Parola «Padre» [ Frequenza = 96 ]


02-Giovanni della Croce - Detti di luce e amore.html
  A002000013 

 Concedi tu, o Padre di misericordia, questa grazia, perché senza di te non possiamo far nulla, Signor mio..

  A002000042 

 Non ti abbassare al di sotto di questo e non accontentarti delle briciole che cadono dalla mensa del Padre tuo.

  A002000117 

 Il Padre pronunciò una parola: suo Figlio.

  A002000121 

 Chi mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli, dice il Signore (Mt 10,33)..

  A002000180 

 Per poter far questo è necessario rinunciare a qualsiasi appetito o gusto che non sia unicamente per la gloria e l’onore di Dio e rimanere nel vuoto per amore di colui che in questa vita non ebbe e non volle altro che fare la volontà del Padre suo, che diceva suo unico cibo (Gv 4,34)..


03-Giovanni della Croce - Cautele.html
  A003000046 

 C’è grande merito e profitto nel considerare così il padre superiore e grande perdita e danno nell’agire diversamente.

  A003000046 

 La seconda cautela consiste nel considerare sempre il padre superiore, chiunque egli sia, alla stregua di Dio, perché è lui che gli ha dato quell’incarico.

  A003000046 

 La tua obbedienza poi sarà tanto più inutile e infruttuosa quanto più tu ti preoccupi per il cattivo umore avverso del padre superiore o ti rallegri per il suo temperamento buono.

  A003000046 

 Ti faresti tanto danno da cambiare l’obbedienza da divina in umana, lasciandoti muovere o meno solo dai comportamenti esterni del padre superiore e non da Dio invisibile che servi in lui.


08.3-Giovanni della Croce - La Salita del Monte Carmelo.html
  A008000108 

 La presente opera, composta da padre fra Giovanni della Croce, carmelitano scalzo, intende aiutare le anime a meglio disporsi spiritualmente, onde attingere più speditamente l’unione con Dio.

  A008000272 

 Ai figli, infatti, è concesso mangiare alla mensa e allo stesso piatto del Padre, cioè nutrirsi del suo spirito; mentre ai cani sono lasciate le briciole che cadono dalla tavola..

  A008000274 

 A buon diritto, dunque, sono chiamati cani coloro che si pascono delle cose create; per questo viene tolto loro il pane dei figli, perché non vogliono elevarsi al di sopra di esse, vere briciole, fino alla mensa dello spirito increato del Padre.

  A008000376 

 Occorre liberarsene per amore di Gesù Cristo, che in questa vita non ebbe né cercò altro piacere che fare la volontà del Padre suo, che egli chiamava suo cibo e sua bevanda (Gv 4,34).

  A008000561 

 In realtà, si fa progresso solo imitando Cristo, che è la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me, come dice egli stesso nel vangelo di Giovanni (Gv 14,6).

  A008000567 

 Come dico, tutto questo accadde nel tempo e nel momento in cui nostro Signore toccò il massimo dell’annientamento: nella stima degli uomini, che vedendolo morire, anziché apprezzarlo, si burlavano di lui; nella natura, per mezzo della quale si annientò morendo; nel sostegno e nel conforto spirituale del Padre, che in quella circostanza lo abbandonò, affinché pagasse interamente il debito e unisse l’uomo a Dio, lasciandolo annientato e ridotto quasi a nulla.

  A008000567 

 In secondo luogo è certo che Cristo al momento della morte fu annientato anche nell’anima, quando fu lasciato senza conforto e sollievo alcuno, abbandonato dal Padre nella più profonda aridità affettiva.

  A008000581 

 Di Elia, nostro padre, si dice che sul monte si coprì il volto alla presenza di Dio (1Re 19,13), cioè rese cieco il proprio intelletto.

  A008000781 

 Riconosco che è difficile far capire come lo spirito del discepolo si vada formando in modo intimo e segreto sul modello del suo padre spirituale.

  A008000783 

 Dall’inclinazione del padre spirituale e dal piacere che questi prova per tali visioni, nascerà in lui una certa stima.

  A008000783 

 Per quanto riguarda il nostro argomento, secondo me, le cose stanno così: se il padre spirituale è incline alle rivelazioni, tanto da attribuire loro importanza e provarne gusto, non potrà non istillare nel discepolo, seppure inconsapevolmente, questo suo stesso atteggiamento, a meno che il discepolo non sia più avanti di lui nella via della perfezione.

  A008000825 

 Messaggero di tale annuncio fu il nostro padre Elia.

  A008000829 

 L’ufficio del sacerdozio consisteva nel rendere onore e gloria a Dio e a tal fine Dio aveva promesso di concederlo al padre di Eli per sempre.

  A008000829 

 Verumtamen absit hoc a me: Avevo promesso alla tua casa e alla casa di tuo padre che avrebbero servito sempre alla mia presenza.

  A008000845 

 Il padre sa che, se gli desse la pietanza migliore, non la prenderebbe, perché vuole solo quella che chiede, l’unica che sia di suo gradimento.

  A008000845 

 Un padre di famiglia ha sulla tavola molti e svariati cibi, gli uni migliori degli altri.

  A008000905 

 Il terzo motivo è il seguente: perché l’anima resti nell’umiltà, nella sottomissione e nella mortificazione, deve rendere conto di quanto le accade al suo padre spirituale, anche se non le pare importante né meritevole d’attenzione.

  A008000925 

 Anche nel libro dei Giudici leggiamo che Manoach, padre di Sansone, che aveva visto nella sua essenza un angelo sotto forma di un giovane molto bello, disse a sua moglie che aveva avuto la stessa visione: Morte moriemur, quia vidimus Dominum: Moriremo certamente, perché abbiamo visto Dio (Gdc 13,22)..

  A008000927 

 Ma queste visioni così sostanziali, come quelle accordate a san Paolo, a Mosè, al nostro padre Elia quando si coprì il volto al soffio soave di Dio (1Re 19,12-13), anche se passeggere, accadono raramente o quasi mai, e sono brevissime, perché Dio le riserva a quelli più forti nello spirito della Chiesa e nella sua legge, come i tre personaggi menzionati sopra..

  A008000971 

 Questo è quanto intendeva dire il Figlio di Dio per mezzo di san Giovanni con queste parole: Qui autem diligit me, diligetur a Patre meo, et ego diligam eum, et manifestabo ei meipsum: Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui (Gv 14,21).

  A008000981 

 Giezi, servo del nostro padre Eliseo, voleva nascondere il denaro ricevuto da Naaman il Siro.

  A008001170 

 La persona spirituale, quindi, se non vuole cadere nel pericolo d’ingannarsi, eviti d’applicare il suo giudizio per sapere cosa possa essere ciò che prova o sente, quale sia la natura di tale o tal altra visione, conoscenza o sensazione; non desideri saperlo, non vi faccia caso, se non per parlarne al suo padre spirituale, che le insegnerà a liberare la memoria da tutte queste conoscenze.

  A008001574 

 È altresì il monte Oreb, dove apparve al nostro padre Elia (1Re 19,8), e il monte Gargano – scelto da Dio per il suo servizio – dedicato a san Michele, che apparve al vescovo di Siponto, al quale rivelò di essere lui il custode di quel luogo e comandò di erigervi un oratorio in memoria degli angeli.

  A008001594 

 Anzi, in un’altra circostanza, disse loro che, quando pregavano, non dovevano parlare molto, perché il Padre celeste sa molto bene ciò di cui hanno bisogno (Mt 6,7-8); soltanto raccomandò loro, insistentemente, di perseverare nella preghiera, cioè nel Padre nostro, dicendo che è necessario pregare sempre, senza stancarsi (Lc 18,1).

  A008001594 

 In quell’occasione insegnò loro solo le sette domande del Padre nostro, che comprendono tutte le nostre necessità spirituali e temporali, e non già tantissime altre preghiere e cerimonie.

  A008001594 

 Non dobbiamo neppure andare in cerca di formule, giochi di parole od orazioni diverse da quelle usati dalla Chiesa e secondo il rito di cui essa si serve, perché tutte le preghiere si riducono a quelle contenute nel Padre nostro..

  A008001594 

 Per questo, quando nostro Signore si rivolse tre volte al Padre eterno, sempre pregò con le stesse parole del Padre nostro, come osservano gli evangelisti: Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu! (Mt 26,39).

  A008001594 

 Quanto alle condizioni da seguire nella preghiera, si possono ridurre all’una o all’altra di queste due seguenti: o isolarsi nel nascondimento della propria stanza, ove, lontani da ogni rumore e senza render conto a nessuno, possiamo pregare con tutta la purezza del cuore, come il Signore stesso ci raccomandò dicendo: Quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto (Mt 6,7); oppure rifugiarsi in luoghi solitari, come faceva lui, per pregare nel tempo migliore e più silenzioso della notte (Lc 6,12).

  A008001594 

 È fuori dubbio che, quando i discepoli chiesero al Signore che insegnasse loro a pregare, egli rivelò loro tutto quanto occorreva perché fossero ascoltati dal Padre eterno, di cui conosceva molto bene la volontà.


09-Giovanni della Croce - Notte oscura.html
  A009000112 

 Inizia la spiegazione delle strofe che mostrano in qual modo l’anima debba percorrere il cammino dell’unione d’amore con Dio, spiegazione composta dal padre fra Giovanni della Croce, carmelitano scalzo..

  A009000254 

 Se in tale situazione queste anime non trovano un padre spirituale che le comprenda, tornano indietro, abbandonando o rallentando il cammino, o perlomeno si creano ostacoli a procedere, a causa dei molteplici sforzi che fanno per seguire il cammino della meditazione e del ragionamento.

  A009000573 

 Da ciò si deduce che ogni dono spirituale, se non viene dall’alto e discende dal Padre della luce ( Gc 1,17) sul libero arbitrio e sulla volontà umana, non viene gustato divinamente e spiritualmente, ma umanamente e naturalmente – come del resto tutte le altre cose – dal gusto e dalle potenze.


10-Giovanni della Croce - Cantico spirituale.html
  A010000341 

 Con queste parole gli chiede di manifestarle la sua essenza divina, perché il luogo dove è nascosto il Figlio di Dio è, come dice san Giovanni, il seno del Padre (Gv 1,18), cioè l’essenza divina, inaccessibile a ogni occhio mortale e nascosta a ogni umana comprensione.

  A010000343 

 Chiedergli di mostrare dove va a pascolare, significa chiedergli di mostrare l’essenza del Verbo divino, suo Figlio, perché il Padre non si gloria né si nutre se non nel Verbo, suo unico Figlio.

  A010000343 

 Chiedergli, poi, di mostrare dove va a riposare al meriggio, significa chiedere la stessa cosa, perché il Padre non riposa e non si trova in nessun altro luogo se non nel Figlio, in cui riposa comunicandogli tutta la sua essenza, a mezzogiorno, cioè nell’eternità, dove sempre lo genera.

  A010000343 

 Questo appunto voleva dire la sposa nel Cantico dei Cantici allorché, desiderando unirsi intimamente alla divinità del Verbo, suo Sposo, si rivolse al Padre in questi termini: Indica mihi ubi pascas, ubi cubes in meridie, cioè: Dimmi dove vai a pascolare il gregge, dove lo fai riposare al meriggio (Ct 1,7).

  A010000343 

 Questo nutrimento, di cui il Padre si pasce, e questo letto fiorito del Verbo divino, dove si adagia nascosto ad ogni creatura mortale, è ciò che l’anima sposa chiede in questi termini: Dove ti sei nascosto?.

  A010000345 

 Occorre qui notare – per trovare questo Sposo, nella misura che è possibile in questa vita – che il Verbo insieme con il Padre e lo Spirito Santo risiede essenzialmente nel centro intimo dell’anima, ove si è nascosto.

  A010000463 

 Così, in questa glorificazione dell’incarnazione di suo Figlio e della sua risurrezione secondo la carne, il Padre non solo abbellì in parte le sue creature, ma potremmo dire che le rivestì completamente di bellezza e di dignità..

  A010000645 

 Come l’amore è unione del Padre e del Figlio, così è unione dell’anima con Dio.

  A010000645 

 E come in Dio l’amore è espresso dal soffio che procede dalla contemplazione e dalla sapienza del Padre e del Figlio, per via di spirazione, così qui lo Sposo chiama soffio quest’amore dell’anima, perché procede dalla contemplazione e dalla conoscenza che in questo momento ha di Dio.

  A010000645 

 Molto giustamente viene designato soffio l’amore causato da questo volo, perché anche lo Spirito Santo, che è amore, nella sacra Scrittura è paragonato al soffio, in quanto spira dal Padre e dal Figlio.

  A010000671 

 Poiché questa piccola colomba dell’anima andava volando al soffio dell’amore sulle acque del diluvio dei suoi affanni e delle sue ansie d’amore manifestate fin qui, senza trovare dove posare il piede, ecco che all’ultimo volo, di cui si è parlato, il pietoso padre Noè stese la mano della sua misericordia, la raccolse e l’introdusse nell’arca della sua carità e del suo amore (Gn 8,8-9).

  A010000673 

 Come nell’arca di Noè, stando a quanto narra la sacra Scrittura, c’erano molti scomparti, data la grande varietà di animali, e tutte le specie di cibo che si potevano mangiare (Gn 6,14-21), così l’anima, nel suo volo verso l’arca, cioè il petto di Dio, vede le molte dimore, indicate dal Signore per bocca di san Giovanni, che sono nella casa del Padre (Gv 14,2).

  A010000687 

 Anche quando il Signore Gesù pregava il Padre, come riferisce san Giovanni, nell’angoscia e nella sofferenza cagionategli dai suoi nemici, udì interiormente una voce dal cielo che lo rafforzava nella sua umanità.

  A010000695 

 Poiché questo sibilo rappresenta detta conoscenza, ricevuta nella sostanza dell’anima, alcuni teologi pensano che il nostro padre Elia abbia visto Dio nel mormorio di vento leggero sentito all’imboccatura della grotta sul monte.

  A010000697 

 Da questo si può arguire che anche lui, come il nostro padre Elia, abbia visto Dio nel soffio del vento.

  A010000796 

 Così, per esempio, quando essa arriva a possedere nella sua perfezione lo spirito di timore, possiede nella sua perfezione anche lo spirito d’amore, in quanto il timore, che è l’ultimo dei sette doni, è filiale; ora il timore perfetto di figlio scaturisce dall’amore perfetto di padre.

  A010000887 

 Chi si vergognerà di fronte agli uomini di riconoscere il Figlio di Dio, tralasciando le sue opere, come afferma per bocca di san Luca, lo stesso Figlio di Dio si vergognerà di fronte a suo Padre ( Lc 9,26).

  A010000916 

 È vero che san Giacomo dice che ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre della luce (Gc 1,17), tuttavia, per ricevere questi doni, l’anima deve prepararsi e collaborare.

  A010001239 

 Egli lo dice essenzialmente, in quanto Figlio naturale del Padre, noi per partecipazione, in quanto figli adottivi.

  A010001239 

 Questa è l’adozione dei figli di Dio, i quali in verità diranno a Dio ciò che lo stesso Figlio dichiara, in san Giovanni, all’eterno Padre: Omnia mea tua sunt, et tua mea sunt: Tutte le cose mie sono tue, e tutte le cose tue sono mie (Gv 17,10).

  A010001312 

 Egli, con il suo spirare divino, innalza l’anima in maniera sublime e la informa, affinché produca in Dio la stessa spirazione d’amore che il Padre spira nel Figlio e il Figlio nel Padre, che è lo stesso Spirito Santo, che in questa trasformazione spira in essa.

  A010001314 

 Credo volesse dire questo san Paolo quando scriveva: Quoniam autem estis filii, misit Deus Spiritum Filii sui in corda vestra clamantem: Abba, Pater: Che voi siete figli lo prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! (Gal 4,6).

  A010001316 

 Anche qui non bisogna credere che il Figlio voglia dire al Padre che i santi siano una sola cosa per essenza e per natura come lo sono il Padre e il Figlio, ma che lo siano per unione d’amore, come il Padre e il Figlio lo sono per unità d’amore.

  A010001316 

 Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola… E la gloria che tu hai data a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola.

  A010001316 

 Il Padre, cioè, comunica loro lo stesso amore comunicato al Figlio, sebbene non naturalmente come al Figlio, ma per unione e trasformazione d’amore.

  A010001316 

 La chiese Gesù stesso al Padre: Pater, volo ut quos dedisti mihi, ut ubi sum ego, et illi sint mecum: ut videant claritatem meam quam dedisti mihi: Padre, voglio che anche quelli che mi hai dati, siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai data (Gv 17,24).

  A010001355 

 Sia onore e gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, in saecula saeculorum.


11-Giovanni della Croce - Fiamma viva d'amore - B.html
  A011000023 

 Infatti, Egli disse che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sarebbero discesi in colui che lo avesse amato e vi avrebbero preso dimora ( Gv 14,23), il che sarebbe avvenuto facendolo vivere e dimorare nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo nella vita di Dio, come l’anima lascia intendere in queste strofe..

  A011000100 

 Essendo quest’anima così vicina a Dio da essere trasformata in fiamma d’amore, in cui le si comunica il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, sarà cosa tanto incredibile affermare che assapori un riflesso di vita eterna, anche se non perfettamente, perché non lo permette la condizione di questa vita? Infatti, è tanto sublime il diletto che quella fiamma dello Spirito Santo produce in essa, che le permette di pregustare il sapore della vita eterna.

  A011000123 

 Da ciò possiamo dedurre che, a seconda di quanti gradi di amore di Dio l’anima può possedere, così altrettanti centri può avere in Dio, uno più interno dell’altro; poiché l’amore più è forte più unisce, e, in questo modo, possiamo comprendere le molte dimore che, come disse il Figlio di Dio, ci sono nella casa di suo Padre ( Gv 14,2)..

  A011000130 

 Ma a tutti questi rispondo che il Padre delle luci ( Gc 1,17), la cui mano non ha limite ( Is 59,1), e con generosità si diffonde, senza esclusione di persona ( Ef 6,9), in ogni luogo, come il raggio del sole, mostrandosi benigno anche a coloro che sono in cammino e per via ( Sap 6,17), non esita a condividere le sue delizie con i fi gli degli uomini nella rotondità della terra (Pr 8,31)..

  A011000131 

 E non bisogna reputare incredibile che in un’anima già esaminata, purificata e provata nel fuoco delle tribolazioni, travagli e varie tentazioni, e resa fedele nell’amore, si compia, in questa vita, ciò che il Figlio di Dio promise, ossia: che se qualcuno l’ama, la Santissima Trinità verrà e prenderà dimora presso di lui ( Gv 14,23), illuminandole divinamente l’intelletto nella sapienza del Figlio, dilettandole la volontà nello Spirito Santo, e assorbendola il Padre potentemente e fortemente nell’abbraccio abissale della sua dolcezza..

  A011000227 

 In questa strofa l’anima spiega come le tre persone della Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, siano coloro che realizzano in lei questa divina opera di unione.

  A011000228 

 E così l’anima qui esalta il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, lodando le tre grandi grazie e beni che in lei operano, poiché hanno mutato la sua morte in vita, trasformandola in sé..

  A011000228 

 Il cauterio è lo Spirito Santo, la mano è il Padre e il tocco è il Figlio.

  A011000231 

 La terza è la trasformazione in Dio, che è il debito con il quale è ben ripagata l’anima, e che questa attribuisce al Padre cosicché la chiama tenera mano..

  A011000284 

 Questa mano, come abbiamo detto, è il pietoso e onnipotente Padre.

  A011000287 

 E questo tuo Figlio Unigenito, o mano misericordiosa del Padre!, è il tocco delicato con il quale mi toccasti piagandomi con la forza del tuo cauterio..

  A011000389 

 E dal momento che ognuna di queste cose è il medesimo essere di Dio in un solo supposto, che è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, e che ciascuno di questi attributi è Dio stesso, il quale come è stato detto è infinita luce e infinito fuoco divino, ne segue che ciascuno di questi innumerevoli attributi emana luce e calore come Dio, e ciascuno di loro è una lampada che illumina l’anima e le dà calore d’amore..

  A011000438 

 Chi potrà dire quanto si senta elevata quest’anima fortunata, quanto si veda glorificata e meravigliosa nella sua santa bellezza? Vedendosi essa investita in modo tale e con tanta abbondanza dalle acque di questi divini splendori, comprende che il Padre Eterno le ha concesso generosamente il terreno irrigato superiore e inferiore, come fece il padre con Asca quando ella lo chiese sospirando (Gs 15,18-19). Infatti queste acque, irrigando, penetrano nell’anima e nel corpo, che sono la parte superiore e inferiore..

  A011000440 

 Poiché a causa della tua purezza, o Sapienza divina, si vedono in te molte cose guardandone una, perché tu sei il deposito dei tesori del Padre, lo splendore della luce eterna, specchio senza macchia e immagine della sua bontà ( Sap 7,26), nei cui splendori.

  A011000477 

 Per quanto riguarda il primo, conviene all’anima che vuole progredire nel raccoglimento e nella perfezione guardare in quali mani si affida, poiché il discepolo sarà uguale al maestro, così come il figlio al padre.

  A011000522 

 Perciò coloro che le guidano si accontentino di disporle a questo secondo la perfezione evangelica, che è la nudità e il vuoto del senso e dello spirito, e non vogliano passare oltre a edificare, ufficio che è proprio del Padre delle luci, da cui discende ogni dono buono e perfetto ( Gc 1,17).

  A011000635 

 E così tra Dio e l’anima esiste ora un amore reciproco, in conformità all’unione matrimoniale, in cui i beni di entrambi, che sono la divina essenza, possedendoli ognuno liberamente per la donazione volontaria dell’uno all’altra, li possiedono insieme entrambi, dicendo l’uno all’altra ciò che il Figlio di Dio disse al Padre secondo le parole di san Giovanni: Omnia mea tua sunt, et tua mea sunt, et clarificatus sum in eis (17,10).

  A011000642 

 Dice insieme perché è congiunta nell’anima la comunicazione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, che sono luce e fuoco di amore in lei..

  A011000646 

 Ciò è di una perfezione ammirevole, giacché ama attraverso lo Spirito Santo, come si amano il Padre e il Figlio, così come lo stesso Figlio afferma attraverso le parole di san Giovanni: L’amore con cui mi amasti sia in loro, e io in loro (17,26)..





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