a calmarsi e fortificarsi, insieme con i loro familiari che sono le potenze e gli appetiti, immergendosi nel sonno silenzioso circa ogni bene celeste e terreno, immediatamente la Sapienza divina si unisca all’anima con un nuovo vincolo di possesso d’amore.

  A009000719 

 In questi tocchi l’anima è stata gradualmente purificata, acquietata, fortificata e resa capace di ricevere stabilmente l’unione di cui sto parlando, cioè lo sposalizio spirituale tra l’anima e il Figlio di Dio.

  A009000719 

 Per quanto è possibile in questa vita, l’anima consegue la quiete e la pace della sua casa spirituale, in maniera abituale e perfetta, mediante l’azione dei tocchi sostanziali dell’unione or ora descritti.

  A009000721 

 Chi, dunque, rifiutasse di uscire nella notte suddetta in cerca dell’Amato ed essere spogliato e mortificato nella sua volontà, e volesse cercarlo nella tranquillità del suo letto, come faceva la sposa, non lo troverebbe; quest’anima, invece, dice che l’ha trovato, uscendo in una notte oscura, / con ansie, dal mio amor tutta infiammata..

  A009000733 

 L’anima, mentre continua la metafora e il parallelo tra la notte naturale e quella spirituale, ne enumera ed esalta le eccellenti proprietà.

  A009000735 

 La prima, dice l’anima, consiste nel fatto che in questa notte fortunata Dio la conduce per un cammino di contemplazione così solitario e segreto, così lontano ed estraneo ai sensi, che nulla di quello che le appartiene né creatura alcuna sono in grado d’influenzarla al punto di ostacolarla o frenarla nella via dell’unione d’amore..

  A009000737 

 La seconda proprietà è data dalle tenebre spirituali di questa notte, per cui tutte le potenze della parte superiore dell’anima sono al buio.

  A009000737 

 Perciò l’anima non vede né può vedere nulla, né si ferma in nulla che non sia Dio, ma va diritto a lui.

  A009000739 

 La terza è questa: l’anima non è più attaccata a qualche particolare luce interiore dell’intelletto né ad alcuna guida esterna per riceverne qualche conforto lungo questo arduo cammino; al contrario, in queste dense tenebre è privata di tutto questo.


10-Giovanni della Croce - Cantico spirituale.html
  A010000004 

 Strofe tra l’anima e lo sposo.

  A010000053 

 Spiegazione delle strofe che trattano dell’esercizio d’amore tra l’anima e Cristo Sposo; vi si toccano e si spiegano alcuni punti ed effetti della preghiera, su richiesta della madre Anna di Gesù, priora delle Scalze di san Giuseppe a Granada, nell’anno 1584..

  A010000056 

 Le seguenti strofe, reverenda Madre, sembra siano state scritte con un certo fervore nato dall’amore di Dio, la cui sapienza e il cui amore sono così immensi, che, come afferma il libro della Sapienza, si estendono da un confine all’altro (Sap 8,1) della terra; l’anima, che da lui è ispirata e mossa, partecipa in certo qual modo della sua abbondanza e del suo impeto nel suo dire.

  A010000058 

 Anche se verrà offerta qualche spiegazione, non è il caso di sentirsi legati ad essa, perché la sapienza mistica che si manifesta attraverso l’amore, e di cui parlano le seguenti strofe, non occorre che sia intesa distintamente perché susciti nell’anima amore e affetto.

  A010000060 

 Spero quindi che, sebbene vengano qui affrontati alcuni aspetti della teologia scolastica sul rapporto interiore dell’anima con il suo Dio, non sia inutile averne parlato un po’ allo spirito in un modo puramente teorico.

  A010000339 

 In questa prima strofa l’anima innamorata del Verbo Figlio di Dio, suo Sposo, desiderando unirsi a lui con una visione chiara ed essenziale, espone le sue ansie d’amore, lamentandosi per la sua assenza.

  A010000341 

 Da ciò si può dedurre che se l’anima sperimentasse grandi comunicazioni, conoscenze di Dio o qualsiasi altra sensazione spirituale, non per questo deve presumere che tutto ciò sia un possedere Dio o essere più dentro di lui, oppure quello che sente o intende sia essenzialmente Dio, per quanto grande sia tutto questo.

  A010000341 

 In verità, egli rimane ancora nascosto all’anima.

  A010000341 

 L’intento principale dell’anima, quindi, in questo verso non è chiedere solo la devozione affettiva e sensibile, che non dà la certezza evidente che si possiede per grazia lo Sposo in questa vita.

  A010000341 

 Nonostante tutte le perfezioni che scopre di lui, l’anima deve considerarlo un Dio nascosto e mettersi alla sua ricerca, dicendo: Dove ti sei nascosto? Né l’alta comunicazione né la presenza sensibile di Dio sono, infatti, una prova certa della sua presenza, come non sono testimonianza della sua assenza nell’anima l’aridità e la mancanza di tali interventi.

  A010000341 

 Occorre dunque notare che, per quanto grandi siano le comunicazioni e le presenze di Dio nei confronti dell’anima e per quanto alte e sublimi siano le conoscenze che un’anima può avere di Dio in questa vita, tutto questo non è l’essenza di Dio, né ha a che vedere con lui.

  A010000343 

 Questo nutrimento, di cui il Padre si pasce, e questo letto fiorito del Verbo divino, dove si adagia nascosto ad ogni creatura mortale, è ciò che l’anima sposa chiede in questi termini: Dove ti sei nascosto?.

  A010000345 

 Così, l’anima che deve trovarlo per unione d’amore deve staccare la sua volontà rifuggendo da tutte le cose create ed entrare in se stessa in un profondo raccoglimento, e instaurare con Dio rapporti pieni d’amore e di affetto, come se tutto il resto non esistesse.

  A010000345 

 Dio, quindi, è nascosto nell’anima e il buon contemplativo deve cercarlo, dicendo: Dove ti sei nascosto, Amato? / Sola qui, gemente, mi hai lasciata!.

  A010000345 

 Occorre qui notare – per trovare questo Sposo, nella misura che è possibile in questa vita – che il Verbo insieme con il Padre e lo Spirito Santo risiede essenzialmente nel centro intimo dell’anima, ove si è nascosto.

  A010000347 

 Lo si può chiamare veramente Amato quando l’anima è tutta sua e il cuore è completamente distaccato da tutto ciò che non è lui.

  A010000349 

 Questo è il gemito che l’anima lascia sempre intendere a motivo dell’assenza del suo Amato, soprattutto quando, dopo aver gustato qualche dolce e piacevole sua comunicazione, egli la lascia nell’aridità e nella solitudine.

  A010000351 

 In tal modo fa sentire loro la sua assenza con un dolore ancor più intenso, come fa capire l’anima con queste parole: dopo avermi ferita..

  A010000355 

 I desideri e le passioni, di cui parla qui il profeta adoperando il termine reni, si agitano e si trasformano tutti in divini nell’infiammarsi del cuore, e l’anima per amore si dissolve in nulla, non sapendo far altro che amare.

  A010000355 

 Per chiarire ulteriormente questo verso, è opportuno ricordare che, oltre alle molte visite che Dio fa all’anima in diversi modi, colpendola e accrescendo in lei l’amore, suole accordarle ardenti tocchi d’amore che la feriscono e la trapassano come frecce di fuoco, tanto da lasciarla tutta incendiata d’un fuoco d'amore.

  A010000355 

 Per questo l’anima, per manifestare e spiegare il dolore di questa ferita d’amore, provocata dall’assenza dell’Amato dice: dopo avermi ferita..

  A010000355 

 Queste vengono giustamente chiamate ferite d’amore, e di esse parla qui l’anima: infiammano talmente la volontà e il sentimento che l’anima arde di fiamma e fuoco d’amore, tanto che sembra consumarsi in quella fiamma.

  A010000357 

 Con la stessa rapidità, l’anima avverte l’assenza dello Sposo e insieme il gemito, perché in questo momento l’Amato scompare, si nasconde, ed essa rimane nel vuoto, così il suo dolore e i suoi gemiti sono tanto più profondi quanto più vivo è il desiderio del suo possesso.

  A010000357 

 Queste visite o ferite d’amore somigliano ad altre che Dio di solito concede all’anima per ricrearla e soddisfarla, colmandola di serena dolcezza e di quiete.

  A010000357 

 Questo profondo dolore nasce nell’anima perché in quella ferita d’amore, che Dio le infligge, si risveglia la volontà che subito si lancia a possedere l’Amato, che essa ha sentito vicino a motivo del suo tocco d’amore.

  A010000357 

 Vengono chiamate ferite d’amore e sono piacevolissime per l’anima, per cui essa vorrebbe morire mille volte per questi colpi lancinanti che la fanno uscire fuori di sé ed entrare in Dio.

  A010000359 

 Per questo l’anima ferita dice: gridando t’inseguii, cioè chiedendo il rimedio a colui che l’aveva ferita, tanto era bruciata dal fuoco di questa ferita.

  A010000359 

 Quanto a Dio, egli eleva l’anima tanto da farla uscire da sé, da tutti i suoi modi naturali di agire, e gridare verso di lui.

  A010000359 

 Qui l’anima intende questi due modi quando dice: t’inseguii, perché sono entrambi necessari e non se ne può fare a meno se si vuole correre dietro a Dio ed entrare in lui.

  A010000361 

 Ciò che qui l’anima esprime con «inseguire-uscire» per andare a Dio, la sposa del Cantico dei Cantici lo dice con «alzarsi».

  A010000361 

 Difatti, afferma: Surgam et circuibo civitatem, per vicos et plateas quaeram quem diligit anima mea; quaesivi illum et non inveni: Mi alzerò e farò il giro della città, per le strade e per le piazze; voglio cercare l’Amato del mio cuore.

  A010000361 

 L’«alzarsi», parlando spiritualmente, significa salire dal basso verso l’alto e coincide con ciò che qui l’anima chiama uscire da se stessi, uscire cioè dal proprio imperfetto modo di amare, verso l’amore perfetto di Dio.

  A010000361 

 Ma l’anima lascia intendere che soffre perché non l’ha trovato.

  A010000361 

 Per questo l’anima innamorata di Dio vive sempre, in questa vita, nel tormento.

  A010000376 

 In questa strofa l’anima vuole servirsi di buoni intermediari presso il suo Amato, chiedendo loro di informarlo del suo dolore e della sua pena.

  A010000376 

 Qui l’anima vuole servirsi dei suoi desideri, affetti e gemiti come di messaggeri che possono manifestare molto bene i segreti del cuore al suo Amato.

  A010000378 

 Chiama pastori i suoi affetti e desideri, in quanto essi pascono l’anima di beni spirituali: pastore, infatti, vuol dire colui che pasce.

  A010000378 

 Per loro tramite Dio si comunica all’anima, mentre senza di essi non le si comunica affatto.

  A010000380 

 Per pastori l’anima intende qui gli stessi angeli, perché non solo portano a Dio i nostri messaggi, ma portano anche quelli di Dio alle nostre anime, nutrendole, da buoni pastori, di dolci ispirazioni e comunicazioni divine; Dio trasmette queste ultime anche tramite loro ed essi ci difendono, da buoni pastori, dai lupi, cioè dai demoni.

  A010000382 

 Così ogni anima deve comprendere che Dio, pur non venendo subito incontro alle sue necessità e preghiere, non mancherà di soccorrerla al momento opportuno.

  A010000382 

 Occorre osservare che, com’è vero che Dio tutto sa e conosce, vede e nota persino i pensieri dell’anima, è altrettanto vero che vede le nostre necessità e ascolta le nostre preghiere quando le esaudisce.

  A010000382 

 Quando l’anima afferma qui: se mai colui vedrete, intende dire: se per caso è giunto il momento in cui egli ritiene giusto esaudire le mie richieste.

  A010000384 

 Allora l’anima – parlando nel modo più chiaro possibile – lo ama più di tutte le cose: quando non vi è nulla che le impedisca di fare e soffrire qualsiasi cosa per lui.

  A010000386 

 L’anima che ama davvero Dio, quando egli è assente soffre abitualmente in tre modi, secondo le tre potenze dell’anima: l’intelletto, la volontà e la memoria.

  A010000386 

 L’anima presenta qui tre necessità, cioè languore, sofferenza e morte.

  A010000386 

 Quanto all’intelletto, l’anima langue perché non vede Dio, che è la salvezza dell’intelletto.

  A010000388 

 Il veleno si riferisce alla memoria e significa la morte dell’anima, come lascia intendere Mosè parlando, nel Deuteronomio, dei ripudiati da Dio in questi termini: Fel draconum vinum eorum, et venenum aspidum insanabile: Tossico di serpenti è il loro vino, micidiale veleno di vipere (Dt 32,33), ciò che significa la privazione di Dio o la morte dell’anima.

  A010000390 

 Ciò è quanto fa qui l’anima manifestando le sue tre necessità.

  A010000390 

 Il motivo per cui è meglio presentare i propri bisogni all’Amato che chiedergli di esaudirli è triplice: anzitutto perché il Signore sa meglio di noi ciò che ci serve; in secondo luogo perché l’Amato si muove di più a compassione vedendo i bisogni di chi lo ama e la sua rassegnazione; infine perché l’anima è più al riparo dall’amor proprio e dall’egoismo nel presentare i suoi bisogni piuttosto che nel chiedere ciò che, a suo avviso, le manca.

  A010000390 

 Occorre osservare che l’anima, nel verso riportato, non fa che presentare i suoi bisogni e la sua sofferenza all’Amato, perché chi ama con discrezione non si preoccupa di chiedere ciò che gli manca oppure desidera, ma espone semplicemente i suoi bisogni affinché l’Amato faccia ciò che vuole.

  A010000403 

 A tale scopo, non ammetterà alcun piacere o comodità, né basteranno a fermarla o ad ostacolarle il cammino tutte le forze e le insidie dei tre nemici dell’anima: il mondo, il demonio e la carne.

  A010000403 

 All’anima non bastano i gemiti e le preghiere né l’aiuto d’intermediari per conversare con l’Amato, come ha fatto nelle precedenti strofe, ma insieme a questo ella stessa deve mettersi a cercarlo.

  A010000409 

 Poiché per cercare Dio si richiede un cuore spoglio e forte, libero da tutti i mali e da tutti i beni che non siano esclusivamente Dio, nel verso presente e nei seguenti l’anima parla della libertà e della forza necessarie per cercarlo.

  A010000409 

 Sia gli uni che gli altri occupano il cuore e impediscono lo spogliamento spirituale richiesto per camminare direttamente nella via di Cristo, se l’anima dovesse soffermarvisi od occuparsene.

  A010000411 

 In questi versi l’anima cita i suoi tre nemici – il mondo, il demonio e la carne – che le fanno guerra e rendono difficile il cammino spirituale.

  A010000413 

 Chiama fiere il mondo perché, all’anima che inizia il cammino di Dio, il mondo si presenta nell’immaginazione come una fiera che minaccia e spaventa, soprattutto secondo tre maniere.

  A010000415 

 Tuttavia l’anima profondamente innamorata, che stima il suo Amato più di ogni altra cosa, fidandosi del suo amore e del suo favore non teme di dire: né temerò le fiere, ma passerò i forti e le frontiere..

  A010000417 

 Ecco perché l’anima che deve vincere la sua forza non potrà riuscirvi senza la preghiera, né potrà scoprire i suoi inganni senza l’umiltà e la mortificazione.

  A010000417 

 Inoltre i demoni si rafforzano con gli altri due nemici, il mondo e la carne, per muovere un’aspra guerra all’anima.

  A010000419 

 Difatti, finché questi persisteranno nell’anima, lo spirito sarà talmente soggiogato da non poter andare avanti verso la vera vita e il diletto spirituale.

  A010000419 

 L’anima aggiunge che passerà oltre le frontiere, con le quali – ripeto – indica le ripugnanze e le ribellioni che la carne solleva naturalmente contro lo spirito.

  A010000419 

 L’anima deve andare oltre queste frontiere, superando le difficoltà e abbattendo con la forza e la determinazione dello spirito tutti gli appetiti sensuali e le affezioni naturali.

  A010000419 

 Questo dunque è l’atteggiamento che, secondo la presente strofa, l’anima ritiene opportuno adottare lungo il cammino di ricerca del suo Amato.

  A010000432 

 Dopo che l’anima ha illustrato il modo per disporsi a intraprendere questo cammino, cioè non andare in cerca di piaceri e soddisfazioni, e la forza che occorre per vincere le tentazioni e le difficoltà – in questo consiste l’esperienza della conoscenza di sé, la prima cosa da fare se si vuole pervenire alla conoscenza di Dio –, ora, in questa strofa, comincia a camminare, mediante la considerazione e la conoscenza delle creature, verso la conoscenza del suo Amato, che le ha create.

  A010000432 

 L’anima può osservarne la grandezza e l’eccellenza nelle cose create, come dice l’Apostolo: Invisibilia enim ipsius a creatura mundi, per ea quae facta sunt intellecta, conspiciuntur (Rm 1,20).

  A010000432 

 L’anima, quindi, in questa strofa, si rivolge alle creature interrogandole sul suo Amato.

  A010000432 

 Sarebbe a dire: le cose invisibili di Dio vengono conosciute dall’anima attraverso le cose create, visibili e invisibili.

  A010000432 

 Va rilevato che, come dice sant’Agostino, la domanda rivolta dall’anima alle creature è la considerazione attraverso di esse del loro Creatore.

  A010000434 

 L’anima chiama boschi gli elementi fondamentali, cioè la terra, l’acqua, l’aria e il fuoco.

  A010000434 

 Per questo l’anima, considerando che egli ordinò così e che così fu fatto, canta nel verso successivo: piantati dalla mano dell’Amato!.

  A010000436 

 L’anima quindi si sente fortemente spinta ad amare il suo amato Dio attraverso la considerazione delle creature, vedendo che sono cose create dalla sua stessa mano.

  A010000440 

 L’anima aggiunge che questo prato verdeggiante è di bei fiori smaltato..

  A010000457 

 In questa strofa le creature rispondono all’anima.

  A010000457 

 La loro risposta, come dice anche sant’Agostino nel passo citato, è la testimonianza che danno in se stesse della grandezza e dell’eccellenza di Dio all’anima dopo la considerazione che ha provocato la domanda.

  A010000465 

 L’anima, dunque, ferita dall’amore mentre segue la traccia della bellezza del suo Amato, che ha conosciuta attraverso le creature, e ardente del desiderio di contemplare l’invisibile bellezza, canta la strofa seguente..

  A010000465 

 Oltre a quanto detto sopra, se ora ci poniamo sul piano affettivo della contemplazione, occorre aggiungere che, nel vivo della contemplazione e nella conoscenza delle creature, l’anima scopre una tale abbondanza di grazie, di virtù e di beltà, di cui Dio le ha arricchite, da sembrarle tutte rivestite di straordinaria bellezza naturale, derivata e comunicata dall’infinita bellezza soprannaturale dell’immagine di Dio.

  A010000478 

 Poiché le creature hanno offerto all’anima tracce del suo Amato, mostrando in sé l’impronta della sua bellezza e perfezione, è aumentato in lei l’amore e conseguentemente il dolore per la sua assenza; quanto più l’anima conosce Dio, tanto più aumenta il suo desiderio di vederlo.

  A010000482 

 Occorre osservare che qualsiasi anima che ami veramente non può sentirsi appagata né può contentarsi finché non possiede veramente Dio.

  A010000482 

 Per questo ogni visione dell’Amato, ricevuta attraverso la conoscenza o i sentimenti o qualsiasi altra comunicazione – che sono come messaggeri che portano all’anima notizie della sua essenza -, aumentando e risvegliando il suo appetito, al pari delle briciole per uno che ha molta fame, le rende doloroso il doversi contentare di così poco.

  A010000484 

 Tutto ciò che di Dio si può conoscere in questa vita, per quanto elevato sia, non è vera conoscenza, perché è conoscenza parziale e molto remota; conoscerlo nella sua essenza è conoscenza vera, ed è questa che chiede l’anima, non contentandosi di altre conoscenze.

  A010000486 

 Concediti, dunque, veramente, dandoti tutto all’anima, perché lei tutta ti possieda interamente, e più non mi mandare da oggi messaggeri, che non sanno dirmi ciò che bramo..

  A010000486 

 Nelle tue visite, a volte dai l’impressione di voler dar la gioia del tuo possesso; ma quando l’anima vuole accertarsene, se ne trova priva, perché glielo nascondi, il che è come darlo per celia.

  A010000486 

 Or dunque, concediti davvero! Quasi volesse dire molto più chiaramente: mio Signore e Sposo, quello che in parte dai di te alla mia anima, dammelo finalmente per intero; e quello che le mostri attraverso spiragli, mostramelo infine apertamente; e ciò che le comunichi attraverso intermediari, che è quasi darti per celia, comunicamelo veramente dando te stesso.

  A010000486 

 Sembra dire: d’ora in poi non volere che ti conosca così limitatamente per mezzo di messaggeri, di conoscenze e sentimenti che essi mi danno di te, così lontani e diversi da ciò che l’anima mia desidera di te.

  A010000488 

 Nessuna cosa terrena o celeste, infatti, può dare all’anima la conoscenza che desidera avere di te; per questo non sanno dirmi ciò che bramo.

  A010000501 

 Nella strofa precedente l’anima ha mostrato di essere malata o ferita d’amore per lo Sposo a motivo di quanto di lui ha conosciuto attraverso le creature irrazionali.

  A010000503 

 È la più superficiale e guarisce più in fretta, come una ferita, perché nasce dalla conoscenza che l’anima riceve dalle creature, appunto le opere inferiori di Dio.

  A010000505 

 Come tali producono nell’anima un effetto più profondo d’amore.

  A010000505 

 La seconda si chiama piaga: penetra nell’anima più della ferita e per questo dura di più, perché è come una ferita trasformata ormai in piaga, così che l’anima si sente veramente piagata d’amore.

  A010000505 

 Parlando di essa, lo Sposo del Cantico dei Cantici dice all’anima: Tu mi hai piagato il cuore, sorella mia, sposa, tu mi hai piagato il cuore, con un solo tuo sguardo, con un solo capello del tuo collo! (Ct 4,9).

  A010000505 

 Questa piaga si forma nell’anima attraverso la conoscenza delle opere dell’incarnazione del Verbo e i misteri della fede.

  A010000507 

 Divenuta tutta una piaga purulenta, l’anima vive morendo fino a quando l’amore, uccidendola, la farà vivere della vita d’amore, trasformandola in amore.

  A010000507 

 In questo modo l’anima è sempre sul punto di morire, e tanto più muore quanto più si accorge di non morire d’amore.

  A010000507 

 La terza forma di sofferenza per amore è uguale al morire ed è come avere una piaga incancrenita nell’anima.

  A010000507 

 Questo morire d’amore avviene nell’anima mediante un tocco di somma conoscenza della Divinità, cioè quel non so cosa – di questa strofa – che vanno appena balbettando.

  A010000507 

 Questo tocco non è continuo né intenso, perché altrimenti l’anima si separerebbe dal corpo, ma è brevissimo.

  A010000509 

 Secondo la strofa, queste due forme di sofferenza d’amore, cioè la piaga e il morire, sono prodotte dalle creature razionali: la piaga, per il fatto che le vanno raccontando infinite grazie dell’Amato nei misteri e nella sapienza di Dio insegnati dalla fede; quanto al morire, esso è dovuto a ciò che, come riferisce la strofa, vanno appena balbettando, cioè il sentimento e la nozione della Divinità che alcune volte l’anima scopre in quello che sente raccontare di Dio.

  A010000511 

 Siccome attraverso queste creature razionali l’anima conosce più chiaramente Dio, sia considerandone la superiorità che esse hanno su tutte le cose create, sia per ciò che esse ci insegnano di Dio – gli angeli interiormente con ispirazioni segrete, gli uomini esteriormente per mezzo delle verità della Scrittura –, dice: di te infinite grazie raccontando..

  A010000517 

 In tale esperienza l’anima sente Dio in modo tanto sublime da riconoscere chiaramente che le resta tutto da comprendere.

  A010000517 

 Uno dei grandi favori transitori che Dio concede in questa vita a un’anima è quello di farle comprendere e sentire la sua presenza in modo tanto sublime che essa si rende chiaramente conto che non potrà mai comprendere o sentire Dio del tutto.

  A010000517 

 È una sublime impronta di Dio che si svela all’anima, che dev’essere ancora indagata.

  A010000517 

 È un’altissima conoscenza di Dio che non si sa esprimere e che l’anima chiama un non so che.

  A010000519 

 L’anima invece che lo sperimenta, vedendo quanto dista dal comprendere ciò che sente così intensamente, lo chiama un non so che, perché come non si comprende, così neppure si sa esprimere, anche se è possibile sentirlo.

  A010000519 

 Per questo l’anima dice che le creature lo vanno appena balbettando, proprio perché non riescono a farlo comprendere.

  A010000521 

 Anche in relazione alle creature superiori vengono concesse all’anima illuminazioni simili a quelle accennate sopra, quantunque non sempre così elevate, allorquando Dio accorda la grazia di rivelarle la conoscenza e il senso spirituale di esse.

  A010000521 

 E allora l’anima prosegue nel suo lamento e nella strofa seguente parla con la vita della sua anima, dicendo:.

  A010000534 

 Il senso della strofa è dunque il seguente: vita dell’anima mia, come puoi perseverare in questa vita di carne, che per te è morte e privazione della vita spirituale in Dio, nel quale per essenza, amore e desiderio tu vivi veramente, più che nel corpo? Anche se questo non fosse motivo perché tu esca da questo corpo di morte (Rm 7,24) per vivere e godere la vita del tuo Dio, come puoi permanere in questo corpo? Bastano infatti a porre fine alla tua vita le ferite d’amore ricevute attraverso le grandezze a te comunicate da parte dell’Amato oppure quelle dell’amore veemente che di lui senti e percepisci, e che sono tocchi e ferite d’amore capaci di uccidere.

  A010000534 

 In questa strofa, quindi, parla con la vita stessa della sua anima, rimproverandole il dolore che le causa.

  A010000534 

 L’anima, sentendosi morire d’amore, come ha appena detto, ma non potendo morire per godere con libertà dell’amore, si lamenta per il fatto di essere costretta nella vita corporale, a motivo della quale le viene dilazionata quella spirituale.

  A010000536 

 In tutto questo, grande è l’insistenza dell’anima, perché qui ci fa comprendere che soffre per due cose di segno opposto, quali sono la vita naturale nel corpo e la vita spirituale in Dio, due cose di per sé contrarie.

  A010000536 

 L’anima, vedendo che ha la sua vita naturale in Dio per l’essere che in lui possiede, come pure la vita spirituale per l’amore con cui lo ama, si lamenta di vivere ancora nella vita corporale, perché questa vita le impedisce di vivere veramente laddove essa ha la sua vera vita per natura e per amore.

  A010000536 

 Per capire questi versi occorre sapere che l’anima vive più dove ama che nel corpo da essa animato, perché non ha la sua vita nel corpo, ma è lei che la comunica al corpo e vive per amore in ciò che ama.

  A010000536 

 Però, oltre a questa vita d’amore, in virtù della quale l’anima vive in qualsiasi cosa che ama, possiede la sua vita originariamente e naturalmente in Dio, come tutte le altre cose create, secondo quanto afferma san Paolo: In ipso vivimus, movemur et sumus (At 17,28), che significa: in Dio abbiamo la nostra vita, il nostro movimento e il nostro essere.

  A010000536 

 Vivendole entrambe, l’anima deve necessariamente provare un grande tormento.

  A010000538 

 È come se affermasse: oltre a quanto detto, come puoi permanere nel corpo se per toglierti la vita bastano da soli i tocchi d’amore – che qui sono chiamati frecce – con cui l’Amato colpisce il tuo cuore? Tali tocchi fecondano talmente l’anima e il cuore di amorosa intelligenza di Dio, da poter ben dire che essa concepisce di Dio, come dichiara nel verso successivo: da ciò che dell’Amato concepisci..

  A010000553 

 In questa strofa l’anima riprende a parlare con l’Amato, continuando a lamentarsi della sua sofferenza, perché l’amore impaziente, quale l’anima dimostra d’avere, non tollera indugio né concede tregua alla sua pena, manifestando in tutti i modi le sue ansie fino a trovarne il rimedio.

  A010000555 

 L’anima non si lamenta perché l’Amato l’ha piagata – dal momento che l’innamorato quanto più è ferito d’amore tanto più è contento –, ma perché, dopo averle ferito il cuore, non l’ha guarito finendo di ucciderla.

  A010000557 

 Questo è il lamento che l’anima rivolge all’Amato: se egli le ha rubato il cuore per amore e lo ha sottratto al suo stesso potere e possesso, perché gliel’ha lasciato in quello stato, senza appropriarsene davvero prendendoselo, come fa il ladro con la refurtiva rubata, che di fatto porta via con sé?.

  A010000559 

 Da ciò l’anima potrà riconoscere chiaramente se ama davvero Dio oppure no: se lo ama, il suo cuore non è più suo ma solo di Dio, perché quanto più riserva il cuore per sé, tanto meno lo possiede per Dio..

  A010000561 

 Finché non lo possiede e si appaga, l’anima è come un vaso vuoto che attende di essere riempito, è come l’affamato che desidera il cibo, come l’infermo che geme per la salute o come colui che è sospeso a mezz’aria e non ha dove appoggiarsi.

  A010000561 

 L’anima che sa tutto questo per esperienza, dice: perché me l’hai lasciato così, cioè vuoto, affamato, solo, ferito e dolente d’amore, sospeso in aria? E non cogli la preda che hai rubato?.

  A010000561 

 L’anima, dunque, vedrà che il suo cuore è stato davvero rapito, se essa è tutta ardente d’amore4 per l’Amato e se non gode al di fuori di lui, come manifesta in questa strofa.

  A010000563 

 Allo stesso modo, l’anima, accesa d’amore per Dio, desidera il compimento e la perfezione dell’amore per trovarvi pieno refrigerio.

  A010000563 

 Come lo schiavo fiaccato dalla calura desidera il refrigerio dell’ombra e come il mercenario aspetta il termine del suo lavoro, così l’anima aspetta il termine del suo.

  A010000563 

 Da quanto detto si comprende come l’anima innamorata di Dio non deve pretendere né sperare altra cosa da lui che la perfezione dell’amore..

  A010000563 

 L’anima innamorata non può fare a meno di desiderare la paga e il salario del suo amore.

  A010000563 

 Notiamo che il profeta Giobbe non dice che il mercenario aspetta la fine del suo lavoro, ma il suo salario, per far comprendere ciò che sto dicendo, che cioè l’anima innamorata non aspetta la fine del suo lavoro, ma la sua ricompensa, lo scopo del suo operare.

  A010000563 

 È per questa ricompensa che serve l’Amato, altrimenti il suo non sarebbe vero amore, perché il salario e la paga dell’amore non è altro – né l’anima può volere altra cosa – che un amore sempre più grande, fino ad arrivare alla perfezione stessa dell’amore.

  A010000576 

 L’anima prosegue in questa strofa chiedendo all’Amato di voler finalmente porre termine alle sue ansie e alle sue pene.

  A010000576 

 Non vi è nessuno, infatti, all’infuori di lui, in grado di farlo, e allora faccia in modo che gli occhi dell’anima possano vederlo, perché solo lui è la luce a cui essi guardano e non vuole fissarli su nient’altro che non sia lui.

  A010000580 

 Così l’anima che non ha nulla che la trattenga all’infuori di Dio, non può rimanere a lungo senza la visita dell’Amato.

  A010000580 

 Notiamo qui che Dio è ben disposto a consolare l’anima e a soddisfare i suoi bisogni e le sue sofferenze, quando lei non ha né pretende altra soddisfazione o conforto al di fuori di lui.

  A010000580 

 Per meglio commuovere e convincere l’Amato a esaudire le sue richieste, l’anima invita lo stesso Amato a estinguere le sue pene, perché nessun altro è in grado di soddisfare quanto lei chiede.

  A010000582 

 Cioè fa’ che ti possa vedere faccia a faccia (1Cor 13,12), con gli occhi della mia anima, perché ne sei la luce..

  A010000584 

 Dio, oltre a essere luce soprannaturale degli occhi dell’anima, senza la quale essa è nelle tenebre, è affettuosamente chiamato dall’anima luce dei suoi occhi, come l’innamorato suole chiamare la persona amata «luce degli occhi miei» per dimostrare l’affetto che le porta.

  A010000584 

 Nei due versi citati sopra è come se dicesse: poiché gli occhi della mia anima non hanno altra luce, né per natura né per amore, se non te, ti vedan i miei occhi, perché in ogni modo ne sei la luce.

  A010000586 

 Con tale espressione l’anima vuole obbligare lo Sposo a donarle questa luce di gloria.

  A010000586 

 Nel verso precedente l’anima ha lasciato intendere come i suoi occhi erano nelle tenebre dal momento che non vedevano l’Amato, perché solo lui ne è la luce.

  A010000586 

 Se è giusto, infatti, che l’anima sia privata di questa luce quando getta lo sguardo della sua volontà su qualcosa al di fuori di Dio, poiché vi frappone degli ostacoli, è altrettanto giusto che il suo merito venga ricompensato quando chiude i suoi occhi a tutte le cose create per aprirli solo al suo Dio..

  A010000599 

 E con il desiderio di cui arde, dice: O fede del mio sposo Cristo, le verità sul mio Amato che hai infuso nella mia anima, nell’oscurità e nelle tenebre, degnati di manifestarmele in tutta chiarezza! Quanto contieni in te, conoscenze confuse per me, degnati, facendole uscire da te, di svelarle e di mostrarmele, distinte e compiute, presentandomele in un istante come esse appariranno nella gloria! Dice allora il verso: O fonte cristallina!.

  A010000599 

 Poiché l’anima desidera così ardentemente l’unione con lo Sposo e non trova rimedio né mezzi in nessuna creatura, si rivolge alla fede e le parla, come a quella che può darle più efficacemente lumi sul suo Amato, assumendola come mezzo per raggiungere questo scopo.

  A010000601 

 La chiama fonte perché da essa scaturiscono per l’anima le acque di tutti i beni spirituali.

  A010000603 

 Ecco perché l’anima rivolgendosi alla fede dice: Oh, se in questi tuoi riflessi inargentati! (sono gli articoli della fede menzionati sopra) – con i quali ricopri l’oro dei raggi divini, cioè gli occhi desiderati, di cui parla subito dopo – formassi all’improvviso quegli occhi tuoi desiderati!.

  A010000605 

 L’anima sembra dunque dire: Oh, se queste verità, che mi insegni in un modo confuso, oscuro e nascosto negli articoli di fede, finissi per darmele chiaramente e completamente palesi in essi, come reclama l’ardore del mio desiderio! Qui chiama occhi queste verità, perché le fanno sentire la presenza dell’Amato così intensamente da sembrarle di essere continuamente l’oggetto dei suoi sguardi.

  A010000607 

 L’anima dice che porta nel suo intimo abbozzate tali verità, per mezzo dell’intelletto e della volontà, perché è l’intelletto a possedere queste verità, in esso infuse dalla fede.

  A010000607 

 Ma poiché non si possono conoscere perfettamente, l’anima dice che sono abbozzate.

  A010000607 

 Per questo motivo, le verità infuse nell’anima dalla fede sono come abbozzate, mentre quando saranno viste con visione chiara, allora saranno nell’anima come una pittura perfetta e compiuta, come dice l’Apostolo: Cum autem venerit quod perfectum est, evacuabitur quod ex parte est, che significa: Quando verrà ciò che è perfetto, cioè la chiara visione, quello che è imperfetto scomparirà, cioè la cognizione di fede (1Cor 13,10), cioè la conoscenza della fede..

  A010000609 

 Ma nell’anima innamorata, oltre a questo abbozzo di fede, vi è un altro abbozzo, quello dell’amore, che opera attraverso la volontà.

  A010000611 

 Ma quando in questa vita si raggiunge questo abbozzo di trasformazione, è una grande fortuna, perché di ciò si compiace moltissimo l’Amato, tanto da desiderare che la sposa lo metta come segnacolo nella sua anima, come le dice nel Cantico: Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio (Ct 8,6).

  A010000611 

 Questo stato è possibile anche in questa vita, come lo fu per san Paolo, tuttavia non è perfetto né assoluto, anche se l’anima perviene a quella trasformazione d’amore propria del matrimonio spirituale, lo stato più elevato a cui si possa giungere in questa vita.

  A010000611 

 Qui il cuore significa l’anima, nella quale in questa vita Dio è presente come sigillo di abbozzo di fede, come ho ricordato sopra; e il braccio significa la volontà forte, in cui, come ho appena detto, si trova come sigillo d’amore..

  A010000627 

 Abitualmente, infatti, questi slanci e ansie d’amore sono seguiti da grazie e visite straordinarie che Dio concede all’anima.

  A010000627 

 La sposa si esprime così perché la sua anima sembra staccarsi dalla carne, come essa desiderava.

  A010000627 

 L’anima dice, dunque, allo Sposo: Distoglili, Amato!.

  A010000627 

 Ora, poiché l’anima ha manifestato un vivo desiderio di vedere gli occhi divini, come ha appena detto nella strofa precedente, l’Amato le mostra qualche raggio della sua grandezza e divinità, come essa desiderava.

  A010000627 

 Quando l’anima è animata dai grandi desideri e slanci d’amore espressi nelle strofe precedenti, l’Amato è solito visitare la sua sposa in modo elevato, delicatamente e affettuosamente, comunicandole la forza del suo amore.

  A010000627 

 Questo fenomeno, all’inizio, provoca nell’anima una grande sofferenza e un terribile spavento per la sua natura.

  A010000629 

 Come ho detto, conformemente ai grandi desideri che l’anima aveva di questi occhi divini, che significano la Divinità, ha ricevuto interiormente dall’Amato una comunicazione e una conoscenza di Dio talmente sublime da farle esclamare: Distoglili, Amato! La miseria della natura in questa vita è tale che, quando le viene concesso ciò che è essenzialmente vitale per l’anima e che essa tanto desidera, cioè la comunicazione e la conoscenza del suo Amato, non può accoglierlo senza che le costi quasi la vita.

  A010000631 

 Di conseguenza la carne deve soffrire, quindi l’anima deve soffrire nel suo corpo, a causa della loro unione nello stesso individuo.

  A010000631 

 E in verità così pare all’anima in questo stato, perché si sente come staccare dalla carne e abbandonare il corpo.

  A010000631 

 Il motivo di tutto ciò sta nel fatto che simili grazie non possono essere sopportate a lungo nella carne, perché lo spirito viene elevato per unirsi con lo Spirito divino che si dà all’anima e quindi necessariamente deve in qualche modo abbandonare la carne.

  A010000631 

 Pertanto, il grande tormento che l’anima prova in occasione di queste visite e la grande paura che l’afferra vedendosi trattata in maniera soprannaturale le fanno dire: Distoglili, Amato!.

  A010000631 

 Se Dio non provvedesse, l’anima perderebbe la vita.

  A010000633 

 L’anima, però, non chiede di ricevere questi favori fintanto che abita nella carne, dove non è possibile goderne se non imperfettamente e con sofferenza, ma chiede di riceverli laddove il suo spirito, avendo spiccato il volo fuori del corpo, potrà goderne liberamente.

  A010000633 

 Ma se l’anima chiede all’Amato che distolga lo sguardo da lei, non per questo vorrebbe che lo distogliesse davvero: la sua è un’espressione d’istintivo timore, come ho detto prima.

  A010000635 

 Con questo non si vuol dire che l’anima abbandoni il suo corpo e gli tolga la vita naturale, ma semplicemente che cessa di agire in lui.

  A010000635 

 Non hanno più queste estasi, il cui scopo era preparare l’anima all’unione totale con Dio..

  A010000635 

 San Paolo dice che durante il rapimento non sapeva se la sua anima stesse ricevendo da Dio nel corpo o fuori del corpo (2Cor 12,2).

  A010000637 

 Quello che l’anima qui chiama volo, è il rapimento estatico dello spirito in Dio.

  A010000639 

 L’anima si sarebbe separata molto volentieri dal corpo in quel volo spirituale, pensando ormai che la sua vita stesse finendo, e così avrebbe potuto godere per sempre del suo Sposo in una contemplazione faccia a faccia.

  A010000643 

 La contemplazione, infatti, è un luogo elevato da cui Dio, in questa vita, comincia a comunicarsi e a mostrarsi all’anima, ma non completamente.

  A010000643 

 Per quanto sublimi siano le conoscenze da Dio offerte all’anima in questa vita, sono tutte anticipazioni molto imperfette.

  A010000645 

 Come l’amore è unione del Padre e del Figlio, così è unione dell’anima con Dio.

  A010000645 

 Dio, infatti, non si comunica propriamente all’anima attraverso il volo dell’anima, che, come si è visto, significa la conoscenza che essa ha di Dio, ma attraverso l’amore della conoscenza.

  A010000645 

 E come in Dio l’amore è espresso dal soffio che procede dalla contemplazione e dalla sapienza del Padre e del Figlio, per via di spirazione, così qui lo Sposo chiama soffio quest’amore dell’anima, perché procede dalla contemplazione e dalla conoscenza che in questo momento ha di Dio.

  A010000645 

 La carità e l’amore dell’anima, quindi, fanno correre lo Sposo a dissetarsi alla fonte d’amore della sua sposa, come le acque fresche attirano il cervo assetato e ferito in cerca di refrigerio.

  A010000645 

 Per cui, se un’anima avesse una conoscenza di Dio assai sublime, una contemplazione altissima, e conoscesse tutti i misteri, ma non avesse l’amore, come dice san Paolo (1Cor 13,2), tutto ciò non le servirebbe a nulla per unirsi a Dio.

  A010000645 

 Per volo dell’anima s’intende la contemplazione che essa gode nell’estasi della quale ho parlato, e per soffio lo spirito d’amore che causa nell’anima il volo della contemplazione.

  A010000647 

 Da qui si può arguire che Dio pone nell’anima la sua grazia e il suo amore secondo i desideri e l’amore di quest’anima.

  A010000647 

 Quindi, chi è veramente innamorato deve fare in modo che non gli manchi l’amore, perché tramite esso, ripeto, solleciterà di più il Signore, se ci si può esprimere così, a dimostrargli più amore e a riporre sempre più le sue compiacenze nella sua anima.

  A010000666 

 In quel giorno felice cessano per l’anima le sue gravi angosce e i pianti d’amore che la tormentavano prima.

  A010000666 

 La prima volta che Dio accorda all’anima questa grazia, le comunica grandi lumi sul suo essere; l’adorna di magnificenza e di maestà; l’arricchisce di doni e di virtù; le offre come vestito la conoscenza di sé e del suo onore, come avviene per una futura sposa nel giorno del suo fidanzamento.

  A010000666 

 Prima di entrare nella spiegazione di queste strofe, occorre premettere, per una loro migliore comprensione, e anche di quelle che seguiranno, che per volo spirituale, di cui ho appena parlato, si indica un alto stato di unione d’amore in cui Dio suole stabilire l’anima dopo molti sforzi spirituali; viene chiamato, altresì, stato di fidanzamento spirituale con il Verbo, Figlio di Dio.

  A010000666 

 Ricordiamo che in queste due strofe sono descritti i favori più alti che Dio ordinariamente accorda in questo tempo a un’anima.

  A010000671 

 Poiché questa piccola colomba dell’anima andava volando al soffio dell’amore sulle acque del diluvio dei suoi affanni e delle sue ansie d’amore manifestate fin qui, senza trovare dove posare il piede, ecco che all’ultimo volo, di cui si è parlato, il pietoso padre Noè stese la mano della sua misericordia, la raccolse e l’introdusse nell’arca della sua carità e del suo amore (Gn 8,8-9).

  A010000673 

 Come nell’arca di Noè, stando a quanto narra la sacra Scrittura, c’erano molti scomparti, data la grande varietà di animali, e tutte le specie di cibo che si potevano mangiare (Gn 6,14-21), così l’anima, nel suo volo verso l’arca, cioè il petto di Dio, vede le molte dimore, indicate dal Signore per bocca di san Giovanni, che sono nella casa del Padre (Gv 14,2).

  A010000675 

 In quest’unione divina l’anima vede e gusta un’abbondanza di ricchezze inestimabili; vi trova tutto il riposo e il sollievo che desidera; comprende segreti e straordinarie conoscenze di Dio, e questo è per lei uno dei cibi che assapora più di altri.

  A010000677 

 Allo stesso modo, poiché l’anima sente di Dio, in modo sublime, ciò che sto dicendo, non si deve concludere che lo veda essenzialmente e chiaramente.

  A010000677 

 Difatti, ciò che Dio suole comunicare in simili rapimenti fa conoscere all’anima la verità di quel detto di san Francesco: «Mio Dio e mio tutto!».

  A010000677 

 L’anima sente allora la bontà racchiusa nelle creature tutte, come spiegherò nei versi che seguono: L’Amato le montagne..

  A010000677 

 Ora, poiché Dio è tutto per l’anima e il bene di tutte le cose, spiegherò come egli si comunichi in questi trasporti straordinari, applicando per similitudine la bontà delle creature menzionate nelle suddette strofe, delle quali illustrerò verso dopo verso.

  A010000677 

 Poiché l’anima in questo stato si unisce a Dio, sente che tutte le cose non sono che un solo essere con lui, come percepì san Giovanni quando disse: Quod factum est in ipso et vita erat, ossia: Ciò che fu fatto, in lui era vita (Gv 1,3-4).

  A010000677 

 Questa sensazione dell’anima non significa, però, che essa veda le cose nella luce della gloria ovvero le creature in Dio, ma che in quel possesso sente che Dio è per lei tutte le cose.

  A010000683 

 A motivo, quindi, delle profonde, meravigliose, nuove e sorprendenti conoscenze, diverse da quelle comuni, che l’anima ritrova in Dio, lo paragona alle isole inesplorate.

  A010000683 

 Per questi due motivi qui l’anima dice che Dio è inesplorato: non solo perché è tutta la bellezza rara delle isole mai viste, ma anche perché le sue vie, i suoi consigli e le sue opere sono eccezionalmente straordinari, insoliti e ammirevoli per gli uomini.

  A010000685 

 Ciò nonostante, la veemenza del torrente non è causa di sofferenza, perché questi sono fiumi di pace, come Dio stesso dà a intendere nelle parole di Isaia a proposito di questa inondazione nell’anima: Ecce ego declinabo super eam quasi fluvium pacis, et quasi torrentem inundantem gloriam: Ecco io farò scorrere verso di lei come un fiume di pace, come un torrente che ridonda di gloria (Is 66,12).

  A010000685 

 La seconda proprietà, di cui l’anima gode, è che l’acqua divina in questo momento riempie i bassifondi della sua umiltà e colma i vuoti dei suoi desideri, come dice san Luca: Exaltavit humiles, esurientes implevit bonis: Ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati ( Lc 1,52-53).

  A010000685 

 La terza proprietà, che l’anima sente quando è sommersa da questi fiumi gorgoglianti del suo Amato, consiste in un rumore o voce spirituale che è superiore a qualsiasi altro suono o voce.

  A010000685 

 Ora, poiché l’anima in questa conoscenza di Dio, di cui sto parlando, percepisce in lui, con molta soavità, queste tre caratteristiche, dice che il suo Amato è i fiumi gorgoglianti.

  A010000685 

 Quanto alla prima proprietà, di cui l’anima gode, ricordo che essa si sente investire dal torrente dello spirito di Dio, che s’impadronisce di lei con tanta forza da sembrarle di essere sommersa da tutti i fiumi del mondo.

  A010000685 

 Questa inondazione di Dio nell’anima, come fiumi gorgoglianti, la colma tutta di pace e di gloria.

  A010000687 

 Anzi si deve notare che la voce spirituale è l’effetto prodotto nell’anima, come la voce materiale percepita dall’udito indica ciò che significa allo spirito.

  A010000687 

 Dio, quindi, è potenza infinita e, quando si comunica all’anima nel modo che ho riferito, produce in essa l’effetto di una voce la cui potenza è immensa..

  A010000687 

 Non per questo si deve concludere che l’anima non percepisca nell’intimo il suono della voce spirituale.

  A010000687 

 Questa voce e questo suono rimbombante dei fiumi, di cui parla qui l’anima, sono una pienezza così abbondante di beni, una forza tanto vigorosa che s’impadroniscono di lei, da sembrarle non solo fragore di fiumi, ma piuttosto rombo di tuoni.

  A010000687 

 È come una voce e un immenso suono interiore che riveste l’anima di potenza e di forza.

  A010000689 

 Ma adattando la sua potenza a ciascun’anima, si fa sentire con delizie inesprimibili e una sovrana grandezza.

  A010000689 

 Questa voce è infinita, perché, come sto dicendo, è Dio stesso che si comunica facendosi voce nell’anima.

  A010000691 

 Il sibilo di questi venti rappresenta l’altissima e soavissima conoscenza di Dio e delle sue virtù, che ridonda nell’intelletto, in seguito al tocco che queste virtù divine suscitano nella sostanza dell’anima.

  A010000691 

 In questo verso l’anima richiama l’attenzione su due cose: il sibilo e i venti.

  A010000691 

 Per venti innamorati qui s’intendono le virtù e le grazie dell’Amato, le quali, in seguito all’unione con lo Sposo, investono l’anima comunicandole un amore profondo nelle fibre recondite della sua sostanza.

  A010000691 

 Questo è il diletto più elevato fra tutti quelli che l’anima possa gustare in questo stato..

  A010000693 

 Come il tocco del vento è percepito dal tatto e il sibilo dall’udito, così anche il tocco delle virtù dell’Amato si sente e si gode nel tatto dell’anima, cioè nella sua stessa sostanza; quanto alla conoscenza delle virtù di Dio, essa è percepita dall’udito dell’anima, cioè dall’intelletto.

  A010000695 

 Ciò costituisce la più grande gioia per l’anima, perché avviene nell’intelletto, sede della fruizione, come dicono i teologi, che consiste nel vedere Dio.

  A010000695 

 Il motivo sta nel fatto che viene comunicato all’anima una sostanza già tutta compresa e libera da ogni accidente e fantasma; viene comunicata all’intelletto che i filosofi chiamano passivo o possibile, perché la riceve passivamente, senza far nulla da parte sua.

  A010000695 

 L’anima – poiché questo tocco divino le procura una profonda soddisfazione, colma di delizie la sua sostanza, appaga con soavità il desiderio di pervenire all’unione divina – chiama tale unione o tocchi venti innamorati.

  A010000695 

 Poiché questo sibilo rappresenta detta conoscenza, ricevuta nella sostanza dell’anima, alcuni teologi pensano che il nostro padre Elia abbia visto Dio nel mormorio di vento leggero sentito all’imboccatura della grotta sul monte.

  A010000695 

 Qui l’anima lo chiama sibilo di venti innamorati, perché dall’amorosa comunicazione delle virtù del suo Amato si riversa nel suo intelletto; per questo, dunque, lo chiama sibilo di venti innamorati..

  A010000697 

 Di conseguenza, questo udire dell’anima è la stessa cosa che vedere con l’intelletto..

  A010000697 

 Ecco perché le conoscenze che Dio comunica all’anima attraverso l’udito interiore sono molto elevate e sicure.

  A010000697 

 Infatti, ordinariamente, tutte le volte che nella sacra Scrittura si parla di qualche comunicazione di Dio, che passa attraverso l’udito, si tratta di manifestazione di queste verità nude all’intelletto o rivelazione di segreti di Dio; rivelazioni o visioni puramente spirituali, che vengono date esclusivamente all’anima senza il concorso e l’aiuto dei sensi.

  A010000697 

 Queste parole mostrano chiaramente che udire Dio con l’udito dell’anima significa vederlo con l’occhio dell’intelletto passivo, di cui sopra.

  A010000697 

 Questo soffio divino che entra attraverso l’udito dell’anima non solo è sostanza, come ho detto, tutta compresa, ma anche svelamento di verità sulla Divinità o rivelazione dei suoi segreti più reconditi.

  A010000699 

 Il fatto che l’anima riceva questa conoscenza sostanziale spoglia di ogni accidente, di cui si è parlato, non significa che essa possieda la fruizione di Dio perfetta e chiara come in cielo.

  A010000699 

 Questa sostanza ricevuta pienamente, e che l’anima qui chiama sibilo, corrisponde agli occhi desiderati: quando l’Amato glieli fece vedere, non riuscendo a sopportarli con i suoi sensi, esclamò: Distoglili, Amato!.

  A010000701 

 In questo passo è contenuto quasi tutto ciò che ho detto finora sul rapimento, partendo dalla strofa 13 che dice: Distoglili, Amato! Qui, infatti, Elifaz il temanita dice che gli fu recata furtiva una parola; essa indica quella conoscenza nascosta, offerta all’anima.

  A010000703 

 E quando dice: Nei fantasmi, tra visioni notturne, quando grava sugli uomini il sonno, lascia intendere il timore e il tremore che si producono naturalmente nell’anima quando riceve, nell’estasi, quella conoscenza, di cui sopra, visto che la sua natura non può sopportare la comunicazione dello spirito di Dio.

  A010000703 

 Qui la chiama sussurro, perché la comunicazione è molto soave, come altrove l’anima la chiama venti innamorati, perché s’infonde con grande amore.

  A010000709 

 Infine conclude in questi termini: Un sussurro e una voce mi si fece sentire, in cui si riconosce il sibilo dei venti innamorati, che qui l’anima dice essere il suo Amato.

  A010000711 

 In questo sonno spirituale che si gode sul petto dell’Amato, l’anima possiede e gusta tutta la tranquillità, il riposo e la quiete di una notte pacifica.

  A010000713 

 Difatti, come la notte vicina all’aurora non è del tutto notte né del tutto giorno, ma è, come si suol dire, tra due luci, così è per l’anima in questa solitudine e quiete che trova in Dio: non gode con tutta chiarezza della luce divina, ma ne partecipa in qualche modo..

  A010000713 

 Questa tranquillità e questa quiete in Dio non sono, per l’anima, completamente buie, come la notte fonda, ma riposo e quiete nella luce divina, in una nuova conoscenza di Dio, in cui lo spirito gode di una dolcissima quiete, perché elevato alla luce divina.

  A010000717 

 Nella quiete e nel silenzio di questa notte, come anche nella conoscenza della luce divina, l’anima riesce alla fine a percepire le meravigliose convenienze e disposizioni della Sapienza, riflesse nella varietà di tutte le creature e di tutte le opere.

  A010000717 

 Tutte e ciascuna, secondo la modalità propria, manifestano la loro dipendenza da Dio; ciascuna, a suo modo, canta ciò che Dio è in essa; così l’anima sembra udire l’armonia di una musica dolcissima, che trascende tutte le danze e le melodie del mondo.

  A010000721 

 Allo stesso modo, l’anima vede risplendere quella divina sapienza in tutte le creature, superiori e inferiori.

  A010000721 

 Ciò è quanto volle dire lo Spirito Santo nel libro della Sapienza: Spiritus Domini replevit orbem terrarum, et hoc quod continet omnia, scientiam habet vocis: Lo spirito del Signore riempie l’universo e, abbracciando ogni cosa, conosce ogni voce (Sap 1,7), cioè la solitudine sonora che, come dicevo, l’anima conosce in questo stato, e che è la testimonianza che tutte le creature danno a Dio.

  A010000721 

 E poiché l’anima riceve questa musica sonora, nella solitudine e nel distacco da tutte le cose esteriori, la chiama musica silenziosa e solitudine sonora, dicendo che è il suo Amato.

  A010000723 

 Difatti, come la cena è la conclusione del lavoro del giorno e inizio del riposo della notte, così questa conoscenza riposante, di cui ho parlato, fa sperimentare all’anima la fine certa dei suoi mali e il sicuro possesso dei beni; ragion per cui l’anima s’innamora di Dio ancora più di prima.

  A010000723 

 Poiché l’Amato produce questi tre effetti in questa comunicazione piena di soavità, l’anima la chiama qui cena che ristora e innamora.

  A010000736 

 Nelle due strofe precedenti l’anima sposa ha cantato le grazie e le grandezze del suo Amato, il Figlio di Dio.

  A010000738 

 Esso è fiorito per lei a motivo dell’unione profonda stabilitasi fra i due, mediante la quale vengono comunicate all’anima le virtù, le grazie e i doni dell’Amato, grazie a cui essa è colmata di bellezza, ricchezza e delizie, al punto che le sembra d’essere in un letto di svariatissimi e soavi fiori che la dilettano con il loro contatto e la ricreano con il loro profumo.

  A010000738 

 L’anima dice anche che questo talamo è fiorito, perché in questo stato le sue virtù sono ormai perfette ed eroiche; non poteva essere così finché questo talamo non fosse fiorito per la sua unione perfetta con Dio.

  A010000738 

 Per questo motivo l’anima designa tale unione d’amore con Dio come talamo fiorito.

  A010000738 

 Questo talamo fiorito è il petto amoroso dell’Amato, sul quale l’anima, divenuta ormai sposa, si abbandona.

  A010000740 

 Da quando è unita a Dio per trasformazione d’amore, la teme come fosse lui stesso e non osa nemmeno guardarla (il demonio ha molta paura dell’anima veramente perfetta)..

  A010000740 

 In questo stato l’anima è così ben fortificata da ciascuna virtù in particolare e così ben protetta da tutte le virtù insieme, che nel talamo fiorito dell’unione con Dio il demonio non solo non osa attaccarla, ma nemmeno comparirle dinanzi a motivo del grande timore che prova nel vederla tanto elevata e coraggiosa, perfetta nelle virtù, dentro il talamo dell’Amato.

  A010000740 

 L’anima, da parte sua, unita allo Sposo per mezzo di quelle stesse virtù, è forte come un leone, perché partecipa delle perfezioni dell’Amato.

  A010000740 

 Quando l’anima possiede una virtù in modo perfetto, questa diventa per lei come una tana di leoni, in cui dimora sicuro lo Sposo forte come un leone, unito all’anima per mezzo di quella virtù e di ciascun’altra.

  A010000740 

 Rivestita della forza e della potenza terribile del leone, l’anima paragona qui le virtù già possedute in questo stato alle tane di leoni, che sono molto sicure e al riparo da tutti gli altri animali.

  A010000742 

 Essendo l’anima libera, purificata da tutte le cose e unita a Dio, niente potrebbe infastidirla.

  A010000742 

 In questo stato, infatti, le virtù sono talmente collegate fra loro, che si rafforzano a vicenda e confluiscono tutte nella più alta perfezione dell’anima.

  A010000742 

 Ne consegue che, in questo stato, l’anima gode ormai d’una soavità e pace abituale che non perderà mai più..

  A010000742 

 Questo bacio è l’unione di cui sto parlando, nella quale l’anima si fa uguale a Dio per amore.

  A010000744 

 A volte il piacere che tutti questi fiori insieme danno all’anima è tale che essa può veramente dire: Fiorito è il nostro talamo, da tane di leoni circondato.

  A010000744 

 Beata l’anima che in questa vita ha meritato di sentire talvolta il profumo di questi fiori divini! E aggiunge che questo talamo è con porpora tessuto..

  A010000744 

 Difatti all’anima potrà accadere di vedere in sé i fiori delle montagne di cui si è parlato, cioè l’abbondanza, la grandezza e la bellezza di Dio.

  A010000744 

 Ho detto che i fiori delle virtù sogliono sbocciare nell’anima, perché, sebbene l’anima sia ricolma di virtù perfette, non sempre le gode effettivamente.

  A010000744 

 Ma oltre a quest’abituale e pacifica serenità sogliono aprirsi nell’anima e spandere il loro profumo i fiori delle virtù del giardino di cui sto per parlare, in modo tale che l’anima ha la sensazione di essere colma delle delizie di Dio.

  A010000744 

 Mescolato a quel profumo troverà quello delicato del gelsomino, che diffonde il suo odore sotto il sibilo dei venti innamorati, di cui si diletta l’anima in questo stato.

  A010000744 

 Ripeto: abitualmente essa gode della pace e della tranquillità che le recano, ma si può dire che dette virtù, in questa vita, sono nell’anima come fiori ancora in boccio, chiusi nel loro giardino.

  A010000744 

 Si vedrà altresì penetrata dal profumo dei gigli dei fiumi gorgoglianti, cioè dalla maestà di Dio, che riempie tutta l’anima.

  A010000746 

 Così, tutte queste virtù nell’anima sono in qualche modo tessute con l’amore di Dio, come su un fondo dove si conservano molto bene; tutte e ciascuna sono come immerse nell’amore, perché inducono l’anima a innamorarsi sempre più di Dio; in tutte le cose e le azioni operano con amore per il maggior amore di Dio.

  A010000746 

 L’anima dice che questo talamo fiorito è tessuto con porpora, perché tutte le sue virtù, le sue ricchezze e i suoi beni crescono, fioriscono e sono oggetto di godimento nella carità e nell’amore del Re del cielo.

  A010000746 

 Senza quest’amore l’anima non potrebbe godere di questo talamo e dei suoi fiori.

  A010000748 

 Ognuna delle virtù è, per sua natura, pacifica, mite e forte, quindi produce nell’anima che la possiede questi tre effetti: pace, mansuetudine, fortezza.

  A010000748 

 Ora, poiché questo talamo è fiorito, composto cioè dai fiori delle virtù, come ho detto, e tutte queste virtù sono pacifiche, miti e forti, ne consegue che è di pace edificato e l’anima è pacifica, mite e forte.

  A010000748 

 Per mezzo delle virtù l’anima è posta in una tale pace e sicurezza da sembrarle di essere tutta edificata di pace.

  A010000750 

 L’anima chiama scudi le virtù e i doni; questi scudi coronano il suo talamo di delizie, perché le virtù e i doni non soltanto sono corona e premio per chi li ha acquisiti, ma costituiscono pure una difesa, come forti scudi, contro i vizi sconfitti.

  A010000763 

 L’anima si esprime dunque così: Dietro le tue vestigia..

  A010000765 

 Ecco perché l’anima qui dice al Verbo suo Sposo: dietro le tue vestigia, cioè, seguendo la scia di dolcezza che imprimi e infondi e il profumo che spargi, si lancian le giovani in cammino..

  A010000765 

 Ora, la soavità e la conoscenza che Dio dà di sé all’anima che lo cerca sono vestigia o impronte da cui si può riconoscere e cercare Dio.

  A010000767 

 L’anima si affatica poco o nulla per seguire questo cammino.

  A010000767 

 Questa soavità e impronta di sé che Dio lascia nell’anima, le conferisce una grande agilità perché possa corrergli dietro.

  A010000769 

 Anzitutto bisogna dire che questo tocco di faville, di cui parla qui, è un tocco delicatissimo che l’Amato a volte fa all’anima, anche quando essa è molto distratta.

  A010000769 

 Tutti questi atti la sposa li chiama effusioni di balsamo divino; corrispondono al tocco di faville uscite dall’amore divino che sprigionò la scintilla; è il balsamo divino che fortifica e guarisce l’anima con il suo profumo e la sua sostanza..

  A010000771 

 Il tocco dell’Amato rappresenta il tocco d’amore concesso qui all’anima; la mano simboleggia il favore che le accorda.

  A010000771 

 La fessura attraverso cui è passata la sua mano indica lo stato, il genere e il grado di perfezione che l’anima possiede: a seconda di tale perfezione, il tocco è più o meno intenso e l’anima possiede tale o tal altra qualità spirituale; per le viscere che fremettero s’intende la volontà che ha ricevuto il tocco; e il fremito significa che gli appetiti e gli affetti dell’anima si elevano a Dio per produrre atti di desiderio, amore, lode e tutti gli altri che ho detto, che sono le effusioni di balsamo che traboccano da questo tocco.

  A010000773 

 Difatti, come il vino aromatico è fatto fermentare con molte e diverse spezie odorose e corroboranti, così è per quest’amore che Dio concede a coloro che sono già perfetti: è fermentato e depositato nelle loro anime, aromatizzato con le virtù che l’anima ha ormai acquisito.

  A010000773 

 Tale vino, reso aromatico da queste preziose spezie, conferisce all’anima, nelle visite divine, una tale forza e un’ebbrezza così piena e soave da farle indirizzare con una forza e un’efficacia molto grandi quelle effusioni verso Dio, cioè gli atti di lode, amore, adorazione, ecc., di cui ho parlato; tutto questo avviene con uno straordinario desiderio di operare e di soffrire per lui..

  A010000775 

 A volte può durare uno o due giorni, altre volte più giorni, anche se non sempre con la stessa intensità, perché diminuisce o cresce, indipendentemente dalla volontà dell’anima.

  A010000775 

 Il vino aromatico, invece, di solito dura a lungo, come l’effetto che produce e che consiste, ripeto, in un amore pieno di soavità nell’anima.

  A010000775 

 La scintilla, infatti, tocca l’anima e passa, mentre il suo effetto dura per un po’ e, talvolta, anche a lungo.

  A010000775 

 Ma le effusioni e gli effetti della scintilla ordinariamente durano più dell’ebbrezza, anzi essa li lascia nell’anima e sono più vivi di quelli prodotti dall’ebbrezza, perché a volte questa scintilla divina lascia che l’anima bruci e si consumi d’amore..

  A010000775 

 Talvolta, senza far niente da parte sua, l’anima sente nel suo intimo che si va soavemente inebriando e infiammando di questo vino celeste, come dice Davide: Concaluit cor meum intra me, et in meditatione mea exardescet ignis, che vuol dire: Ardeva il cuore nel mio petto, al ripensarci è divampato il fuoco ( Sal 38,4).

  A010000781 

 Essi non hanno più quei fervori sensibili né l’impetuosità degli ardori esterni; essi gustano la soavità del vino d’amore nella sua sostanza, ben fermentato e depositato nell’intimo dell’anima.

  A010000781 

 Il senso di questi ultimi tre versi è, dunque, il seguente: al tocco di faville con cui svegli la mia anima e con il vino aromatico con cui la inebri d’amore, essa rivolge a te le effusioni di slanci e atti d’amore che susciti in lei..

  A010000781 

 Nella forza di quest’ebbrezza l’anima innalza a Dio dolci effusioni.

  A010000781 

 Questo vino d’amore ben preparato e aromatizzato l’Amante divino lo dona all’anima per procurarle quell’ebbrezza divina di cui ho parlato.

  A010000794 

 In questa strofa l’anima canta il sublime favore che Dio le ha fatto accogliendola nell’intimo del suo amore, che è l’unione o trasformazione d’amore in Dio.

  A010000796 

 La cella di cui parla l’anima è il grado più elevato e intimo d’amore a cui possa pervenire in questa vita; per questo la chiama segreta cella, cioè la più interna di tutte.

  A010000796 

 Per dare un’idea di questa cella e spiegare ciò che qui l’anima vuole far capire, occorrerebbe che lo Spirito Santo mi prendesse la mano e dirigesse la mia penna.

  A010000796 

 Possiamo dire che questi gradi o celle d’amore sono sette; li si possiede tutti quando si posseggono i sette doni dello Spirito Santo in modo perfetto, secondo le capacità di ricezione dell’anima.

  A010000798 

 Ciò che Dio comunica all’anima in quest’intima unione è totalmente ineffabile: non se ne può dire nulla, come non si può dire di Dio qualcosa che corrisponda alla realtà.

  A010000798 

 Ma in questa vita poche arrivano all’ultima cella, quella più interna; infatti l’unione perfetta con Dio, chiamata matrimonio spirituale, di cui parla qui l’anima, è in questo luogo che si consuma.

  A010000798 

 Per dare, dunque, un’idea di ciò che riceve in questa cella divina dell’unione, l’anima non dice altro, né credo potrebbe dire qualcosa di più appropriato, se non il verso seguente: io dell’Amato bevvi..

  A010000798 

 È Dio stesso, infatti, che si comunica all’anima in un alone di gloria straordinaria e la trasforma in lui; entrambi sono una cosa sola, sebbene non essenzialmente e perfettamente come nell’altra vita, come sono un’unica cosa il cristallo e il raggio del sole, il carbone e il fuoco, la luce delle stelle e quella del sole.

  A010000800 

 Come la bevanda si diffonde e si sparge in tutte le membra e le vene del corpo, così questa comunicazione di Dio si diffonde sostanzialmente in tutta l’anima, o per meglio dire, l’anima si trasforma in Dio; a seconda che la sua sostanza e le sue facoltà spirituali bevono di Dio, essa si trasforma in lui.

  A010000800 

 Quanto al primo favore, cioè che l’anima riceva e beva diletto sostanzialmente, essa lo dice nel Cantico dei Cantici in questi termini: Anima mea liquefacta est, ut Sponsus locutus est: L’anima mia si sciolse in delizie appena lo Sposo parlò (Ct 5,6).

  A010000800 

 Qui la parola dello Sposo è il dono di sé all’anima.

  A010000802 

 Così l’anima beve dello stesso amore del suo Amato, quell’amore che egli infonde in essa..

  A010000804 

 Tuttavia, nel caso di cui sto parlando, ove l’anima dice che bevve del suo Amato, si tratta dell’unione nella cella segreta, che, come ho detto, avviene con tutte e tre le potenze dell’anima, le quali bevono tutte e tre congiuntamente..

  A010000806 

 Per quanto concerne il quarto favore, cioè che la memoria beva del suo Amato, è chiaro che l’anima è illuminata dalla luce dell’intelletto.

  A010000808 

 Questa divina bevanda divinizza, esalta, inebria di Dio l’anima al punto da farle dire: quando uscita fui..

  A010000810 

 A quest’unione sostanziale dell’anima molto spesso partecipano anche le potenze e bevono a questa cella segreta; l’intelletto allora acquisisce nuove conoscenze, la volontà cresce nell’amore, ecc.

  A010000810 

 Occorre dire, infatti, che l’anima resta sempre in questo sublime stato del matrimonio dopo che Dio ve l’ha posta: vi resta con la sua essenza, anche se le sue potenze non sono sempre in unione attuale con Dio.

  A010000810 

 Perciò, allorché l’anima dice: quando uscita fui, non si riferisce all’unione essenziale o sostanziale che ha ormai raggiunto e che è lo stato di cui sto parlando, ma all’unione attuale delle sue potenze, unione che, in questa vita, non è e non può essere continua.

  A010000810 

 Quando, dunque, l’anima uscì in questa valle,.

  A010000814 

 Lo spirito di Dio ha la caratteristica d’inclinare subito l’anima in cui dimora a ignorare e a non cercare le cose altrui, soprattutto quelle che non le giovano al progresso spirituale.

  A010000814 

 Lo spirito di Dio nell’anima è uno spirito di raccoglimento, che non si preoccupa affatto delle cose estranee alla salvezza; per questo l’anima resta senza sapere più nulla nel modo consueto..

  A010000814 

 L’anima, infatti, dopo aver bevuto della più alta sapienza di Dio, ha dimenticato tutte le cose di questo mondo.

  A010000814 

 Quella divinizzazione ed elevazione della mente in Dio, in cui l’anima viene come rapita, inebriata d’amore, trasformata tutta in Dio, non le consente di pensare a nessuna cosa di questo mondo, così che può ben dire: null’altro più sapevo.

  A010000814 

 Una tal anima s’intrometterà poco nelle cose altrui, perché non si ricorda nemmeno delle proprie.

  A010000816 

 Così l’anima, finché dura l’effetto prodotto dall’atto d’amore, permane anche nel non sapere riguardo alle conoscenze naturali che, come si è detto, possedeva in maniera abituale.

  A010000816 

 Il primo perché, allo stato attuale, l’anima, rapita e inebriata da quella bevanda d’amore, non può attualmente occuparsi né prestare attenzione ad altre cose.

  A010000816 

 Non si creda, però, che l’anima, in questo stato non abbia più la conoscenza delle cose che aveva prima, pur restando in questo non sapere; la perde solo di vista, non ne ha più il ricordo quando si trova totalmente rapita nell’amore.

  A010000816 

 Questo tormento intimo prodotto dall’agitazione del cuore significa che l’anima, insieme a tutti i suoi appetiti, è stata trasformata in Dio e che le sue vecchie abitudini sono state completamente distrutte.

  A010000818 

 Per quanto riguarda la memoria, l’anima nutre svariate preoccupazioni e sollecitudini inopportune che la trascinano dietro di loro..

  A010000818 

 Si ricordi bene: finché l’anima non arriva a questo stato di perfezione di cui sto parlando, per quanto spirituale essa sia, le rimane sempre qualche piccolo gregge di appetiti, di gusti e di altre imperfezioni, naturali o spirituali, dietro a cui cammina; cerca di pascerli, seguendoli e soddisfacendoli.

  A010000820 

 Anche per quanto riguarda le quattro passioni, a volte, l’anima insegue molte speranze, gioie, dolori e timori inutili.

  A010000820 

 E così l’anima si sente ormai libera da tutte le piccolezze delle soddisfazioni e delle meschinerie dietro le quali andava prima, sì da poter ben dire: perduto era il gregge che pascevo..

  A010000820 

 In tale cella questi greggi delle imperfezioni dell’anima si consumano più facilmente che l’ossido e la ruggine dei metalli nel fuoco.

  A010000835 

 Con le parole: là mi offrì il suo petto, l’anima vuol dire che Dio le ha donato il suo amore e rivelato i suoi segreti, che è quanto Dio fa con l’anima in questo stato.

  A010000837 

 Poiché il Signore infonde questa scienza e conoscenza nell’amore, attraverso cui si comunica all’anima, tale scienza è piena di soavità per l’intelletto, perché è scienza che lo riguarda; ed è anche gustosa per la volontà, perché comunicata nell’amore, che appartiene alla volontà.

  A010000839 

 Grazie al fatto che ha bevuto alla soave fonte di Dio, l’anima si è inebriata di Dio in tutta libertà e, con grande soavità, si è consegnata a lui.

  A010000839 

 Ne consegue che non solo secondo la volontà, ma anche secondo le sue opere l’anima si dona in realtà tutta intera a Dio, senza riserva alcuna, come Dio si è dato liberamente a lei.

  A010000839 

 Per questo l’anima prosegue dicendo: là gli promisi d’esser sua sposa..

  A010000841 

 Al contrario, l’anima elevata a questo stato, con le forze dell’intelletto, della volontà, della memoria e degli appetiti, sin dai primi stimoli, ordinariamente si muove e tende verso Dio, grazie all’aiuto e alla stabilità che ormai ha in Dio e alla perfetta conversione al bene.

  A010000841 

 Chiamando Dio «mio rifugio», fa capire che la sua anima, essendo ormai stabilita in Dio e unita a lui, nel modo che ho appena esposto, non avrà più nessun movimento contrario a Dio..

  A010000841 

 Così si comporta l’anima in questo stato.

  A010000841 

 Davide esprime chiaramente tutto ciò quando, parlando della sua anima in questo stato, afferma: Solo in Dio riposa l’anima mia; da lui la mia salvezza.

  A010000841 

 Un’anima imperfetta si sente abitualmente inclinata al male, almeno nei suoi moti primi, da parte dell’intelletto, della volontà, della memoria, dei suoi appetiti e delle sue imperfezioni.

  A010000854 

 La sua anima ormai, ella dice, il suo corpo, le sue facoltà e tutta la sua abilità non sono più impiegate in altre cose, ma solo per la gloria del suo Sposo.

  A010000854 

 Nella strofa precedente l’anima, o meglio, la sposa ha detto che si è donata tutta allo Sposo senza riservare nulla per sé; nella presente strofa mostra in che modo ha mantenuto la promessa.

  A010000856 

 Dicendo che la sua anima si è data, la sposa ricorda il dono che ha fatto di se stessa all’Amato in quest’unione d’amore.

  A010000858 

 Il corpo non si occupa che delle cose divine, mentre l’anima dirige e governa i sensi interni ed esterni facendo convergere in Dio le loro azioni.

  A010000858 

 In questa parte sensitiva è incluso il corpo con tutti i suoi sensi e le sue potenze, sia interiori che esteriori, e tutte le capacità naturali, cioè le quattro passioni, gli appetiti naturali e spirituali, nonché le altre ricchezze, che l’anima ha già consacrato al servizio dell’Amato.

  A010000858 

 Per tutta la ricchezza l’anima qui intende tutto ciò che appartiene alla parte sensitiva.

  A010000858 

 Quanto alle quattro passioni, esse sono ben occupate in Dio: l’anima non gode se non di Dio, non spera in nient’altro che in Dio, teme solo Dio, si rattrista solo secondo Dio.

  A010000860 

 Dal momento che tutte le sue ricchezze sono ormai impiegate per il servizio di Dio nel modo suddetto, l’anima gode necessariamente anche del favore indicato nel verso che segue: non pasco più le greggi..

  A010000860 

 In questa situazione, quindi, l’anima agisce molto spesso per Dio e pensa a lui e alle cose che lo riguardano senza accorgersene e senza ricordarsene.

  A010000860 

 L’uso e l’abitudine acquisiti in simile modo di procedere ormai fanno sì che l’anima non abbia più bisogno di quest’attenzione e di questa sollecitudine o di questi atti di fervore che prima soleva far precedere alle sue azioni.

  A010000860 

 Tutta questa ricchezza è impegnata e indirizzata a Dio, anche se l’anima non se ne rende conto, così che tutte le sue parti già nei primi movimenti si portano ad agire in Dio e per Dio; l’intelletto, la volontà e la memoria si rivolgono immediatamente a Dio; gli affetti, i sensi, i desideri, gli appetiti, la speranza, la gioia, insomma, tutti i beni che l’anima possiede tendono istintivamente a Dio, anche se, ripeto, l’anima non si rende conto che sta agendo per Dio.

  A010000862 

 Questa espressione vuol dire: non vado più dietro ai miei gusti e ai miei istinti; li ho riposti in Dio e a lui li ho consacrati; la mia anima non li pascola più né li conserva per sé.

  A010000864 

 L’anima ha sempre qualche tendenza viziosa che non finisce mai di vincere finché non impiega, concretamente, tutte le sue facoltà al servizio di Dio.

  A010000864 

 L’anima s’impegnava in molti compiti inutili, prima di arrivare a fare questa totale donazione di sé e delle sue ricchezze all’Amato.

  A010000866 

 Ecco il significato di questa espressione: ormai tutte le facoltà e le capacità della mia anima e del mio corpo, che prima in qualche modo occupavo in cose inutili, ora le ho messe al servizio dell’amore.

  A010000866 

 Questo voleva dire Davide con le parole: Fortitudinem meam ad te custodiam: Custodirò per te la mia forza (Sal 58,10 Volg.), ossia tutte le facoltà della mia anima e del mio corpo si muovono per amore, e per amore soffro tutto ciò che soffro..

  A010000868 

 Occorre ricordare che quando l’anima arriva a questo stato, tutto ciò che compie con la sua parte spirituale e con quella sensitiva, le sue azioni come le sue sofferenze, in qualunque modo avvengano, tutto le procura un amore e un diletto in Dio sempre più intensi.

  A010000868 

 Per cui, sia che si interessi delle cose temporali che di quelle spirituali, quell’anima può sempre dire che il suo esercizio consiste solo nell’amare..

  A010000870 

 Felice vita, felice stato! Beata l’anima che vi arriva! Là tutto è ormai sostanza d’amore, gioia e delizie del matrimonio, dove la sposa, in tutta verità, può dire allo Sposo divino quelle parole di puro amore che gli rivolge nel Cantico dei Cantici: Omnia poma, nova et vetera, servavi tibi: Tutti i frutti, freschi e secchi, li ho serbati per te (Ct 7,13 Volg.).

  A010000870 

 Ma il significato pieno di questo verso è il seguente: l’anima, in questo stato di matrimonio spirituale, abitualmente vive in unione d’amore con Dio; la sua volontà sperimenta costantemente la presenza amorosa di Dio..

  A010000883 

 In questa strofa l’anima risponde a un rimprovero tacito che le persone del mondo di solito muovono a coloro che si consacrano per davvero a Dio.

  A010000883 

 L’anima risponde molto bene a questa critica, facendo fronte molto coraggiosamente a questo e a tutto quanto il mondo potrebbe imputarle, perché, giunta ormai al cuore dell’amore di Dio, ritiene tutto il resto poca cosa.

  A010000885 

 L’anima dice quindi alle persone del mondo che se non sarà più veduta né trovata lì, come quando non era tutta di Dio, la ritengano pure persa e lo dicano, perché essa ha piacere che lo dicano: direte che mi son perduta..

  A010000885 

 Qui l’anima per prato intende il mondo, dove i mondani hanno i loro passatempi e le loro relazioni, un vero e proprio pascolo per i greggi dei loro appetiti.

  A010000887 

 Pertanto l’anima, spinta dall’amore, si vanta di essere vista mentre compie, per la gloria del suo Amato, un’opera per la quale si è persa a tutte le cose del mondo; e per questo esclama: direte che mi son perduta..

  A010000893 

 Per questo l’anima dice che si è voluta perdere di sua volontà.

  A010000895 

 Per questo l’anima dice: venni conquistata, perché chi non sa perdere se stesso, non sa guadagnare se stesso, anzi si perde, come dice nostro Signore nel vangelo: Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà (Mt 16,25).

  A010000895 

 Volendo interpretare questo versetto in un senso più spirituale e più in linea con il nostro argomento, è opportuno sapere quanto segue: quando un’anima, progredendo nella via spirituale, è giunta al punto di distaccarsi da tutti i metodi e mezzi naturali, di cui si serviva nel suo rapporto con Dio, tanto da non cercarlo più attraverso considerazioni, forme, sentimenti o altri mezzi forniti ad essa dalle creature e dai sensi, ma ha superato tutto questo e ogni altro mezzo umano per intrattenersi con Dio in fede e amore, allora si può dire che ha veramente guadagnato Dio.

  A010000910 

 I fiori sono le virtù dell’anima e gli smeraldi i doni ricevuti da Dio.

  A010000912 

 L’anima dice di averli scelti perché le virtù che si acquisiscono nella giovinezza sono preziose e molto gradite a Dio.

  A010000914 

 La virtù attecchisce nell’anima al tempo dell’aridità, delle difficoltà, delle prove e delle tentazioni, come disse Dio a san Paolo: Virtus in infirmitate perficitur: La virtù si fa perfetta nella debolezza (2Cor 12,9).

  A010000914 

 Per questo l’anima sposa qui dice che con essi intesserem ghirlande..

  A010000916 

 L’anima e lo Sposo, allora, godono della bellezza e dello splendore di questa ghirlanda, proprio come nello stato di perfezione.

  A010000916 

 L’anima, infatti, non può praticare né raggiungere le virtù da sola senza l’aiuto di Dio, né Dio le può attuare nell’anima senza il suo concorso.

  A010000916 

 Ma, dice lo Sposo, che non corre solo lui e neppure solo la sposa, bensì corrono tutti e due insieme, ciò che vuol significare l’opera congiunta di Dio e dell’anima..

  A010000916 

 Per ben comprendere questo verso, occorre sapere che tutte le virtù e i doni che l’anima e Dio in lei acquisiscono, nell’anima stessa formano come una ghirlanda di vari fiori che le conferiscono una straordinaria bellezza, come se indossasse una veste molto preziosa.

  A010000916 

 Per comprenderlo ancora meglio, si ricordi che come i fiori naturali, via via raccolti, vanno intrecciati nella ghirlanda che essi formano, così le virtù e i doni che si acquisiscono a poco a poco vanno stabilendosi nell’anima.

  A010000916 

 Una volta acquisiti virtù e doni, tutta la ghirlanda della perfezione nell’anima è ultimata.

  A010000916 

 È vero che san Giacomo dice che ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre della luce (Gc 1,17), tuttavia, per ricevere questi doni, l’anima deve prepararsi e collaborare.

  A010000922 

 Come il filo lega e fissa i fiori di una ghirlanda, così l’amore dell’anima lega e fissa le virtù nell’anima e ve le sostiene.

  A010000922 

 Le virtù e i doni soprannaturali sono così strettamente dipendenti dall’amore dell’anima che, se si spezzasse questo filo, venendo meno l’amore a Dio, immediatamente si staccherebbero tutte le virtù dall’anima e sparirebbero, come appunto cadono i fiori della ghirlanda quando si spezza il filo che li teneva insieme.

  A010000922 

 L’anima parla di un capello solo e non di molti, per far comprendere che ormai la sua volontà è unicamente per l’Amato e che è distaccata da tutti gli altri capelli, cioè da tutti gli amori estranei e lontani da Dio.

  A010000922 

 Quando, infatti, l’amore si porta unicamente e tutto intero verso Dio, come l’anima dice qui, anche le virtù sono perfette, compiute e tutte fiorite nell’amore divino, perché, a questo punto, l’amore che Dio nutre per l’anima è inestimabile, secondo quanto essa medesima lascia intendere nella strofa seguente..

  A010000922 

 Questo capello significa la volontà e l’amore dell’anima per l’Amato, amore che ha e svolge la funzione del filo nella ghirlanda.

  A010000935 

 In questa strofa l’anima vuol dire tre cose.

  A010000937 

 Aggiungendo che l’Amato vide volare il capello sul suo collo, l’anima fa capire quanto Dio stimi l’amore forte.

  A010000937 

 Le virtù, infatti, sono intrecciate nell’anima in modo tale che, se venisse a mancarne qualcuna, immediatamente scomparirebbero anche le altre.

  A010000937 

 L’anima dice, dunque, che il capello svolazzava sul collo, perché, grazie alla potenza del collo, quest’amore vola a Dio con forza e leggerezza, senza soffermarsi sulle cose create.

  A010000937 

 Senza questo soffio divino che spinge le potenze dell’anima all’esercizio dell’amore di Dio, le virtù non agiscono né producono effetto alcuno, anche se sono presenti nell’anima.

  A010000937 

 Su di esso, dice l’anima, svolazza il capello dell’amore, amore forte che tiene le virtù intrecciate tra loro.

  A010000939 

 In questo verso l’anima ripete la parola collo e dice parlando del capello: sul collo mio mirasti, perché questo è il motivo per cui l’amò molto: il vederne la forza.

  A010000939 

 L’anima dice questo per far comprendere che Dio non solo vede e apprezza quest’amore, ma lo ama anche, appunto perché lo vede forte: il guardare di Dio è amare, come il suo osservare – ripeto – è stimare ciò che osserva.

  A010000939 

 L’anima, in effetti, sembra dire: hai amato quest’amore perché forte, libero da ogni pusillanimità o timore e solo, distaccato da ogni altra cosa, dallo slancio agile e pieno di fervore.

  A010000944 

 Ci parla di uno solo dei suoi occhi e aggiunge che da questo lo Sposo fu ferito, perché se la fede e fedeltà dell’anima verso Dio non fosse semplice, ma fosse mescolata a qualche rispetto umano o a qualche considerazione terrena, non riuscirebbe a ferire d’amore Dio.

  A010000944 

 Per occhio l’anima intende la fede.

  A010000946 

 Per questo l’anima nella strofa ricorda le due cose, per essere riconoscente all’Amato e ringraziarlo di un dono così grande.

  A010000963 

 Alla vista di questa dignità e altezza a cui Dio l’ha sollevata, l’anima dice: per questo più m’amavi..

  A010000963 

 Quando egli si china sull’anima con misericordia, imprime e infonde in essa il suo amore e la sua grazia; allora la rende talmente bella e la eleva tanto, da farla partecipe della natura divina (cfr. 2Pt 1,4).

  A010000965 

 Ecco perché in questo verso l’anima lascia capire le due ragioni dell’amore che lo Sposo nutre per lei: non solo l’ha amata quando si è lasciato catturare da uno dei suoi capelli, ma soprattutto perché si è visto ferito da uno dei suoi occhi.

  A010000965 

 In questo verso l’anima espone il motivo per cui egli l’ha amata così profondamente: lo Sposo si è degnato di guardarla e, guardandola, l’ha colmata di grazie e l’ha resa degna delle sue compiacenze.

  A010000965 

 L’anima, dunque, dice: per questo più m’amavi.

  A010000965 

 Quando Dio concede all’anima la sua grazia, la rende degna e capace del suo amore.

  A010000967 

 Perciò, per ogni opera che compie in Dio, l’anima, una volta arricchita di questa grazia così elevata, merita l’amore di Dio e Dio stesso.

  A010000967 

 Questo è il motivo per cui quando Dio ama un’anima, in un certo modo la mette in se stesso, la rende uguale a sé, così che ama l’anima in se stesso e con sé, con lo stesso amore con cui egli si ama.

  A010000970 

 Al contrario, prima non meritavano di adorare e vedere tutto questo e nemmeno di pensarlo; grande infatti è la rozzezza e la cecità dell’anima priva della sua grazia..

  A010000970 

 Ciò vuol dire: o mio Sposo, le potenze della mia anima meritarono di essere elevate per guardarti, mentre prima per la miseria delle povere opere e della natura erano decadute e degradate.

  A010000970 

 Così gli occhi dell’anima meritarono di adorarlo, perché adoravano con la grazia del loro Dio: adoravano quanto in lui già vedevano, perché illuminati ed elevati dalla sua grazia e dai suoi favori, mentre prima non lo scorgevano a motivo della loro cecità e bassezza.

  A010000970 

 Cos’era, dunque, ciò che vedevano? Vedevano in Dio la grandezza delle virtù, l’abbondanza della soavità, la bontà immensa, l’amore e la misericordia, i benefici innumerevoli ricevuti da lui, sia quando l’anima era in stato di grazia sia quando non lo era.

  A010000970 

 Infatti per l’anima poter contemplare Dio significa agire con la grazia di Dio.

  A010000970 

 Tutto questo meritavano di adorare lodevolmente gli occhi dell’anima, perché pieni di grazia.

  A010000985 

 L’anima non dice questo perché voglia essere tenuta in qualche considerazione; ché, se colore bruno in me trovasti ….

  A010000991 

 Dio si compiace molto dell’anima alla quale ha donato la sua grazia, perché in essa dimora con gioia, cosa che non faceva prima.

  A010000991 

 Elevata nell’amore di Dio e onorata da lui, l’anima cresce sempre più nell’amore e nell’onore che egli le concede, come dice san Giovanni: Dat gratiam pro gratia: Dio dà grazia su grazia (Gv 1,16).

  A010000991 

 L’anima si trova in lui onorata ed elevata; essa ne è amata in maniera ineffabile, al punto che egli le comunica sempre più amore in tutte le sue opere e affetti.

  A010000993 

 O mio Dio, ben puoi guardare ormai e apprezzare molto l’anima sulla quale, una volta, hai posato lo sguardo.

  A010001006 

 A questo punto la sposa vede le virtù della sua anima giunte al loro grado perfetto e gode ormai le delizie, la soavità e la fragranza che esse promanano, come si gusta la vista e il profumo delle piante giunte a completa fioritura.

  A010001006 

 A volte l’anima può notare nel suo spirito tutte le virtù che Dio le ha donato, quando egli la illumina con la sua luce.

  A010001006 

 Inondata di straordinarie delizie e di soavità d’amore, l’anima le unisce tutte e le offre all’Amato come un fascio di fiori.

  A010001006 

 L’anima, quindi, desiderando che nulla impedisca questo diletto interiore, simboleggiato dalla vigna in fiore, chiede che le siano tolti non solo gli ostacoli suddetti, ma aspira a trovarsi in una solitudine profonda nei confronti di tutte le cose, in modo che tutte le potenze e gli appetiti, interiori ed esteriori, non trovino forma o immagine o altro che appaia e si presenti a essa e all’Amato.

  A010001006 

 Ma è, altresì, una delle gioie più intime che l’anima prova abitualmente nel suo rapporto con Dio, quando è colmata, a sua volta, del dono che essa ha fatto al suo Amato.

  A010001006 

 Ordinariamente essi impediscono all’anima di cogliere il fiore della pace, della quiete e della dolcezza interiore, proprio nel momento in cui lo sta gustando nelle sue virtù, insieme all’Amato.

  A010001006 

 Quando l’Amato lo riceve, come di fatto avviene, ottiene una grande gloria, perché insieme alle virtù l’anima offre se stessa, e questo è il più grande onore che possa rendergli.

  A010001008 

 Del resto i demoni, gelosi della sua pace e del raccoglimento interiore, insinuano allo spirito orrori, turbamenti e paure, tutte cose che l’anima chiama volpi.

  A010001008 

 Questa vigna dell’anima è fiorita quando, mediante la volontà, è unita allo Sposo e si applica a riporre la sua gioia in lui e le sue delizie in tutte queste virtù riunite insieme.

  A010001008 

 Questi, ripeto, vengono, con la loro sottigliezza e vivacità, a molestare l’anima e a turbare la soavità e la quiete interiore di cui essa gode.

  A010001008 

 Qui per vigna s’intende il vivaio di tutte le virtù di quest’anima santa, le quali le danno un vino dal dolce sapore.

  A010001010 

 Non solo per questo l’anima vuole che si catturino le volpi, ma anche perché possa attuare ciò che esprime nei versi successivi: intanto che di rose intrecceremo una pigna..

  A010001012 

 E allora l’anima raccoglie tutte queste virtù, emettendo atti d’amore assai gradevoli con ciascuna di esse in particolare e con tutte quante insieme; una volta che le ha riunite, le offre all’Amato con grande tenerezza d’amore e soavità.

  A010001012 

 In questo tempo in cui l’anima gode dei fiori di questa vigna e trova le sue delizie sul petto dell’Amato, accade che le virtù dell’anima le si manifestino in tutta evidenza, come ho detto, e in un istante; mostrandosi all’anima, le procurano una grande dolcezza e una gioia ineffabile.

  A010001012 

 L’anima sente queste virtù in sé e in Dio, per cui le sembra di essere una vigna tutta in fiore e gradita, dove lei e il suo Amato si nutrono e si dilettano.

  A010001014 

 Chiama pigna quest’insieme di virtù, perché come la pigna è un insieme compatto, costituito da molti pezzi strettamente congiunti, i pinoli, così questa pigna di virtù intrecciata dall’anima per il suo Amato è un insieme di perfezioni dell’anima, che racchiude saldamente e ordinatamente molte perfezioni, robuste virtù e ricchi doni.

  A010001014 

 Tutte le perfezioni, le virtù e i doni, infatti, si armonizzano e convengono in un’unica perfezione dell’anima; tale perfezione si sta formando per mezzo dell’esercizio delle virtù e, una volta formata, viene offerta dall’anima all’Amato nello spirito d’amore di cui sto parlando.

  A010001016 

 Per questa divina esperienza interiore sono, inoltre, necessarie la solitudine e il distacco da tutte le cose che potrebbero turbare l’anima, sia nella sua parte inferiore, cioè quella sensitiva, che nella parte superiore, ossia quella razionale.

  A010001016 

 È come se dicesse: in tutte le potenze spirituali dell’anima, cioè l’intelletto, la memoria e la volontà, non ci sia conoscenza o affetto particolare né alcun’altra distrazione; in tutti i sensi e le facoltà corporali, come l’immaginazione, la fantasia, i cinque sensi esterni, non ci siano altre forme, immagini o figure di alcun oggetto, né operazioni naturali..

  A010001018 

 L’anima qui dice che, nel corso della comunicazione con Dio, è necessario che tutti i sensi, interni ed esterni, siano inattivi e vuoti, perché quanto più agiscono tanto maggior disturbo recano.

  A010001018 

 L’unica cosa che fa l’anima insieme all’Amato, è restare in quest’esercizio pieno di soavità, al quale è stata elevata, e che consiste nello sprofondarsi sempre più nell’unione d’amore.

  A010001018 

 Quando l’anima perviene all’intima unione con Dio, non operano più le potenze spirituali e ancor meno quelle corporali, perché si è già realizzata in lei quest’unione d’amore e non ha più bisogno di queste mediazioni per giungervi.

  A010001031 

 Oltre a quanto detto nella strofa precedente, anche l’aridità di spirito impedisce all’anima sposa di gustare le dolcezze interiori di cui ha parlato prima.

  A010001031 

 Temendo questo, l’anima nella presente strofa fa due cose.

  A010001033 

 A motivo, perciò, dei suoi effetti, l’anima la chiama borea morto.

  A010001033 

 E poiché l’aridità spirituale produce nell’anima questo medesimo effetto, la sposa la chiama borea; e morto, perché essa soffoca e uccide il soave gusto spirituale.

  A010001033 

 Questo indica la diligenza che l’anima deve coltivare per impedire all’aridità di progredire, tenendosi lontana dalle occasioni pericolose.

  A010001035 

 Ben si può dire, allora, che suscita gli amori dell’Amato e dell’anima.

  A010001035 

 Quando questo vento divino investe l’anima, la penetra in modo tale da infiammarla tutta: l’accarezza, la ravviva, ne risveglia la volontà, conduce all’amore di Dio i suoi affetti, che erano affievoliti e sopiti.

  A010001035 

 Questo vento simboleggia per l’anima lo Spirito Santo, che, dice, suscita gli amori.

  A010001037 

 E spirare per l’anima esprime il tocco che Dio dà alle virtù e alle perfezioni che essa già possiede, rinnovandole ed eccitandole in modo che effondano una meravigliosa fragranza e soavità nell’anima, proprio come quando, rimestando le erbe aromatiche, si spande la loro fragranza, che prima non era né si sentiva così forte.

  A010001037 

 Ho già detto che l’anima della sposa è la vigna fiorita di virtù; qui la si chiama anche giardino, dove sono piantati i fiori della perfezione e delle virtù.

  A010001037 

 Non sempre l’anima avverte o gode effettivamente le virtù che possiede in sé acquisite, perché, ripeto, in questa vita esse sono nell’anima come fiori in boccio, ancora chiusi, o come erbe aromatiche in un sacchetto, il cui aroma non si sente finché non ne vengono estratte e agitate..

  A010001037 

 Osserviamo qui che la sposa non dice: spira nel mio giardino, ma: spira per il mio giardino, perché vi è una grande differenza tra lo spirare di Dio nell’anima e lo spirare per l’anima.

  A010001037 

 Spirare nell ’anima è infondervi grazie, doni e virtù.

  A010001039 

 A volte, però, Dio accorda tali grazie all’anima sposa.

  A010001039 

 Allora è meraviglioso vedere e soave sentire la ricchezza dei doni che si scopre all’anima e la bellezza di questi fiori di virtù, ormai tutti sbocciati nell’anima.

  A010001039 

 Ciò è quanto l’anima chiama effusione dei profumi nel giardino, di cui parla nel verso che segue: diffondine gli aromi..

  A010001039 

 Spirando con il suo Spirito per questo suo giardino fiorito, schiude tutti i boccioli delle virtù e scopre tutte queste piante aromatiche di doni, perfezioni e ricchezze dell’anima; e, manifestandone il tesoro e l’abbondanza interiore, ne svela tutta la bellezza.

  A010001041 

 Il profumo è così forte che è provato non solo dentro l’anima, ma suole riversarsi altresì all’esterno: lo sanno riconoscere coloro che ne hanno fatto esperienza.

  A010001041 

 L’anima sembra a costoro come un giardino meraviglioso, pieno di delizie e di ricchezze divine.

  A010001041 

 Tali aromi, a volte, sono talmente abbondanti che l’anima ha l’impressione di essere vestita di delizie e immersa in una gloria inestimabile.

  A010001043 

 E così, con il desiderio più ardente possibile, l’anima sposa anela a tutto questo, cioè che cessi la tramontana, venga l’austro e soffi per il suo giardino, perché in questo modo ella guadagna molte cose insieme.

  A010001043 

 Lo Sposo, il Figlio di Dio, si serve del soffio dello Spirito Santo per fare nell’anima una visita amorevole e comunicarsi a lei in modo assai sublime.

  A010001043 

 L’alberello odoroso, composto di molti fiori, qui rappresenta il mazzo delle numerose virtù che sono nell’anima, che sopra ho chiamate vigna fiorita e pigna di fiori.

  A010001043 

 Questo nardo spande la soavità dei suoi profumi per Dio e per l’anima, per tutto il tempo che l’Amato dimora nell’anima attraverso la sua comunicazione sostanziale..

  A010001043 

 Vi guadagna che l’Amato si compiaccia di più in lei, che si esercita nella pratica delle virtù, ed è ciò che rallegra maggiormente l’anima, cioè volere quello che piace al suo Amato.

  A010001043 

 Vi guadagna di vedere l’Amato compiacersi in mezzo a queste virtù, perché per loro tramite si comunica all’anima con un amore più intenso e le concede grazie più singolari di prima.

  A010001043 

 Vi guadagna, altresì, il favore di veder permanere il sapore e la soavità delle virtù; ciò perdura nell’anima tutto il tempo in cui lo Sposo rimane in essa nel modo suddetto, mentre la sposa gli dona la soavità delle sue virtù, come essa medesima afferma nel Cantico dei Cantici: Cum esset rex in accubitu suo, nardus mea dedit odorem suavitatis: Mentre il re è sul suo giaciglio, cioè nell’anima, il mio alberello odoroso spande il suo dolce profumo (Ct 1,12).

  A010001043 

 È a questo scopo che le invia, come fece per gli apostoli, dapprima lo Spirito Santo, suo precursore, perché gli prepari una dimora nell’anima, sua sposa: la colma di delizie, dispone a suo piacere il giardino della sua anima, vi fa sbocciare i fiori e risplendere i suoi doni; insomma, la riveste dell’insieme delle sue grazie e delle sue ricchezze.

  A010001045 

 Essendo questa una cosa tanto necessaria, sorgente di tanto bene e gloria per l’anima, la sposa la desiderò e la chiese nel Cantico dei Cantici con le stesse parole di questa strofa, dicendo: Surge, aquilo, et veni, auster, perfla hortum meum, et fluent aromata illius: Lèvati, aquilone, e tu, austro, vieni, soffia per il mio giardino, si effondano i suoi aromi e le sue preziose spezie (Ct 4,16).

  A010001045 

 Tutto questo desidera l’anima, non per il piacere e la gloria che le viene, ma perché sa che di questo si compiace il suo Sposo.

  A010001045 

 È quindi molto auspicabile che l’anima chieda che questo soffio dello Spirito Santo soffi per il suo giardino e che si diffondano i suoi divini aromi.

  A010001047 

 Ciò di cui egli si pasce è l’anima stessa trasformata in lui, preparata, abbellita ed esaltata dai fiori delle sue virtù, doti e perfezioni, che sono come il condimento con cui e in mezzo al quale Dio la nutre.

  A010001047 

 Egli pascola il gregge fra i gigli ( Ct 6,3), cioè si compiace nella mia anima, che è il suo giardino, tra i gigli delle mie virtù, perfezioni e grazie..

  A010001047 

 Infatti il Figlio di Dio trova le sue delizie nelle stesse delizie dell’anima; si sostenta in essa, cioè continua a dimorare in essa, come in un luogo profondamente piacevole, perché l’anima si delizia davvero di lui.

  A010001047 

 La caratteristica dello Sposo è, infatti, quella di unirsi all’anima nella fragranza di questi fiori.

  A010001047 

 L’anima dà il nome di pasto a queste delizie con cui il Figlio di Dio la nutre in questo periodo: nulla di più appropriato, perché il pasto o nutrimento è cosa che non solo piace, ma anche sostiene.

  A010001047 

 Occorre qui osservare che l’anima non dice che l’Amato si pascerà dei fiori, ma in mezzo ai fiori, perché lo Sposo si comunica piacevolmente all’anima per mezzo dello splendore delle virtù, come si è detto.

  A010001047 

 Questi fiori, per mezzo dello Spirito che lo precede – ne abbiamo già parlato –, offrono al Figlio di Dio e all’anima sapore e dolcezza.

  A010001060 

 La prima è che, dopo essere riuscita vittoriosa su tutti i suoi nemici, l’anima ha raggiunto questo felice stato del matrimonio spirituale, tanto desiderato sia dallo Sposo che da lei.

  A010001060 

 La seconda espone i privilegi di tale stato, di cui gode l’anima in sua compagnia, come quelli di poter riposare a suo piacere e tenere il collo reclinato sopra le amorose braccia dell’Amato, come ora spiegherò.

  A010001060 

 L’anima ha già fatto di tutto per cacciare le volpi e fermare la tramontana: disturbi e inconvenienti che le impedivano la gioia perfetta dello stato di matrimonio spirituale.

  A010001060 

 Non ci resta ora che trattarne nella presente strofa, in cui a parlare è lo Sposo, che ormai si rivolge all’anima chiamandola sposa e dicendo due cose.

  A010001062 

 Come in virtù del matrimonio sulla terra i due sposi formano una sola carne, come dice la sacra Scrittura (Gn 2,24), così, quando si consuma questo matrimonio spirituale tra Dio e l’anima, vi sono due nature nell’unico spirito e amore di Dio.

  A010001062 

 Il matrimonio è uno stato incomparabilmente superiore al fidanzamento spirituale, perché è una trasformazione totale dell’anima nell’Amato.

  A010001062 

 In questa trasformazione entrambe le parti si donano l’una all’altra, in maniera totale, con una certa consumazione dell’unione d’amore, in cui l’anima è resa divina e Dio per partecipazione, per quanto è possibile in questa vita.

  A010001062 

 L’anima ha esposto le caratteristiche del fidanzamento spirituale, menzionate dallo Sposo, perciò non se ne parlerà nella presente strofa.

  A010001062 

 Non resta, ormai, che parlare del matrimonio spirituale tra l’anima e il Figlio di Dio, suo Sposo.

  A010001062 

 Penso che questo stato non si realizzi se l’anima non è confermata in grazia di Dio, perché, confermandosi qui la fedeltà dell’anima in Dio, si conferma quella d’entrambe le parti.

  A010001062 

 Per spiegare più chiaramente l’ordine di queste strofe e far comprendere il cammino solitamente percorso dall’anima per arrivare al matrimonio spirituale, lo stato più elevato cui essa possa pervenire e del quale ora, con l’aiuto di Dio, parlerò, si deve osservare che, prima di raggiungerlo, l’anima si è anzitutto esercitata nelle prove e nelle amarezze della mortificazione, nonché nella meditazione, cose di cui ha parlato dall’inizio fino alla strofa in cui dice: Mille grazie spargendo.

  A010001064 

 Infatti, dopo che l’anima si è mostrata per qualche tempo fidanzata piena d’amore assoluto e soave per il Figlio di Dio, Dio la chiama e la introduce nel giardino fiorito a consumare questo stato felicissimo del matrimonio con lui.

  A010001064 

 È come se dicesse: si è trasformata nel suo Dio, denominato qui giardino ameno per il delizioso e dolce riposo che l’anima trova in lui.

  A010001066 

 Ciò spiega perché l’anima non si concede nessun riposo fino a quando non lo raggiunge.

  A010001066 

 Ciò è quanto lo Sposo lascia intendere molto bene nel Cantico dei Cantici, quando invita a questo stato l’anima divenuta ormai sua sposa dicendole: Veni in hortum meum, soror mea, sponsa; messui myrrham meam cum aromatibus meis: Vieni ed entra nel mio giardino, sorella mia, sposa, poiché ho già raccolto la mia mirra e il mio balsamo (Ct 5,1).

  A010001066 

 Ecco perché egli è per l’anima giardino ameno e desiato.

  A010001066 

 Egli ha già raccolto la sua mirra e il suo balsamo, cioè i frutti ormai maturi prodotti dai fiori e pronti per l’anima.

  A010001066 

 In quest’anima si verifica ciò che dice san Paolo ai Galati: Vivo autem, iam non ego, vivit vero in me Christus: Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me (Gal 2,20).

  A010001066 

 Quello che l’anima desidera in tutte le sue opere è la consumazione e la perfezione di questo stato, scopo che essa persegue insieme a Dio.

  A010001066 

 Questi frutti sono le delizie e le magnificenze che lo Sposo possiede in sé e che comunica all’anima in questo stato.

  A010001066 

 Vivendo ormai una vita così felice e gloriosa, come è la vita di Dio, consideri ciascuno, se può, quanto piena di dolcezza dev’essere questa vita che l’anima vive, vita in cui, come Dio non può provare alcun dispiacere, così neppure essa lo sente.

  A010001068 

 Qui il collo, come ho detto sopra, significa la forza dell’anima, mediante la quale essa pratica le virtù e vince i vizi.

  A010001070 

 Molto appropriatamente, dunque, questo stato del matrimonio spirituale viene rappresentato dall’abbandono tra le dolci braccia dell’Amato: Dio è ormai la forza e la dolcezza dell’anima; in lui trova la sua protezione, viene posta al riparo da tutti i mali e gusta la soavità di tutti i beni.

  A010001070 

 Simile unione si compie solo nel matrimonio spirituale, che è il bacio dell’anima a Dio, in cui nessuno la disprezza né oserebbe farlo.

  A010001083 

 Così, rivolgendosi all’anima le dice come grazie all’albero della croce essa è diventata sua sposa, perché egli l’ha colmata della sua misericordia, decidendo di morire per essa e di renderla bella.

  A010001083 

 Le comunica soprattutto i dolci misteri della sua incarnazione, i mezzi e le vie da lui impiegati per la redenzione dell’umanità, una delle opere più eccelse di Dio e perciò tra le più squisite per l’anima.

  A010001083 

 Nel sublime stato di matrimonio spirituale, con grande facilità e frequenza lo Sposo rivela all’anima i suoi meravigliosi segreti e le fa conoscere le opere della sua potenza, perché l’amore vero e totale non sa nascondere nulla.

  A010001083 

 Questo fa lo Sposo nella presente strofa: con grande soavità d’amore rivela, interiormente, all’anima i suddetti misteri.

  A010001085 

 Per melo egli intende l’albero della croce, sul quale il Figlio di Dio ha redento e, di conseguenza, ha sposato la natura umana, quindi ogni anima, donandole sulla croce la sua grazia e i suoi favori, per i meriti della sua passione.

  A010001108 

 Dio vuole che cessino tutti questi inconvenienti affinché l’anima possa godere senza interruzione alcuna delle delizie, della pace e della soavità della sua unione con lui.

  A010001108 

 In queste due strofe mostra come per la soavità delle lire, simbolo della dolcezza che l’anima gode abitualmente in questo stato, e attraverso il canto delle sirene, figura delle delizie che l’anima prova sempre, mette fine a tutte le agitazioni e passioni; in precedenza, per la verità, le erano di qualche impedimento e disturbo.

  A010001108 

 Lo Sposo scongiura, pertanto, che cessino e, inoltre, riduce a ragione le due potenze naturali, quella irascibile e quella concupiscibile, che prima affliggevano alquanto l’anima.

  A010001108 

 Oltre a ciò, mostra come le quattro passioni dell’anima, che sono il dolore, la speranza, la gioia e il timore, siano regolate e sottomesse alla ragione mediante la soddisfazione in cui è l’anima e che è rappresentata dalla soavità delle lire e dal canto delle sirene, come dirò in seguito.

  A010001108 

 Parimenti, per mezzo di queste lire e di questo canto, egli mostra come, in questo stato, vengono elevate alla loro perfezione, per quanto è possibile in questa vita, le tre potenze dell’anima, cioè l’intelletto, la volontà e la memoria.

  A010001110 

 Ma lo Sposo le scongiura per le soavi lire, ecc., di cessare; vale a dire: ora che la dolcezza e il diletto dell’anima sono tanto abbondanti e frequenti che esse non li potranno impedire com’erano solite fare un tempo, quando l’anima non aveva ancora raggiunto tale stato, chiede loro che cessino i voli irrequieti e gli slanci sfrenati.

  A010001112 

 I cervi e i daini saltatori rappresentano l’altra potenza dell’anima, quella concupiscibile, cioè la facoltà dell’appetire, che ha due modi di procedere: il primo è quello tipico dei codardi, l’altro dei temerari.

  A010001114 

 Osserviamo che lo Sposo qui non scongiura l’ira e la concupiscenza, perché queste potenze non possono mai mancare nell’anima; piuttosto, egli si rivolge ai loro atti molesti e disordinati, rappresentati dai leoni, cervi e daini saltatori, che in questo stato non devono assolutamente esistere.

  A010001116 

 Con questi tre termini vengono indicati gli atti difettosi e disordinati delle tre potenze dell’anima, cioè memoria, intelletto e volontà.

  A010001116 

 In realtà, le lire e il canto mantengono le tre potenze dell’anima così ben accordate e a tal punto giusto che esse agiscono con tutta la perfezione che loro compete: non solo non cadono in eccessi, ma neppure li rasentano.

  A010001118 

 Altre volte questi timori vengono anche da parte del demonio: quando l’anima è chiamata da Dio a raccogliersi in lui e a saggiare la sua dolcezza, il demonio è talmente invidioso e dispiaciuto del bene e della pace dell’anima che cerca d’insinuare in lei orrore e timore per impedire che ne goda, anzi a volte arriva quasi a minacciarla nella sua parte spirituale; quando vede che non può penetrare nell’intimo dell’anima, perché essa è tutta raccolta e unita a Dio, cerca quanto meno di attaccarla dall’esterno, nella sua parte sensitiva; e così insinua distrazioni e divagazioni, provoca angosce, dolori e orrori nei sensi, nel tentativo di turbare la sposa nel suo talamo.

  A010001118 

 Chiama vigili questi timori, perché loro scopo è tenere desta l’anima e sottrarla al suo dolce sogno interiore; d’altra parte il demonio, a causa di tali timori, è sempre all’erta per istillarli nell’anima.

  A010001118 

 Le acque indicano le inquietudini del dolore che affliggono l’anima e penetrano in essa come l’acqua.

  A010001118 

 Per questo Davide, rivolgendosi a Dio, dice a tale proposito: Salvum me fac, Deus, quoniam intraverunt aquae usque ad animam meam: Salvami, o Dio, le acque sono penetrate fin nell’anima mia (Sal 68,2 Volg.).

  A010001118 

 Tali timori sono detti delle notti perché vengono dal demonio e perché con essi il demonio briga per diffondere tenebre nell’anima, per oscurare la luce divina di cui gode.

  A010001120 

 In questo modo le passioni non solo non regnano nell’anima, ma non sono nemmeno in grado di arrecarle il minimo dispiacere.

  A010001120 

 In questo stato, infatti, la grandezza e la stabilità dell’anima sono talmente possenti che, se prima essa veniva raggiunta dalle acque del dolore per un motivo qualsiasi, come anche per i peccati suoi o per quelli degli altri – cosa che spesso fa soffrire di più le persone spirituali –, ora, anche se valuta la gravità del peccato, non ne ricava sensazioni dolorose.

  A010001120 

 L’Amato, dunque, scongiura le quattro forme di affetti delle quattro passioni dell’anima perché cessino e si acquietino.

  A010001120 

 L’anima si comporta come gli angeli: questi si rendono perfettamente conto di tutto ciò che causa dolore, senza sentire mai dolore; praticano le opere di misericordia, senza provare il sentimento di compassione.

  A010001120 

 L’anima, a questo punto, non presenta più la debolezza che manifestava prima nella pratica delle virtù; le rimane soltanto la loro forza, costanza e perfezione.

  A010001122 

 A quest’anima possiamo riferire ciò che dice il Saggio: Secura mens quasi iuge convivium: Per un cuore felice è sempre festa (Pro 15,15); come in un banchetto si gustano il sapore di tutti i cibi e la soavità di tutte le musiche, così l’anima, in questa festa conviviale che tiene sempre sul petto dell’Amato, gode ogni diletto e gusta ogni soavità..

  A010001122 

 Anche gli affetti della gioia, che di solito suscitavano nell’anima sentimenti instabili, ora le appaiono né troppo esigui né eccessivi.

  A010001122 

 I desideri della speranza non procurano all’anima più alcuna afflizione, perché, soddisfatta com’è dell’unione con Dio, per quanto è possibile in questa vita, nulla di terreno le resta da sperare, come anche nulla di spirituale le resta da desiderare.

  A010001122 

 Infine, i vigili timori delle notti non raggiungono l’anima, perché è già così illuminata e forte e ben ancorata in Dio che i demoni non possono offuscarla con le loro tenebre, né spaventarla con i loro terrori, né svegliarla con i loro assalti.

  A010001122 

 Tale è l’anima, divenuta quella sorgente di cui parla Cristo per bocca di san Giovanni: La sua acqua zampilla per la vita eterna (Gv 4,14).

  A010001124 

 Chi leggerà queste righe non pensi che la nostra esposizione sia stata lunga, perché, in realtà, se dovessi spiegare ciò che l’anima prova una volta che è pervenuta a questo stato felice, mi mancherebbero le parole e il tempo e non ne direi che una minima parte.

  A010001124 

 Se l’anima, infatti, riesce a conquistare la pace di Dio, che sorpassa ogni sentire (Fil 4,7), resterà muta, incapace di parlare.

  A010001126 

 Come ho già detto, per soavi lire qui lo Sposo intende la dolcezza che egli stesso comunica all’anima in questo stato.

  A010001126 

 Come l’armonia delle lire riempie l’anima di dolcezza e la ricrea, talmente la rapisce e la tiene in sospeso da farle dimenticare ogni dispiacere e sofferenza, allo stesso modo questa soavità tiene talmente raccolta l’anima in se stessa che nessuna pena la può toccare.

  A010001126 

 Per questo lo Sposo scongiura tutte le potenze e le passioni che cessino di molestare l’anima a motivo della soavità che le comunica.

  A010001126 

 Riguardo al canto di sirene, rappresenta il diletto che abitualmente l’anima possiede e grazie al quale è completamente liberata da tutti i nemici e i turbamenti che la molestavano.

  A010001128 

 Come l’ira è un impulso che turba la pace, facendola uscire dai limiti della ragione, quando il suo atto è vizioso, così tutti i suddetti affetti e operazioni con i loro moti vanno oltre i confini della pace e della tranquillità dell’anima, quando vi regnano.

  A010001130 

 Per muro intende il baluardo della pace, delle virtù e delle perfezioni possedute dall’anima e da cui essa è protetta: è il muro e la difesa del giardino del suo Amato.

  A010001132 

 Per l’anima, così, non vi sono più porte chiuse..

  A010001145 

 Per questo motivo la sposa chiede alle potenze e ai sensi della parte inferiore che si acquietino e cessino le loro operazioni e gli stimoli; chiede, altresì, che non vadano oltre i confini del loro ambito, quello della sensitività, turbando e gettando inquietudine nella parte superiore e spirituale dell’anima, in modo da non impedirle, neppure con il più piccolo moto, il bene e la soavità di cui gode.

  A010001147 

 Chiama Giudea la parte inferiore dell’anima, quella sensitiva.

  A010001147 

 L’anima, dunque, dice: oh!, voi, operazioni e moti sensuali, intanto che tra i fiori e nei roseti l’ambra i suoi aromi emana..

  A010001149 

 I fiori, come ho detto, sono le virtù dell’anima; i roseti le sue potenze: intelletto, memoria e volontà, che racchiudono in sé e coltivano rose e fiori di pensieri divini e atti d’amore e di virtù; l’ ambra rappresenta qui lo Spirito divino che dimora nell’anima.

  A010001149 

 Ora, mentre questo Spirito divino colma la mia anima di soavità spirituale, nei sobborghi restate..

  A010001149 

 Quest’ambra divina emana aromi tra i fiori e nei roseti, quando si spande e si comunica, in modo dolcissimo, nelle facoltà e nelle virtù dell’anima, donandole attraverso di esse profumi di soavità divina.

  A010001151 

 Difatti ciò che viene chiamato città nell’anima è la sua parte più interna, cioè quella razionale, che ha la capacità di comunicare con Dio e le cui operazioni sono contrarie a quelle della sensualità.

  A010001151 

 Nei sobborghi della Giudea, che, come ho detto, è la parte inferiore o sensitiva dell’anima; e i suoi sobborghi sono i sensi interni, come la fantasia, l’immaginazione e la memoria, ove s’imprimono e si conservano le forme, le immagini e i fantasmi degli oggetti.

  A010001151 

 Per questo l’anima chiede loro di restare nei sobborghi, cioè di starsene quietamente nei loro sensi interni ed esterni.

  A010001153 

 Beata l’anima che è giunta a questo stato! Chi è costui? Noi lo proclameremo beato perché ha compiuto meraviglie! (Sir 31,9)..

  A010001153 

 Così, dunque, questa parte sensitiva con tutte le sue potenze, le sue forze e le sue debolezze è ormai sottomessa allo spirito quando l’anima è in questo stato.

  A010001153 

 I moti primi dell’anima, infatti, sono la porta d’ingresso e la soglia attraverso cui vi si penetra dentro, e quando questi primi moti arrivano fino alla ragione, hanno già varcato la soglia.

  A010001153 

 Ora l’anima desidera che non la tocchino non solo questi moti, ma neanche tutte le considerazioni che non hanno alcun rapporto con la quiete e la felicità di cui essa gode.

  A010001155 

 Non si deve dunque pensare che, se l’anima manifesta qui il desiderio che queste ninfe smettano di agitarla, è perché essa è turbata in questo stato.

  A010001155 

 Questa strofa è stata inserita qui per mostrare la pace sicura e serena che gode l’anima una volta pervenuta a questo stato così sublime.

  A010001168 

 La stessa cosa chiede l’anima allo Sposo, in questa strofa, esprimendogli quattro desideri.

  A010001168 

 Nella presente strofa, la sposa si dedica al godimento dell’Amato nel raccoglimento profondo della sua anima, dove lo Sposo unito a lei per amore la colma di delizie in maniera del tutto nascosta.

  A010001168 

 Nelle strofe precedenti lo Sposo e la sposa hanno sottomesso e ridotto al silenzio le passioni e le potenze dell’anima sia sensitive che spirituali che potevano disturbare l’anima.

  A010001170 

 Intende dire: amato Sposo mio, raccogliti nel più intimo della mia anima; comunicati a lei segretamente; manifestale le tue meraviglie nascoste, che nessun occhio mortale ha mai contemplato! Il tuo viso volgi alle montagne..

  A010001172 

 Il volto di Dio è la sua divinità e le montagne rappresentano le potenze dell’anima: memoria, intelletto e volontà.

  A010001172 

 In questo modo, l’anima chiede tutto ciò che può chiedere, perché non si contenta più di una conoscenza e di una comunicazione di Dio simili a quelle concesse a Mosè quando lo vide di spalle (Es 33,23), il che significa conoscere Dio attraverso i suoi effetti e le sue opere.

  A010001172 

 Ma l’anima vuole vedere il volto di Dio, cioè possedere una conoscenza essenziale della divinità senza intermediari, per un certo contatto con la divinità stessa.

  A010001172 

 Per questo l’anima aggiunge immediatamente: non cercar di parlare..

  A010001172 

 Questa è cosa del tutto estranea ai sensi e agli accidenti, trattandosi di un contatto tra la sostanza pura dell’anima e quella della divinità.

  A010001174 

 A questo punto l’anima, desiderando questa comunicazione di Dio così essenziale che trascende i sensi, chiede allo Sposo che avvenga in modo nascosto ai sensi, cioè che lo Sposo non si comunichi in modo così vile ed esteriore che i sensi lo possano sapere ed esprimere a parole.

  A010001176 

 Quelle che l’anima chiama compagne sono la moltitudine delle virtù, dei doni, delle perfezioni e delle altre sue ricchezze spirituali.

  A010001176 

 Sembra, dunque, che l’anima dica: volgiti piuttosto, o mio Diletto, verso l’intimo della mia anima; guarda con amore le ricchezze che hai dato come compagne all’anima mia, perché, innamorato di lei per mezzo loro, tu ti nasconda e ti stabilisca in essa.

  A010001176 

 È vero che tali virtù sono tue, ma dal momento che tu le hai donate alla mia anima sono anche di lei che va per isole lontane..

  A010001178 

 La sposa sembra, dunque, dire: poiché la mia anima si eleva a te attraverso conoscenze inusitate ed estranee ai sensi, degnati di comunicarti anche a me in modo così intimo e sublime da essere estraneo a tutti loro..

  A010001178 

 Sono cioè della mia anima, che sale a te per mezzo di conoscenze straordinarie, per modi e vie inusitate ed estranee a tutti i sensi e alla maniera ordinaria di conoscere.

  A010001191 

 Canta la purezza dell’anima in questo stato, le ricchezze e la ricompensa ottenuta per esservisi disposta e per aver sofferto al fine di giungere fino a lui.

  A010001191 

 Lascia intendere che i suoi desideri si sono compiuti, dal momento che in lui l’anima possiede le delizie e il riposo, dopo aver affrontato le sofferenze di questa vita e del tempo passato.

  A010001193 

 Chiama l’anima bianca colombella per il candore e la limpidezza che ha ricevuto dalla grazia trovata in Dio.

  A010001195 

 Come la colomba che uscì dall’arca di Noè, vi tornò con un ramoscello d’olivo nel becco, come segno della misericordia di Dio per aver fatto cessare le acque che avevano sommerso la terra (Gn 8.8-11), allo stesso modo l’anima, uscita dall’arca dell’onnipotenza di Dio al momento in cui fu creata, dopo aver attraversato le acque del diluvio dei suoi peccati e delle sue imperfezioni, delle pene e delle sofferenze di questa vita, ora ritorna all’arca del petto del suo Creatore con il ramoscello d’olivo, che è la clemenza e la misericordia che Dio le ha usato.

  A010001195 

 Infatti l’ha condotta fino a questo sublime stato di perfezione avendo fatto ritirare dalla terra della sua anima le acque dei peccati, concedendole vittoria contro gli assalti e le forze dei nemici che le avevano impedito di ottenere questo favore.

  A010001195 

 Qui lo Sposo paragona l’anima alla colomba dell’arca di Noè: l’andare e il venire della colomba all’arca rappresenta ciò che è accaduto all’anima in questa situazione.

  A010001197 

 Queste stesse caratteristiche si riscontrano nell’anima: prima di giungere all’unione spirituale con il suo Amato, deve rinunciare a ogni piacere, cioè non posarsi su alcun ramo verde; deve, altresì, rinunciare a ogni onore, gloria e gioia di questo mondo, rappresentati dall’acqua chiara e fresca; infine non deve appoggiarsi su nessuna soddisfazione e favore di questo mondo, simboleggiati dall’ombra ristoratrice, né voler riposare in niente, ma gemere nell’isolamento riguardo a tutte le cose di quaggiù fino a trovare il suo Sposo..

  A010001197 

 Qui lo Sposo chiama l’anima con un altro nome, quello di tortorella, perché nella ricerca dello Sposo somiglia alla tortorella quando non trova il compagno desiderato.

  A010001199 

 Ciò significa che ormai l’anima sposa si appoggia su un ramo verde, godendo del suo Amato; ormai beve l’acqua limpida dell’altissima contemplazione e della sapienza di Dio, acqua fresca, perché è il sollievo che trova in lui; si rinfranca all’ombra della sua protezione e del suo favore, che aveva tanto sospirato, dove è colmata di consolazioni, nutrita e ristorata soavemente e divinamente, come essa stessa dice nel Cantico dei Cantici: Sub umbra illius, quem desideraveram sedi, et fructus eius dulcis gutturi meo: Alla sua ombra, cui anelavo, mi siedo e dolce è il suo frutto al mio palato (Ct 2,3)..

  A010001199 

 Poiché l’anima, prima di giungere a questo sublime stato, andò in cerca del suo Amato come la tortorella, non trovando né volendo cercare consolazione né conforto se non in lui, lo Sposo stesso canta la fine delle sue prove e il compimento dei suoi desideri, dicendo che la tortorella / il suo compagno amato / sopra le verdi rive ha ritrovato.

  A010001212 

 Egli è innamorato dell’anima come essa di lui.

  A010001212 

 Lo Sposo prosegue lasciando capire la contentezza che prova vedendo la solitudine in cui si trovava l’anima prima di giungere a quest’unione, nonché la solitudine in cui è attualmente dinanzi alle fatiche, alle prove e alle difficoltà, avendo essa stabilito nel suo Amato una dimora silenziosa e dolce, da cui sono escluse tutte le creature e le molestie che ne derivano.

  A010001212 

 Lo Sposo, inoltre, mostra la sua gioia per il fatto che questa solitudine è la disposizione in cui l’anima si è posta per lasciarsi veramente guidare e muovere da lui.

  A010001214 

 La nostra tortorella, ossia l’anima, viveva in solitudine prima di trovare l’Amato in questo stato d’unione; per l’anima che desidera Dio, nessun’altra compagnia è di conforto; anzi, finché non lo trova, tutto le procura una solitudine più profonda.

  A010001216 

 La solitudine, di cui l’anima viveva prima, consisteva nel volersi privare, per amore dello Sposo, di tutti i beni di questo mondo – come ho riferito sopra riguardo alla tortorella – lavorando per la sua perfezione e conseguendo una solitudine totale.

  A010001216 

 Lo Sposo sembra dunque dire: la solitudine in cui l’anima viveva prima, e dove si esercitava in prove e tormenti perché non era ancora perfetta, ora è suo riposo e sollievo perché l’ha acquistata pienamente in Dio.

  A010001216 

 Tale è il senso spirituale di quanto afferma Davide: Etenim passer invenit sibi domum, et turtur nidum, ubi reponat pullos suos: Anche il passero trova la casa, la rondine il nido, dove porre i suoi piccoli (Sal 83,4), cioè l’anima stabilisce la sua dimora in Dio, che soddisfa tutte le sue aspirazioni e le sue potenze.

  A010001218 

 A questo punto è Dio a guidare l’anima in questa solitudine.

  A010001218 

 Appena l’anima libera le sue potenze e le svuota di tutti i valori terreni e di ogni attaccamento alle cose celesti, lasciandole nella più completa solitudine, immediatamente Dio le riempie di ciò che è invisibile e celeste.

  A010001218 

 Ciò equivale a dire: guida in solitudine l’anima da solo il suo Amico..

  A010001218 

 Ecco quanto lo Sposo vuol dire qui: in questa solitudine in cui l’anima sta sola con Dio, distaccata da tutte le cose create, egli la guida, la muove e innalza alle realtà celesti.

  A010001220 

 Dal momento che l’anima ha lasciato tutto ed è passata oltre le mediazioni, elevandosi al di sopra di tutto per arrivare a Dio, è altresì opportuno che lo stesso Dio sia la sua guida e il mezzo per raggiungerlo.

  A010001220 

 Dio solo li attua nell’anima.

  A010001220 

 I sensi esterni e interni, tutte le creature e la stessa anima servono molto poco per disporre a ricevere queste meravigliose grazie soprannaturali che Dio accorda in questo stato.

  A010001220 

 In altri termini, Dio non soltanto guida l’anima nella sua solitudine, ma è lui stesso, da solo, ad agire in essa, senza mediazione alcuna.

  A010001220 

 Questa è la caratteristica dell’unione dell’anima con Dio nel matrimonio spirituale: Dio agisce in lei e le si comunica da solo, senza l’aiuto degli angeli come precedentemente e senza passare per le facoltà naturali.

  A010001220 

 Questi favori, infatti, non dipendono dall’abilità umana, da qualche attività naturale o dagli sforzi dell’anima.

  A010001220 

 Una volta che l’anima vive nella solitudine da ogni cosa e si è elevata al di sopra di tutto il creato, niente più le giova né le serve per salire ancora, se non lo stesso Verbo Sposo.

  A010001222 

 Al riguardo lo stesso Sposo dice dell’anima per bocca del profeta Osea: Ducam illam in solitudinem, et loquar ad cor eius: La condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore ( Os 2,16; Volg, 2,14).

  A010001222 

 Infatti, poiché l’anima è restata sola, distaccata da tutto, per amore dello Sposo, questi s’innamora perdutamente di lei in detta solitudine, proprio come lei s’innamorò di lui nella solitudine al punto che rimase ferita d’amore.

  A010001222 

 Quando dice: Parlerò al suo cuore, promette che si donerà all’anima, perché parlare al cuore di una persona significa accontentare il suo cuore, che si accontenta solo di Dio..

  A010001235 

 Ora che l’unione perfetta tra l’anima e Dio è compiuta, l’anima vuole dedicarsi all’amore ed esercitarsi in tutto ciò che è proprio dell’amore.

  A010001235 

 È, dunque, l’anima che parla in questa strofa con lo Sposo, chiedendogli tre cose che sono proprie dell’amore.

  A010001237 

 L’anima agisce in questo modo per rendersi più simile all’Amato.

  A010001241 

 E aggiungendo la collina, intende chiedergli che le sveli anche la sapienza e i misteri di Dio che brillano nelle creature e nelle opere sue; anche da questa bellezza l’anima desidera essere illuminata.

  A010001241 

 L’anima non può vedersi nella bellezza di Dio se non trasformandosi nella sapienza di Dio, in cui sa di possedere le cose celesti e quelle terrene.

  A010001241 

 Quando l’anima, dunque, dice allo Sposo: a contemplarci in tua beltade andiam sul monte, chiede di essere resa simile e conforme alla bellezza della sapienza divina, che, come ho detto, è il Figlio di Dio.

  A010001243 

 L’anima nutre sempre questo desiderio di comprendere chiaramente e in tutta la loro purezza le verità divine.

  A010001245 

 Questa profondità della sapienza e della scienza di Dio è talmente profonda e immensa che, per quanto l’anima ne possa conoscere, può sempre più penetrarvi, perché la sapienza divina è immensa e le sue ricchezze insondabili, come esclama san Paolo: O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto imperscrutabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! (Rm 11,33)..

  A010001247 

 Ecco perché l’anima desidera ardentemente inabissarsi in questi giudizi e conoscerli più a fondo; pur di riuscirci, sarebbe disposta ad accogliere, con grande serenità e gioia, tutte le asperità e le fatiche del mondo, tutto quanto le potrebbe servire da mezzo a tale scopo, per quanto difficile e penoso le possa essere..

  A010001247 

 Ora l’anima desidera entrare in questa profondità e incomprensibilità dei giudizi e delle vie di Dio, perché muore dal desiderio di addentrarsi più profondamente nella loro conoscenza; conoscerli, infatti, è gioia inestimabile che supera ogni sentimento.

  A010001249 

 Questo verso significa altresì la profondità delle prove e delle tribolazioni che l’anima desidera affrontare dicendo: dove è più folto dentro penetriam, cioè nelle profondità delle angosce e sofferenze che permettono di addentrarsi nella profondità della sapienza di Dio, fonte di delizie; più la sofferenza è pura, più essa produce una conoscenza pura e, di conseguenza, una gioia più pura ed elevata perché più profonda.

  A010001251 

 Oh, se riuscissimo a comprendere, una buona volta, che è impossibile pervenire alle profondità della sapienza e delle ricchezze di Dio senza penetrare nel folto delle svariate sofferenze, riponendo in queste la nostra gioia e i nostri desideri! L’anima che desidera veramente la sapienza divina, desidera anzitutto penetrare nella sofferenza, cioè nella profondità della croce, che è il cammino della vita che pochi percorrono.

  A010001264 

 L’anima e lo Sposo si addentreranno nella conoscenza di tali misteri, immergendosi completamente in essi.

  A010001264 

 Uno dei motivi che spingono più fortemente l’anima a desiderare di addentrarsi nel folto, ossia nelle profondità della sapienza di Dio e conoscere più da vicino i suoi giudizi è, come ho detto, poter unire il suo intelletto a Dio e conoscere i reconditi misteri dell’incarnazione del Verbo, che è per lei la più alta e soave sapienza.

  A010001266 

 La pietra di cui l’anima parla qui, secondo san Paolo, è Cristo: Petra autem erat Christus ( 1Cor 10,4).

  A010001268 

 In essi l’anima non può penetrare, né può raggiungerli, come ho detto, se prima non passa per l’oscurità della sofferenza interiore ed esteriore, se non dopo che ha ricevuto da Dio molti favori intellettuali e sensibili e ha fatto molto esercizio spirituale.

  A010001270 

 È in queste caverne che l’anima desidera entrare per essere assorbita, trasformata e completamente inebriata nell’amore che le offrirà la conoscenza di questi misteri, nascondendosi nel petto del suo Amato.

  A010001272 

 Del resto, poiché Dio e l’anima sono strettamente uniti in questo stato di matrimonio spirituale, di cui sto parlando, l’anima non fa più niente da sola senza Dio.

  A010001272 

 Infatti, anche se l’anima si esprime in questo modo, essa è già trasformata di fatto dallo stato del matrimonio spirituale (benché, come ho detto, sostanzialmente non le si aggiunga nulla); non per questo cessa di avere nuove illuminazioni e trasformazioni grazie alle nuove conoscenze e luci divine; anzi essa riceve, molto frequentemente, le illuminazioni di nuovi misteri che Dio le comunica, dati i rapporti che esistono tra loro due.

  A010001272 

 Sono, altresì, del tutto ineffabili la gioia e il diletto che l’anima riceve di nuovo, cose di cui parla nel verso seguente: di melagrane il succo gusteremo..

  A010001276 

 Come dai molti chicchi delle melagrane esce un unico succo, così dalla conoscenza di tutte queste meraviglie e grandezze di Dio si riversa nell’anima una fruizione e un piacere d’amore.

  A010001276 

 Il succo di queste melagrane, che la sposa dice gusteranno, è la fruizione che l’anima gode, secondo la misura possibile in questo stato, nella conoscenza e penetrazione di questi misteri e il diletto dell’amore divino che gusta in essi.

  A010001289 

 Il motivo per cui l’anima desidera entrare in quelle caverne è per poter arrivare compiutamente, compatibilmente con lo stato di questa vita, a ciò che ha sempre desiderato, cioè la consumazione dell’amore assoluto e perfetto che le viene comunicato in questo favore celeste, perché il fine di tutto è l’amore.

  A010001291 

 La volontà dell’anima, infatti, trasformata in volontà di Dio, è interamente volontà di Dio; la volontà dell’anima, però, non è distrutta, ma trasformata in volontà di Dio; l’anima, quindi, ama Dio con la volontà di Dio, che però è anche volontà sua.

  A010001291 

 Lo Spirito supplisce a ciò che manca nell’anima, perché essa si è trasformata in lui per amore..

  A010001291 

 Ora l’anima constata quanto sia immenso l’amore con cui Dio la ama, e non vuole amarlo, a sua volta, in maniera meno alta e perfetta; per questo l’anima desidera la trasformazione attuale, perché non può raggiungere questa uguaglianza e completezza d’amore se non nella trasformazione totale della sua volontà nella volontà di Dio, con cui le due volontà si fondono in maniera tale da diventare una; così si ha uguaglianza d’amore.

  A010001291 

 Perciò l’anima ama, nello Spirito Santo, Dio insieme con lo Spirito Santo, non come strumento, ma insieme con lui, in forza della trasformazione, come dirò subito.

  A010001291 

 Questi, infatti, è donato all’anima, come dice l’Apostolo: Gratia Dei diffusa est in cordibus nostris per Spiritum Sanctum qui datus est nobis: L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato ( Rm 5,5).

  A010001291 

 Quest’attesa è l’uguaglianza d’amore che l’anima ha sempre desiderato naturalmente e soprannaturalmente, perché l’amante non può dirsi soddisfatto se non sente di amare quanto è amato.

  A010001293 

 Di conseguenza, l’anima non solo apprende ad amare, ma è divenuta anche maestra in amore, perché è unita al Maestro stesso e, quindi, è contenta, mentre non lo era prima di raggiungere quest’amore.

  A010001293 

 Ora in questa trasformazione, in cui si comunica all’anima, Dio le mostra un amore totale, generoso e puro, con cui egli si comunica tutt’intero ad essa, con una tenerezza ineffabile, trasformandola nel suo amore, comunicandole quindi il suo amore con cui essa possa riamarlo.

  A010001293 

 Per questo l’anima non dice che lo Sposo lì le darà il suo amore, ma che le mostrerà come essa deve amarlo.

  A010001293 

 Più precisamente, si tratta di mostrarle come deve amare, mettendole uno strumento fra le mani, indicandole come servirsene, adoperandolo insieme ad essa; ecco perché qui l’anima ama Dio come da lui è amata.

  A010001295 

 Da questo grado di amore perfetto nasce nell’anima un intimo e sostanziale giubilo in Dio, poiché sembra – ed è così – che tutta la sostanza dell’anima, inondata di gloria, esalti Dio; sotto forma di fruizione, sente un’intima dolcezza da cui è spinta a lodare, adorare, stimare ed esaltare Dio con grande gioia, tutta ardente d’amore.

  A010001295 

 Qui l’anima aggiunge che lo Sposo le accorderà tale purezza in questa trasformazione d’amore, dicendo: e dopo mi darai, / là, tu vita mia, / ciò che l’altro dì m’hai già donato..

  A010001297 

 A questo allude nell’ultimo verso, quando afferma: ciò che l’altro dì m’hai già donato, perché, come ho detto, l’anima giunge a tale santità e candore in questo stato di perfezione..

  A010001297 

 Chiama l ’ altro dì lo stato di giustizia originale, nel quale Dio aveva dato ad Adamo la grazie e l’innocenza, oppure il giorno del battesimo, in cui l’anima ha ricevuto una santità e una purezza totale.

  A010001297 

 In questi versi l’anima chiede questi doni nell’unione stessa d’amore.

  A010001310 

 Quanto alla prima richiesta, che consisteva nell’oggetto dei suoi desideri, l’anima ora ne va esplicitando la natura in questa strofa: non si tratta soltanto, come dicevo, dell’amore perfetto, ma anche di tutto ciò che è contenuto nella presente strofa, cioè l’amore stesso e ciò che, tramite esso, viene comunicato all’anima.

  A010001312 

 Ciò costituisce per l’anima una gloria molto alta e un piacere assai profondo e sublime, che non è possibile esprimere a parole né comprendere umanamente nella sua vera natura..

  A010001312 

 Egli, con il suo spirare divino, innalza l’anima in maniera sublime e la informa, affinché produca in Dio la stessa spirazione d’amore che il Padre spira nel Figlio e il Figlio nel Padre, che è lo stesso Spirito Santo, che in questa trasformazione spira in essa.

  A010001312 

 La chiama respiro dell’aure perché è un tocco soavissimo e un sentimento d’amore che si produce abitualmente nell’anima con la comunicazione dello Spirito Santo.

  A010001312 

 Non sarebbe, infatti, vera trasformazione se l’anima non si unisse e si trasformasse anche nello Spirito Santo, come nelle altre due Persone divine, anche se si realizza in forma oscura e non manifesta, data la bassa condizione di questa vita.

  A010001312 

 Questo respiro dell’aure è una proprietà dello Spirito Santo, che l’anima chiede per amare perfettamente Dio.

  A010001314 

 L’anima, quindi, unita e trasformata in Dio, spira in Dio a Dio la stessa spirazione divina con cui Dio spira se stesso a lei, nella quale è presente.

  A010001314 

 Non dobbiamo stupirci che l’anima possa realizzare una cosa così sublime, perché, dal momento che Dio le concede la grazia di arrivare ad essere deiforme e unita alla santissima Trinità, nella quale l’anima diventa Dio per partecipazione, perché dovrebbe essere incredibile che svolga le sue attività d’intelletto, di conoscenza e d’amore nella Trinità strettamente unita a lei e attiva come la stessa Trinità, anche se per partecipazione, mentre è Dio stesso che opera nell’anima?.

  A010001316 

 Certo, questa realtà meravigliosa si compirà in maniera perfetta, nell’altra vita; tuttavia già in questa l’anima, pervenendo allo stato di perfezione, la intravede a grandi tratti e ne gusta le primizie, anche se, torno a dire, è impossibile esprimere tutto ciò a parole..

  A010001316 

 L’anima, dunque, partecipa della natura di Dio, compiendo in lui e con lui l’opera della santissima Trinità, nel modo descritto, a motivo dell’unione sostanziale tra lei e Dio.

  A010001318 

 Oh, infelice cecità! Gli occhi della vostra anima non vedono più.

  A010001318 

 Sono ciechi dinanzi a una luce così abbacinante! Le vostre orecchie sono sorde allo strepito di voci così potenti! Come non vi accorgete che, mentre cercate le grandezze e la gloria di quaggiù, rimanete miserabili e vili, ignoranti e indegne di tesori così preziosi? Segue la seconda richiesta dell’anima: il canto della dolce filomena..

  A010001320 

 Da quel respiro dell’aure nell’anima nasce il canto della dolce filomena.

  A010001320 

 È lui che rinnova e ristora la sostanza della sua anima e le sussurra: Alzati, affrettati, amica mia, colomba mia, mia bella e vieni! Perché, ecco, l’inverno è passato, è cessata la pioggia, se n’è andata; i fiori sono apparsi nei campi, il tempo della potatura è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna (Ct 2,10-12 Volg.)..

  A010001322 

 Nella voce dello Sposo, che risuona nell’intimo dell’anima, la sposa avverte che tutti i suoi mali sono cessati e che comincia a godere dei beni celesti.

  A010001322 

 Per essere perfetta, come dice lo Sposo, questa voce deve risuonare nelle profonde caverne di pietra, che sono le conoscenze amorose dei misteri di Cristo, nelle quali l’anima è unita a lui.

  A010001322 

 Poiché in questa unione l’anima esulta lodando Dio con Dio stesso, come si diceva dell’amore, è lode perfetta e gradita a Dio la sua.

  A010001322 

 Questo è il volere e il desiderio dello Sposo, che cioè l’anima intoni il suo canto spirituale di lode a Dio, come egli stesso le chiede nel Cantico dei Cantici con queste parole: Alzati, affrettati, amica mia, mia bella e vieni! O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro ( Ct 2,13-14).

  A010001322 

 Vivendo l’anima in uno stato di perfezione, compie opere perfette, e così questo canto di giubilo è dolce per Dio e per l’anima stessa.

  A010001324 

 La terza cosa che l’anima chiede di vedere tramite l’amore è il bosco e il suo incanto. Per bosco intende Dio con tutte le creature che sono in lui; come tutti gli alberi e le piante hanno la loro vita e la loro radice nel bosco, così le creature celesti e terrene hanno la loro origine e la loro vita in Dio.

  A010001324 

 L’ incanto del bosco è un altro desiderio ardente dell’anima; esso è la grazia, la sapienza e la bellezza di Dio non solo in tutte le singole creature, ma anche nella sapiente armonia esistente tra di loro, sia tra quelle superiori che tra quelle inferiori.

  A010001324 

 L’anima, quindi, dice che le si mostrerà Dio in quanto vita ed essere di tutte le creature, riconoscendo in lui il loro principio e la causa per cui sussistono; e conoscerà anche le creature, perché senza di lui l’anima non ha nulla, né le interessa conoscerle per via spirituale.

  A010001324 

 È una conoscenza, questa, delle creature per via contemplativa, che suscita nell’anima un profondo diletto, perché significa conoscere qualcosa di Dio.

  A010001326 

 In essa, senza rumore di parole e senz’aiuto di alcun senso corporale o spirituale, come nel silenzio e nella quiete della notte, all’oscuro di ogni realtà sensibile e naturale, Dio istruisce l’anima in un modo nascosto e segreto, senza che essa sappia come.

  A010001326 

 Questa notte nella quale l’anima desidera vedere le meraviglie menzionate sopra, è la contemplazione.

  A010001328 

 Per questo l’anima chiama la contemplazione notte, non solo, ma notte serena.

  A010001330 

 L’anima chiede che lo Sposo le conceda tutte queste esperienze con fiamma che consuma e non dà pena, cioè con l’amore di Dio ormai perfetto nell’anima.

  A010001330 

 Ora, queste proprietà che si chiamano oscurità, fumo, crepitio, abitualmente causano qualche sofferenza e pena all’anima che ama Dio, finché essa non perviene a tale gradi di perfezione d’amore da essere posseduta dal fuoco d’amore.

  A010001330 

 Questa fiamma è l’amore soave, perché nella trasformazione dell’anima in fiamma, vi è conformità e soddisfazione d’entrambe le parti; di conseguenza l’anima non prova alcuna sofferenza di fronte a questo cambiamento più o meno profondo, come le accadeva prima di possedere l’amore perfetto.

  A010001330 

 Questo amore, per essere perfetto, deve avere due proprietà: deve consumare e trasformare l’anima in Dio, ma il fuoco e la trasformazione di questa fiamma nell’anima non le devono recare alcuna sofferenza.

  A010001330 

 Una volta raggiunto quest’amore, l’anima si ritrova completamente trasformata nell’amore di Dio e resa conforme a lui, come lo è il carbone nel fuoco, senza quel fumo e quel crepitio che faceva prima e senza il nerume e quegli altri accidenti che gli erano propri prima di diventare fuoco.

  A010001345 

 In quest’ultima strofa l’anima vuole mostrare la disposizione in cui si trova per ricevere i favori che si godono in questo stato e che essa ha chiesto allo Sposo divino; senza tale disposizione è impossibile ricevere tali favori o conservarli.

  A010001345 

 La prima è che l’anima è distaccata ed estranea a tutte le cose create.

  A010001345 

 Tutto questo l’anima espone nella presente strofa, dicendo: Nessuno ciò guardava..

  A010001347 

 La mia anima è talmente lontana da esse e immersa in un piacere talmente delizioso con te, che le ha perse di vista.

  A010001347 

 Significa: la mia anima è spoglia, distaccata, sola ed estranea a tutte le cose create, sia celesti che terrene; si è, inoltre, addentrata con te in un raccoglimento così profondo, che nessuna di esse riesce a sfiorare l’intimo diletto che provo in te, cioè a procurare piacere alla mia anima con la sua soavità né disgusto e molestia con la sua miseria e bassezza.

  A010001349 

 Dopo che essa vi ha trovato rifugio, l’anima è così forte nelle virtù e così vittoriosa che il demonio non osa avvicinarsi.

  A010001349 

 Nella sacra Scrittura (Ct 6,12) Aminadab rappresenta il demonio, cioè l’avversario dell’anima sposa.

  A010001351 

 L’anima si esprime così, perché in questo stato è necessario che le sue passioni siano sottomesse e gli appetiti o affezioni mortificati, in modo che non le procurino più fastidio o le muovano guerra; anzi il suddetto assedio, con le sue operazioni, si conforma al suo spirito interiore e, a suo modo, si raccoglie per partecipare alle delizie di cui gode lo spirito.

  A010001351 

 Per assedio qui l’anima intende le sue passioni e gli appetiti, che, fin quando non sono vinti e mortificati, la circondano da ogni parte, attaccandola su tutti i fronti.

  A010001353 

 Difatti, nel matrimonio spirituale, la parte sensitiva dell’anima è già purificata e, in qualche modo, spiritualizzata, sì che, con le sue potenze sensitive e le sue forze naturali, si raccoglie per partecipare e godere, a suo modo, delle grandezze spirituali che Dio va comunicando nel più profondo dello spirito.

  A010001353 

 Le acque rappresentano qui i favori e le delizie spirituali, goduti in questo stato dall’anima nella sua intimità con Dio.

  A010001355 

 Difatti la parte sensitiva dell’anima con le sue facoltà non può, propriamente parlando, gustare in maniera essenziale i beni spirituali, non solo in questa vita, ma nemmeno nell’altra.

  A010001355 

 L’anima dice qui che la cavalleria giù venia, cioè scendeva.

  A010001355 

 Ma le potenze e i sensi gustano, come ho detto, ciò che dall’anima ridonda in essi.

  A010001355 

 È lo spirito che attira le facoltà e i sensi del corpo al raccoglimento interiore, dove l’anima beve le acque dei beni spirituali.


11-Giovanni della Croce - Fiamma viva d'amore - B.html
  A011000005 

 Canzoni che l’anima canta nell’intima unione con Dio.

  A011000016 

 Spiegazione delle strofe che trattano della profonda e peculiare unione e trasformazione dell’anima in Dio, scritta dall’autore stesso che le compose, su richiesta della nobildonna Ana de Peñalosa..

  A011000023 

 Infatti, Egli disse che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sarebbero discesi in colui che lo avesse amato e vi avrebbero preso dimora ( Gv 14,23), il che sarebbe avvenuto facendolo vivere e dimorare nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo nella vita di Dio, come l’anima lascia intendere in queste strofe..

  A011000027 

 Si deve comprendere che l’anima parla, in questo grado di fuoco incendiato, già trasformata e interiormente perfezionata nel fuoco d’amore, che non solo l’unisce a sé, ma produce in lei viva fiamma.

  A011000033 

 della mia anima il più profondo centro!.

  A011000080 

 Sentendosi, ormai, l’anima tutta infiammata nella divina unione e avendo il palato tutto impregnato di gloria e amore, e riversando sin dall’intimo della sua sostanza fiumi di gloria, sovrabbondando di gioia, e vedendo sgorgare dal suo ventre fiumi di acqua viva, che il Figlio di Dio disse sarebbero sgorgati da tali anime ( Gv 7,38), le sembra di essere trasformata in Dio con tanta forza, e così altamente da Lui posseduta e adorna di tali beatitudine da non esserne separata che da un velo sottile..

  A011000086 

 La o! serve per descrivere un grande desiderio e un’ardente preghiera rivolta a persuadere; e per ottenere entrambi gli effetti l’anima l’usa in questa strofa, perché con essa esprime e confessa il suo grande desiderio, chiedendo all’amore che la liberi..

  A011000086 

 L’anima, per sottolineare il sentimento e la riconoscenza con cui parla in queste quattro strofe, mette in ogni verso le parole O! e quanto!, che esprimono affettuoso compiacimento e che, ogni volta che si pronunciano, fanno comprendere di ciò che è spirituale più di quello che si comunica con la lingua.

  A011000088 

 Questa fiamma d’amore è lo spirito del suo Sposo, cioè lo Spirito Santo, che l’anima sente già in sé, non solo come fuoco che la possiede consumandola e trasformandola in soave amore, bensì anche come fuoco che, oltre a questo, in essa arde e getta fiamme, come già dissi..

  A011000089 

 E questa fiamma ogni volta che fiammeggia bagna l’anima nella gloria e la rinfresca per forgiarla con vita divina..

  A011000090 

 Tale è l’azione dello Spirito Santo nell’anima trasformata in amore che gli atti compiuti interiormente da lei sono un fiammeggiare, sono vampe d’amore nelle quali la volontà dell’anima, fatta tutt’amore con quella fiamma, sublimemente ama..

  A011000091 

 E cosi, questi atti d’amore dell’anima sono preziosissimi e uno di essi merita e vale molto di più di quanto ha compiuto in tutta la sua vita senza tale trasformazione, per quanto grande possa essere stato..

  A011000094 

 Possiamo perciò affermare che il modo abituale dell’anima, che si trova in stato di trasformazione d’amore, sia come quello del legno investito sempre dal fuoco e che i suoi atti sono la fiamma che nasce dal fuoco d’amore, che promana tanto più veemente, quanto più intenso è il fuoco dell’unione.

  A011000095 

 In tale stato l’anima non può compiere da sé alcun atto, in quanto è lo Spirito Santo che li compie e la muove in essi: di conseguenza tutti i suoi atti sono divini, essendo Dio stesso colui che la crea e la muove..

  A011000096 

 A motivo di ciò, l’anima crede che ogni volta che questa vampa fiammeggia, facendola amare con diletto e gusto divino, le stia concedendo la vita eterna, poiché la eleva all’azione di Dio in Dio..

  A011000100 

 E così, in questa fiamma, l’anima sente tanto vivamente Dio e lo gusta con tanto sapore e soavità, che:.

  A011000100 

 Essendo quest’anima così vicina a Dio da essere trasformata in fiamma d’amore, in cui le si comunica il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, sarà cosa tanto incredibile affermare che assapori un riflesso di vita eterna, anche se non perfettamente, perché non lo permette la condizione di questa vita? Infatti, è tanto sublime il diletto che quella fiamma dello Spirito Santo produce in essa, che le permette di pregustare il sapore della vita eterna.

  A011000100 

 Per questo chiamala fiamma viva; non perché non sia sempre viva, bensì perché produce tal effetto, ossia in quanto permette all’anima di vivere in Dio spiritualmente e provare la vita di Dio nel modo in cui dice David: Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivo ( Sal 83,3).

  A011000105 

 Infatti, essendo questa fiamma di vita divina, essa ferisce l’anima con tenerezza di vita di Dio, e tanto e così profondamente e teneramente la ferisce che la scioglie in amore, affinché si compia in lei ciò che avvenne alla Sposa dei Cantici, che tanto si intenerì da sciogliersi e così disse: Appena il mio Sposo parlò, l’anima mia si sentì liquefare ( Ct 5,6).

  A011000105 

 Poi ché questo è l’effetto che la parola di Dio produce nell’anima..

  A011000107 

 8. Ma come si può dire che la ferisca, se nell’anima non vi è nulla che possa essere ferito, in quanto essa è già tutta bruciata dal fuoco d’amore?.

  A011000108 

 E’ cosa meravigliosa che l’amore non stia mai ozioso, bensì in continuo movimento e che, come la fiamma, getti di continuo vampate qui e là; e l’amore, il cui compito è ferire per innamorare e dilettare, siccome in quest’anima è presente quale viva fiamma, le procura le sue ferite, come fiammate tenerissime di delicato amore, esercitando in modo giocondo e festoso le arti e i giochi d’amore quasi fosse nel palazzo delle sue nozze, così come fece Assuero con la sua sposa Ester (2,17), mostrando le sue grazie, scoprendo le sue ricchezze e la gloria della sua grandezza, perché si compisse in quest’anima ciò che si dice nei Proverbi: Mi dilettavo tutto il giorno, giocando innanzi a lui tutto il tempo, scherzando sulla rotonda terra, e il mio diletto consiste nello stare con i figli degli uomini (8,30 - 31); vale a dire nel comunicarle a loro.

  A011000108 

 Perciò, queste ferite, che sono i suoi giochi, sono vampate di tocchi delicati che toccano l’anima di quando in quando, provocate dal fuoco d’amore, che non rimane mai ozioso.

  A011000111 

 della mia anima il più profondo centro!.

  A011000113 

 E maggiore è il diletto e la gioia dell’anima e dello spirito, perché è Dio 1’unico agente, non facendo essa niente da parte sua.

  A011000113 

 E poiché costei non può fare nulla da sé, se non per mezzo e con l’aiuto del senso corporeo, dal quale in questo momento è completamente libera e lontana, il suo unico scopo, ormai, è quello di ricevere da Dio, il quale solamente può nel fondo dell’anima, senza l’aiuto dei sensi, operare e muoverla.

  A011000113 

 E, così, tutti i movimenti di quest’anima sono divini, sebbene appartengano anche all’anima, perché nonostante li compia Dio, essa dà il suo assenso volontariamente..

  A011000113 

 Questa festa dello Spirito Santo accade nella sostanza dell’anima, dove né la forza del senso né il demonio possono arrivare, e perciò è più sicura, sostanziale e dilettevole, quanto più è interiore; perché quanto più è interiore, più è pura, e quanta più purezza vi è, tanto più abbondantemente, frequentemente, abitualmente Dio si comunica.

  A011000114 

 E siccome dire che ferisce nel più profondo centro dell’anima sembra suggerire che essa possiede altri centri più profondi, è bene spiegare come ciò possa essere..

  A011000116 

 In primo luogo bisogna sapere che l’anima, in quanto spirito, non possiede né alto né basso, né maggior o minore profondità nel suo essere, come accade invece per i corpi quantitativi; e poiché in essa non vi sono parti, non vi è differenza fra dentro e fuori, essendo tutta allo stesso modo, e non ha centro più o meno profondo quantitativamente Quindi non può essere in una parte più illuminata che in un’altra, come i corpi fisici, ma tutta più o meno alla stessa maniera, come l’aria, che è illuminata più o meno ugualmente in ogni sua parte..

  A011000121 

 Il centro dell’anima è Dio.

  A011000121 

 Ma finché non è giunta a tanto, il che non può accadere in questa vita mortale, nella quale l’anima non può giungere a Dio secondo tutte le sue forze, nonostante sia per grazia e dono divino in questo suo centro che è Dio, avendo ancora movimento e forza per procedere oltre, sebbene sia nel centro, ma non nel più profondo, non può essere soddisfatta, poiché può ancora procedere oltre nelle profondità divine..

  A011000123 

 Bisogna poi notare che l’amore è l’inclinazione, la forza e la virtù che l’anima possiede per andare a Dio, poiché è mediante l’amore che l’anima si unisce con Dio; e così, quanti più gradi di amore possiede, tanto più profondamente penetra in Dio e si concentra in Lui.

  A011000123 

 Da ciò possiamo dedurre che, a seconda di quanti gradi di amore di Dio l’anima può possedere, così altrettanti centri può avere in Dio, uno più interno dell’altro; poiché l’amore più è forte più unisce, e, in questo modo, possiamo comprendere le molte dimore che, come disse il Figlio di Dio, ci sono nella casa di suo Padre ( Gv 14,2)..

  A011000124 

 E se giungerà fino all’ultimo grado, l’amore di Dio arriverà a ferire l’ultimo e più profondo centro dell’anima, trasformandola e illuminandone tutto l’essere, la potenza e la virtù, a seconda di quanto essa è capace di ricevere, sino a renderla simile a lui.

  A011000124 

 Quindi, perché l’anima si trovi nel suo centro, che è Dio, secondo ciò che abbiamo detto, basta che possieda un grado di amore, poiché è sufficiente un solo grado perché sia a Lui unita per grazia; se poi ne possedesse due, vorrà dire che si sarà concentrata e unita a Dio in un centro più profondo; e se tre, in uno ancora più profondo.

  A011000126 

 Dice ciò, non perché creda che quest’unione sia tanto sostanziale e completa come nella vita beatifica, poiché, anche se l’anima giunge in questa vita mortale a un così alto stato di perfezione come qui si descrive, non giunge né può giungere allo stato perfetto di gloria, sebbene possa accadere che Dio, quasi di passaggio, le elargisca una grazia simile a quello stato.

  A011000126 

 E così, dicendo che la fiamma d’amore la ferisce nel suo più profondo centro, l’anima vuol dire che lo Spirito Santo la ferisce e l’investe nella sua sostanza, forza e virtù.

  A011000127 

 Infatti, l’anima può avere l’abito della carità tanto perfetto in questa vita come nell’altra, ma non l’azione né il frutto; anche se il frutto e l’azione dell’amore crescono a tal punto in questo stato, da diventare simili a quello dell’altra; tanto che, giudicandoli così, l’anima osa affermare ciò che solamente si può dire dell’altra vita, ossia nel più profondo centro dell’anima mia..

  A011000129 

 E siccome le cose rare e delle quali si ha poca esperienza appaiono più insolite e meno credibili, come sono quelle che stiamo dicendo dell’anima in questo stato, non dubito che alcuni, non comprendendolo per scienza né conoscendolo per esperienza, non lo crederanno o lo reputeranno una esagerazione o penseranno che non è così come realmente è..

  A011000131 

 E non bisogna reputare incredibile che in un’anima già esaminata, purificata e provata nel fuoco delle tribolazioni, travagli e varie tentazioni, e resa fedele nell’amore, si compia, in questa vita, ciò che il Figlio di Dio promise, ossia: che se qualcuno l’ama, la Santissima Trinità verrà e prenderà dimora presso di lui ( Gv 14,23), illuminandole divinamente l’intelletto nella sapienza del Figlio, dilettandole la volontà nello Spirito Santo, e assorbendola il Padre potentemente e fortemente nell’abbraccio abissale della sua dolcezza..

  A011000133 

 E se Dio è solito fare ciò con qualche anima, come è vero, bisogna credere che questa di cui parliamo non mancherà di ricevere tali grazie divine, poiché ciò che si compie in essa per l’azione dello Spirito Santo è molto più di ciò che accade nella comunicazione e trasformazione d’amore: questa, infatti, è come brace accesa, mentre l’altra, come già abbiamo detto, è brace nel momento in cui il fuoco s’accende, che non solo è accesa, bensì getta fiamma viva..

  A011000135 

 E anche se, come abbiamo detto, quest’anima non è giunta a tale grado di perfezione, tuttavia, rispetto all’unione ordinaria è come una fornace accesa, con una visione tanto più pacifica, gloriosa e tenera quanto la fiamma è più chiara e risplendente che il fuoco nel carbone..

  A011000137 

 Perciò, sentendo l’anima che questa viva fiamma d’amore vivamente le comunica tutti i beni, perché questo divino amore tutto si porta con sé, esclama: O fiamma d’amor viva / che amorosamente ferisci. Come se dicesse: o amore ardente, che con i tuoi movimenti amorosi delicatamente stai glorificandomi secondo la massima capacità e forza dell’anima mia! Mi doni intelligenza divina secondo la completa capacità e attitudine del mio intelletto, mi comunichi amore secondo la massima forza della mia volontà, e mi diletti nella sostanza dell’anima con il torrente delle tue delizie ( Sal 35,9) nel tuo divino contatto e nell’unione sostanziale, secondo la massima purezza della mia sostanza e la capacità e ampiezza della mia memoria..

  A011000138 

 Infatti, quanto più l’anima è purificata nella sua sostanza e nelle sue potenze memoria, intelletto e volontà, tanto più la sostanza divina, che, come dice il Savio, penetra in ogni parte per la sua purezza, profondità, sottigliezza e sublimità ( Sap 7,24), l’assorbe in sé con la sua divina fiamma, e in quell’assorbimento dell’anima nella Sapienza lo Spirito Santo esercita le vibrazioni gloriose della sua fiamma che, per essere tanto soavi, l’anima esclama:.

  A011000138 

 Tutto questo, e molto più di ciò che si può dire, accade nell’anima nel momento in cui s’innalza in lei questa fiamma d’amore.

  A011000143 

 Infatti, bisogna sapere che questa fiamma divina, quando l’anima era in stato di purificazione spirituale, ossia quando iniziava a entrare in contemplazione, non era tanto amica e soave come nel presente stato di unione.

  A011000145 

 Questa azione dello Spirito Santo predispone l’anima all’unione divina e alla trasformazione d’amore in Dio..

  A011000145 

 È bene sapere che, prima che questo divino fuoco di amore si introduca e si unisca alla sostanza dell’anima con una compiuta e perfetta purificazione e purezza, questa fiamma, che è lo Spirito Santo, ferisce l’anima, distruggendo e consumando le imperfezioni delle sue cattive abitudini.

  A011000146 

 Il fuoco d’amore, che ora si unisce con l’anima glorificandola, è lo stesso che in un primo momento l’investe purificandola, così come il fuoco che entra nel legno è lo stesso che in un primo momento l’investe e ferisce con la sua fiamma, asciugandolo e spogliandolo dei suoi vili accidenti, sino a prepararlo col suo calore, tanto da potere penetrare in esso e trasformarlo in sé..

  A011000147 

 In questo esercizio l’anima sopporta e soffre gravi pene nello spirito, che ordinariamente ridondano nella sensibilità, avvertendo questa fiamma come molto dolorosa.

  A011000147 

 Infatti, in questo periodo di purificazione la fiamma non è chiara, bensì oscura, e se dà una qualche luce all’anima è solo per vedere e sentire le sue miserie e i suoi difetti; né è soave, ma dolorosa, perché sebbene alcune volte le conceda calore di amore, è con tormento e oppressione; e non è dilettevole, ma arida, poiché, sebbene per sua benignità talvolta le conceda qualche piacere per incoraggiarla e animarla, prima o poi l’anima lo sconta e lo paga con altrettanta pena né è ristoratrice e pacifica, ma distruttrice e accusatrice, facendola morire e soffrire nella conoscenza di sé; e così non le dà gloria, ma prima la rende miserabile e disgustosa nella luce spirituale che le concede della sua propria conoscenza, inviando Dio, come dice Geremia, fuoco nelle sue ossa per ammaestrarla ( Lam 1,13) e, come dice David, provandola nel fuoco ( Sal 16,3)..

  A011000149 

 E così, durante questo periodo, l’anima soffre nell’intelletto grandi tenebre; nella volontà, grandi asprezze e oppressione; e nella memoria, grande conoscenza delle sue miserie, in quanto l’occhio spirituale è estremamente chiaro nella conoscenza di sé.

  A011000149 

 E nella sostanza dell’anima patisce abbandono e somma povertà; è arida e fredda, talvolta ardente, non incontrando in nulla sollievo, né un pensiero che la consoli, né può innalzare il cuore a Dio, poiché questa fiamma è così dolorosa che fa dire a Giobbe: Sei diventato crudele (30,21).

  A011000149 

 Infatti, quando l’anima patisce tutte queste cose insieme, veramente le sembra che Dio sia divenuto con lei crudele e duro..

  A011000151 

 21. Non si può descrivere ciò che l’anima patisce in questo tempo, giacché è poco meno che le pene del purgatorio.

  A011000152 

 E così vengono alla luce tutte le sue infermità, curandole e mettendole Dio davanti agli occhi dell’anima perché essa così le conosca..

  A011000152 

 E siccome in questo modo Dio sana e cura l’anima dalle sue molteplici infermità per darle salute, per forza l’anima deve soffrire in questa cura e purificazione della sua malattia; poiché qui, Dio, come Tobia, le pone il cuore sopra la brace, affinché sia allontanato e scacciato da lei ogni genere di demonio (6,8).

  A011000154 

 E tutte quelle debolezze e miserie che l’anima portava nascoste in sé, che prima non vedeva né sentiva, con la luce e il calore di questo fuoco divino vede e sente; e così come l’umidità che è nel legno non si conosce fino a quando il fuoco infiammandolo non lo fa trasudare, fumare, emanare scintille, allo stesso modo si comporta l’anima imperfetta vicino a questa fiamma..

  A011000155 

 O meraviglia! In questo periodo si levano, infatti, nell’anima contrari contro contrari: quelli dell’anima contro quelli di Dio che investono l’anima; e, come dicono i filosofi, gli uni risaltano nel confronto con gli altri e si fanno guerra nell’unico soggetto dell’anima cercando, per regnarvi soli, gli uni di cacciare gli altri: le virtù e gli attributi perfettissimi di Dio contro le abitudini e le proprietà imperfettissime dell’anima, soffrendo l’anima due contrari in sé..

  A011000156 

 Allora l’anima percepisce le sue tenebre naturali e viziose che sono in contrasto con la luce soprannaturale, che non possedendola in sé non avverte, come accade, invece, con le sue stesse tenebre.

  A011000156 

 E così, finché la luce divina investirà l’anima, questa avvertirà le sue tenebre, perché se non fosse per questa luce essa non potrebbe vederle.

  A011000156 

 E siccome questa fiamma è immensa luminosità, investendo l’anima, fa risplendere la sua luce sulle tenebre di quest’ultima ( Gv 1,5), che sono altrettanto immense.

  A011000156 

 Infatti, questa immensa luce, a causa della vista impura e debole dell’anima, era per lei tenebra, superando la sua intensità la capacità ricettiva dell’anima.

  A011000156 

 Ma quando queste tenebre saranno vinte dalla luce [divina], l’anima illuminata vedrà la luce in sé trasformata, essendo stato purificato e reso forte l’occhio spirituale dalla luce divina.

  A011000160 

 Inoltre, poiché questa fiamma è immensa ricchezza, bontà e diletto, mentre l’anima in sé è poverissima, e non ha alcun bene né possiede nulla che l’appaghi, venendo a contatto con le ricchezze, bontà e diletti di questa fiamma, conosce e sente chiaramente la sua miseria, la sua povertà e la sua malizia, perché la malizia non comprende la bontà, né la povertà la ricchezza, e così via, sino a quando questa fiamma non finisce di purificare l’anima e, trasformandola, la arricchisce, la glorifica e la diletta..

  A011000161 

 In tal maniera questa fiamma era prima dolorosa all’anima molto più di ciò che si può dire, combattendo in essa un contrario contro l’altro: infatti.

  A011000166 

 Non è nostro proposito trattare di questa purificazione, né di quanto è più o meno intensa, né di come riguardi l’intelletto, la volontà e la memoria, né di come avviene secondo la sostanza dell’anima, o quando riguarda tutte queste cose insieme; né tratterò della purificazione della parte sensitiva, e di come si può conoscere quando è l’una o l’altra, e in che tempo e punto o momento del cammino spirituale comincia, poiché trattammo di ciò nella Notte oscura della Salita del Monte Carmelo, e perciò non ne parlo.

  A011000166 

 È sufficiente ora sapere che quel Dio, il quale vuole penetrare nell’anima per unione e trasformazione d’amore, è lo stesso che prima l’investiva e purificava con la luce e il calore della sua divina fiamma, così come è lo stesso fuoco che entra nel legno quello che prima lo predispone, come abbiamo detto.

  A011000168 

 E come se dicesse: non solo ormai non sei più oscura come in passato, bensì sei la divina luce del mio intelletto, con il quale già posso guardarti; e non solamente non distruggi la mia debolezza, ma anzi sei la forza della mia volontà con la quale ti posso amare e godere, essendomi tutta convertita in amor divino; e già non sei peso né oppressione per la sostanza dell’anima, ma al contrario ne sei gloria, diletto e immensità, così che di me si può dire ciò che si canta nel divino Cantico: Chi è colei che sale dal deserto abbondante di delizie, appoggiata al suo diletto, spargendo amore in ogni dove? (8,5).

  A011000168 

 Questo è ciò che l’anima vuole fare comprendere quando pronuncia il verso: Poiché non sei più dolorosa.

  A011000173 

 Vale a dire: termina di consumare con me il matrimonio spirituale con la tua visione beatifica, poiché questo è ciò che chiede l’anima..

  A011000174 

 Sebbene sia vero che in questo stato così alto l’anima è tanto più conforme e soddisfatta quanto più è trasformata in amore, e non sa da sé nessuna cosa né osa chiedere, salvo che per il suo Amato, poiché la carità, come dice san Paolo, non pretende le sue cose per sé (1Cor 13,5), ma per il suo Amato; tuttavia, poiché vive nella speranza, nella quale non si può fare a meno di sentire un certo vuoto, prova un certo gemito, anche se soave e delicato, poiché le manca il possesso perfetto dell’adozione dei figli di Dio, dove, compiendosi la sua gloria, il suo appetito si farà quieto..

  A011000177 

 E, perciò, questo suo desiderio e questa sua richiesta non implicano pena, in quanto qui l’anima è incapace di provarla, bensì anelito soave e delicato, desiderando in conformità con lo spirito e con il senso; per questo il verso dice: se vuoi, ormai finisci, perché la volontà e l’appetito sono ormai diventati tutt’uno con Dio, cosicché l’anima reputa sua gloria fare ciò che Dio vuole..

  A011000178 

 Ma tali sono quelle tracce di gloria e di amore, che in quei tocchi si intravedono oltre la porta senza poter entrare nell’anima, a causa della ristrettezza della casa terrestre, che sarebbe anzitutto dimostrazione di poco amore non chiedere d’entrare in quella perfezione e pienezza d’amore..

  A011000179 

 Oltre a ciò, l’anima si accorge che in quella forza di dilettevole comunicazione dello Sposo è presente lo Spirito Santo, che la chiama e la invita con quella immensa gloria che le pone dinanzi agli occhi, con meravigliosi modi e soave affetto, dicendole nel suo spirito ciò che nei Cantici dice alla Sposa, che così lo riferisce: Ascolta ciò che mi dice il mio Sposo: Alzati, amica mia, colomba mia, bella mia, e vieni; poiché già è passato l’inverno e la pioggia cessò e si allontanò, e i fiori sono apparsi nei campi, ed è giunto il tempo della potatura; il tubare della tortorella si ode nella nostra terra; il fico ha il suo frutto, la vigna in fiore spande la sua fragranza.

  A011000179 

 Tutte queste cose sente l’anima e le comprende distintamente nel sublime senso di gloria che, in quel soave e tenero fiammeggiare, le comunica lo Spirito Santo, accompagnato dal desiderio di introdurvela; e, per questo, chiamata, risponde, dicendo: se vuoi, ormai finisci.

  A011000185 

 I veli che possono impedire quest’unione e che si devono squarciare perché avvenga e l’anima possieda perfettamente Dio, sono tre: quello temporale, in cui sono comprese tutte le creature; quello naturale, che comprende le operazioni e le inclinazioni puramente naturali; e quello sensitivo, che comprende l’unione dell’anima con il corpo, ossia la vita sensitiva e animale, di cui san Paolo dice: Sappiamo che quando questa nostra casa terrestre si distruggerà, Dio ne concederà una eterna in cielo (2Cor 5,1)..

  A011000185 

 Il velo impedisce questa grande opera; perché è semplice giungere a Dio togliendo gli impedimenti e squarciando i veli che impediscono l’unione fra l’anima e Dio.

  A011000186 

 I primi due veli per necessità devono essere stati squarciati per giungere al possesso dell’unione con Dio, nella quale si negano tutte le cose del mondo, rinunciandovi, tutti gli appetiti e gli affetti naturali, mortificandoli, e le azioni dell’anima da naturali si fanno divine..

  A011000187 

 L’anima così chiama dolce questo incontro, che è tanto più dolce e saporoso quanto più le sembra squarciare il velo della vita..

  A011000187 

 Tutto ciò accadde nell’anima durante i tormentosi incontri con la fiamma, quando questa era per lei ancora dolorosa; e poiché nella purificazione spirituale di cui si è parlato l’anima squarcia questi due veli e si unisce a Dio, come qui accade, non resta che lacerare ormai il terzo velo, quello della vita sensitiva.

  A011000189 

 Infatti, se gli altri muoiono per malattia o per vecchiaia, a questi, sebbene muoiano anch’essi per malattia o per vecchiaia, non viene strappata l’anima se non da qualche impeto o incontro amoroso più sublime, potente e forte dei precedenti, e perciò capace di squarciare il velo e di portarsi via il gioiello dell’anima..

  A011000190 

 Per questo David disse che era preziosa la morte dei santi nell’obbedienza di Dio ( Sal 115,15), perché qui si uniscono tutte le ricchezze dell’anima e i suoi fiumi d’amore entrano nel mare, i quali fiumi sono così immensi e colmi da sembrare già il mare; unendosi il primo all’ultimo dei suoi tesori, per accompagnare il giusto che parte per il suo regno, mentre riecheggiano dai confini della terra le lodi che, come dice Isaia, sono la gloria del giusto (24,16)..

  A011000192 

 L’anima durante questi gloriosi incontri, vedendo la copiosità dei beni di cui è arricchita, si sente pronta per possedere definitivamente e perfettamente il suo regno, giacché l’anima qui si riconosce pura, ricca, piena di virtù e disposta per questo fine.

  A011000194 

 E all’anima così esaltata sembreranno ancor meno, poiché sentendo attraverso Dio percepisce le cose come Dio, davanti al quale, come canta David, mille anni sono come il giorno di ieri che è passato ( Sal 89,4) o, come dice Isaia, tutte le genti sono come se non fossero state (40,17).

  A011000194 

 E lo chiama velo per tre motivi: primo per il legame che vi è fra lo spirito e la carne, secondo per la divisione esistente fra Dio e l’anima, terzo perché come il velo non è tanto opaco e spesso da non permettere alla luce di trasparire attraverso, così nello stato presente questo legame sembra un velo tanto delicato, essendo a tal punto spiritualizzato, illuminato e sottile da permettere di intravedere la luce della divinità.

  A011000194 

 E questo stesso valore hanno per l’anima tutte le cose, esse sono nulla, essa stessa ai propri occhi è nulla.

  A011000194 

 E siccome l’anima avverte la forza dell’altra vita, arriva a vedere la fragilità di quella presente, e le sembra un velo così sottile, quasi una ragnatela, come la definisce David quando scrive: I nostri anni saranno considerati come tela di ragno ( Sal 89,9).

  A011000196 

 Bisogna però notare: per quale ragione l’anima qui chiede a Dio che squarci il velo, invece di tagliarlo o consumarlo, quando sembra non esservi differenza? Possiamo dire che le ragioni sono quattro..

  A011000199 

 E l’amore si introduce nell’anima allo stesso modo in cui la forma si unisce alla materia.

  A011000199 

 Ugualmente gli atti spirituali infusi da Dio nell’anima avvengono immediatamente; mentre quelli che l’anima compie da sé più propriamente sono disposizioni del desiderio e inclinazioni successive e mai giungono a essere atti perfetti d’amore o di contemplazione, bensì solo qualche volta, quando, come dico, Dio li forma e li perfeziona nello spirito con grande rapidità.

  A011000200 

 Da ciò si deduce che l’anima già disposta molti di più e più intensi atti può compiere in breve tempo che quella non disposta in molto più tempo; e proprio per la grande disposizione che ha, è solita rimanere tanto tempo in atto d’amore o contemplazione.

  A011000200 

 Ma l’atto d’amore nell’anima predisposta entra immediatamente, poiché l’esca asciutta prende fuoco ogni volta che viene a contatto con la scintilla.

  A011000200 

 Perciò l’anima innamorata preferisce la brevità dello squarciare, piuttosto che le lungaggini del tagliare o consumare..

  A011000203 

 34. Ciò chiede l’anima innamorata, la quale non sopporta l’attesa implicita nel fatto che la vita si consumi in modo naturale né che termini in questo o quel tempo; infatti la forza dell’amore e la disposizione che vede in sé la spingono a desiderare e a chiedere che si spezzi immediatamente la tela della vita durante uno di questi soprannaturali incontri o impeti d’amore..

  A011000204 

 E poiché la sua anima era gradita a Dio, egli s’affrettò a sottrarla al mondo ( Sap 4, 10-14).

  A011000204 

 L’anima sa bene che Dio è solito chiamare a sé prima del tempo le anime che più ama [ Sap 4,10-14], perfezionando in loro in breve tempo, per mezzo di quell’amore, ciò che potrebbero raggiungere con le loro azioni, procedendo con passo ordinario, in un lungo tempo.

  A011000204 

 Poiché questo è quello che afferma il Savio: Colui che compiace Dio è da Lui amato; e poiché viveva fra i peccatori, fu trasferito in un mondo migliore; fu rapito affinché la malizia non mutasse il suo sentimento e la passione non ingannasse la sua anima.

  A011000204 

 Queste le parole del Savio, nelle quali si può constatare con quanta proprietà e ragione l’anima usa il termine squarciare; infatti, lo Spirito Santo usa questi due termini: rapire e affrettar si, che indicano la mancanza di qualsiasi indugio.

  A011000205 

 Per questo è necessario che l’anima eserciti in vita questi atti d’amore, affinché, consumandosi in breve, non si trattenga molto né qui né senza vedere Dio..

  A011000207 

 E questi, che hanno come fine di purificarla e liberarla dalla carne, sono veramente incontri durante i quali Dio penetra la sostanza dell’anima e la divinizza, assorbendola al di sopra di tutto l’essere nel suo stesso essere..

  A011000207 

 La ragione va ricercata nel fatto che, come già detto, provando l’anima in Dio un infinito desiderio che la vita finisca e siccome ciò non può accadere non essendo ancora giunto il tempo della sua perfezione, essa vede che, per consumarla e liberarla dalla carne, Dio la investe in maniera divina e gloriosa con tali incontri.

  A011000208 

 E la causa di ciò è che Dio l’investì e la trafisse vivamente nello Spirito Santo, le cui comunicazioni sono impetuose, quando sono ferventi, come in questo incontro, che l’anima chiama dolce poiché in esso vivamente gusta Dio; e questo non perché gli altri molti tocchi e incontri, che in questo stato riceve, non siano dolci, ma per l’eminenza che questo possiede sopra tutti gli altri; poiché, come abbiamo detto, lo compie Dio al fine di scioglierla e glorificarla quanto prima; perciò le spuntano le ali per dire: squarcia il velo....

  A011000211 

 Ricapitolando, tutta la strofa è come se dicesse: O fiamma dello Spirito Santo che tanto intimamente e teneramente trapassi la sostanza dell’anima mia e la cauterizzi con il tuo glorioso ardore!.

  A011000212 

 Giacché, ormai, sei così amica da mostrarti desiderosa di darti a me in vita eterna, se in passato le mie preghiere non giungevano a te – quando con ansia e fatica d’amore soffrivano il mio senso e il mio spirito a causa della mia grande debolezza e impurità e della poca forza d’amore che possedevo, e ti pregavo che mi sciogliessi e mi portassi con te [Fil 1,23], poiché ardentemente ti desiderava l’anima mia, non permettendo l’amore impaziente che mi adattassi alla condizione di vita nella quale tu volevi che ancora rimanessi – e se i passati impeti d’amore non erano sufficienti, giacché non erano tali da ottenere ciò; ora invece, sono tanto rafforzata nell’amore che non solo il mio senso e il mio spirito non vengono meno in te ma anzi sono da te rafforzati..

  A011000213 

 E poiché le mie richieste sono ormai dinanzi ai tuoi occhi più valide e considerevoli d’attenzione, in quanto provengono da te che mi spingi in esse, con gioia e con gusto nello Spirito Santo te le rivolgo, scaturendo ormai il mio giudizio dal tuo volto ( Sal 16,2), il che accade quando tu apprezzi e ascolti le preghiere: squarcia il velo sottile di questa vita e non lasciare che l’età e gli anni naturalmente lo spezzino, affinché ti possa amare senza limite né fine con la pienezza e la sazietà che desidera la mia anima..

  A011000227 

 In questa strofa l’anima spiega come le tre persone della Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, siano coloro che realizzano in lei questa divina opera di unione.

  A011000228 

 E così l’anima qui esalta il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, lodando le tre grandi grazie e beni che in lei operano, poiché hanno mutato la sua morte in vita, trasformandola in sé..

  A011000229 

 La prima è una piaga deliziosa che l’anima attribuisce allo Spirito Santo; e, perciò, la chiama cauterio..

  A011000230 

 La seconda sa di vita eterna e l’anima l’attribuisce al Figlio chiamandola perciò tocco delicato..

  A011000231 

 La terza è la trasformazione in Dio, che è il debito con il quale è ben ripagata l’anima, e che questa attribuisce al Padre cosicché la chiama tenera mano..

  A011000232 

 E, sebbene qui l’anima nomini tutte e tre le Persone divine a cagione delle proprietà dei loro effetti, si rivolge solo a una di loro, dicendo: morte in vita hai mutato, poiché tutte e tre operano insieme; e così tutto lo attribuisce a uno e uno a tutte..

  A011000239 

 Ed essendo infinito fuoco d’amore, quando tocca l’anima con una certa veemenza, l’ardore dell’anima giunge a un così sommo grado d’amore, che a questa sembra di ardere più di ogni altro fuoco al mondo..

  A011000239 

 Il quale, avendo una forza immensa, infinitamente può consumare e trasformare in sé l’anima che tocca, sebbene ognuna la brucia e l’assorbe a seconda di come la trova disposta: una più e un’altra meno, e questo quanto, come e quando vuole.

  A011000240 

 E poiché il fuoco divino, in questo caso particolare, ha trasformato tutta l’anima in sé, non solamente l’anima patisce il cauterio, ma essa stessa è fatta cauterio di veemente fuoco..

  A011000240 

 Infatti, così come nel cauterio si trova il fuoco più intenso e veemente e di maggiore effetto di qualsiasi altro fuoco, allo stesso modo l’atto di questa unione, essendo prodotto da un fuoco infiammato più di qualsiasi altro, è chiamato dall’anima – rispetto agli altri atti – cauterio.

  A011000240 

 Per questo motivo, durante questa unione, l’anima chiamalo Spirito Santo cauterio.

  A011000242 

 È cosa meravigliosa e degna da raccontare che, pur essendo questo fuoco di Dio consumatore tanto veemente, che con maggiore facilità consumerebbe mille mondi di quanto quello terrestre brucerebbe un filo di lino, questo fuoco non consuma e non distrugge l’anima in cui così arde; e ancor meno le provoca dolore, anzi la divinizza e la diletta in proporzione alla forza d’amore, bruciando e ardendo in lei soavemente.

  A011000243 

 Perché in queste comunicazioni, siccome il fine di Dio è innalzare l’anima, Egli non la affatica né la opprime, bensì la dilatazione e la diletta; non la rende oscura né la incenerisce, come il fuoco con il carbone, mala rende luminosa e l’arricchisce, perciò l’anima lo chiama cauterio soave..

  A011000245 

 E così, la fortunata anima, che per sua grande ventura giunge a questo cauterio, tutto sa, tutto gusta, tutto ciò che vuole fa con successo e nessuno prevale su di lei né nulla la turba, poiché quest’anima è una di quelle di cui l’Apostolo dice: L’uomo spirituale giudica tutto e da nessuno è giudicato (1Cor 2,15), e ancora: Lo Spirito scruta tutto, persino le profondità di Dio (1Cor 2,10).

  A011000249 

 Ed essendo, come si è detto, questo cauterio tanto some, quanto crediamo potrà essere deliziata l’anima da lui toccata! Volendolo essa dire, non lo dice, bensì rimane con l’affetto nel cuore e la lode sulla bocca con quell’ o, esclamando: O cauterio soave!.

  A011000254 

 Dopo avere parlato con il cauterio, l’anima parla ora con la piaga che esso le ha procurato.

  A011000254 

 In tal modo l’anima sarà soavemente dilettata..

  A011000256 

 E per comprendere quale sia la natura di questa piaga con la quale qui l’anima parla, è bene sapere che il cauterio di fuoco materiale sempre produce una piaga dove tocca, e possiede tale proprietà: applicato su una piaga non di fuoco, la rende di fuoco.

  A011000256 

 E questa proprietà possiede il cauterio d’amore: che l’anima da esso toccata, sia essa piagata da miserie e peccati, sia essa sana, rimane, piagata d’amore e quelle che erano piaghe prodotte da altre cause diventano anch’esse piaghe d’amore..

  A011000257 

 Infatti l’amante, quanto più è piagato più è sano e la cura dell’amore è piagare e ferire quanto è già piagato, sino al punto in cui la piaga è tanto grande che tutta l’anima è piaga d’amore.

  A011000258 

 In questo modo si deve intendere la piaga di cui qui parla l’anima tutta piagata e, pertanto, tutta sana.

  A011000258 

 Per questo dice l’anima: O deliziosa piaga!.

  A011000259 

 O piaga tanto più deliziosa quanto più grande e sublime è il fuoco d’amore che la causò! Infatti, avendola prodotta lo Spirito Santo solo per dilettare, così come il suo desiderio e la sua volontà di deliziare l’anima sono grandi, altrettanto grande sarà questa piaga, affinché grandemente sia dilettata..

  A011000261 

 O deliziosa piaga, tanto più sublimemente deliziosa quanto più nell’infinito centro della sostanza dell’anima è arrivato a toccare il cauterio, bruciando tutto ciò che si può bruciare per dilettare tutto ciò che si può dilettare!.

  A011000261 

 O gioiosa piaga, prodotta da Colui che sa solo risanare! O fortunata e gioiosa piaga, poiché sei stata fatta solo per dilettare, il tuo dolore è delizia e diletto dell’anima piagata! O dilettevole piaga, sei grande! Poiché Colui che ti fece è grande e grande è il piacere da te prodotto, ed essendo il fuoco d’amore infinito secondo la sua capacità e grandezza ti diletta.

  A011000262 

 Si può dire che questo cauterio e questa piaga siano al più alto grado possibile in questo stato presente; vi sono infatti molti altri modi con cui Dio può cauterizzare l’anima, che però non giungono a questo grado né sono come questo, poiché questo è il tocco della sola Divinità dell’anima, senza forma alcuna né figura né intellettuale né immaginaria..

  A011000264 

 Accade così: essendo l’anima infiammata di amore di Dio, ma non così qualificata come abbiamo appena detto, benché conviene molto che lo sia per quello che qui voglio dire, si sentirà colpire da un serafino con una freccia o un dardo ardentissimo di fuoco d’amore che, trafiggendo l’anima già accesa come brace o, meglio, come fiamma, la cauterizza in modo sublime..

  A011000264 

 Vi è però un’altra sublime maniera di cauterizzare l’anima in forma intellettuale.

  A011000265 

 Così, ferita da questo dardo infiammato, l’anima sente la piaga con grandissimo diletto, perché, oltre a essere tutta sconvolta con grande soavità dal frastorno e dal moto impetuoso prodotti da quel serafino, in cui prova un grande ardore e languore d’amore, essa avverte anche la soave ferita e l’erba in cui fu intinto il ferro, come una viva punta nella sostanza dello spirito, nel cuore dell’anima trafitto..

  A011000265 

 Durante questa cauterizzazione, trafitta l’anima con quella saetta, immediatamente si ravviva la fiamma dell’anima innalzandosi con veemenza, come avviene in una fucina o in una fornace accese quando vi si attizza o vi si alimenta il fuoco e si ravviva e si innalza la fiamma.

  A011000267 

 Allora sembra all’anima che tutto l’universo è un mare d’amore nel quale essa è immersa, non riuscendo a vedere né il termine né la fine dove si esaurisce questo amore, sentendo in se stessa, come abbiamo detto, il punto vivo e il centro dell’amore..

  A011000267 

 E di questo intimo punto della ferita, che sembra avere luogo nella metà del cuore dello spirito, ossia dove si prova il massimo del diletto, chi potrà parlarne come conviene? Poiché in quel punto l’anima avverte come un piccolo granello di senape, vivissimo e accesissimo, che irradia intorno un vivo e acceso fuoco d’amore.

  A011000267 

 In questo l’anima sente prendere forza e crescere tanto l’ardore, e in questo ardore raffinarsi tanto l’amore, da sentire in lei mari di fuoco amoroso, il quale penetra dall’alto al basso l’universo, tutto inondando d’amore.

  A011000267 

 Questo fuoco, nascendo dalla sostanza e virtù di quel punto vivo dove è la sostanza e la proprietà dell’erba, si diffonde sottilmente attraverso tutte le vene spirituali e sostanziali dell’anima, secondo la sua potenza e forza.

  A011000269 

 E ciò che qui gode l’anima non si può descrivere, si può solo dire che prova quanto a ragione nel Vangelo il regno dei cieli viene paragonato al granello di senape, che, per il suo grande calore, sebbene così piccolo, dà vita a un grande albero (Mt 13, 31-32).

  A011000269 

 L’anima si vede trasformata in un immenso fuoco d’amore che nasce da quel punto acceso del cuore dello spirito..

  A011000273 

 13. Ritorniamo, dunque, all’opera di quel serafino, che consiste veramente nel piagare e ferire interiormente nello spirito a tal punto che, qualche volta, Dio permette che qualche suo effetto si manifesti esteriormente nei sensi corporali, così come accadde quando il serafino piagò san Francesco: feritagli l’anima d’amore con le cinque piaghe, il loro effetto si manifestò nel corpo, imprimendo in esso le ferite.

  A011000274 

 E così, quanto maggiore è il diletto e la forza dell’amore che produce la piaga nell’anima, tanto maggiore è quello esteriore prodotto dalla piaga corporale, cosicché crescendo uno, cresce in proporzione l’altro.

  A011000274 

 Infatti Dio, ordinariamente, non concede nessuna grazia al corpo se prima non la concede all’anima.

  A011000275 

 Ma fin quando non si rompono, continuano a opprimerlo privandolo della sua libertà, poiché, come dice il Savio: un corpo corruttibile appesantisce l’anima, e la casa terrena opprima il senso spirituale, il quale da sé comprende molte cose ( Sap 9,15)..

  A011000275 

 Tuttavia, quando la piaga è solamente nell’anima, senza che si manifesti esternamente, il diletto può essere più intenso e sublime.

  A011000277 

 Così accadde a san Paolo, al quale ridondava nel corpo il grande sentimento che provava nell’anima per i patimenti di Cristo, come egli stesso fa comprendere ai Calati, dicendo: Nel mio corpo porto le ferite del Signore Gesù (6,17)..

  A011000279 

 E se essi sono come sono stati qui descritti, come saranno allora la mano con cui questo cauterio si dà e il tocco? L’anima lo spiega nel verso seguente, più lodandoli che spiegandoli, dicendo:.

  A011000284 

 Essa è tanto generosa e magnanima, quanto poderosa e ricca; grandi e abbondanti grazie offre all’anima quando si apre per fargliene dono, e così la chiama tenera mano, ed è come se dicesse: o mano tanto più tenera per l’anima mia, su cui ti posi toccandola soavemente, quanto se tu toccassi qualcosa con forza sprofonderesti il mondo intero, poiché col tuo solo sguardo, la terra trema ( Sal 103,32), l e genti si disperdono e muoiono, i monti crollano! ( Ab 3,6)..

  A011000285 

 O grande mano, come sei stata dura e severa con Giobbe (19,21), toccandolo poche volte aspramente, così sei con me tanto più amica e soave di quanto con lui sei stata dura, e quanto più mi tocchi amichevolmente, piacevolmente e soavemente posandoti nell’anima mia! Infatti tu fai vivere e fai morire, e non c’è chi sfugga alla tua mano ( Dt 32,39)..

  A011000289 

 17. O tocco delicato, Verbo, Figlio di Dio, che per la delicatezza del tuo essere divino penetri sottilmente la sostanza della mia anima e, toccandola tutta delicatamente, in te l’assorbi tutta in divino diletto e delicatezza mai udite nella terra di Canaan né viste in Teman (Bar 3,22)! O delicatissimo tocco del Verbo, per me ancor più delicato quando, dopo avere scosso i monti e spaccato le pietre nel monte Oreb con l’ombra del tuo potere e la forza che ti precedeva, ti concedesti in modo più soave e forte nel sibilo delicato dell’aria, affinché il profeta potesse percepire la tua presenza! (3Re 19,11-12).

  A011000290 

 E così ti potranno sentire e godere sé non coloro che più sottilmente tocchi, poiché per essere già delicata, nuda e purificata la sostanza della loro anima, aliena alle creature e a ogni vestigio e tocco di queste, tu ti ci sei nascosto, dimorando e riposando in essa.

  A011000290 

 Fortunata e molto fortunata è l’anima che toccherai sottilmente e delicatamente, pur essendo così terribile e potente! Dire questo al mondo? No, non lo dire al mondo, poiché non sa nulla di aria delicata e non ti ascolterà, poiché non ti può accogliere né ti può vedere ( Gv 14,17).

  A011000292 

 O tocco delicatissimo, tanto più forte e poderoso, quanto più soave, che con la forza della tua delicatezza distacchi e separi l’anima da tutti gli altri tocchi delle cose create e la serbi e unisci solo a te, e così delicato effetto lasci in esse, che qualsiasi altro tocco di tutte le cose alte e basse gli sembra grossolano e vile, cosicché l’offende il solo guardarle e le dà pena e grande tormento il doverle toccare e trattare..

  A011000294 

 Il Verbo, Colui che tocca l’anima, è immensamente soave e delicato, e l’anima è un vaso ampio e capace per la delicatezza e la grande purificazione che ha raggiunto in questo stato..

  A011000295 

 O tocco delicato! Che tanto più riccamente e abbondantemente ti comunichi quanto più possiedi di sostanza e l’anima mia di purezza..

  A011000297 

 O tocco ineffabilmente delicato del Verbo, perché fatto nell’anima se non con il tuo purissimo e semplicissimo essere, il quale, essendo infinito, infinitamente è delicato, e, per ciò, tanto sottilmente, amorosamente, eminentemente e delicatamente tocca,.

  A011000302 

 E non è incredibile che sia così, credendo, come si deve credere, che questo tocco è tocco di sostanze, ossia, della sostanza divina in quella dell’anima, tocco al quale sono giunti molti santi in questa vita..

  A011000304 

 Poiché l’anima giunge qui a vedere, in un certo modo, che queste cose sono come la pietra di cui parla san Giovanni che si darà a colui che vincerà, e nella pietra sarà inciso un nome sconosciuto a tutti se non a colui che la riceverà ( Ap 2,17).

  A011000305 

 E così, qui l’anima gusta tutte le cose di Dio, il quale le comunica forza, saggezza, amore, bellezza, grazia e bontà; e poiché Dio è tutte queste cose, l’anima le gusta in un solo tocco divino, godendole secondo le sue potenze e la sua sostanza..

  A011000307 

 Da questo bene dell’anima ridonda a volte nel corpo l’unzione dello Spirito Santo e così tutta la sostanza sensitiva, tutte le membra, le ossa e il midollo godono, non in debole maniera come solitamente suole accadere, bensì con sentimento di grande diletto e gloria, che si avverte fin nelle estreme giunture dei piedi e delle mani.

  A011000307 

 E prova il corpo così tanta gloria nell’anima che a suo modo loda Dio, sentendolo nelle sue ossa, conformemente a quello che dice David: Tutte le mie ossa diranno: Dio, chi è simile a te? ( Sal 34,10)..

  A011000313 

 23. Questo dice l’anima poiché, nel sapore di vita eterna che qui assapora, trova la ricompensa di tutte le fatiche passate per giungere a questo stato, nel quale non solamente si sente soddisfatta e ripagata in giusta misura, bensì con grande eccesso premiata, in modo che comprende pienamente la verità della promessa dello Sposo nel Vangelo, ossia che avrebbe dato cento per uno (Mt 19,29).

  A011000313 

 Cosicché può ben dire l’anima: e ogni debito paga..

  A011000315 

 24. E per sapere come e quali siano questi debiti di cui qui l’anima si sente ripagata, bisogna sapere che, in via ordinaria, nessuna anima può giungere a questo alto stato e regno dello sposalizio senza passare prima attraverso molte tribolazioni e molti travagli poiché, come si afferma negli Atti degli Apostoli, ci è concesso entrare nel regno dei cieli attraverso molte tribolazioni (14,21), le quali in questo stato sono ormai superate.

  A011000315 

 Infatti, di qui innanzi, essendo l’anima purificata, non soffre più..

  A011000318 

 La ragione per la quale sono necessari questi travagli per giungere a questo stato è che, come un eccellente liquore non si mette se non in un vaso robusto, preparato appositamente e pulito, così questa altissima unione non può verificarsi se non in un’anima rafforzata con sofferenze e tentazioni, e purificata con tribolazioni, tenebre e angustie, poiché attraverso le une si purifica e rafforza il senso, attraverso le altre si spoglia, si purifica e si prepara lo spirito..

  A011000321 

 Attraverso questi travagli, in cui Dio pone l’anima e il senso, essa acquista virtù, forza e perfezione con sofferenza, poiché la virtù nella debolezza si perfeziona (2Cor 12,9), e nell’esercizio delle tribolazioni si forgia..

  A011000330 

 28. O anime che volete camminare sicure e consolate per le vie dello spirito! Se sapeste quanto vi conviene soffrire per giungere a questa sicurezza e ricompensa e come senza questa sofferenza non si può giungere a ciò che l’anima desidera senza ritornare indietro, in nessun modo cerchereste consolazione, né in Dio né nelle creature; anzi portereste la croce e, crocefisse, berreste fiele e aceto puro ( Gv 19,29; Mt 27,34), considerando ciò come una grande fortuna, vedendo come, morendo così al mondo e a voi stesse, si vive Dio [ Rm 6,10-11] in gioia di spirito..

  A011000336 

 Tale sapienza, tuttavia, è per l’anima, per quanto essa possa essere unita a Dio in questa vita, come l’argento di cui parla David, mentre nell’altra sarà come oro..

  A011000338 

 Conviene all’anima sopportare con costanza e pazienza ogni tribolazione e sofferenza interiore ed esteriore alla quale Dio la sottopone, spirituale e corporale, maggiore o minore, prendendole come provenienti dalle mani di Dio per il suo bene e per sua medicina, e non fuggendo da queste, poiché sono salute per lei, seguendo così il consiglio del Savio: Se lo spirito del potente discenderà sopra di te, non abbandonare il tuo posto, ossia il luogo della tua prova, che è la tribolazione a cui sei sottoposto, poiché la cura farà cessare i grandi peccati ( Qo 10,4).

  A011000338 

 Taglia le radici dei tuoi peccati e imperfezioni, che sono le abitudini cattive, poiché la battaglia delle tribolazioni, oppressioni e tentazioni elimina le abitudini cattive e imperfette dell’anima purificandola e fortificandola..

  A011000339 

 Perciò l’anima deve avere in grande considerazione quando Dio le invia tormenti sia esteriori che interiori, comprendendo che sono molto pochi coloro che meritano di essere consumati nella prova, soffrendo per giungere a un così alto stato..

  A011000341 

 31. Ritornando dunque al nostro commento, l’anima sapendo ora che tutto è riuscito bene, che già sicut tenebrae eius, ita et lumen eius ( Sal 138,12), e che, come partecipò alle tribolazioni, ora prende parte alle consolazioni e al regno (2Cor 1,7), essendo stata ripagata di tutte le tribolazioni patite, sia esteriori che interiori, con beni divini spirituali e materiali, così che non vi è travaglio a cui non corrisponda un gran premio, lo confessa, ormai appagata, dicendo: E ogni debito paga, ringraziando in questo verso Dio, così come fece David, essendo stato liberato dai travagli, dicendo: Quante tribolazioni mi mostrasti differenti e cattive! E da tutte loro mi hai liberato, dagli abissi della terra nuovamente mi hai tirato fuori; moltiplicasti la tua magnificenza e, rivolgendoti a me, mi consolasti ( Sal 70, 20-21)..

  A011000342 

 E così, l’anima, che prima di giungere a questo stato, se ne stava come Mardocheo alle porte del palazzo, piangendo nelle piazze di Susa per il pericolo in cui si trovava la sua vita, vestito di cilicio, rifiutando la veste offertagli dalla regina Ester, senza ricevere premio alcuno per i servigi resi al re e per la fede mostrata nel difendere l’onore e la vita di lui, in un solo giorno, come lo stesso Mardocheo, vede ripagati tutti i suoi travagli e i suoi servigi, poiché non solo è fatta entrare nel palazzo e ammessa dinanzi al re vestita con abiti regali, bensì le viene offerta anche la corona, lo scettro e il trono insieme all’anello del re, affinché faccia tutto ciò che desidera, e ciò che non desidera non faccia, nel regno del suo Sposo (Est 4 - 8)..

  A011000343 

 Ed è per questo che l’anima esclama:.

  A011000351 

 In questa vita nuova, ossia quando l’anima è giunta alla perfezione dell’unione con Dio di cui qui trattiamo, tutti gli appetiti dell’anima e le sue potenze secondo le loro inclinazioni e operazioni, le quali di per sé erano opere di morte e privazione della vita spirituale, si mutano in divine..

  A011000351 

 Tutto ciò è esercizio della vita vecchia, la quale è morte della nuova, che è la spirituale, nella quale l’anima non potrà vivere perfettamente se non morirà altrettanto perfettamente l’uomo vecchio, come ammonisce l’Apostolo quando afferma: Si spoglino dell’uomo vecchio e si rivestano di quello nuovo, il quale è creato secondo Dio in giustizia e in santità ( Ef 4,22-24).

  A011000351 

 È da notare che ciò che qui l’anima chiama morte è l’uomo vecchio [ Rm 6,6], cioè l’uso delle potenze – memoria, intelletto e volontà – impegnate nelle cose del secolo, e gli appetiti occupati nel gusto delle creature.

  A011000353 

 34.E poiché, come dicono i filosofi, ogni vivente vive per mezzo delle sue operazioni, avendo l’anima le sue operazioni in Dio per l’unione che ha con Dio, vive vita divina; e così la sua morte si è trasformata in vita, ossia la sua vita animale si è mutata in vita spirituale..

  A011000354 

 Infatti l’intelletto, che prima di quest’unione comprendeva naturalmente con la forza e il vigore della luce naturale per mezzo dei sensi corporali, ora, messi da parte i sensi, è mosso e informato da un più alto principio, quello della luce soprannaturale di Dio, e così si è mutato in divino, perché grazie a questa unione l’intelletto dell’anima e quello di Dio sono tutt’uno..

  A011000358 

 In ultimo, tutti gli appetiti, operazioni e inclinazioni che l’anima prima aveva come principio e forza della sua vita naturale, ora, grazie a questa unione, sono mutati in movimenti divini, morti alle loro operazioni e inclinazioni ma vivi in Dio.

  A011000358 

 L’anima, infatti, come vera figlia di Dio, è mossa in tutto dallo spirito di Dio, come insegna san Paolo, quando dice: Coloro che sono mossi dallo Spirito di Dio sono figli di Dio ( Rm 8,14)..

  A011000359 

 In modo che, come abbiamo detto, l’intelletto di quest’anima è intelletto di Dio, la sua volontà è volontà di Dio e la sua memoria, memoria eterna di Dio, il suo diletto, diletto divino e la sostanza dell’anima, sebbene non è sostanza di Dio, poiché non può convertirsi sostanzialmente in lui, tuttavia, essendo come qui accade unita con lui e assorta in lui, è Dio per partecipazione.

  A011000359 

 In questo modo l’anima è morta a tutto ciò che era in se stessa, ossia a tutto ciò che era morte per lei e viva a ciò che è Dio in sé..

  A011000360 

 Essendo mutata la morte di quest’anima in vita di Dio, le si addicono anche le parole dell’Apostolo quando afferma: Absorta est mors in victoria (1Cor 15,54), così come quelle che il profeta Osea pronuncia in nome di Dio: O morte, io sarò la tua morte (13,14), che significano: poiché io sono la vita, essendo morte della morte, questa verrà assorbita nella vita..

  A011000360 

 Infatti, ora l’anima può dire come san Paolo: Vivo, ma non più io, Cristo vive in me (Gal 2,20).

  A011000362 

 35. In questo modo l’anima è assorta in vita divina, aliena a tutto ciò che è mondano, temporale e appetito naturale, introdotta nelle stanze del Re, dove gode e si rallegra nel suo Amato, ricordandosi del suo petto più che del vino, dicendo: Sebbene sono bruna, figlie di Gerusalemme, sono bella ( Ct 1,4 - 5), perché il mio colore bruno naturale si trasformò nella bellezza del Re celeste..

  A011000364 

 36. In questo stato di vita perfetta l’anima, interiormente ed esteriormente, è come se fosse sempre in festa, e frequentemente sente nel palato del suo spirito un grande giubilo divino, come un canto nuovo [ Sal 39,4; 143,9; Ap 5,9;14,3], sempre nuovo, intonato con allegria, amore e consapevolezza del suo alto stato.

  A011000365 

 Siccome i meriti dell’anima che si trova in questo stato sono ordinariamente grandi, sia per il numero che per la qualità, canta a Dio nel suo spirito tutto quello che David dice nel salmo, il cui inizio è: Exaltabo te, Domine, quoniam suscepisti me, e in particolar modo quei due versetti finali che dicono: Convertisti planctum meum in gaudium mihi; conscidisti saccum meum et circumdedisti me laetitia (29, 12-13), affinché ti canti la mia gloria e già non sia afflitto; Signore, mio Dio, per sempre ti loderò..

  A011000366 

 E non c’è nulla di cui meravigliarsi se l’anima con tanta frequenza prova queste gioie, giubili, fruizioni e lodi di Dio, poiché oltre il riconoscimento delle grazie ricevute sente Dio così sollecito a favorirla con tante preziose, delicate e straordinarie parole e a innalzarla con l’una e l’altra grazia, che sembra all’anima che per Lui non vi sia altra cosa al mondo di cui occuparsi né a cui dedicarsi, bensì che sia tutto solamente per lei.

  A011000381 

 In questa strofa l’anima loda e ringrazia il suo Sposo per le grandi grazie che riceve dall’unione con lui, poiché per mezzo di questa unione le comunica molte importanti notizie di se stesso, tutte amorose, con le quali illumina e innamora le potenze e il senso dell’anima, il quale prima di questa unione era oscuro e cieco.

  A011000381 

 Quindi l’anima ora gode perché, a causa degli splendori e dell’amore che riceve, può risplendere davanti al suo Amato e amarlo..

  A011000388 

 Per comprendere che lampade siano quelle di cui parla l’anima e come illuminino e ardano in lei dando calore, è necessario sapere che Dio, nel suo unico e semplice essere, è tutte le virtù e le grandezze dei suoi attributi.

  A011000389 

 E dal momento che ognuna di queste cose è il medesimo essere di Dio in un solo supposto, che è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, e che ciascuno di questi attributi è Dio stesso, il quale come è stato detto è infinita luce e infinito fuoco divino, ne segue che ciascuno di questi innumerevoli attributi emana luce e calore come Dio, e ciascuno di loro è una lampada che illumina l’anima e le dà calore d’amore..

  A011000389 

 Ed essendo Egli nel suo semplice essere tutte queste cose, quando, unito all’anima, ritiene opportuno dargliene notizia, allora questa comincia a vedere chiaramente in lui tutte queste virtù e grandezze che sono: l’onnipotenza, la sapienza, la bontà e la misericordia, e così via.

  A011000391 

 E dato che l’anima riceve la notizia di questi attributi in un unico atto di unione, lo stesso Dio rappresenta per lei molte lampade, che insieme distintamente la illuminano e le danno calore, poiché ognuna le comunica una notizia distinta infiammandola d’amore..

  A011000392 

 E così l’anima ama, infiammata da ognuna e da tutte queste lampade insieme, poiché tutti questi attributi sono un unico essere, come abbiamo detto.

  A011000393 

 Infatti la luce che irradia la lampada dell’essere di Dio in quanto onnipotente dà all’anima luce e calore dell’amore di Dio in quanto onnipotente e, quindi, Egli è per lei lampada di onnipotenza che le dà luce e notizia di questo attributo.

  A011000393 

 La luce della lampada dell’essere di Dio per quanto riguarda la sapienza dà all’anima luce e calore dell’amore di Dio come sapiente e, perciò, Egli è per lei lampada di sapienza..

  A011000393 

 Perciò, in un solo atto di conoscenza di queste lampade l’anima ama per mezzo di ciascuna, e al medesimo tempo ama per mezzo di tutte insieme, riportando in quell’atto la qualità dell’amore da ciascuna e per ciascuna, da tutte e per tutte insieme.

  A011000394 

 E allo stesso modo Dio è per lei lampada di giustizia, di forza, di misericordia e di tutti gli altri attributi che in Dio unitamente si rappresentano all’anima..

  A011000394 

 E lo splendore che le dà la lampada di Dio in quanto bontà dà all’anima luce e calore dell’amore di Dio in quanto è buono, e per questo Egli diventa per lei lampada di bontà.

  A011000395 

 Perciò in questa comunicazione o manifestazione che Dio fa di sé all’anima, la quale a mio parere è la più grande che può fare in questa vita, Egli è per lei come innumerevoli lampade che le danno notizia e amore di Dio..

  A011000399 

 Bisogna notare che il diletto che l’anima riceve nel rapimento d’amore, comunicatole dal fuoco della luce di queste lampade, è mirabile e immenso, perché è così intenso come se provenisse da molte lampade, ciascuna delle quali bruciasse d’amore e con il proprio calore alimentasse quello delle altre e con la propria fiamma alimentasse quella delle altre, allo stesso modo in cui l’una comunica luce all’altra, poiché attraverso ognuno di questi attributi se ne conosce un altro.

  A011000400 

 Comprendendo tutto ciò, l’anima capisce perfettamente la verità delle parole dello Sposo dei Cantici quando dice che le lampade dell’amore erano lampade di fuoco e di fiamme ( Ct 8,6), Figlia del Principe sei bella nei tuoi passi e nei tuoi calzari ( Ct 7,1).

  A011000400 

 Qui l’anima profondamente assorbita in delicate fiamme, piagata soavemente d’amore da ciascuna di esse e da tutte insieme e soprattutto piagata e viva nell’amore della vita divina, comprende chiaramente che quello è un amore di vita eterna e perciò contiene in sé tutti i beni.

  A011000403 

 O anima fortunata, tutte queste lampade delle notizie di Dio, che amorosamente e amichevolmente ti illuminano, ti causeranno luce e diletto molto maggiori dell’orrore e delle tenebre suscitate in Abramo da quella sola luce! Quanto grande, eccellente e vario sarà il tuo diletto, poiché da tutte e in tutte queste tu ricevi fruizione e amore, comunicandosi Dio alle tue potenze secondo le sue qualità e i suoi attributi!.

  A011000407 

 O anima fortunata chi dirà ciò che senti sapendoti così amata e con tanta stima innalzata?.

  A011000408 

 In ciò tu sei meravigliosamente rallegrata secondo tutta l’armonia della tua anima e anche del tuo corpo, diventata tutta un paradiso irrigato divinamente, perché in te si compia ciò che si dice nel Salmo: L’impeto del fiume rallegra la città di Dio (45,5)..

  A011000410 

 O mirabile cosa! In questo stato traboccano acque divine dall’anima, come da un’abbondante fonte, essendovi essa ormai immersa.

  A011000411 

 Allo stesso modo questo spirito di Dio, finché è nascosto nelle vene dell’anima, è come acqua soave e dilettevole che calma la sete dello spirito; mentre quando si esercita nel sacrificio dell’amore divino, è come le fiamme vive del fuoco, che sono le lampade e le fiamme dell’atto d’amore di cui, come abbiamo detto prima, parla lo Sposo dei Cantici ( Ct 8,6).

  A011000412 

 E poiché l’anima, nella comunicazione dello spirito di queste lampade, è infiammata ed esercitata nell’amore, con atto d’amore, preferisce chiamarle lampade piuttosto che acque dicendo: O lampade di fuoco! Tutto ciò che si può dire in questa strofa è inferiore a ciò che avviene, perché la trasformazione dell’anima in Dio è indicibile.

  A011000412 

 Tutto si dice in questa parola: l’anima è diventata Dio per partecipazione di Dio e dei suoi attributi, che qui sono chiamati lampade di fuoco.

  A011000417 

 Perché si capisca quali sono gli splendori delle lampade di cui parla qui l’anima e come questa risplenda in essi, bisogna sapere che questi splendori sono le notizie amorose che le lampade degli attributi di Dio danno di sé all’anima, la quale, unita a essi secondo le sue potenze, risplende come loro, trasformata in splendori amorosi..

  A011000418 

 Ma l’illuminazione degli splendori in cui l’anima rifulge con amoroso calore non è come quella delle lampade materiali che, con le loro vampe, illuminano le cose vicine, bensì è come quella che illumina le cose che sono interne alle fiamme, perché l’anima è interna a questi splendori.

  A011000421 

 A queste altezze si comprende come l’anima con le sue potenze è illuminata dentro agli stessi splendori di Dio.

  A011000421 

 E così questi movimenti fatti da Dio e dall’anima insieme non sono solo splendori, bensì anche glorificazioni, poiché questi movimenti e fiammate sono i giochi e le feste gioiose che, come dicemmo nel secondo verso della prima strofa lo Spirito Santo fa nell’anima, durante i quali sembra sempre che voglia darle la vita eterna e concederle la sua gloria perfetta, introducendola davvero in sé.

  A011000421 

 E i movimenti di queste fiamme divine, che sono le vibrazioni e le vampate di cui già abbiamo parlato, non sono fatti solamente dall’anima trasformata nelle fiamme dello Spirito Santo, né solamente da lui, ma dall’uno e dall’altra insieme, poiché è lui che muove l’anima, come il fuoco muove l’aria infiammata.

  A011000421 

 Infatti tutti i beni, i primi e gli ultimi, i maggiori e i minori che Dio fa all’anima, le vengono sempre concessi con lo scopo di condurla alla vita eterna; così come avviene anche per il fuoco, i cui movimenti e fiammate nell’aria infiammata hanno lo scopo di portarla con sé al centro della sua sfera, poiché essi sono i suoi sforzi ostinati per riuscirvi..

  A011000422 

 Ma, così come, trovandosi l’aria nella propria sfera il fuoco non può riuscire nel suo intento, allo stesso modo, sebbene questi movimenti dello Spirito Santo siano efficacissimi nell’assorbire l’anima in grande gloria, tuttavia non vi riescono sino a quando non giunge il tempo nel quale essa esce dalla sfera dell’aria di questa vita corporea e può così entrare nel centro dello spirito della vita perfetta in Cristo..

  A011000424 

 Bisogna però sapere che questi movimenti sono piuttosto movimenti dell’anima che di Dio, perché Egli non si muove..

  A011000425 

 Perciò questi riflessi di gloria che sono concessi all’anima sono stabili, perfetti e continui, dotati di ferma serenità in Dio, cosi come in seguito saranno anche nell’anima senza alcuna alterazione del più e del meno, né interpolazione di altri movimenti..

  A011000426 

 Allora l’anima vedrà chiaramente come, sebbene le sembrasse nella vita terrena che Dio si muovesse in lei, in effetti Egli non si muova, così come il fuoco non si muove nella sua sfera, e come, non essendo essa ancora nella perfetta gloria, avesse quei movimenti e quelle fiammate nel sentimento della gloria..

  A011000433 

 Anzi, per meglio dire, saranno la stessa sapienza, la stessa bellezza e la stessa fortezza di Dio in ombra; e sebbene l’anima qui non le può comprendere perfettamente, dato che tale ombra è così simile alla forma e alle proprietà di Dio che è lo stesso Dio in ombra, tuttavia l’anima conosce molto bene l’eccellenza di Lui..

  A011000433 

 In modo tale che l’ombra che fa all’anima la lampada della bellezza di Dio, sarà un’altra bellezza conforme alle proprietà di quella bellezza divina; e l’ombra prodotta dalla fortezza sarà un’altra fortezza conforme a quella di Dio, e l’ombra prodotta dalla sapienza divina sarà un’altra sapienza proporzionata a quella di Dio, e così si dica di tutte le altre lampade.

  A011000433 

 Poiché queste virtù e attributi di Dio sono lampade accese e risplendenti, stando così vicine all’anima, come abbiamo detto, non potranno evitare di toccarla con le loro ombre, le quali a loro volta saranno accese e risplendenti come le lampade da cui sono prodotte; e così queste ombre saranno splendori.

  A011000435 

 Quali saranno dunque le ombre che lo Spirito Santo proietterà nell’anima delle grandezza delle sue virtù e dei suoi attributi, essendo Egli così vicino a Lei, che non solo viene toccata dalle ombre, ma è unita con loro nelle ombre e negli splendori, comprendendo e gustando in ciascuna di esse Dio, secondo le proprietà e la natura di Lui? Infatti, l’anima intende e gusta la potenza divina nell’ombra dell’onnipotenza; intende e gusta la sapienza divina nell’ombra della sapienza divina; intende e gusta la bontà infinita nell’ombra della bontà infinita; e infine gusta la gloria di Dio nell’ombra della gloria che permette di conoscere le proprietà e la natura della gloria divina.

  A011000437 

 Che cosa sentirà qui l’anima sperimentando la notizia e la comunicazione di quella visione, che ebbe Ezechiele, di un animale a quattro facce e di una ruota a quattro ruote, vedendo come il loro aspetto è quello di carboni accesi e di lampade, e vedendo la ruota, che è la sapienza di Dio, piena di occhi interni e esterni, che sono le notizie di Dio e gli splendori delle sue virtù, e sentendo nel suo spirito il suono che faceva al suo passaggio, che era come il suono di una moltitudine o di un esercito, in cui sono simboleggiate le grandezze di Dio, che l’anima ora conosce una a una nell’unico suono del passo che Dio compie per lei; gustando quel suono del battito delle sue ali, il quale, dice il profeta, era come il suono di molte acque e come suono di Dio altissimo, parole che si riferiscono all’impeto delle acque divine, di cui abbiamo già parlato, le quali, mentre lo Spirito Santo aleggia sulla fiamma dell’amore dilettando l’anima, la investono, godendo in questa circostanza della gloria di Dio, nella sua immagine e ombra, come anche il profeta dice, che la visione di quell’animale e di quella ruota era un’immagine della gloria del Signore! ( Ez 1, 5-28)..

  A011000438 

 Chi potrà dire quanto si senta elevata quest’anima fortunata, quanto si veda glorificata e meravigliosa nella sua santa bellezza? Vedendosi essa investita in modo tale e con tanta abbondanza dalle acque di questi divini splendori, comprende che il Padre Eterno le ha concesso generosamente il terreno irrigato superiore e inferiore, come fece il padre con Asca quando ella lo chiese sospirando (Gs 15,18-19). Infatti queste acque, irrigando, penetrano nell’anima e nel corpo, che sono la parte superiore e inferiore..

  A011000445 

 Queste caverne sono le potenze dell’anima, memoria, intelletto e volontà, che sono tanto profonde quanto capaci di beni grandi, poiché non si soddisfano se non con beni infiniti.

  A011000449 

 Di norma l’anima sperimenta questo grande sentimento quando la sua illuminazione e purificazione sono quasi compiute, poco prima di arrivare all’unione, dove quei desideri sono soddisfatti.

  A011000449 

 Poiché l’appetito spirituale è vuoto e libero da ogni creatura e da ogni affezione, perduta la sua tempra naturale e forgiato in modo divino, fatto ormai l’anima il vuoto in sé, ma non avendo ancora avuto la comunicazione del divino nell’unione con Dio, essa avverte la pena di questo vuoto e una sete maggiore della morte, soprattutto quando da alcuni spiragli o riflessi traspare qualche raggio divino senza che tuttavia esso le si comunichi.

  A011000451 

 Il suo vuoto è sete di Dio, e questa è così grande, quando ormai il vuoto è disposto, che David la paragona a quella del cervo, la quale dicono sia molto veemente, non essendocene un’altra maggiore con cui confrontarla: come il cervo desidera la sorgente delle acque, così la mia anima ti desidera, Dio ( Sal 41,1).

  A011000453 

 E questa è la fame della perfezione d’amore a cui l’anima aspira..

  A011000453 

 La seconda caverna è la volontà, e il vuoto di questa è una fame di Dio così grande che fa venir meno l’anima, come dice ancora David: L’anima mia vien meno e brama i tabernacoli del Signore ( Sal 83,3).

  A011000455 

 La terza caverna è la memoria, e il vuoto di questa corrisponde allo struggimento e all’inquietudine dell’anima per il desiderio di possedere Dio, come nota Geremia quando dice: Memoria memor ero et tabescet in me anima mea ( Lam 3,20), cioè: con memoria me lo ricorderò ( id est: molto me ne ricorderò), e la n a anima si struggerà dentro di me; ripensando a queste cose nel mio cuore, vivrò nella speranza di Dio..

  A011000457 

 E sebbene non si soffra intensamente come nell’altra vita, tuttavia si patisce una viva immagine di quella privazione infinita, essendo l’anima disposta a ricevere la sua pienezza..

  A011000460 

 E così, sembra che quanto più l’anima desidera Dio tanto più lo possiede e il possesso di Dio le dà diletto e sazietà, come accade agli angeli che, mentre soddisfano il loro desiderio, nel possesso si dilettano, essendo sempre sazia la loro anima senza alcun fastidio, per cui dal momento che non vi è fastidio, sempre desiderano e, poiché vi è possesso, non soffrono.

  A011000460 

 L’anima, dunque, non dovrebbe provare dolore e pena, ma sentire tanto più diletto e sazietà quanto maggiore è il suo desiderio, poiché quanto più essa desidera tanto più possiede Dio..

  A011000460 

 Ma, Dio mio, poiché è vero che quando l’anima desidera veramente Dio, possiede già ciò che ama, come dice san Gregorio commentando san Giovanni, come può soffrire per quello che già possiede? Infatti nel desiderio – di cui parla san Pietro – che gli angeli hanno di vedere il Figlio di Dio (1Pt 1,12) non vi è nessuna pena né ansia poiché già lo possiedono.

  A011000463 

 Poiché Dio, nello stesso sì dell’anima, ha dato il vero e totale sì della sua grazia..

  A011000463 

 Ugualmente avviene quando l’anima è arrivata a tanta purezza in sé e nelle sue potenze, che la sua volontà è purificata da tutti i gusti e gli appetiti estranei a Dio, sia secondo la parte inferiore che superiore, e ha dato il suo totale assenso a Dio; essendo la volontà di Dio e dell’anima ormai una sola grazie a un consenso personale e libero.

  A011000465 

 Infatti, sebbene sia vero che tutto questo avviene nell’anima ormai purificata da ogni affetto di creatura – poiché non si dà il fidanzamento spirituale se non, come abbiamo detto, in queste condizioni –, tuttavia è altrettanto vero che l’anima ha bisogno di altre disposizioni positive da parte di Dio, delle sue visite e doni, grazie ai quali diventa più pura, più bella e più delicata, per essere convenientemente preparata a un’unione così alta..

  A011000465 

 Questo è uno stato elevato del fidanzamento spirituale dell’anima con il Verbo, nel quale lo Sposo le fa grandi grazie e frequenti visite amorose ed essa riceve grandi favori e diletti.

  A011000465 

 Tuttavia questi non hanno niente a che vedere con quelli del matrimonio, essendo concessi con il solo fine di disporre l’anima a tale unione.

  A011000466 

 E per questo è necessario del tempo, per alcune anime di più per altre di meno, perché Dio opera adattandosi all’anima.

  A011000468 

 Al tempo di questo fidanzamento e delle unzioni dello Spirito Santo nell’attesa del matrimonio, quando sono più preziosi gli unguenti che preparano all’unione con Dio, le ansie delle caverne dell’anima sono solite essere fortissime e delicatissime.

  A011000468 

 Infatti, poiché tali unguenti dispongono l’anima all’unione con Dio, giacché sono molto affini a lui, e perciò allettano l’anima in modo soave con il sapore e la dolcezza divina, il desiderio dell’anima è più delicato e profondo, essendo il desiderio di Dio la predisposizione a unirsi con Lui..

  A011000472 

 E così, l’anima deve capire che il desiderio di Dio, che egli le concede con le sue grazie, con le sue unzioni e con i profumi dei suoi unguenti, serve a prepararla ad altri unguenti più sublimi e delicati, più simili alla natura divina, finché essa non diventa così delicata e pura da meritare l’unione con Dio e la trasformazione sostanziale in tutte le sue potenze..

  A011000472 

 E questi, ogni volta che provengono da Dio, vanno scelti e ordinati guardando alla perfezione della legge divina e della fede, poiché è grazie a questa che l’anima deve avvicinarsi sempre di più a Dio.

  A011000472 

 In primo luogo bisogna sapere che se l’anima cerca Dio, ancor di più il suo Amato cerca lei.

  A011000474 

 L’anima deve sapere che in questa opera Dio è l’agente principale e la guida che la deve condurre per mano dove lei non saprebbe andare, cioè ai beni soprannaturali, poiché né il suo intelletto né la sua volontà né la sua memoria sono in grado di conoscerli.

  A011000475 

 E perché l’anima capisca come ciò avvenga, parleremo un poco di ognuno..

  A011000475 

 Ora, l’anima pone tali impedimenti se si lascia condurre e guidare da un altro cieco.

  A011000477 

 Per quanto riguarda il primo, conviene all’anima che vuole progredire nel raccoglimento e nella perfezione guardare in quali mani si affida, poiché il discepolo sarà uguale al maestro, così come il figlio al padre.

  A011000477 

 Poiché per guidare lo spirito, sebbene sono fondamentali la scienza e il discernimento, se non vi è esperienza di ciò che è puro e vero spirito, non sarà possibile condurvi l’anima quando Dio lo concederà, e neppure si potrà capirlo..

  A011000479 

 Poiché, non sapendo se non ciò che serve a questi, non vogliono lasciare che le anime vadano oltre quei principi e quei modi discorsivi e immaginativi, sebbene Dio vorrebbe condurle oltre questi modi, affinché non superino né escano fuori dalle capacità naturali, cosicché l’anima può progredire ben poco..

  A011000481 

 In questa condizione è necessario dare all’anima materia per meditare e ragionare, ed essa per proprio conto deve fare atti interiori approfittando del sapore sensibile nei beni spirituali, affinché, nutrendo l’appetito con il sapore delle cose spirituali, si allontani da quello delle cose sensibili e abbandoni definitivamente le cose mondane..

  A011000482 

 Ciò avviene quando cessano gli atti discorsivi e riflessivi dell’anima, così come i gusti e i fervori sensibili del passato.

  A011000482 

 L’anima infatti non può più discorrere come prima, né trovare alcun appoggio nel senso, trovandosi questo in uno stato di aridità ed essendo mutata la sua capacità di ricevere lo spirito, il quale non può cadere sotto il senso..

  A011000482 

 Ma quando l’appetito è già in parte nutrito e abituato alle cose dello Spirito, con forza e costanza, comincia Dio a svezzare l’anima e a porla in stato di contemplazione; questo passaggio suole avvenire molto velocemente in alcune persone, soprattutto in quelle che hanno abbracciato la vita religiosa, perché, negate le cose mondane, più rapidamente dispongono il senso e l’appetito a Dio e ne trasferiscono l’esercizio allo spirito, operando Dio in loro.

  A011000483 

 E poiché, per natura, tutte le operazioni che può da sé compiere l’anima avvengono attraverso i sensi, ne consegue che in questo stato Dio è l’agente e l’anima la paziente; infatti essa si comporta solamente come colei che riceve e in cui viene fatto qualcosa, e Dio come colui che dà e che agisce in lei, comunicandole i beni spirituali nella contemplazione, la quale è notizia e amore divino al tempo stesso, ossia notizia amorosa, senza che lei faccia uso dei suoi atti e ragionamenti naturali, poiché ora non può più occuparsene come prima..

  A011000485 

 Allora l’anima deve solo camminare con attenzione amorosa a Dio, senza fare atti particolari, comportandosi, come abbiamo detto, in modo passivo, senza porre alcuna diligenza, con l’attenzione amorosa semplice e pura, come chi apre gli occhi disposto all’amore..

  A011000485 

 Ora però l’anima deve essere guidata in modo contrario a quello di prima.

  A011000485 

 Per questo motivo, in tale stato non bisogna imporle in nessun modo di meditare né di agire, né di procurarsi gusti o fervori, perché in questo modo si ostacolerebbe l’agente principale che, come dico, è Dio, il quale, segretamente e pacificamente, infonde sapienza e notizia amorosa senza atti specifici, anche se a volte fa sì che nell’anima essi si determinino per un breve momento.

  A011000487 

 Poiché Dio comunica con lei con notizia semplice e amorosa, anche l’anima si dispone verso di Lui in modo da ricevere per mezzo di una attenzione o notizia semplice e amorosa, affinché in questo modo si unisca notizia con notizia e amore con amore.

  A011000488 

 Da ciò si deduce che, se l’anima non abbandonasse il suo modo naturale di agire, riceverebbe quel bene solo in modo naturale, ossia non lo riceverebbe, rimanendo solamente con un atto naturale; poiché il soprannaturale non può essere contenuto in ciò che è naturale né ha niente a che vedere con quello.

  A011000488 

 E così se l’anima volesse agire da sé, comportandosi in modo differente dall’attenzione amorosa passiva di cui ho parlato, cioè senza fare atti naturali, se non quando Dio la unisse a sé con un certo atto, essa ostacolerebbe i beni che in modo soprannaturale Dio le sta comunicando nella notizia amorosa, passivamente e tranquillamente.

  A011000489 

 E se, come è vero, l’anima riceve tale notizia amorosa passivamente, secondo il modo soprannaturale di Dio e non secondo il modo naturale dell’anima, ne consegue che per riceverla essa deve essere annichilita nelle sue azioni naturali, svuotata, oziosa, quieta, pacifica e serena, come vuole Dio.

  A011000490 

 Infatti qualsiasi pensiero, discorso o gusto a cui essa volesse appoggiarsi costituirebbe per lei un impedimento, una rovina, un rumore nel profondo silenzio che ci deve essere nell’anima secondo il senso e lo spirito, silenzio indispensabile per un così profondo e delicato ascolto.

  A011000490 

 Infatti, come dice Osea, in questa solitudine Dio parla al cuore (2,14), in somma pace e tranquillità, ascoltando e sentendo l’anima ciò che il Signore le dice, poiché in questa solitudine, secondo David, Egli le comunica pace ( Sal 84,9)..

  A011000490 

 Perciò l’anima non deve attaccarsi a nulla, né all’esercizio della meditazione, né a gusto sia sensibile sia spirituale; né a qualsiasi altra apprensione, poiché si richiede per questo stato che lo spirito sia libero e annichilito riguardo a qualsiasi cosa.

  A011000492 

 Infatti, l’anima deve servirsi di quella avvertenza amorosa solo quando non sente di essere messa in solitudine, riposo interiore, dimenticanza o ascolto spirituale.

  A011000492 

 Se dovesse quindi accadere all’anima di sentirsi mettere in questo modo in silenzio e in ascolto, essa deve dimenticare, come dissi, anche l’avvertenza amorosa, per potere essere totalmente libera per ciò che allora il Signore vuole da lei.

  A011000494 

 E così è come se dicesse: innalzerò l’anima sopra tutte le azioni e notizie che possono cadere sotto i miei sensi e su quanto essi possono ritenere in sé e custodire, lasciando tutto ciò più in basso; fermerò il passo delle mie potenze, impedendo ogni loro operazione, affinché possa ricevere attraverso la contemplazione ciò che mi sarà comunicato da parte di Dio, poiché, come abbiamo detto, la contemplazione pura consiste nel ricevere..

  A011000494 

 Perciò, in tutto questo periodo, quando l’anima ha cominciato a entrare in questo stato di contemplazione semplice e tranquillo, che avviene quando non può né riesce a meditare, non deve preoccuparsi di farlo, né deve appoggiarsi a sapori e gusti spirituali, ma piuttosto deve rimanere senza alcun sostegno, lo spirito completamente distaccato da tutto, come fece Abacuc per ascoltare quello che Dio gli diceva: Starò in piedi sul posto di guardia e fermerò il passo sul forte e contemplerò ciò che mi dirà (2,1).

  A011000498 

 Infatti il suo modo limitato di intendere, il suo rozzo modo di sentire, il suo povero modo di amare e gustare è troppo poco perché Dio gli dia la soave manna ( Es 16,14), il cui sapore – al quale tu vorresti condurre faticosamente l’anima –, sebbene abbia in sé tutti i sapori e gusti ( Sap 16,20-21), essendo così delicata che si disfa in bocca, non si potrà assaporare se si cercherà di sentire insieme il gusto di qualche altra cosa..

  A011000498 

 O anima spirituale, togli i bruscoli, i peluzzi e la nebbia e pulisci l’occhio, il sole brillerà luminoso davanti a te e vedrai chiaramente.

  A011000498 

 O maestro spirituale, poni l’anima nella pace, traendola fuori e liberandola dal giogo e dalla servitù delle deboli operazioni delle sue capacità, che è la sua schiavitù d’Egitto, dove tutto si riduce a mettere insieme la paglia per cuocere la creta ( Es 1,14; 5,7-19), e guidala alla terra promessa dove scorrono latte e miele ( Es 3,8.17; 13,5; 33,3; Lv 20,24; Dt 6,3; 26,9; Sir 46,10); e considera che per questa libertà dei figli di Dio e per questo riposo santo Dio la chiama nel deserto, dove si vestirà a festa e si adornerà con gioielli d’oro e d’argento ( Es 32,2-3; 33,5), avendo già spogliato l’Egitto, lasciandolo privo delle sue ricchezze ( Es 12,33-36), cioè la parte sensitiva.

  A011000499 

 Quando l’anima si avvicina a questo stato, cerca di distoglierla da tutti i desideri di piacere, sapore, gusto e meditazione spirituale, e non inquietarla con la cura e la sollecitudine di cose superiori e tanto meno di cose inferiori, rendendola il più possibile distaccata e solitaria; infatti quanto prima raggiungerà questa oziosa tranquillità, con tanta più abbondanza si infonderà in lei lo spirito della divina sapienza, che è amoroso, tranquillo, solitario, pacifico, soave, inebriante, nel quale essa si sente rapita e piagata teneramente e dolcemente, senza sapere da chi né da dove né come.

  A011000501 

 Quello che ora l’anima può percepire è un senso di distacco e di straniamento, alcune volte maggiore, altre minore, verso tutte le cose, con un’inclinazione alla solitudine e al tedio per tutte le creature e per il mondo.

  A011000501 

 Una piccola parte di ciò che Dio opera nell’anima in questo santo ozio e solitudine è un bene inestimabile molto più grande di quello che l’anima, e colui che si occupa di lei, possano pensare.

  A011000503 

 Ma i beni che questa silenziosa comunicazione e contemplazione lascia impressi nell’anima senza che essa allora li senta sono, come dico, inestimabili, perché sono unzioni segretissime, e perciò delicatissime, dello Spirito Santo, che segretamente riempiono l’anima di ricchezze, doni e grazie spirituali, giacché, essendo Dio che li fa, Egli opera come Dio..

  A011000505 

 E ciò è un grave danno, dolore e perdita grande per l’anima..

  A011000505 

 Queste unzioni e sfumature tanto delicate e sublimi dello Spirito Santo che, per la loro soavità e per la loro sottile purezza non possono essere intese dall’anima né da colui che la guida, bensì solo da colui che le infonde per compiacersi maggiormente in lei, è sufficiente che l’anima voglia fare da sé anche il minimo atto con la memoria, l’intelletto, la volontà, o usare il senso o l’appetito o una qualche notizia, o ricercare qualche piacere o gusto, perché vengano disturbate e impedite.

  A011000509 

 Infatti, quante volte mentre Dio sta ungendo delicatamente l’anima contemplativa con notizia amorosa, serena, pacifica, solitaria, estranea ai sensi e a ciò che si può pensare, cosicché essa non può né meditare, né pensare a nulla, né provare piacere in alcuna cosa del cielo e della terra, poiché Dio la tiene occupata in quell’unzione solitaria, inclinandola all’ozio e alla solitudine, verrà un maestro spirituale che saprà solo dare martellate e colpire le potenze come un fabbro, e dal momento che non sa insegnare che quello e non sa fare altro che meditare, dirà: su, lasciate questi riposi che non sono altro che ozi e perdite di tempo, meditate invece facendo atti interiori, poiché è necessario che voi da parte vostra facciate ciò che dipende da voi, mentre queste altre cose sono illusioni e sciocchezze..

  A011000511 

 E così essendo entrata quest’anima nelle vie dello spirito come abbiamo detto, se la vogliono ancora fare camminare per le vie del senso, tornerà indietro e si distrarrà; infatti chi è arrivato al traguardo, se si rimette a camminare per raggiungerlo, oltre a essere ridicolo, necessariamente se ne allontana..

  A011000511 

 E così, non intendendo né i gradi dell’orazione né le vie dello spirito, costoro non riescono a capire se non quegli atti che vogliono imporre all’anima, desiderando che questa cammini con il ragionamento, il che è già accaduto visto che quell’anima è arrivata alla negazione e al silenzio del senso e del discorso; ed è giunta alla via dello spirito, cioè alla contemplazione, in cui cessa l’azione del senso e del discorso proprio dell’anima, e Dio è il solo agente e colui che parla segretamente all’anima solitaria e muta.

  A011000514 

 Questi maestri spirituali, non comprendendo, come ho già detto, che cosa sia il raccoglimento e la solitudine spirituale dell’anima, né le sue proprietà, solitudine nella quale Dio infonde nell’anima queste sublimi unzioni, sovrappongono e frappongono altri unguenti di più basso esercizio spirituale, facendo operare l’anima come abbiamo detto.

  A011000514 

 Tra ciò e quello che l’anima aveva vi è tanta differenza quanta ce n’è tra l’operare umano e quello divino, tra il naturale e il soprannaturale; poiché nell’un caso Dio opera nell’anima in modo soprannaturale, nell’altro è l’anima a operare solo naturalmente..

  A011000517 

 E non si preoccupino e non sollecitino l’anima pensando che ozi, poiché, anche se l’anima non agisce, Dio opera in lei..

  A011000518 

 Loro si preoccupino di sgravare l’anima e di collocarla in solitudine e in riposo, in modo che non si attacchi a nessuna notizia particolare del cielo e della terra, né a nessun desiderio di qualche gusto né a qualsiasi altra apprensione, in modo che resti vuota nella negazione, pura di tutte le creature, in povertà spirituale; questo è ciò che deve fare l’anima da parte sua, come consiglia il Figlio di Dio quando dice: Colui che non rinuncia a tutte le cose che possiede, non può essere mio discepolo ( Lc 14,33).

  A011000519 

 In questo modo abbandonando l’anima tutte le cose, giungendo a essere libera e sciolta nei loro confronti, che è, come abbiamo detto, ciò che può fare per proprio conto, è impossibile che Dio non faccia ciò che dipende da Lui, comunicandosi a lei almeno segretamente..

  A011000520 

 Infatti, come il sole che sorge colpisce la tua casa per entrare se gli apri la finestra, così Dio, che per custodire Israele che non dorme, neppure Egli dorme ( Sal 120,4), entrerà nell’anima vuota e la riempirà dei beni divini..

  A011000523 

 E colui che è l’artefice soprannaturale edificherà soprannaturalmente in ogni anima l’edificio che vorrà, se tu la disporrai, cercando di annichilire le sue operazioni e affetti naturali, con i quali non ha capacità né forza per costruire l’edificio soprannaturale, anzi in questa circostanza più che aiutarla la disturbano.

  A011000523 

 Tuo compito è quindi disporre l’anima, mentre quello di Dio è, come dice il Saggio, dirigerne i passi (Pr 16,9) verso i beni soprannaturali per vie e modi che né tu né l’anima potete intendere..

  A011000524 

 Perciò non dire che l’anima non procede oltre poiché non fa nulla; perché se è vero che non fa nulla, io ti dimostrerò che, proprio perché non fa nulla, fa molto.

  A011000526 

 Dirai che l’anima non intende distintamente nessuna cosa e così non può progredire.

  A011000526 

 E, in questo modo, l’intelletto arriva alla perfezione, perché attraverso la fede e non in altri modi si unisce a Dio; e l’anima si avvicina di più a Dio senza intendere piuttosto che intendendo.

  A011000530 

 Questo è vero soprattutto nelle operazioni e negli atti naturali dell’anima, nei quali la volontà non ama se non ciò che l’intelletto intende in modo chiaro; però nella contemplazione di cui parliamo, durante la quale Dio infonde qualcosa di sé nell’anima, non è necessario che vi sia nessuna notizia chiara e distinta, né che l’anima compia alcun atto con l’intelletto, poiché Dio in un solo atto le sta comunicando insieme luce e calore, ossia la notizia soprannaturale amorosa, che possiamo dire sia come luce calda che riscalda, perché al tempo stesso innamora.

  A011000531 

 Essendo Dio luce divina e amore, nella comunicazione che fa di sé all’anima informa nello stesso modo queste due potenze, intelletto e volontà, con intelligenza e amore; e siccome Egli non è intelligibile in questa vita, l’intelligenza è oscura così come l’amore nella volontà..

  A011000533 

 Pertanto dico che, quando l’anima compie atti naturali con l’intelletto, non può amare senza intendere; ma per quanto riguarda ciò che Dio fa e infonde nell’anima, come accade per quella di cui stiamo parlando, è diverso.

  A011000535 

 In questo modo molte volte l’anima sentirà la volontà infiammata o intenerita o innamorata senza sapere né conoscere qualcosa di diverso da prima, ordinando Dio l’amore in lei, come afferma la Sposa dei Cantici: Il Re mi fece entrare nella cella del vino e ordinò in mela carità ( Ct 2,4)..

  A011000536 

 Tali atti sono tanto più gustosi e meritori di quelli che potrebbe compiere l’anima, quanto maggiore è colui che muove e infonde questo amore, ossia Dio..

  A011000539 

 E anche se l’anima non gusta Dio in modo particolare e distinto, né lo ama con un atto determinato, gusta Dio nella infusione indistinta, oscuramente e segretamente più di qualsiasi altra cosa distinta; infatti ora vede chiaramente che nulla le dà tanto piacere come quella quiete solitaria e ama Dio al di sopra di tutte le cose degne di amore, poiché i gusti e i sapori di quelle ormai li rifiuta sentendoli insipidi..

  A011000547 

 Essendo ormai Dio che prende per mano l’anima, Lui che regna in essa con abbondanza di pace e tranquillità, facendo venir meno gli atti naturali delle sue potenze, con i quali, lavorando tutta la notte, essa non faceva nulla ( Lc 5,5), nutrendole lo spirito senza l’operazione del senso, poiché né i sensi né la loro azione sono capaci dello spirito..

  A011000549 

 Questi maestri spirituali, però, non vogliono che l’anima riposi né stia quieta, bensì vogliono che lavori sempre e agisca, così da impedire che Dio possa operare, e facendola agire distruggono e cancellano ciò che Lui fa, come le volpi che rovinano la vigna fiorita dell’anima ( Ct 2,15).

  A011000551 

 Ed è cosa importante e grave colpa far perdere a un’anima beni inestimabili e a volte lasciarla lacerata a causa di consigli temerari..

  A011000551 

 Non per questo però sono scusati per i consigli che danno in modo temerario, senza comprendere prima il cammino dell’anima e lo spirito che conduce, e pur non comprendendo mettono la loro rozza mano in cose che non capiscono, non lasciandole a chi le capisce.

  A011000554 

 57. Se vuoi obiettare con qualche altra scusa, benché io non la veda, puoi farlo, ma non mi potrai dire che l’abbia colui il quale, occupandosi di un’anima, non la lascia mai uscire dal suo potere a causa di motivi vani, che solo lui conosce e che non resteranno senza castigo.

  A011000555 

 Poiché non tutti sono preparati per tutti i casi e per tutte le mete esistenti nel cammino spirituale, né hanno uno spirito così perfetto da sapere come l’anima deve essere guidata e retta in qualsiasi stato della vita spirituale, nessuno deve credere di possedere tutti i requisiti, né che Dio non voglia condurre più avanti un’anima..

  A011000558 

 E se tu sei solo uno che sa sbozzare, il cui compito è quello di condurre l’anima al disprezzo del mondo e alla mortificazione dei suoi appetiti, o al massimo un intagliatore, che sa insegnarle solo la santa meditazione, poiché non sai di più, come dunque arriverà quell’anima all’ultima perfezione della delicata pittura, che non consiste né nello sbozzare né nell’intagliare e neppure nel rifinire, bensì nell’opera che Dio deve compiere in lei?.

  A011000559 

 Infatti, cosa ne sarà dell’immagine se continuerai a darle martellate e a sbozzarla, il che corrisponde nell’anima all’esercizio delle potenze? Quando sarà finita? Quando e come la dipingerà Dio? È possibile che tu possa compiere tutti questi offici e che ti ritenga tanto perfetto da pensare che essa non abbia bisogno di nessun altro che di te?.

  A011000561 

 Chi, dunque, come san Paolo, saprà essere tutto per, tutti per guadagnare tutti (1Cor 9,22)? Così tu tiranneggi le anime, togli loro la libertà e reputi te solo arante della profondità della dottrina evangelica, in godo che non solo fai sì che non ti lascino, ma, ciò che è peggio, se per caso vieni a sapere che qualcuna è andata a trattare un argomento con qualcun altro – che non sarebbe stato conveniente trattare con te o condottavi da Dio, affinché le insegnasse ciò che tu non le insegni – ti comporti con lei, e lo dico con vergogna, con le dimostrazioni di gelosia che sono proprie di coloro che sono sposati, le quali non sono certamente a vantaggio dell’onore di Dio o di quell’anima – non è giusto infatti che tu creda che mancando essa contro di te abbia mancato verso Dio –, bensì sono gelosie dovute alla tua superbia e presunzione o a qualche altra tua imperfezione..

  A011000561 

 E ammesso che tu possa fare ciò con qualche anima, non potendo forse questa andare oltre, è impossibile che tu abbia doti sufficienti per tutte quelle cui impedisci di staccarsi da te.

  A011000561 

 Infatti, poiché Dio conduce ciascuna anima per un diverso cammino, difficilmente si troverà uno spirito che corrisponda, anche solo a metà, con il modo di procedere di un altro.

  A011000569 

 In tal modo il maestro è un cieco che può disturbare la vita dell’anima, che è lo Spirito Santo.

  A011000571 

 Durante queste sublimi solitudini nelle quali lo Spirito Santo infonde le sue unzioni – il demonio prova dolore e invidia, perché vede non solo che l’anima si arricchisce, ma anche che se ne vola via e non la può sorprendere in nessuna cosa, in quanto è solitaria, nuda e aliena a qualsiasi creatura e vestigio di essa –, egli cerca in questi momenti di straniamento dell’anima di frapporre cateratte di notizie e nebbie di gusti sensibili, a volte buone, per nutrirla con esse e farla ritornare al tratto distinto e all’opera del senso, in modo tale che l’anima rivolga la sua attenzione a quei gusti e notizie buone che egli le rappresenta cosicché li abbracci per andare a Dio appoggiandosi a essi..

  A011000571 

 Il secondo cieco che, come abbiamo detto può disturbare l’anima in questo tipo di raccoglimento è il demonio; costui, dal momento che è cieco, vuole che anche l’anima lo sia.

  A011000572 

 E poiché l’anima in quella solitudine e quiete delle sue potenze crede di non fare nulla, reputa ciò migliore in quanto fa qualcosa..

  A011000572 

 E siccome l’anima è inclinata naturalmente a sentire e a gustare soprattutto se lo pretende e non intende il cammino che sta percorrendo, è molto facile che si attacchi a quelle notizie e gusti che le presenta il demonio, perdendo quella solitudine nella quale l’aveva messa Dio.

  A011000573 

 È un grande peccato per l’anima non comprendere che, per saziarsi mangiando un boccone di notizia o di gusto, si priva di essere divorata completamente da Dio, poiché così fa Dio in quella solitudine nella quale mette l’anima, assorbendola in sé per mezzo di quelle solitarie unzioni spirituali..

  A011000575 

 Così, con poco più di nulla, il demonio causa gravissimi danni, facendo perdere all’anima grandi ricchezze, togliendola, con una piccola esca, dal golfo delle semplici acque dello spirito, dove era immersa e annegata in Dio senza sostegno né appoggio.

  A011000577 

 Infatti, il maligno aspetta in agguato con grande attenzione sul passaggio dal senso allo spirito, ingannando e nutrendo l’anima con lo stesso senso, interponendo, come abbiamo detto, cose sensibili.

  A011000577 

 L’anima, non pensando che in ciò vi possa essere pericolo, tralascia di entrare dallo Sposo, mettendosi alla porta per vedere ciò che passa all’esterno, nella parte sensitiva..

  A011000578 

 Dice Giobbe: Il demonio vede tutto ciò che è sublime (41,25), cioè l’altezza spirituale dell’anima per combatterla.

  A011000578 

 Perciò, se per caso qualche anima entra in profondo raccoglimento, se non può distrarla nel modo in cui abbiamo detto, per lo meno con orrori, timori, o dolori corporali, così come con suoni o rumori esterni, fa tutto ciò che è in suo potere perché essa percepisca i sensi, per tirarla fuori e allontanarla dallo spirito interiore, finché non potendo fare altro, la lascia..

  A011000580 

 Nei suoi stessi occhi lo caccerà come con un amo e gli perforerà le narici con lesina (40,19); cioè con la punta delle notizie con le quali sta ferendo l’anima allontanerà lo spirito da lei, come l’aria aspirata che esce dalle narici, se queste sono forate, si disperde da tutte le parti.

  A011000582 

 Poiché, se vi occupate di non porre le vostre potenze in alcuna cosa, distaccandole da tutto e non imbarazzandole, essendo l’unica cosa che da parte vostra dovete fare in questo nato, insieme all’attenzione amorosa e semplice di cui ho parlato prima, e nella maniera in cui ho detto, ossia quando non vi dà disgusto averla, poiché no dovete sforzare l’anima se non per distaccarla da tutto e liberarla, per non turbarne e alterarne la pace e tranquillità, Dio, se non frapponete ostacoli, nutrirà le vostre potenze con cibo celestiale..

  A011000584 

 Il terzo cieco è l’anima stessa: siccome non capisce se stessa, come abbiamo detto, si turba da sola e si danneggia.

  A011000584 

 Quindi l’anima, che già gustava l’ozio della pace e il silenzio spirituale nel quale Dio la stava segretamente adornando, si inaridisce e si amareggia..

  A011000587 

 Bisogna ricordare all’anima giunta a questa quiete che, anche se non avverte di camminare, né fa niente, in realtà procede molto di più che se andasse coni suoi piedi, perché è Dio che la porta in braccio, e così, anche se cammina al passo di Dio, non se ne accorge.

  A011000587 

 E, sebbene essa non operi con le potenze della sua anima, fa molto di più che se lo facesse, perché è Dio che agisce in lei..

  A011000588 

 E che essa non lo possa vedere non stupisce, perché ciò che Dio fa nell’anima in questo stato non può essere percepito dal senso, giacché è in silenzio.

  A011000591 

 E se gli unguenti che disponevano queste caverne dell’anima per l’unione del matrimonio spirituale con Dio sono così sublimi come abbiamo detto, quale pensiamo che sarà il possesso di intelligenza, di amore e di gloria che hanno in questa unione con Dio l’intelletto, la volontà e la memoria? È certo che la loro soddisfazione, la loro sazietà e il loro diletto saranno ora in proporzione alla sete e alla fame che sperimentarono queste caverne, così come, proporzionata alla delicatezza della disposizione, sarà la perfezione del possesso di Dio da parte dell’anima e la fruizione del suo senso..

  A011000591 

 I quali sono così raffinati e costituiscono un’unzione così delicata che, penetrando l’intima sostanza del fondo dell’anima, la dispongono e la preparano in maniera tale per cui la sofferenza e il venir meno del desiderio, assieme al grande vuoto di queste caverne, è immenso.

  A011000591 

 Ma torniamo ora all’argomento delle profonde caverne delle potenze, riguardo alle quali dicevamo che la sofferenza dell’anima può essere tanto più grande quanto più Dio la unge e la dispone per unirla a sé con i sublimi unguenti dello Spirito Santo.

  A011000593 

 E perciò l’anima chiama profonde caverne del senso queste tre potenze, memoria, intelletto e volontà, perché attraverso di esse e in esse l’anima sente profondamente la grandezza della sapienza e delle eccellenze di Dio.

  A011000593 

 Per senso dell’anima qui si intende la virtù e la forza che ha la sostanza dell’anima per sentire e godere gli oggetti delle potenze spirituali attraverso le quali essa gusta la sapienza, l’amore e la comunicazione di Dio.

  A011000593 

 Perciò questo senso comune dell’anima, fatto ricettacolo e archivio delle grandezze di Dio, è tanto illuminato e ricco quanto maggiore è quel possesso sublime e splendente che ottiene..

  A011000593 

 Tutte queste cose sono ricevute e accolte nel senso dell’anima che, come dico, è la virtù e capacità che ha l’anima di sentire, possedere e gustare ogni cosa, per mezzo delle caverne delle potenze, così come al senso comune della fantasia accorrono i sensi corporali con le forme dei loro oggetti, poiché questo è il ricettacolo e l’archivio di quelle.

  A011000598 

 Questo prima che Dio illuminasse l’anima, come è stato detto.

  A011000599 

 Dio è luce e oggetto dell’anima.

  A011000600 

 L’oscurità dell’anima è l’ignoranza dell’anima, la vale, prima che Dio la illuminasse per mezzo di questa trasformazione, era al buio e ignorante di tutti i beni di Dio, condizione nella quale, come dice il Savio si trovava egli stesso, prima che la sapienza lo illuminasse: Illuminò la mia ignoranza (Sir 51, 25-26)..

  A011000602 

 E riguardo a queste due cose, l’anima dice che era all’oscuro di entrambe prima di questa preziosa unzione..

  A011000603 

 E così è impossibile all’anima alzare gli occhi verso la luce divina e pensare a essa, poiché non avendola mai vista non sa come sia.

  A011000603 

 Perché fino al momento in cui Dio disse: Fiat lux ( Gen 1,3), le tenebre erano sopra il volto dell’abisso (1,2) della caverna del senso dell’anima, il quale contiene, quanto più è abissale e quanto più profonde sono le sue caverne, tanto più abissali e profonde tenebre riguardo al soprannaturale, quando Dio, che è la sua luce, non lo illumina.

  A011000604 

 E così, la luce della grazia che Dio aveva dato prima a quest’anima, con cui le aveva illuminato l’occhio dell’abisso del suo spirito aprendolo alla luce divina, e avendola resa con ciò a sé gradita, chiamò un altro abisso di grazia, che è questa trasformazione divina dell’anima in Dio, per mezzo della quale l’occhio del senso rimane tanto illuminato e gradito a Dio, che possiamo dire chela luce di Dio e quella dell’anima sono una sola.

  A011000604 

 Infatti, unita la luce naturale dell’anima con quella soprannaturale di Dio, risplende ormai solo quella soprannaturale, allo stesso modo in cui la luce che Dio creò si unì a quella del sole, risplendendo così quella del sole senza venir a mancare l’altra ( Gen 1, 14-18)..

  A011000606 

 Infatti, come succede quando si mette davanti agli occhi una cosa, sia pure piccola, questa è sufficiente a impedire che se ne possano vedere altre, anche grandi; così un piccolo appetito e un atto ozioso dell’anima sono sufficienti perché essa non veda tutte queste grandezze divine nascoste dai gusti e appetiti che l’anima ricerca..

  A011000608 

 73. Chi potrebbe mai dire quanto sia impossibile per l’anima che ha appetiti giudicare le cose di Dio come veramente sono! Perché per riuscire a giudicare le cose di Dio, bisogna totalmente escludere l’appetito e il gusto, e non bisogna giudicarle per mezzo di questo, poiché altrimenti inevitabilmente si considereranno e cose divine come non divine, e quelle che non sono di Dio per Dio stesso.

  A011000608 

 Infatti, essendo questa cataratta e nube davanti all’occhio del giudizio, l’anima non vede che la cataratta, una volta di un colore, una volta di un altro, a seconda di come le si presenta, e pensa che la cataratta è Dio, perché, come dico, non vede nient’altro che la cataratta che è sul senso, dal quale Dio non può essere abbracciato.

  A011000612 

 Mi dirai: dunque, quando l’anima desidera Dio, non lo fa in modo soprannaturale, e quindi quell’appetito non sarà meritorio davanti a Lui.

  A011000612 

 Rispondo: è vero che quando l’anima desidera Dio non sempre quell’appetito è soprannaturale, ma soltanto quando lo infonde Dio, dando Lui la forza di quell’appetito, e questo è molto diverso dall’appetito naturale, cosicché fino a quando Dio non lo infonde, molto poco o niente si ottiene.

  A011000615 

 Questo senso dell’anima, che prima stava all’oscuro senza questa luce divina di Dio ed era cieco per i suoi appetiti e le sue affezioni, ora non soltanto è illuminato e chiaro con le sue profonde caverne per mezzo di questa divina unione con Dio, ma è diventato insieme alle caverne delle potenze una risplendente luce..

  A011000626 

 Infatti, conforme alla perfezione con la quale l’intelletto riceve la sapienza divina, essendo diventato l’intelletto una sola cosa con quello di Dio, è la perfezione con cui l’anima la restituisce, poiché non la può dare se non nel modo in cui la riceve..

  A011000628 

 E conformi alle perfezioni degli attributi divini che lì l’anima comunica, di fortezza, bellezza, giustizia e così via, sono le perfezioni con le quali il senso, godendo, sta dando al suo Amato quella stessa luce e calore che sta ricevendo dall’Amato stesso; perché, essendo l’anima diventata una stessa cosa con Dio, giacché, come abbiamo già detto in un certo senso è essa stessa Dio per partecipazione, sebbene non tanto perfettamente come nell’altra vita, è quasi un’ombra di Dio..

  A011000629 

 A questo punto, diventata grazie a questa sostanziale trasformazione un’ombra di Dio, essa fa in Dio per mezzo di Dio, nello stesso modo di Lui, ciò che Dio fa in lei da se stesso, poiché la volontà dei due è una sola e quindi uno è anche l’operare di Dio e dell’anima..

  A011000630 

 E ciò è un perfetto e vero dono dell’anima a Dio..

  A011000631 

 Perché lì l’anima veramente vede che Dio è suo e che lo possiede a titolo ereditario, con diritto di proprietà come figlio adottivo di Dio, per la grazia che Dio le fece di offrirsi a lei, e che, come cosa sua, lo può dare e comunicare a chi vuole.

  A011000633 

 E poiché in questo regalo che fa l’anima a Dio, essa gli offre liberamente lo Spirito Santo come suo dono, affinché in Lui ami se stesso come merita, ha l’anima un diletto e una fruizione inestimabili, vedendo che offre a Dio una cosa propria che corrisponde al suo infinito essere..

  A011000634 

 E Dio, che con meno non si pagherebbe, si paga con quel dono dell’anima e lo riceve in modo gradito, come qualcosa che l’anima gli offre di suo, e in questo stesso dono Egli ama di nuovo l’anima, e in questo ridonarsi di Dio all’anima, questa lo ama nuovamente..

  A011000634 

 E sebbene sia vero che l’anima non può dare Dio a Dio, poiché Egli è in sé sempre identico, tuttavia l’anima lo fa perfettamente e veramente, offrendo tutto ciò che Egli le aveva dato per ottenere il suo amore, che è dare tanto quanto ha ricevuto.

  A011000635 

 E così tra Dio e l’anima esiste ora un amore reciproco, in conformità all’unione matrimoniale, in cui i beni di entrambi, che sono la divina essenza, possedendoli ognuno liberamente per la donazione volontaria dell’uno all’altra, li possiedono insieme entrambi, dicendo l’uno all’altra ciò che il Figlio di Dio disse al Padre secondo le parole di san Giovanni: Omnia mea tua sunt, et tua mea sunt, et clarificatus sum in eis (17,10).

  A011000635 

 Nell’altra vita ciò avviene nella fruizione perfetta senza alcuna interruzione; invece in questo stato di unione avviene quando Dio esercita nell’anima questo atto di trasformazione, anche se non con la perfezione con cui avviene nell’altra vita..

  A011000636 

 Ed è chiaro che l’anima può fare quel dono, anche se è di entità maggiore rispetto alle sue capacità e al suo stesso essere, così come chi possiede come propri molti popoli e molti regni, che sono di entità superiore a lui, li può donare a chi vuole..

  A011000638 

 Questa è la grande soddisfazione e gioia dell’anima: vedere di potere donare a Dio più di ciò che è in sé e vale.

  A011000642 

 Dice insieme perché è congiunta nell’anima la comunicazione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, che sono luce e fuoco di amore in lei..

  A011000644 

 Bisogna avvertire che, godendo l’anima di una immagine di fruizione causata dall’unione con Dio dell’intelletto e dell’affetto, dilettata e obbligata da questa grande grazia, consegna se stessa e lo stesso Dio a Dio in modi meravigliosi; infatti riguardo all’amore l’anima si comporta con Dio con straordinarie perfezioni, e così avviene, né più né meno, nei confronti di questo preludio di fruizione, della lode e della gratitudine..

  A011000644 

 Dobbiamo notare qui brevemente le perfezioni con le quali l’anima fa questo dono.

  A011000646 

 La prima è che qui l’anima ama Dio non per sé, ma per Lui stesso.

  A011000646 

 Riguardo all’amore, l’anima ha tre fondamentali perfezioni.

  A011000647 

 La seconda perfezione consiste nell’amare Dio in Dio, perché in questa veemente unione l’anima è assorbita nell’amore di Dio, e Dio con grande slancio si dona all’anima..

  A011000650 

 E riguardo a questa immagine di fruizione, l’anima possiede altre tre fondamentali e straordinarie perfezioni.

  A011000650 

 La prima è che qui essa gode Dio per mezzo di Dio stesso; infatti siccome qui l’anima unisce l’intelletto all’onnipotenza, alla sapienza, alla bontà, sebbene non in modo così chiaro come nell’altra vita, ha un grande diletto in tutte queste cose intese in maniera distinta, come abbiamo detto prima..

  A011000654 

 La prima è lodarlo per dovere, perché l’anima sa che Dio la creò per lodarlo, come dice Isaia: Ho creato questo popolo per me; canterà le mie lodi (43,21)..

  A011000654 

 Riguardo alla lode che l’anima offre a Dio in questa unione vi sono altre tre perfezioni.

  A011000655 

 La seconda perfezione è lodarlo per il diletto che l’anima prova nella sua stessa lode e per i beni che riceve..

  A011000656 

 La terza perfezione è lodarlo per ciò che Dio è in se stesso; infatti, anche se l’anima non ricevesse nessun diletto, lo loderebbe per ciò che Egli è in sé..

  A011000672 

 Qui l’anima si rivolge al suo Sposo con molto amore, lodandolo e ringraziandolo per i due effetti meravigliosi che a volte produce in lei grazie a quest’unione, dichiarando anche il modo con cui ciascuno di essi viene attuato e le conseguenze che ne derivano..

  A011000674 

 Il primo effetto è il risveglio di Dio nell’anima, e il modo con cui avviene è quello della mitezza e dell’amore..

  A011000675 

 Il secondo consiste nello spirare di Dio nell’anima, e il modo con cui avviene è quello del bene e della gloria che le viene comunicata in questo spirare.

  A011000675 

 L’anima qui si innamora in modo delicato e soave..

  A011000677 

 E così è come se dicesse: o Verbo Sposo, il tuo risveglio, che avviene nel centro e nel fondo della mia anima, che è la sua sostanza più pura e intima, nella quale tu solo segretamente e silenziosamente dimorano solamente come se fossi il suo signore, non solamente come se fosse la tua casa, non solamente come se fosse il tuo stesso letto, bensì come nel mio stesso seno, intimamente e strettamente unito, quando dolcemente e amorosamente avviene! Proprio così, amorosamente e dolcemente; e nel saporoso spirare che in questo tuo risveglio emetti, ricolmo di bene e gloria, con quanta delicatezza mi innamori e mi affezioni a te!.

  A011000678 

 L’anima prende questa similitudine da colui il quale, svegliandosi dal sonno, respira, poiché veramente così essa avverte..

  A011000684 

 Infatti, questo risveglio è un movimento che fa il Verbo nella sostanza dell’anima, ed è di tale bellezza, potenza, gloria e di così profonda soavità, da sembrare all’anima che tutti i balsami, le spezie odorose e i fiori del mondo si scuotano, per effondere la loro fragranza, e che tutti i regni e le signorie del mondo e tutte le potestà e virtù del cielo si muovano.

  A011000684 

 Molti sono i modi con cui Dio si risveglia nell’anima, così tanti che, se dovessimo enumerarli, non finiremmo mai.

  A011000684 

 Però, questo risveglio di cui qui parla l’anima, che è attuato dal Figlio di Dio, è, a mio parere, uno dei più sublimi e fra quelli che offre il maggior bene.

  A011000685 

 E poiché, come afferma san Giovanni: Tutte le cose in Lui sono vita (1,3 - 4), in Lui vivono, sono e si muovono (At 17,28), come dice anche l’Apostolo, accade che, muovendosi questo grande imperatore nell’anima, il cui regno, secondo quanto dice Isaia, porta sulle sue spalle (9,6), il quale è costituito dalle tre macchine – celeste, terrestre e infernale – e dalle cose che sono in esse, sostenendole tutte, come dice san Paolo, nel Verbo della sua virtù ( Eb 1,3), sembra che tutte le cose si muovano insieme, allo stesso modo in cui insieme con la terra si muovono tutte le cose materiali che sono in essa, come se non fossero nulla.

  A011000687 

 E, sebbene sia vero che l’anima comprende che tutte queste cose sono diverse da Dio, in quanto ognuna di loro è un essere creato, vedendole in Lui con la loro forza, radice e vigore, è così profonda la conoscenza di tutte queste cose da parte di Dio, nella sua infinita eminenza, che l’anima le conosce meglio nell’essere divino che in loro stesse..

  A011000687 

 Eppure il paragone è improprio, perché sembrano non solo muoversi, ma anche scoprire la bellezza del loro essere, la virtù e la grazia e la radice della loro esistenza e vita; poiché qui l’anima capisce come tutte le creature della terra e del cielo hanno la loro vita, durata e forza in Dio, e comprende chiaramente ciò che Egli dice nel libro dei Proverbi: Per mezzo mio regnano i re, per mezzo mio governano i principi, e i potenti esercitano e comprendono la giustizia (8, 15-16).

  A011000690 

 E come avvenga questo movimento nell’anima, dal momento che Dio è immutabile, è una cosa meravigliosa, perché, sebbene Dio realmente non si muova, all’anima sembra che in realtà accada il contrario.

  A011000690 

 E così ciò che lì vuole dire l’anima è che la sapienza è più attiva di tutte le cose attive.

  A011000690 

 Infatti, essendo essa rinnovata e mossa da Dio, affinché abbia questa vista soprannaturale, e rivelandosi a lei in modo del tutto nuovo quella vita divina e l’essere e l’armonia di tutte le creature con il loro movimento in Dio, all’anima sembra che è Dio che si muova e che la causa prenda il nome dell’effetto, e secondo quell’effetto possiamo dire che Dio si muove, poiché, come afferma il Savio, la Sapienza è più mobile di tutte le cose che si muovono ( Sap 7,24).

  A011000690 

 Perciò l’anima in questo movimento è risvegliata dal sonno, mossa dalla vista naturale a quella soprannaturale.

  A011000692 

 Come l’anima vede Dio, così Egli è sempre: donando, reggendo, infondendo l’essere, elargendo virtù, grazie e doni a tutte le creature, avendole tutte in sé virtualmente, presenzialmente e sostanzialmente.

  A011000692 

 L’anima crede quindi che Egli si sia mosso e risvegliato, mentre è lei che si è mossa e risvegliata..

  A011000692 

 L’anima, infatti, in un unico sguardo vede ciò che Dio è in sé e ciò che è nelle sue creature, così come accade quando una persona aprendo la porta di un palazzo vede la grandezza e importanza di colui che vi abita simultaneamente ciò che vi sta facendo.

  A011000692 

 Riguardo a come avviene questo risveglio e questo sguardo dell’anima, penso che, trovandosi l’anima sostanzialmente in Dio, come qualsiasi altra creatura, Dio le toglie alcuni dei numerosi veli e cortine che essa ha davanti a sé e che non le permettono di vedere come Egli è.

  A011000697 

 E poiché l’anima era addormentata in un sonno, dal quale giammai essa si sarebbe potuta svegliare, e da cui solamente Dio poteva aprirle gli occhi e svegliarla, con molta proprietà lo chiama risveglio di Dio dicendo: ti risvegli nel mio seno..

  A011000700 

 Ed essendo ormai l’anima radicata in queste, resta terribilmente e solidamente ordinata come un esercito schierato ( Ct 6,3), e resa soave e graziosa da tutte le dolcezze e le grazie delle creature..

  A011000700 

 È indicibile ciò che l’anima conosce e sente in questo risveglio di Dio, poiché, essendo comunicazione dell’eccellenza di Dio nella sostanza dell’anima, che è il suo seno, di cui qui si parla, risuona nell’anima, con potenza infinita, la voce di moltitudini di perfezioni di migliaia e migliaia di virtù di Dio, che non si potranno mai enumerare.

  A011000702 

 Allora, quanto qui doveva l’anima venire meno, dal momento che non aveva visto un angelo, bensì Dio, con il suo volto pieno delle grazie di tutte le creature, pieno di terribile potere, di gloria e con la voce di moltitudini di perfezioni? Di questa voce dice Giobbe: Quando ne udiremo appena un sussurro, chi potrà sopportare la grandezza del suo tuono? (26,14), e in un altro passo: Non voglio che discuta con me con forza, affinché per disgrazia non mi opprima con il peso della sua grandezza (23,6)..

  A011000702 

 Ma vi è un dubbio: come può l’anima sopportare una comunicazione così forte nella debolezza della carne, che in effetti non ha la capacità e la forza per sopportare tanto senza venire meno? Effettivamente la regina Ester, solamente per avere visto il re Assuero nel suo trono, con vesti reali e risplendente di oro e di pietre preziose, temette tanto vedendolo così terribile che venne meno.

  A011000704 

 12. Due sono le cause per le quali l’anima non viene meno né teme questo risveglio tanto potente e glorioso: la prima è perché, trovandosi l’anima in uno stato di perfezione, come qui si trova, nel quale la parte inferiore è molto purgata e conforme allo spirito, non sente quel danno e quella pena che nelle comunicazioni spirituali è solito sentire lo spirito e il senso non purificato e non disposto a riceverle..

  A011000706 

 La seconda causa è quella che fa al caso nostro, e corrisponde a ciò che l’anima dice nel primo verso, ossia al fatto che Dio si mostra dolce con essa..

  A011000707 

 Infatti, così come Dio mostra all’anima grandezza e gloria per deliziarla e innalzarla, così la favorisce perché non venga danneggiata, difendendo la sua parte naturale, mostrando allo spirito la sua grandezza con dolcezza e amore senza l’intervento della natura, cosicché l’anima non sa se ciò avviene nel corpo o fuori di esso.

  A011000708 

 E così l’anima sente tanta mansuetudine e tanto amore in Lui quanto sono il potere, la maestà e la grandezza, perché in Dio tutto coincide.

  A011000708 

 E così l’anima, invece che sopraffatta, è resa forte e potente.

  A011000710 

 13. E siccome da questo momento il Re del cielo si comporta in modo amichevole con l’anima, come un suo pari e un suo fratello, l’anima non lo teme più; infatti, mostrandole con mansuetudine, e non con il furore, la forza del suo potere e l’amore della sua bontà, le comunica la forza e l’amore del suo petto, scendendo dal trono dell’anima stessa, dove era nascosto, e andando verso di lei come sposo dal suo talamo ( Sal 18,6), toccandola con lo scettro della sua maestà, inchinandosi a lei, e abbracciandola come un fratello.

  A011000710 

 Ed ecco per lei vesti e fragranze reali, che sono le virtù meravigliose di Dio; ecco lo splendore dell’oro, che è la carità; ecco lo scintillio delle pietre preziose, delle notizie relative alle sostanze superiori e inferiori; ecco il volto del Verbo pieno di grazia, investire l’anima, in modo che, trasformata nelle virtù del Re del cielo, è diventata una regina e si potrà dire veramente quanto David dice di lei nel salmo: La regina stava alla tua destra vestita di oro e cinta di colori (44, 10-15)..

  A011000711 

 E dal momento che tutto questo avviene nell’intima sostanza dell’anima, essa dice subito dopo:.

  A011000716 

 Essa dice che nel suo seno dimora segretamente, perché, come abbiamo detto, questo dolce abbraccio avviene nel fondo della sostanza dell’anima.

  A011000718 

 L’anima dove dimorano meno appetiti e gusti propri è quella dove Dio è più solo, più contento ed è a suo agio come nella propria casa, reggendola e governandola, e dimorandovi tanto più segreto quanto più è solo..

  A011000719 

 E così, in quest’anima, dove non permane più nessun desiderio, né alcuna immagine e forma, né affezione nei confronti di alcuna cosa creata, dimora segretamente l’Amato stretto a lei in un abbraccio tanto più intimo e forte quanto più essa, come abbiamo detto, è pura e lontana da ogni altra cosa che non sia Dio..

  A011000720 

 Però non sempre avverte questi risvegli; poiché solo quando questi risvegli li compie l’Amato, all’anima sembra che Egli si risvegli nel suo seno, dove prima era come addormentato.

  A011000720 

 Tuttavia, per l’anima, non rimane un segreto, perché essendo giunta ormai a tale perfezione, essa sente in se stessa questo abbraccio.

  A011000722 

 Come è felice l’anima che sente Dio dormire e riposare nel suo seno! Quanto le conviene distaccarsi dalle cose; fuggire gli affanni e vivere con immensa tranquillità, per non disturbare né inquietare con il minimo rumore o movimento il seno dell’Amato!.

  A011000723 

 Egli è lì di solito addormentato in quest’abbraccio con la Sposa, nella sostanza dell’anima, la quale ordinariamente lo sente molto bene dilettandosi.

  A011000723 

 Infatti se solo aprendo gli occhi produce tali effetti nell’anima, che cosa accadrebbe se fosse sempre sveglio in lei?.

  A011000726 

 Come avviene quando uno si sveglia e respira, l’anima sente uno straordinario diletto nello spirare dello Spirito Santo in Dio, in cui essa si glorifica e si innamora sublimemente, e per questo esclama i seguenti versi:.

  A011000726 

 Ma nel risveglio che lo Sposo compie in quest’anima perfetta, tutto ciò che accade è perfetto, perché tutto viene fatto da Lui.

  A011000733 

 Di questo spirare pieno di bene, di gloria e di delicato amore di Dio nell’anima io non vorrei parlare, anzi non voglio, perché vedo chiaramente che non sono in grado di dirlo e se lo dicessi sembrerebbe essere ciò che non è..

  A011000734 

 Infatti è uno spirare di Dio nell’anima, nel quale, attraverso il risveglio dell’alta conoscenza della Divinità, lo Spirito Santo spira in lei con la stessa proporzione con cui le fu comunicata l’intelligenza e la notizia divina, nella quale lo Spirito Santo la assorbe profondamente, innamorandola con perfezione e delicatezza divina, secondo quanto essa vide in Dio..

  A011000735 

 Ed essendo tale spirare pieno di bene e di gloria, lo Spirito Santo riempie l’anima di bene e di gloria, innamorandola di sé più di quanto si possa dire con le parole o possano sentire i sensi, innalzandola nelle profondità di Dio, al quale sia onore e gloria in saecula saeculorum.





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