08.3-Giovanni della Croce - La Salita del Monte Carmelo.html |
A008000312 |
La quarta forma di danno che gli appetiti recano all’anima consiste nello sporcarla e macchiarla, così come dice l’Ecclesiastico: Qui tetigerit picem, inquinabitur, ab ea: Chi maneggia la pece si sporca (13,1). |
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A008000330 |
Così li chiama l’Ecclesiastico quando dice: Sanguisughe sono le figlie, cioè gli appetiti; dicono sempre: Dammi, dammi (Pro 30,15).. |
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A008000332 |
Perciò l’Ecclesiastico dice: Aufer a me, Domine, ventris concupiscentias et concubitus concupiscentiae ne apprehendant me: Togli da me le intemperanze del ventre e i desideri della libidine non abbiano potere su di me (Sir 23,6); infatti quel che vive nell’anima sono gli appetiti.. |
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A008000346 |
Ce lo ha insegnato bene l’Ecclesiastico, quando afferma: Chi disprezza il poco, cadrà presto (Sir 19,1); e ancora: Con una scintilla di fuoco si riempie il braciere (Sir 11,32). |
09-Giovanni della Croce - Notte oscura.html |
A009000334 |
Per questo l’Ecclesiastico dice: Chi non è stato tentato, che sa mai? Chi non ha subito prove, conosce poco (Sir 34,11 e 10). |
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A009000473 |
A tale proposito ci viene in aiuto la testimonianza dell’Ecclesiastico che racconta quanto dovette soffrire per attingere la sapienza e goderne: Ho impegnato tutte le mie forze per la sapienza… Il mio intimo si è sconvolto per cercarla, ma dopo ho fatto un grande acquisto (Sir 51,19.21).. |
11-Giovanni della Croce - Fiamma viva d'amore - B.html |
A011000322 |
Perciò afferma l’Ecclesiastico: Chi non è tentato, che cosa può sapere? (Sir 34,11); e Colui che non è provato, poche cose conosce (Sir 34,10).. |